“I Poffix!”, esclamò turbato il sindaco di Nuvolandia. Ogni
volta che appariva una nuvoletta azzurrina, sulla mappa sul display del Poffrivelatore
appariva un pallino azzurro lampeggiante, e quel giorno era proprio… “Dal Maestro
della Menta!”, sussultò. “Ma come hanno fatto a scoprire il codice segreto?!?”
Scrisse in fretta e furia un biglietto, dicendo che lo si poteva trovare nel
Laboratorio della Menta, e corse via.
***
“Come, tre mesi??” “Ma come si permettono?” “Quei Poffix!! Li riduco in
polpette!” Dicevamo così perché i Poffix, brutti tonti, dopo le normali piogge
comandate da Madre Natura, facevano altre piogge, molto lunghe, per
distruggerci.
“Calmatevi, ragazzi, calmatevi! Lo so, sono preoccupata anch’io, ma troveremo
un modo per resistere anche stavolta!” Noi però guardavamo la prof affranti. “Va
bene,” concesse, “per oggi niente lezione. Ma se fate troppo caos, vi faccio
fare un tema a sorpresa, non importa quanto tempo rimanga!”
***
Dopo aver bussato invano per un bel po’, il sindaco si fiondò nel Laboratorio. “Maestro,
dove siete?”, chiamava. Sentì un debole “Aiuto!” soffocato, proveniente da uno
degli armadi che contenevano le foglie incantate. ‘Ma come, si è incastrato
nell’armadio?’, si chiese stupefatto, aprendone le ante. Un luogo meraviglioso
gli si parò davanti: dentro l’armadio si nascondeva una stanza tonda, grande e
luminosa. Davanti a lui, metà della circonferenza era occupata da scaffali
altissimi, contenenti boccette, provette e alambicchi; libri, volumoni e
libriccini; e quant’altro possibile. Gli scaffali salivano e salivano, fino a
sparire nella nebbia, ma di sicuro ce n’erano ancora chissà quanti… A metà,
longitudinalmente, c’era un’altalena altissima, dove si saliva in piedi, con due
cestini di vimini ai lati. Anch’essa saliva chissà quanto e spariva nella
nebbia. In un angolo (eppure credeva che fosse tonda, quella stanza!) c’era un
scrivania enorme, piena di cassetti e cassettini, alcuni aperti e straripanti,
altri chiusi a chiave. Il piano della scrivania era interamente coperto da
foglie di menta, libri, alambicchi, lacrime di Follix in ciotoline e gocce di
pioggia in barattolini. In un altro angolo si stava formando la nuvoletta
azzurrina, e al centro della stanza c’era l’artigiano che piangeva. Proprio
lui, il sindaco si ricordava ancora quando il Maestro accarezzava le guanciotte
rotonde ai bambini, guardando quanto eri simpatico con le tua ali nuove. All’epoca
il sindaco era ancora piccolino, mentre il Maestro era di poco più giovane… Poi un giorno aveva smesso di sorridere.
Certo, era ancora bravo come prima, ma non ti accarezzava più le guance, non ti
applaudiva quando ti sollevavi in volo, non ti coccolava quando sbattevi la
capoccia contro il soffitto. Era assente, sembrava che gli mancasse qualcosa o
qualcuno. Era stano vederlo piangere per la prima volta!
D’un tratto si senti qualche urlo. La nuvoletta, sentite le urla, sembrò
attardare un po’ il processo di trasformazione, ma poco dopo lo completò,
trasformandosi in un orrendo Poffix. Stava per cominciare a parlare, quando si
sentì un urlo terribile, spacca timpani, e il Poffix, coprendosi le orecchie
con le mani, gracchiò: “E va bene, volete distruggermi i timpani? Tranquilli
che torneremo tutti insieme, un giorno…” e scomparve nella nuvola azzurrina.
“Maestro, state bene?”
“Certo, ragazzo mio! Se mi aspetti qui un secondo…” Poi salì sull’altalena e
sfrecciò in aria. Quando si fermò lo si vedeva poco, ma il sindaco lo
distingueva ancora: stava scegliendo un ampolla contenente un liquido rosso e
un librone verde, li metteva in un cestino al lato dell’altalena e tornava giù
a velocità supersonica. “Qualche domanda?” chiese al sindaco.
“In effetti… Due: perché avremmo dovuto distruggergli i timpani?”
“Perché il loro unico difetto è quello di sentire troppo. Certo, riescono a
sentire i sussurrii, ma con urla come quella di prima corrono seri pericoli… E
grazie alla voce noi possiamo combatterli.” Poi si fermò. “Non erano due
domande?”
“Sì! La due è: a che cosa serve quel liquido rosso?”
“A cancellare la memoria…” notando lo sguardo stupito del sindaco, spiegò: “Se
per sbaglio accennasse a qualcuno del mio retro, questo qualcuno potrebbe farsi
sentire dai Poffix mentre racconta qualche segreto!” Il Maestro borbottò
qualcosa che lesse dal librone, tracciando una grande ‘X’ sulla fronte del
sindaco con il liquido rosso.