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Autore: _StayStrong    04/11/2011    4 recensioni
Hermione è passata al lato oscuro ed sembra più spietata che mai; lei, Regina dei Grifondoro, si trova ad affrontare la tana del lupo e a farne parte. Un compito,una maschera, una profezia, un amore quasi indotto e un gioco del destino.
DRAMIONE.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Se solo sapessi che quello che mi pesa di più è essere lontana,
se solo sapessi..
 

 
              Quattro pesanti mani la sbatterono con poco garbo in terra, incappucciata, picchiò le ginocchia su una pietra troppo appuntita che non doveva neppure trovarsi nella cella e poi sentì il tonfo delle sbarre sbattere contro la serratura magica che poi si chiuse.

Tratteneva a stento le lacrime, non doveva piangere, non avrebbe pianto più, se l’era promesso e così era successo, era un anno e che non piangeva più, che i suoi occhi al massimo diventavano lucidi ma non lasciavano mai spazio alle lacrime.


Si tolse il cappuccio e lo gettò in terra, alzandosi a fatica zoppicando verso l’unica minuscola finestra che dava sull’Oceano che circondava Azkaban. Oceano in perenne movimento, con onde altissime e scure, che creavano schiuma bianca che andava subito a sparire, presa dall’onda successiva. Un continuo movimento, un continuo rumore che Hermione odiava, portava freddo, freddo all’anima, nulla in confronto alla vista dei Dissenatori che controllavano le fughe.

Si strinse di più nel suo mantello nero e sospirò, la mettevano sempre nella stessa cella, isolata dove per tanto tempo era stata imprigionata anche Bellatrix, morta da qualche mese, poteva sentire la sua presenza tra quelle mura di sasso, che incutevano un certo timore. Ma lei no, non aveva paura, aveva smesso di provare anche quella in situazioni come la prigionia, sapeva benissimo come sarebbe andata a finire, tra poco quella porta blindata a sbarre si sarebbe aperta e sarebbe venuto qualcuno a tirarla fuori.

Poi si ricordò degli occhi di Ronald, così persi e poi così rabbiosi, al solo pensiero si strinse ancora di più nel suo mantello setoso e si tirò il cappuccio sulla testa, sentendo un forte profumo di menta e tabacco, il profumo del suocero, che glielo aveva regato. Alzò la seta nera che le copriva l’avambraccio sinistro e si toccò il Marchio Nero con la punta delle dita, era passata nell’altra fazione da nove mesi e mezzo, oramai quasi un anno ed era stata costretta a cambiare atteggiamento, a nascondere sentimenti, a diventare esattamente come loro.

Poi, come predetto in precedenza, la porta della cella sia aprì ed entrò, velocemente una donna coperta da un mantello blu notte, puntellato da piccolissime perline che davano l’impressione di essere stelle sul cielo notturno, una volta che si chiuse la porta alle spalle fece scivolare il cappuccio giù dalla crocchia alta e grigia e sorrise ad Hermione, un sorriso serafico, tranquillo, estremamente posato. Sulla mantella, lo stemmo della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e la spilla della Presidenza.

Minerva Mc. Granitt corse incontro ad una delle sue allieve modello, nonché la preferita come se avesse appena visto, dopo mesi, la figlia e la strinse in un abbraccio da orso che fece irrigidire la ragazza, non più abituata a certi gesti d’affetto spontanei. Ne era stata privata ormai da tempo.

Dopo una leggera incertezza circondò con le braccia il corpo della più anziana e appoggiò la testa sulla sua spalla dandole un leggero colpetto sulla schiena per rassicurarla, mentre la donna le fece scivolare il cappuccio sulle spalle.

“E’ la seconda volta che devo venire a liberarti, è pericoloso dobbiamo limitare i contatti” la rimproverò la donna una volta sciolto l’abbraccio, la vedeva sciupata, diversa dalla ragazzina saccente e brillante che vedeva sempre in biblioteca a studiare o fuori nel parco perennemente circondata dalla sua cricca e dai suoi migliori amici; davanti a lei ormai c’era un’altra persona.

“Non ho potuto fare altrimenti, Minerva, sarebbe stato troppo rischioso tornare da sola, mi hanno colpita, come da copione originario” rispose la ragazza con una freddezza che non l’aveva mai caratterizzata, la Preside era infinitamente orgogliosa della donna che aveva davanti, così coraggiosa e così decisa.

Poi però il suo sguardo cadde sulla mano destra, sull’anulare. Lo stesso particolare che aveva notato Ron poche ore prima.

