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Autore: missohara    04/11/2011    4 recensioni
Storia che faceva parte della raccolta "le donne", un lavoro cancellato che ora sto riprendendo in mano i cui racconti posterò, anche se magari sfusi.
Questa è, fra tutte le storie della accolta, quella a cui tengo di più.
Un piccolo scorcio di casa Prince, con i suoi drammi e la sua disperazione.
Ottava classificata alcontest "the best drama",di Madduz_.
Quarta classificata al contest "il tema primadi tutto".
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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. Ad anna, per mille motivi. Perché è  stata tanto folle, a giugno, da propormi di fare un contest insieme prima che vedesse il mio lavoro di giudicia. Perché scrive su Eileen, praticamente quanto ci scrivo io. E perché, all'unica amica efpiana che sia nata in Svizzera, una storia gliela devo proprio dedicare. :)

Una donna spezzata

 

“Sev, mangia un po’ di banana, tesoro.” Cerchi di imboccare maldestramente il piccolo che, con le manine scarne, rifiuta il cucchiaio stringendo i pugnetti.

Hai voglia di piangere, Eileen. Ti sembra che anche una semplice merenda non mangiata sia un fallimento per te e per la tua vita.

Porti lontano la scodella e la sciacqui, togliendone la pappetta gialla da dentro.

 

Ti bagni il viso, tamponandoti poi le guance con un asciugamano pulito. Non stai piangendo, ma hai l’impressione di starlo per fare.

Come tutti i giorni, come tutte le volte che qualcosa va male.

Ti curvi sul  tuo bambino e lo prendi in braccio. A volte non ti consola nemmeno lui. Ha poco meno di due anni e già nei suoi occhi s’intravvede una luce cupa, fosca.

Lo stringi al petto, senti i suoi muscoli fragili contro al torace. Ancora una volta credi di star piangendo, ma hai gli occhi asciutti.

Cerchi di ninnare il piccolo. Vuoi che dorma, prima che rincasi tuo marito. Vuoi che non senta gli schiaffi, le urla, i tuoi gemiti di dolore ed il rumore dei cocci che si frangono per terra.

Non vuoi che il tuo bimbo veda la sua mamma con la faccia e le braccia coperte di ematomi viola, non vuoi che suo padre gli si scagli contro solo perché esiste.

 

A volte nascondi il bambino con la magia. Non la usi mai, la bacchetta. Ma quando lui è troppo ubriaco per controllare i propri movimenti, la tiri fuori e  rinchiudi tuo figlio nella sua camera, blindandola con un incantesimo che pronunci a bassa voce.

 

Non proteggi mai te stessa, Eileen. Sopporti sputi, insulti e botte senza replicare.

Ti sei spezzata il giorno in cui l’hai sposato,  quando  si è presentato  al matrimonio mezzo ubriaco.

Non ti eri mai innamorata di lui, non l’hai mai amato. Cercavi solo di dimenticare.

Di lasciarti alle spalle una giovinezza amara, buttandoti fra le braccia di un uomo che, lo sapevi da sempre, non ti avrebbe mai dato nulla.

E poi è nato lui. Lui, frutto di un disamore, lui, che non è stato voluto da suo padre. Non lo volevi nemmeno tu, Eileen. Poi l’hai amato tanto, ma ti sei maledetta mille volte per averlo lasciato crescere con quel genere di padre.

Severus si sta addormentando piano sulle tue ginocchia. Si stropiccia gli occhietti con le mani;  in quel momento, l’espressione assonnata e stanca si sostituisce a quel viso imbronciato.

Ti alzi con cautela per non svegliarlo. Sali le scale, tenendolo fra le braccia. Arrivi alla sua cameretta e lo adagi piano nel lettino. L’hai voluto costruire con le sponde alte, perché suo padre non potesse picchiarlo nella foga del momento.

 

Giù senti una porta sbattere. È tornato, e canta.

Esci in fretta e furia dalla camera, chiudendo  la porta dietro di te.

Tiri fuori la bacchetta dalla cintura e mormori: “Colloportus.” Subito la porta si sigilla, e tu speri che possa bastare.

“Dove sei, strega?” la voce roca ed impastata di tuo marito si fa vicina. Dovrà essere sulle scale, ormai.

Chissà  perché ti ha sempre chiamata strega. Lui non lo sa che sai usare la magia. Lo deduce, forse.

Ed eccolo lì, a stagliarsi vicino al bagno. Ingobbito, grasso, con una birra attaccata alla bocca e un pugno teso.

La botta ti colpisce il ventre. Annaspi, poi cadi. Schiaffi, calci, sputi e bestemmie. Ecco cosa ti sta colpendo, ma tu quasi non lo senti.

Dio, fa che non si accorga di Severus.” Preghi in silenzio.

 

**

Note:”

Dio, fa che non si accorga di Severus.”

Mi è stato fatto gentilmente notare che, “Dio” è un’espressione molto Babbana. Eileen vive fra i Babbani, e “Merlino” è molto poco implorante!

Altre piccole cose.

Visto che non è stato chiaro in uno dei contest a cui ho iscritto la storia, lo spiego meglio.

Eileen non usa mai la bacchetta, tranne per nascondere Severus. Lei lo pronuncia, l’incantesimo, con la bacchetta.

Bene, mi sembra tutto chiaro!

 questa storia si è classificata quarta al contest "il tema prima di tutto", indetto da Verdebaleno, che è unagiudicia davvero esaustiva:)

ricopio il giudizio, solo sappiate che gli errori di grammatica sono stati corretti (eh no, tanto tarata non sono).

Quarta Classificata
bethpotter con Una donna spezzata
(40 punti)


Grammatica e ortografia: 8/10
Rispetto del regolamento:
5/5
Importanza data al tema:
12/15
Caratterizzazione personaggi: 8,5/10
Sviluppo della trama:
4/6
Gradimento personale: 2.5/4
argomento delicato e preso abbastanza bene, forse un po’ troppo poco sviluppata visto che la materia c’era.
Qualche frase che non tornava ha intralciato la lettura.
Totale: 40/50

Ecco una delle poche che si è salvata con la grammatica. Direi che è andata piuttosto bene, solo qualche errore:
1. Per te, e per la tua vita. {La virgola non serve.}
2. Due anni, e già… {Anche qui non serve anche perché rompe il ritmo della frase.}
3. Scagli contro, solo perché… {Come sopra. Gli togli tutta la magia.}
4. Che non è stato voluto da suo padre. {E’ una bellissima frase, ma aggiungerei u “lui” prima del “che”, per rimarcare il concetto.}
5. Si Stropiccia… {Argh, mangiati le mani. E’ ovvio che qui non serve la maiuscola, neanche te lo dico. Presumo sia un errore di distrazione.}
6. Dalla camera, e chiudi la porta. {Qui ci sta un bel gerundio, per alleggerire la frase.}
7. Lui non lo sa, che sai… {Qui non ci vuole la virgola.}
8. Ed eccolo lì, a stagliarsi vicino al bagno. {Non torna.}
Per quanto riguarda il resto voglio farti solo qualche appunto. Il tema era il disagio, ma questa è più violenza. Sì, c’è una situazione intollerabile o scomoda, ma non è disagio al 100%.
Hai caratterizzato molto bene Eileen, una donna spaventata e sposata con un mostro. E’ un tema difficile, questo, che hai saputo prendere abbastanza bene – forse appena un po’ superficialmente.
Comunque, è una storia che merita. Brava!


Baci

Beth

 

   
 
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