XXXII Capitolo (prima parte)
Mi
sdraiai sul suo letto nell’attesa che finisse di fare la doccia.
Avrei
dovuto pensarci prima e stare più attento. Avevo dovuto aiutarla a spogliarsi
perché la pelle le bruciava e le doleva molto.
“Mi
sento meglio” annunciò con un sorriso tirato uscendo dal bagno. Aveva legato i
capelli sul capo ed era avvolta in un asciugamano azzurro.
“Sdraiati
e togliti quell’asciugamano. Ricorda cosa ha detto la dottoressa. Niente
tessuti” mi alzai e presi il gel appena comprato.
“Prometti
di comportarti bene?”
“Farò
il bravo, giuro” risposi scoccandole un sorriso biricchino.
A
quelle parole lasciò cadere l’asciugamano ai suoi piedi ed io mi ritrovai a
dover deglutire rumorosamente; non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso e,
senza nemmeno pensarci, mi avvicinai. Mi chinai a baciarla ed accarezzarla ma
dovetti mettere da parte ogni pensiero licenzioso quando notai lo stato in cui
versava la sua pelle. Era arrossata e screpolata, quasi gonfia, soprattutto
sulle gambe e sulla schiena. Il viso e la pancia un po’ meno.
“Ti
prego amore fai piano. Mi fa male da morire” disse vedendomi avvicinare col gel
“Sarò
il più delicato possibile, Soph” risposi versando una generosa dose di gel
sulle mani.
Cominciai
dal viso ma appena arrivai alle spalle lei si scansò … le avevo fatto male.
Sospirai e mi diedi mentalmente dell’idiota. La sfiorai appena, lei sussultò ma
tenne duro.
Le
sfiorai appena la schiena, dovetti inginocchiarmi, e con altrettanta attenzione
le passai il gel su gambe e cosce, sia davanti sia dietro. Era una tortura
doverla solo sfiorare e non poterla toccare, baciare, stringere come invece
desideravo fare. L’unica cosa che feci, non riuscì a controllarmi, fu baciarle e
mordicchiarle delicatamente il fondoschiena per tutto il tempo che rimasi
inginocchiato dietro di lei.
Impiegai
molto tempo a spalmargliela su tutto il corpo e quando finì aveva la pelle
lucida ed un poco oliata.
Si
sdraiò a pancia in giù sul lenzuolo ed io assieme a lei. Non poterla stringerla
tra le braccia mi infastidì parecchio, infatti l’unica cosa che potei fare fu
prenderle la mano e intrecciare le mie dita alle sue. Chiusi gli occhi e con un
respiro profondo mi rilassai completamente.
Sentì
la vibrazione del cellulare di Soph. Voltai il viso e guardai irritato l’orologio:
avevo dormito poco più di un ora. Mi sporsi oltre il letto e con la mano
raggiunsi il cellulare. Sophie stava ancora riposando accoccolata al mio petto,
non volevo svegliarla ma ero curioso di sapere chi fosse.
Guardai
e il nome di Luca brillò sullo schermo. Con un moto di stizza rifiutai la
chiamata. Non volevo che si svegliasse, soprattutto non per lui.
Non
sapevo come fosse fatto fisicamente questo Luca e neppure lo conoscevo, ma
Sophie mi aveva detto che erano molto amici, migliori amici. E il fatto che fossero
così uniti m’irritava.
Voltai
il viso per poterla guardare. Era nuda, completamente nuda. Bellissima.
Con
delicatezza le scostai i capelli dal viso. Cominciai ad accarezzarla con gesti
lenti e lei, forse a causa del mio tocco, si mosse posizionandosi di lato. Aveva
le gote leggermente arrossate. Il suo corpo mi faceva fremere di desiderio ma
anche d’amore. Mi fidavo di lei ma sapere che qualcun altro la conosceva come o
forse più di me mi faceva impensierire.
Continuai
ad accarezzarla beandomi di quello splendore, ma ancora una volta il cellulare
prese a vibrare e con uno sbuffo lo afferrai di nuovo. Era sempre lui. Sempre
Luca.
“Gerard?
Cos’è?” domandò Sophie ancora assonnata
Il
rumore l’aveva svegliata e la cosa m’infastidì.
“E’
solo il cellulare, Soph. Non preoccuparti richiameranno” la rassicurai
continuando a toccarla dolcemente
“Mmh”
mugolò
Le
piaceva quando l’accarezzavo. Si stiracchiò ma poco dopo gemette di dolore
“Mi
tira la pelle e mi brucia” aggiunse con una smorfia
“Dovremmo
fare degli impacchi, amore, oppure dovresti rinfrescarti sotto la doccia” asserì alzandomi dal letto e con una mano l’aiutai
a fare altrettanto.
Qualche
secondo dopo sentì lo scrosciare dell’acqua della doccia. Presi nuovamente in
mano la crema e mi preparai ad una seconda applicazione. Il telefono vibrò
ancora e alzando gli occhi al cielo lo lasciai dov’era.
“Gerard
mi porteresti l’asciugamano. Ho dimenticato di recuperarlo” la sua voce mi
giunse lontana
Aprì
la porta ed entrando l’avvolsi con delicatezza. Non strofinai ma glielo tamponai
sul corpo facendo attenzione. Uscimmo dal bagno e il cellulare riprese a vibrare.
“Oh,
che palle” esclamai spazientito “E’ insistente!”
“Chi?”
domandò avanzando verso il comodino e prendendo il cellulare
“Pronto?
Luca!”
Un
sorriso le nacque all’istante il volto, io mi rabbuiai senza però darlo a
vedere. Si voltò a guardarmi e una muta domanda riempì i suoi occhi.
Luca aveva già chiamato?
Annuì
con la testa e con in mano il gel le indicai di sdraiarsi sul letto. Lei annuì
ma continuò a parlare con Luca … sfortunatamente in italiano.
Mi
versai sul palmo una generosa dose di gel e cominciai dalle gambe, ma con un
mugolio Soph si ritirò. Forse ero stato
poco delicato.
“Gerard,
per favore. Mi fai male” si lamentò guardandomi
“Scusa”
le sussurrai sollevandomi a baciarla “Non
l’ho fatto di proposito” aggiunsi tornando a spalmarle la crema con più
delicatezza
All’improvviso
lei proruppe in un gridolino di gioia. Alzai il capo e la vidi sorridere
raggiante.
“Gerard,
vengono a trovarmi!” esclamò ridendo felice
“Chi?”
domandai confuso
“Luca
e Ilaria. Possono, vero? Possono venirmi a trovare? ” domandò ancora sorridente
Non
volevo rifiutare ma il pensiero di averlo per casa non mi faceva saltare di
gioia.
“Mah,
non saprei…” risposi cercando di temporeggiare
“Ti
prego! Sono i miei migliori amici. Ti prego, ti prego” mi supplicò
“E
va bene” acconsentì sorridendo dell’espressione del suo viso
Lei
urlò di gioia e mi abbracciò con forza. Quando si staccò continuò a parlare in
Italiano con Luca. Era felice, almeno questo lo capivo. Quando concluse la
conversazione si rilassò e mi sorrise.
“Arriveranno
domani” annunciò allegra
“Domani??!!”
domandai quasi scioccato.
Avrei
tanto voluto ritirare l’invito ma oramai era troppo tardi. La vedevo raggiante
ed ero felice. Ma il pensiero di avere quel Luca tra i piedi non prometteva
niente di buono. Non per me!