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Autore: ArchiviandoSogni_    04/11/2011    6 recensioni
Damon è un vampiro spietato, plasmato dal sarcasmo e dalla crudeltà della sua natura. Confinato ormai nella propria esistenza ricca di sangue e rimpianti, un giorno incontrerà una ragazza che pian piano gli farà riscoprire il piacere di amare. Amare ed essere amato : Riuscirà ad uscire dalla propria rassegnazione per riscoprire se stesso?
Soprattutto: Sconfiggerà definitivamente le tenebre che l'hanno ormai avvolto da troppo tempo?
A voi la piacevole scoperta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Piccola premessa :
 
La storia è ambientata un anno dopo che Stefan e Damon arrivano a Mystic Falls. Ci saranno vari spoiler più avanti su quello che poi succede nella terza stagione, quindi non consiglio la lettura a chi segue la messa in onda italiana.
 
C’è uno Stefan buono che sta con una Elena felice. Damon è il solito malizioso, ironico ma anche profondamente ferito vampiro. Forse compariranno gli Originali, è tutto da decidere.
La cosa certa è che assisterete ad un evoluzione progressiva da un Damon spietato, crudele e ormai sconfinato nel proprio destino; ad un Damon più umano, diverso, forse capace di amare ed essere amato.
 
Ed ora vi auguro semplicemente : Buona Lettura.

 
 
 
 
 

Coming Back Home

 






 




 
 
Un’altra grigia giornata iniziava a Mystic Falls.
 
Ogni essere umano si stropicciava gli occhi, si alzava con infinita stanchezza dal tepore familiare del letto e si preparava per una nuova estenuante giornata lavorativa.
Tutti tranne una persona - o meglio un nonmorto - che ritornava alla sua dimora.
Quell’essere era accompagnato da un ghigno ancora sporco dei peccati precedentemente commessi; ma nonostante l’aurea pericolosa che emanava, aveva un viso ed un corpo totalmente in contrasto con questa visione da film dell’orrore.
 
Damon era sempre stato dotato di un fisico prestante, dovuto alla sua lunga partecipazione alla guerra; in contrasto con un viso angelico, quasi delicato,  che in passato accompagnava con espressioni innocenti ed infantili.  Quegli occhi azzurro cielo e la  zazzera di capelli nero corvino, erano sempre stati tanto cari a lui fin dall’infanzia.
Solo dopo essere diventato un vampiro, aveva imparato che il cielo si trasmutava in ghiaccio e il nero lucente si trasformava nel colore anticipatore della morte. Ma non solo il suo fisico cambiò; anche il suo carattere e le sue aspettative si annullarono come fece il suo stesso sangue dopo la morte.  
Ma come in molti sapevano, Damon non era un uomo che viveva di rimpianti, o meglio, cercava di mascherare questa sua continua amarezza sopravvivendo in quel mondo che ormai era diventato lo spettatore della sua lenta danza verso l’inferno.
Come ogni notte, anche quella precedente era stata ottima e soddisfacente. A livello fisico si sentiva al massimo, una buona dose di sangue accompagnato dal sano ritmo del sesso, gli avevano ricordato quanto fosse bello essere ciò che era. Ma nonostante il suo continuo cercare di giustificare a se stesso la sua misera esistenza, il suo cervello lampeggiava continuamente rosso per ricordargli quanto avesse ormai superato il limite.
Non voleva pensarci, continuava a rincorrere giugulari giovani e corpi caldi, per evitare di fermarsi e pensare.
 
Pensare faceva male.
 
Così ,mentre entrava nel salotto di casa Salvatore, si ritrovò in ascolto di un momento che avrebbe voluto evitare.
 
Il suo amato fratellino che si divertiva con la sua dolce fidanzatina.
 
Era davvero straziante sentire le voci appena accennate e percepire , grazie al suo udito sopraffino, lo strofinamento di quei corpi.
 
Soprattutto perché ormai aveva capito che amava quella ragazza.
 
Nonostante Elena amasse completamente suo fratello; lui non riusciva ad archiviarla semplicemente come le altre ragazze che aveva conosciuto, amato e anche usato nella sua lunga esistenza.
Nonostante lei assomigliasse a quella sgualdrina di Katherine, la donna che lo trasformò in vampiro molti anni prima, nonostante lei avesse a volte lo stesso sguardo e le stesse espressioni : lei non era Katherine.
Lei era Elena Gilbert, una semplice ragazza americana che aveva scoperto l’amore per un vampiro centenario buono e vegetariano.

