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Autore: Camelia Jay    05/11/2011    6 recensioni
Mariah è una ragazza buona, intelligente ma davvero molto timida e riservata, che da più di due anni ormai è innamorata di Aiden Jenney, il quale, per uno scherzo del destino, dall'inizio dell'anno è il suo compagno di banco.
Vanessa invece è una ragazza allegra e socievole, ma purtroppo è goffa e impacciata e non di rado le capitano dei brutti incidenti (si legga: battere costantemente il sedere per terra). Dopo una grande umiliazione pubblica subita dal ragazzo per cui si era presa una cotta, sta appena cominciando a rialzarsi (in senso metaforico, nonostante tutte le cadute che fa) quando la vicinanza di un ragazzo che cerca di tirarla su di morale le confonde di nuovo le idee.
Questo ragazzo è... Aiden.
Due protagoniste per una sola storia d'amore possibile: scorrerà buon sangue tra Mariah e Vanessa?
Chi delle due avrà il cuore di Aiden, in un amore che si consuma sotto le fredde giornate nevose di metà gennaio?
Nota: di capitolo in capitolo si alterneranno i POV di Mariah e di Vanessa.
Dal futuro capitolo cinque: "Le lacrime scgorgarono a fiotti dai miei occhi, bagnandole il maglioncino di lana color lavanda, mentre lei mi stringeva. Non avevo mai pianto per lui prima. Anche se, sinceramente, pensavo che la prima volta che l'avessi fatto sarebbe stato a causa di una nobile sofferenza, e non per una stupida, insignificante gioia senza valore".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre

Mariah is nervous

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Per qualche ragione, dall’inizio dell’anno scolastico le lezioni di letteratura del professor Garden erano diventate le mie preferite. “Oh, adesso ho capito il perché”, pensai, voltandomi alla mia sinistra. Aiden stava giocherellando con una penna, chino sul banco mentre il professor Garden ci ordinava di aprire il libro a pagina 428.

Il profumo delle pagine del libro di testo raggiunse le mie narici mentre lo sfogliavo. Cercai di non guardare eccessivamente in direzione di Aiden. Ormai mi ero abituata al fatto che fosse a pochi centimetri di distanza da me, ma a stento certe volte mi trattenevo dal guardarlo. E poi, tutte le volte che era lui a guardare me per caso o tutte le volte che mi rivolgeva la parola, mi assaliva una tremenda ansia e diventavo nervosa come non mai. Eppure ero un tipo di persona pacata.

«Mariah?»

Il mio cuore sobbalzò, e mi parve avesse raggiunto la gola con un salto. “Uno dei pochi conoscenti che mi chiama Mariah e non Mary, come spesso fanno in tanti”. Questo pensiero mi colmò istantaneamente di soddisfazione. «S-sì?» gli chiesi io, la voce ridotta a un flebile sibilo.

«Scusami» disse con il suo abituale tono gentile «ho dimenticato il libro nell’armadietto. Non è che…»

«C-certo!» esclamai con voce strozzata, spingendo il libro nella sua direzione.

Mi accorsi solo dopo mezzo minuto di star trattenendo il fiato. La sua schiena era piegata sul mio libro, e anche io ero piegata sullo stesso libro. Ecco che la situazione di vicinanza cui mi ero abituata con così tanta difficoltà crollò. Stavamo seguendo dallo stesso libro, vicini, molto più vicini di quanto fossimo mai stati. Le mie mani sudavano e si tormentavano sotto il banco e deglutivo con estrema fatica. Avvertivo la fronte madida di sudore ma non volevo avere reazioni di alcun genere: non avevo voglia per niente di apparire nervosa di fianco a lui.

«Tutto bene?» mi domandò improvvisamente a un certo punto, durante la spiegazione del professor Garden che non stavo ascoltando – troppo occupata a tormentarmi di pensieri su Aiden.

Trattenni nuovamente il fiato. Boccheggiai qualcosa senza dire nulla, prima che finalmente mi uscissero delle parole: «Sì. Perché?» la mia voce aveva assunto un tono innaturalmente acuto.

«Perché sei avvampata in viso» mi mormorò, mentre io continuavo a ripetermi quanto fosse bella la sua voce. «Sicura di stare bene, vero?»

Il fatto che almeno da ciò che aveva detto sembrasse preoccupato per me contribuì non a rendermi più tranquilla, anzi, a farmi sentire peggio. Il mio cuore… Dio, si stava ribellando al mio corpo come se avesse preso vita.

Ma non era quella la cosa peggiore: si era accorto che ero nervosa e tutta rossa in viso, a causa sua. «Ehm, uhm… ecco… sì, io sto benissimo. Sono solo nervosa per il test di biologia che c’è tra un’ora» mi inventai la scusa più plausibile. In realtà il test non mi preoccupava molto, tenendo presente che ero molto più agitata per il fatto che stavamo parlando.

«Oh, quello preoccupa anche me» terminò con un sorriso e con una scrollata di spalle molto bonaria.

Io ebbi solo la forza di annuire, apparentemente impassibile.

Solo quando riabbassai lo sguardo sul libro mi resi conto non solo che eravamo già andati avanti di mezza pagina, ma oltretutto… “Dio, la nostra prima conversazione, per quanto breve!”

In seguito, ripreso il controllo di me stessa e una volta cessato il tremore che mi aveva scosso finora tutto il corpo, mi domandai perché. “Perché inizio a comportarmi come una bambina stupida quando lui interagisce con me?”

Con il cuore che stava iniziando a riavere una frequenza normale, mi asciugai una lacrima che era in procinto di sgorgare dall’occhio destro. “Merda… una lacrima, addirittura”. Per l’emozione, stavo lacrimando. Mi maledissi per la mia caratteristica di ingigantire le cose. E perché ero così soggetta ad Aiden Jenney da perdere il controllo del mio essere.

