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Autore: 3lo_2ofi    05/11/2011    3 recensioni
Immaginatevi i personaggi che abbiamo amato, dopo anni, circa dieci.
Giappone, due Clan diversi ma una passione in comune. Le auto.
Come i buoni e i cattivi. In questo periodo della storia delle corse in Giappone sono i cattivi a regnare. Ma Rui, una bionda tutto pepe e ambizione vuole cambiare le cose, arrivando a chiedere aiuto persino a Ciel, arrogante e orgogliosa. Entrambe faranno di tutto per sopportarsi e per vincere coloro che vogliono controllare il Giappone su quattro ruote.
Una sfida dietro l'altra a tutta velocità. Ma non ci vuole solo quello, ma firbizia e macchinazione di tutto quello che gli sta attorno.
Riuscite a immaginarvi la Inazuma competitiva come sempre ma su quattro ruote?
Se ci riuscite aprite questa storia e godetevela, e se non ci riuscte provate a leggere e cambiate idea.
Spero di avervi incuriosito almeno un poco. Buona lettura e commentate!
Genere: Azione, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusateciiiiiiiiiiiiiii >_<
Siamo immensamente dispiaciute per il ritardo ultra-mega-apocalittico çOç
Ma siamo tornate (finalmente) con il nuovo capitolo.
Speriamo che sia di vostro gradimento.
 
 
Buona lettura e commentate :D
 
 
 