Storse il naso all’idea a dir poco vomitevole della dieta disgustosa seguita da suo fratello; ma poteva fare lo scontroso e lo stronzo quanto voleva, la situazione non sarebbe cambiata.
 
Lo sapeva, ma non poteva semplicemente cambiare e diventare buono.
Lui non era Stefan, lui non era buono.
 
Era stato corrotto, rovinato; perduto per sempre.
 
E non voleva perdersi di nuovo per diventare ciò che Elena invece aveva creduto molto spesso che fosse.
 
Recuperabile.
 
No, non era così.
Poche ciance, lui sapeva cos’era e ormai era tranquillo con se stesso.
 
Scosse la testa prima di osservare di nuovo quel liquido ambrato che era diventato meglio di una compagna per 145 lunghissimi anni.
Mandò giù tutto d’un fiato il Bourbon mentre gli altri due ragazzi finivano lo loro patetica performance con tanto di “Ti amo” finale.
 
Damon non poteva sopportare altro. Appena vide suo fratello scendere le scale con quel sorriso sornione gli si avventò contro con tutto il proprio peso.
Una mano si spostò automaticamente sul collo di Stefan e l’altra, invece, si piazzò contro la parete del salone.
 
“Complimenti, fratellino. Non pensavo che durassi così poco.”
Gli occhi verdi del fratello lo inchiodarono con la stessa medesima forza.
“Damon, lasciami andare.”
“E perché ? Dai Stefan, possibile che non capisci nemmeno un po’ la mia ironia?!” L’uomo strinse la presa, strabuzzando gli occhi con finta ingenuità.
 
“La spaventerai, capisci? Perché devi cercare di rovinarmi la vita in continuazione?”
 
Damon abbandonò il collo del fratello e mentre riafferrò il proprio giubbino dal divano, rovesciò dietro di sé qualche mobilio ed anche il suo amato Bourbon cadde dalla sua postazione.
Imprecò e mentre si avvicinava alla porta, sentì gli esili piedi di Elena sfiorare le scale ed affacciarsi solamente con la camicia di Stefan a coprirle il corpo.
La inchiodò con uno sguardo omicida e allo stesso tempo tremendamente triste.
Ma si comportò in tutt’altro modo.
Girò il viso verso il fratello e scoppiò a ridere sonoramente.
 
“Mi chiedi il perché,  Stefan? Perché mi diverto, sei il mio giocattolo preferito.”
 
E come era entrato in quella casa, altrettanto silenziosamente se ne andò.
Si dimenticò di avere ancora il collo e parte del viso sporchi di sangue, si dimenticò anche che la città ormai era completamente sveglia.
 
Ma era incazzato. Era incazzato nero ed ora aveva voglia di cacciare.
Aveva voglia di sfiorare altre labbra per dimenticarsi il profilo di quelle di Lei.
 
Per dimenticare il sapore dei rimpianti.
 
***
 
 
“Non è possibile che questa città sia rimasta identica negli ultimi quattro anni. Ah mia cara piccola e decrepita Mystic Falls.”
 
Jade scese dalla sua motocicletta liberando i lunghi capelli mossi dal casco integrale.
Non poteva credere ai propri occhi mentre procedeva con sguardo indignato tra la marea di studenti che popolavano il cortile e l’ingresso della Mystic Falls High School.
 
Cercò di non badare alle occhiatacce e ai brusii che accompagnavano la sua breve scalata verso la segreteria, dovuti senz’altro al suo abbigliamento  poco consono all’ambiente scolastico.
Giubbino in pelle, pantaloni che avevano più strappi che stoffa e le sue all star nere ai piedi che non mancavano mai, anche con il gelo polare dell’inverno.
 
Jade era un tipo particolare. Uno spirito libero sempre in sella alla sua  Storm con mille pensieri per la testa ed una canzone da canticchiare appena poteva. Era scorbutica con il genere maschile per svariati motivi e lo era altrettanto con quello femminile per motivi ancora diversi.
Ma se riuscivi a starle simpatica, eri sicuramente la persona più fortunata del pianeta.
 