Cercò di darsi un contegno ma si portò lo stesso la mano alla bocca, aveva rovinato quella ragazza, inconsapevolmente, eppure sapeva, era stata avvertita.

“Mi dispiace che tu sia stata costretta a fare anche questo” le disse continuando a guardare l’anello d’argento con uno smeraldo verde, colore preferito dal novello sposo, che portava al dito. Un anello fine come lei, una fede.

Hermione distolse la mano dal campo visivo della Mc. Granitt e incrociò per un attimo le braccia al petto.

“E’ solo una preoccupazione in più dato che ora mio suocero è finito anche ad Azkaban” rispose indecisa se far interpretare la frase come mera ironia o come battuta; certo era veramente una preoccupazione, viste le circostanze, la Preside le sorrise scoprendosi di nuovo fiera dalla donna che Hermione era diventata ma presa da infiniti sensi di colpa e si ritrovò a pensare che se solo ci fosse stato ancora Albus, le cose sarebbero andate sicuramente in modo diverso.

“Sei così giovane, hai solo diciannove anni e già hai sacrificato così tanto la tua vita...” le fece notare, per affievolire il macigno che le si era posato sul petto quando l’aveva vista, erano passati sei mesi dal loro ultimo incontro, e lei non era ancora stata marchiata, ma con la morte di Bellatrix, sarebbe stata la prossima ad esserlo.

Hermione a quella frase abbassò leggermente la testa, pensando che forse era fin troppo comodo piangere sul latte versato, che non bisognava lasciarsi prendere da vari sentimentalismi quando si era in missione, e questo lo aveva imparato a sue spese in quei mesi tra i Mangiamorte.

Poi eccolo lì, un pensiero più forte di altri si fece largo nella sua testa, quello che doveva subire lei era il meno forse. I suoi migliori amici erano i più ricercati del mondo magico e rischiavano la vita ogni giorno, la sua famiglia magica era stata costretta ad esulare da un luogo all’altro finché la Mc. Granitt non trovò loro rifugio nella Stanza delle Necessità, con i membri dell’Ordine rimasti, ma erano perennemente in Missione, mentre lei doveva solo confondere e oblivare i Mangiamorte con cui la mandavano in Missione per far credere che avessero veramente ucciso chi andava ucciso mentre invece questi ultimi erano stati tratti in salvo prima, cambiandone identità.

Loro dormivano su sassi e coperte racimolate in villaggi sperduti, lei invece dormiva su un letto a baldacchino, coperta da seta.

Era lei a dover avere sensi di colpa, non Minerva; i suoi sacrifici, come la donna li chiamava per Hermione era niente confronto quello che doveva fare lei che doveva solo fingere bene.

“Minerva, ti prego, quando vedi Ronald, digli che non avrei voluto farlo, ma che sono stata costretta...” disse riferendosi al matrimonio, quando aveva accettato la missione di spia erano nel pieno di una storia vissuta male, tra la guerra e le perdite, ma si amavano veramente e profondamente, tanto da lasciarsi con la promessa di un futuro migliore, che si sarebbero ritrovati a guerra finita, ma ora...

Un patto di Fedeltà, un matrimonio tra maghi non si può sciogliere, si è fedeli fino alla morte.

“Se avessi saputo che affiancarti a Severus come spia per l’Ordine ti avrebbe fatto così male, non te lo avrei mai proposto” le disse l’altra donna sinceramente dispiaciuta, era stata proprio lei a proporre al Consigli dell’Ordine quella soluzione perché credeva in modo spropositato alle capacità della giovane Grifona, mente brillante del famoso Trio e dell’Esercito di Silente, passarla al nemico non era stata una buona idea.

“Ero la vostra unica speranza e Severus necessitava di una mano” disse cercando di tranquillizzarla, di farle capire che non provava rancore, che aveva accettato quella missione di buon grado e non faceva colpa a nessuno di quello che aveva dovuto sopportare.

“Ti va di parlarne, di raccontarmi qualcosa?” le chiese la Mc. Granitt con fare materno e lei annuì, pensando ai suoi genitori in Australia che pensavano di non avere neppure una figlia.

Certo che le andava di parlarne, Severus era un ottimo ascoltatore, ma non era un granché quando si trattava di sentimenti.

E così, cominciò a ricordare...


 

ANGOLO DELLA FRANCY:
Eccomi qui con un altro capitolo, per il prossimo dovrete aspettare una settimana! (:
Un bacione,
#StayStrong

 

 
  
              

  
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