Passai il resto della lezione a guardare Aiden con la coda dell’occhio. Essendo ora così vicini, mi era più semplice scrutarlo segretamente. Ogni tanto si passava una mano in mezzo ai capelli scurissimi. Ma lo faceva con noncuranza, secondo me nemmeno se ne accorgeva. Realizzai di non riuscire neanche a capire quanto, effettivamente, vi fosse di sexy in lui: ero innamorata di lui da così tanto tempo che non ero più capace di scorgere pregi e difetti nel suo aspetto esteriore. Per me Aiden era Aiden e basta.

Eppure, ero consapevole del numero di ragazze che durante gli anni si erano dichiarate a lui. Quello per me avrebbe dovuto significare un allarme di pericolo grande quanto una casa e rumoroso come la sirena dell’ambulanza, invece non me ne importava un fico secco.

Piuttosto, dovevo cominciare a pensare a un modo per non doverlo sempre guardare di nascosto. Forse dovevo fare qualcosa, agire. In fondo, chi non osa nulla non speri in nulla, dice quella famosa citazione.

Il problema era cosa fare.

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La giornata scorse senza ulteriori imprevisti né azioni o attenzioni insolite da parte di Aiden nei miei confronti.

Il test di biologia era stato più semplice del previsto, e fui davvero sollevata non appena giunse l’ora di consegnare. Così, prima di passare alla lezione successiva, decisi di fare una capatina in bagno.

Spalancai la porta e mi addentrai, e quasi subito mi giunse una zaffata che sapeva di sapone di bassa qualità misto urina. Un odore davvero disgustoso. Sperando di dimenticarmi della puzza presto, mi accostai a un lavandino arrugginito e scrostato, e mi guardai allo specchio sovrastante appena di sfuggita.

Solo in quel momento mi accorsi della ragazza.

Stava gemendo tra sé e sé e calciava il muro del bagno, contribuendo a far venire via i pezzi di calcestruzzo che già si staccavano da soli sovente. Pareva arrabbiata e frustrata, ed esprimeva la sua rabbia con la violenza verso la povera parete. “Che senso c’è a calciare un muro inanimato?”, mi domandai.

La ragazza si voltò, guardandomi in viso. Io distolsi lo sguardo, timidamente. Non ero mai stata brava con gli sconosciuti, quindi compresi che era meglio far finta di niente, conseguenza del contrario: avrei potuto provocare danni peggiori a me e a lei.

Aveva i capelli scalati che non toccavano le spalle. Erano un po’ più chiari dei miei e arruffati. Il suo viso dai fini lineamenti, quasi infantili, era rigato da due strisce di lacrime che, mischiandosi con la matita per occhi, avevano assunto un colore nerastro. Il trucco rimanente si era accalcato appena sopra i suoi zigomi, e il tutto insieme non le attribuiva un aspetto migliore di quello che avrebbe avuto se fosse stata struccata.

«Scusa» esordì lei con voce tremante e singhiozzante, con uno scarso tentativo di abbozzarmi un sorriso. «Avresti un fazzoletto?»

Io mi voltai e la squadrai dalla testa ai piedi. Era più bassa di me e più minuta. Dava l’impressione di poterla distruggere semplicemente con un calcio.

«Sai, è finita la carta igienica» proseguì lei indicando con un dito il contenitore vuoto della carta.

Io annuii e tirai fuori un pacchetto che avevo in tasca, ancora inutilizzato. Estrassi un fazzoletto bianco e glielo porsi, senza proferire parola.

Lei lo prese e mi accennò un ringraziamento con il capo.

«Tutto bene?» chiesi infine, benché con un po’ di esitazione. Forse non avevo dato l’impressione che mi importasse davvero. Invece sì, il mio senso della solidarietà qualche volta usciva fuori.

La ragazza fece di sì con il capo. Mi sorrise, stavolta un sorriso meglio riuscito. «Sì. Adesso sì.»

La situazione mi metteva a disagio. Non ero brava a parlare con gli sconosciuti, figuriamoci a consolarli. E nonostante ora la ragazza stesse meglio, non mi sembrava proprio che il suo umore fosse divenuto molto più allegro. E se continuava a guardarmi così, il mio disagio sarebbe aumentato, poco ma sicuro.

Mi voltai verso il lavandino e aprii l’acqua, fingendomi impegnata a lavarmi le mani. Dopo di che udii solo il rumore dei suoi passi mentre usciva dal bagno, e la sua voce, ancora flebile, che mi diceva: «Grazie per non avermi chiesto i dettagli.» E infine la sua figura scomparve dietro la porta, confondendosi in mezzo a tutte le altre nel corridoio.

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Jade’s place:

Eccomi con il terzo capitolo, dal Mariah’s POV. Mi sono chiesta, appena incominciato a scrivere “Jade, come farai a descrivere le sensazioni di una Mariah timida e innamorata?” Poi però mi sono detta “Ma dai Jade, è molto facile: scrivi esattamente di come ti comporti tu quando ti piace qualcuno!” xD più facile di così si muore -.- Mariah da questo lato mi rispecchia. Intanto potete farvi un giro qui, se non avete nulla da fare :D : Violet - Annabelle's diary e Superbia e Presunzione =) mi farebbe piacere sentire la vostra opinione ;D

Domanda: chi era la ragazza del bagno? Siete curiosi di scoprirlo? E Vanessa, invece? Come andrà con James e Aiden che cosa c'entrerà con lei? Bene, allora vedremo nel quarto capitolo di “Beneath the snow” :D arrivederci!!!

Vostra Jade

   
 
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