Jade era forte fisicamente, sempre tra una rissa movimentata e una bevuta tra gli amici, si godeva l’esistenza che l’aveva privata ormai da 7 lunghi anni dei suoi genitori.
Viveva da sola per il mondo con sua sorella minore, viaggiava per non affezionarsi troppo a niente e poter conservare la sua libertà che le era cara più dell’aria che i suoi polmoni incanalavano ogni secondo.
 
“Salve, vorrei compilare il modulo d’iscrizione per questo anno scolastico.”
La segretaria la squadrò da capo a piedi per infiniti secondi tanto che la ragazza avrebbe voluto bisbigliarle un bel “Bu!” a 3 mm dal lungo naso aquilino.
Ci sarebbe stato da ridere a vedere la reazione dell’impettita signora.
 
“Sa che è alquanto tardi per iscriversi ? Non credo sia più possibile.”
 
Tamburellando le lunghe unghie laccate di rosso, la ragazza si accomodò sul ripiano della scrivania, con eccessiva familiarità.
 
“Senta evitiamo certi formalismi. Non  mi diverto ad andare nei posti a rovinare le giornate lavorative altrui, gliel’assicuro. Sono qui, non per me, ma per mia sorella. Io ho 21 anni suonati e la scuola l’ho finita da un pezzo, non si preoccupi. Cambierebbe qualcosa se le dicessi il mio cognome?”
 
La donna sollevò gli occhiali da vista con un movimento poco fluido e nervoso, ostentando comunque una calma che non l’apparteneva in quel momento. Strabuzzò gli occhi, incrociò le braccia e il suo rossetto rosa shocking stava per provocare un altro tipo di shock alla ragazza.
 
“Che carattere! Signorina, sa che cos’è il rispetto? Guardi  anche se lei facesse Obama di cognome, non cambierebbe la situazione.”
 
Jade fece spallucce girandosi verso la porta. Prima di aprirla, però, si voltò di tre quarti per sorridere luminosamente alla simpatica signora.
 
“Penso che il consiglio dei fondatori sarà alquanto infelice. Sapere che una Gilbert è stata rifiutata nella scuola da loro fondata, sarà una scoperta molto amara. Molta amara, signora Kenwood, capisce?”
 
Circa un quarto d’ora dopo, Jade teneva soddisfatta tra le sue mani i certificati necessari.
Sorrideva come una bambina per essere riuscita a ridicolizzare ancora una volta una signora di tutto punto che si credeva esperta ormai di vita.
 
Vecchio non è sinonimo di maturità. Quando sei vecchio, sei semplicemente vecchio.
Questa era la sua semplice e lineare teoria.
 
Per questo odiava la maggior parte degli adulti che si credevano Dio sceso in terra per la loro effettiva esperienza.
Lei era infinitamente giovane ai loro occhi ma la quantità di esperienza che aveva accumulato nella sua breve esistenza, faceva sfigurare la normale vita di un impiegato in pensione con la passione per il giardinaggio.
 
Scosse la testa per ritornare nel suo buonumore e così si diresse verso la sua moto, la sua dolce Storm. Mentre procedeva spedita, una voce famigliare la fece voltare  di scatto.
 
“Jade? Jade sei proprio tu!”
 
Elena le si avvicinò osservandola con la bocca spalancata.
 
“Ne è passato di tempo, cuginetta.”
 
Così la ragazze si ritrovarono ad abbracciarsi con dolcezza ed infinito amore.
Erano cresciute insieme e ritrovarsi così, in un giorno come tanti altri, era un evento speciale.
 
Mentre Jade abbandonò le braccia di Elena si accorse della presenza di un ragazzo mai visto prima. Sentì una strana sensazione sfiorarle la pelle ma non ci badò molto.
Non era il momento di dare briglia sciolta alla sua solita diffidenza nel prossimo , così si riconcentrò sul flusso di parole che provenivano da sua cugina.
 
“Non ci credo. Ma perché non mi hai avvisata del tuo arrivo? Jeremy sarà al settimo cielo appena ti vedrà! E Vanessa? E’ qui con te?”
“Hey, hey, hey! Frena un attimo la lingua, ragazzina. Non ti ho avvisata perché puntavo sull’effetto sorpresa ma come vedi; ho fallito. Nessy è sempre con me ma è rimasta in albergo per riposare. Abbiamo viaggiato tutta la notte  e da Londra  a New York non è che ci siano pochi kilometri.
Poi sono dovuta andare a prendere la mia Storm che avevo mandato via marittima qualche giorno fa ed ho perso praticamente mezza giornata. E tu invece? Cos’è hai mollato il fighissimo Matt Donovan per puntare sul questo nuovo stallone?”
 
Jade lanciò un occhiata d’approvazione verso Stefan che nel frattempo aveva sorriso scuotendo la testa leggermente imbarazzato.
 
“Lui è Stefan ed qui a Mystic Falls da un anno ormai.” Voltando la testa, raccolse i lunghi capelli castano scuro da una parte sorridendo verso il ragazzo. “ Lei è invece Jade Gilbert, la mia energica cugina più grande. Siamo praticamente cresciute insieme e manca da Mystic Falls da 4 lunghissimi anni.”
 
Stefan allungò la sua mano dotata di un anello che Jade reputò da esibizionista, verso quest’ultima che sia era distratta ad osservare le proprie unghie.
 
“ E’ un piacere conoscerti, Jade.”
La ragazza ripagò la cordialità del giovane con una degna stretta di mano. “ Tranquillo, Stefan. Sei molto meglio di Matt. Trasudi virilità da tutti pori.”
 
“Jade!” Elena si imbarazzò leggermente mentre l’altra ragazza scoppiò in una risata piuttosto scomposta.
“Così impari a surclassare le mia domande, Honey. Ora vi lasciò alle vostre cosucce da fidanzati, mentre io da gran zitella acida quale sono, vado a ripiegarmi su una bella birretta al Mystic Grill.”
 
Senza molte smancerie si girò e con una mano li salutò di spalle, come era solita fare.
 
Non è che lei adorasse fare la dura e la donna d’acciaio, lei era semplicemente così.
 
La vita le aveva concesso la grinta di un plotone di uomini scalmanati e la forza mentale di un vecchio eremita.
Purtroppo questa forza così apparentemente indistruttibile, celava un animo in continuo tormento con se stesso ed il mondo esterno.
 
Correndo per le vie della piccola cittadina, si perse a cantare una canzone malinconica. Non era una canzone famosa, se la stava semplicemente inventando per tenere la  mente occupata.
 
Parcheggiò con velocità e si diresse verso l’unico locale che potesse essere considerato vagamente in a Mystic Falls.
Vi si addentrò ed il silenzio la investì dolcemente.
 
Prese posto al bancone, come aveva fatto molto spesso anche in passato ed attirò l’attenzione del barista.
 
“Hey amico, servimi il miglior Whisky della casa.”
 
Facendo un gesto di assenso, l’uomo le preparò il suo caro amico e glielo lasciò scivolare con scioltezza verso di lei.
I suoi occhi verdi si persero in quel liquido ambrato che era ormai diventato un ottimo compagno.
 
Non che fosse un’alcolizzata, si intende.
Amava solo estraniarsi ogni tanto dal mondo caotico per riflettere non totalmente in solitudine.
 
Un bel Whisky e tutto sembrava migliore, no?
 
Mentre le sue labbra gustavano la forte e dolce essenza del liquore, qualcuno le si sedette accanto guardandola con fare malizioso.
 
“Non sei un po’ troppo giovane per bere a quest’ora, ragazzina?”
 
Jade inchiodò lo sconosciuto con uno sguardo altamente omicida.
 
“E tu non sei un po’ troppo vecchio per farti gli affari degli altri?”
 
Ritornò a concentrarsi sul suo bicchiere che ormai conteneva solo ghiaccio; lasciando perdere lo sconosciuto. Odiava la gente impicciona, soprattutto se si dava delle arie come quell’uomo. Era decisamente sexy, questo glielo concedeva, ma non aveva certo il diritto di parlarle a quel modo e di fissarla con così tanta insistenza.
 
“Senti, la smetti? Io non ti ho rotto le scatole e quindi pretendo lo stesso rispetto da parte tua.”
 
L’uomo portò il proprio bicchiere vicino alle labbra, ostentando quel tipo di sorriso arrogante che Jade tanto odiava.
 
“Mi scusi, signorina. I poppanti con il biberon pieno di Bourbon li trovo esilaranti.”
 
Quel tizio non aveva la minima idea con chi stesse parlando. Nonostante la ragazza avesse un bel viso delicato, occhi verdi brillanti, un fisico snello e a prima vista gracile; non era certamente così delicata e graziosa come poteva apparire.
 
Si alzò di scatto e si avvicinò di più all’uomo che nel frattempo si era voltato verso di lei, sempre con quel finto sorriso sornione.
 
“Mio caro Mr Simpaticone dell’anno, non sono certamente il tipo di ragazza che si scioglie per due occhi azzurri ed un fisico da modello. Lasciami in pace ed io sarò così gentile da non rovinarti quel bel visino da bambolotto.”
 
Damon ruotò gli occhi lentamente ed infine sospirò.
 
“Oggi non sono decisamente dell’umore adatto per giocare con te, zuccherino. Sono alquanto sazio e odio rovinare un prossimo ipotetico pasto solo perché sono arrabbiato. C’è pur sempre chi muore di fame ed io, in tutta franchezza, odio gli sprechi.”
 
Jade rimase interdetta da quelle parole, ma non perse la sua solita tenacia.
 
“Posso capire che tu sia un gran fan di Edward Cullen, ma mi sembra un tantino patetico minacciarmi come se fossi cibo, invece che un essere umano. E’ alquanto squallido.”
 
La ragazza prese così la propria borsa e lasciò sul bancone il denaro necessario a pagare la sua consumazione.
Fece per avvicinarsi all’uscita quando una mano le prese il braccio, bloccandola senza il ben che minimo sforzo.
 
“Eh no, dolcezza. Direi che abbiamo ancora molte cose da dirci, non trovi?”
 
Quegli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio si incatenarono ai suoi, procurandole immediatamente un senso di pace e di totale calma.
 
Era disarmante il fatto che lei pensasse esattamente l’opposto?
 
Lungi da lei credere in magie ed incantesimi, ma si sentiva in qualche modo stregata e totalmente alla mercé dell’uomo.
Lei non voleva, non voleva essere calma e soprattutto non voleva che qualcuno le dicesse cosa lei dovesse fare.
 
Qualcosa accadde dentro alla sua testa, qualcosa si aprì con forza.
 
“No!” Urlò con rabbia.
 
Damon vacillò un attimo e lei se ne approfittò per uscire definitivamente dal locale.
 
L’aria fredda dell’autunno inoltrato le schiaffeggiò il viso, come se un enorme secchio di acqua ghiacciata, le fosse stato scaraventato in testa per svegliarla.
All’aria aperta e grazie anche al freddo, cominciò a riacquistare lucidità.
Sentì ad un tratto l’uomo raggiungerla da dietro, ma percepiva che non aveva più intenti arroganti od ironici. Si voltò e lo vide chiaramente sul suo viso che era solamente sorpreso.
 
Le pupille dilatate, le labbra leggermente socchiuse.
 
“Ma che..” Bisbigliò lui prima che un altro uomo gli si avvicinasse.
“Hey, Damon. Che diavolo stai facendo?”
 
Jade per quanto fosse coraggiosa ed impavida, in quel momento, sentì la necessità di correre via.
E lo fece, ritrovò con lo sguardo la sua moto nel piccolo parcheggio e si diresse verso di lei senza pensarci.
 
Doveva fuggire da quell’uomo.
Uomo?
Un uomo poteva  manipolare la mente?
 
Con l’adrenalina che pompava con forza nelle sue vene, saltò sulla moto e schizzò via per la grigia Mystic Falls.
 
Quel nome non lo avrebbe dimenticato.
 
Lei e Damon avevano ancora un conto in sospeso.
 
Un conto che lei intendeva chiudere al più presto.
 
 
 
---
 

Buona sera a tutti voi :)
 
Sono nuova di questa sezione e questa è la prima ff che scrivo su Damon.
Come ben capite, adoro particolarmente il suo personaggio e voglio dedicarli questa storia per riuscire a vedere fin dove Damon può spingersi prima di cadere vittima della sua stessa umanità.
Spero vi abbia incuriosito ed- a seconda di quante recensioni e vostri pareri riceverò- deciderò se continuarla o no.
 
Se volete leggere altre mie storie :
 

 
Ho anche una mia piccola pagina su facebook!
 
 
Ora vi lascio ;)
 
A presto <3

   
 
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