La serata stava andando alla grande.
Da quando avevo sfidato Cielandine, mi sentivo benissimo. E una strana voglia mi percorreva nelle ossa. Percepivo già l’adrenalina di una nuova corsa, che avrei vinto. Eppure sapevo che non avrei dovuto sottovalutarla, ma ero certa di avere la vittoria in pugno.
Ammetto che averle dato della borghese involontariamente mi aveva fatto piacere. Quella Cielandine mi sembrava troppo seriosa. Ognuno ha il proprio carattere ma quel viso dai lineamenti delicati, grandi occhioni grigi e i capelli mori assieme a quell’espressione truce non davano una bella impressione.
Mi trovavo in piedi accanto a Kru e Dylan, che chiacchieravano assieme a due amici di vecchia data: Domon ed Ichinoise.
Mentre Paolo si era avvicinato a parlare con Endou, anche lui un vecchio amico. Ed io come una deficiente stavo in piedi a far niente. Mi sentivo esclusa e non in primo piano. Ed era quello che m’infastidiva veramente.
Ma quando stavo per andarmene, udii una canzone troppo famigliare. Mi s’illuminarono gli occhi e corsi al centro della pista, già strapiena. Poi alzai la mano verso il dee-jay.
-DANZA KUDURO!- gridai con quanto fiato avessi in gola. Mi accorsi solo ora di una presenza accanto a me, che aveva reagito nel mio stesso modo. Aveva lunghi capelli castani, ma non quanto i miei, e brillanti occhioni verdi. Però fu la sua altezza a colpirmi veramente: era grandissima! Indossava una minigonna nera con una maglia con le maniche a pipistrello. Notai che mi stava fissando anche lei. Non seppi il motivo ma sorrisi, anche lei fece altrettanto. Ma allora, era uno specchio?
Mi avvicinai a lei danzando, a ritmo di musica.
-Il mio nome è Rui, piacere.- le dissi in un orecchio. Lei solare mi rispose immediatamente, forse gridando un tantino troppo.
-Piacere mio Rui! Io sono Sara!- stava ballando scatenata. Le piaceva veramente quella canzone. Mi trasmetteva allegria solo a guardarla. Anchio danzai sulle note di quella melodia, muovendo sinuosamente i fianchi. Non volgarmente ma in modo che tutti gli occhi fossero piantati su di me. Ottenni quello che volevo. Un gruppo di ragazzi si era avvicinato a me. Conoscevo perfettamente la pericolosità di alcune persone ma non ne ero preoccupata, sapevo difendermi perfettamente da sola.
Erano in tre, con l’aria da “io sono il migliore, il più figo e il più desiderato”. Forse uno dei tre aveva qualche possibilità. Capelli rossi, con uno strano tulipano in testa, occhi gialli e sorriso sbruffone stampato in volto. Ma gli altri due erano raccapriccianti. Continua a ballare, ignorandoli.
Mi avvicinai di più alla mia nuova amica, danzando con lei in movenze sensuali. Poi il uno dei tre, prese coraggio e mi cinse i fianchi, avvicinandomi a lui.
-Ciao.- disse fissandomi troppo intensamente. Quel contatto con uno sconosciuto mi fece ribrezzo. Aveva una pettinatura davvero singolare: un frangione castano, che ricadeva sul viso ma il resto completamente rasato. E gli occhi nel classico taglio orientale mi fissavano maliziosi. Odioso.
-Ciao.- risposi, ricambiando lo sguardo.
-Come ti chiami, dolcezza?- chiese sussurrandomelo nell’orecchio. Avrei fatto il suo stesso gioco per poi fargli capire con chi avesse a che fare.
-Rui … tu?- domandai, con un sorriso innocente in volto.
-Fudou. Loro sono i miei amici.- disse, indicando il rosso e l’altro ragazzo più grande.
-Burn, piacere.- disse il tulipano sorridendo sprezzante. Io ricambia dolcemente.
-Osamu.- disse infine il nero, serissimo. Io lo fissai, ma non proferì parola.
-Quanti anni hai?- accidenti! Prima cambiava discorso presentandomi i suoi amichetti poi andava dritto al sodo.
-Prima dimmelo tu …- domandai, sfiorandoli la camicia che indossava.
-Io ne ho 21, Fudou 22 e l’imbronciato ne ha 25.- rispose velocemente Burn. Lo fissai sorridente. Fudou li diede una gomitata nello sterno. Probabilmente se il tulipano non l’avesse detto, il castano mi avrebbe mentito.
-Invece io ho … le palle piene di voi ragazzi.- confermai, osservando le loro reazioni. Burn rimase con la bocca spalancata, mentre Fudou incrociò le braccia.
-Però bel caratterino la ragazza.- commentò il rosso, sghignazzando.
-Cosa vorresti dire?- domandò Fudou, ignorando l’amico.
-Che volete sempre la stessa cosa, ma avete sbagliato persona.- risposi dandogli uno schiaffo in pieno volto. Rimasero tutti e tre in silenzio. Notai solamente Osamu, sorridere appena, per poi ritornare alla sua espressione impassibile.
-Come hai osato brutta stronza!- mi strillò contro Fudou, imbestialito. Si avvicinò pericolosamente al mio viso. Potevo sentire il suo alito caldo sulla mia guancia.
-Ho osato, e se proprio ci tieni lo ripeto.- lo minacciai fissandolo in cagnesco. Lui sorrise strafottente.
-Sai noi ragazzi abbiamo più forza che voi ragazze.- disse, afferrandomi i polsi. Poi senti udimmo un’altra voce.
-Fudou, lasciala andare.- mi voltai e vidi un ragazzo dai lunghissimi capelli biondi lisci e gli occhi marroni, con delle sfumature rosse.
-Altrimenti, Aphrodi?- disse Fudou, voltando il viso appena per poterlo guardare negli occhi.
-Chiamo Kan, che ti riempirà di botte.- rispose impassibile il biondo, di nome Aphrodi.
-Sai che novità … ultimamente si scarica un po’ troppo sui suoi scagnozzi.- commentò bastardo.
-Inoltre, ti butta fuori se continui cosi.- aggiunse. A quel punto la stretta si allentò leggermente. Ma bastò per sfilare i polsi. Poi Fudou si allontanò con passo leggero, con le braccia dietro alla testa, mormorando appena un “tsk”.
-Ci becchiamo in giro Rui.- mi salutò Burn, allontanandosi con Osamu. Rimasi sola con il ragazzo biondo.
-Grazie mille. Di solito so cavarmela da sola ma questa volta mi ha colta alla sprovvista.- dissi fissandolo. Lui alzò una mano per cacciare via le mie parole.
-Non devi ringraziarmi. Piuttosto da queste parti gira gente pericolosa dovresti stare attenta con un corpo da urlo come il tuo.- disse squadrandomi da testa a piedi, tranquillo.
-Come scusa?- un maniaco se n’era appena andato, ed ora ne appariva subito un altro?
-Stai tranquilla, non voglio farti nulla. Mi piacciono i ragazzi.- confessò lui, sorridendomi. Era il primo da quando era cominciata quella strana conversazione. Mi senti in imbarazzo. Non me n’ero accorta.
-Come mai sei venuto in aiuto di una fanciulla in pericolo?- chiesi scherzosa, cambiando argomento.
-I miei sensi da Dio hanno vibrato, e cosi eccomi qua.- rispose alla domanda.
-Come sei narcisista!!- commentai scioccata, ma divertita dall’incontro.
-Piuttosto, i tuoi capelli sono veramente divini.- disse prendendoli tra le mani. –Sono morbidissimi e davvero curati.-
-Ovviamente, io amo i miei capelli! Non li taglierei per nulla al mondo. L’unica occasione in cui li metto a posto è quando sputando le doppie punte.- mi faceva strano parlare di capelli con un ragazzo.
-Comunque, piacere io sono Afuro Terumi ma tutti, o quasi, mi chiamano Aphrodi.- disse porgendomi la mano.
-Come la dia greca dell’amore e della bellezza. In fondo hanno ragione.- sorrisi, -Io sono Rui, ed il piacere è tutto mio.- ricambiai la stretta di mano.
-Hai un auto?- domandò lui a quel punto. Io annui con vigore. Mi voltai per vedere che fine avesse fatto Sara, la mia nuova amica. Era sparita. Poi lo afferrai per una mano e lo trascinai verso la mia belva.
-È davvero impressionante. Qui in Giappone non ne girano parecchie.- commentò studiando la mia Mustang GT con occhio clinico.
-Sono molto fiera di lei.- dissi, accarezzandola appena. Notai che Paolo, e gli altri erano spariti.
-E tu, possiedi un’auto?- chiesi speranzosa. Lui sorrise.
-Da questa parte prego.- mi fece strada finché non si fiondò su una Maserati GT. Era di un blu intenso, abbassata e con dei cerchioni BBS cromati. Bellissima, ma mai quanto la mia.
-Ci sta!- commentai girandole attorno, osservando ogni minimo dettaglio.
-Una volta dovremmo fare una gara.- disse lui, guardandomi negli occhi.
-Ovviamente, accetterò. Non mi tiro mai indietro a una nuova sfida.- ricambiai lo sguardo a lungo.
-Eccoti finalmente Aphrodi.- disse una voce pimpante, alle nostre spalle. Vidi Afuro, allontanarsi dal mio campo visivo. Ero intenta ad osservare da vicino i cerchioni cromati, accucciata, e probabilmente le persone appena arrivate non si erano accorte della mia presenza.
-Perché Hiroto, mi cercavi?- domandò il biondo. Senza un buon motivo, decisi di non uscire allo scoperto.
-Io ti stavo cercando.- un’altra voce. Questa volta era veramente profonda, che non ammetteva obbiezioni.
-Kan, dimmi pure.- la sua presunzione, scomparve immediatamente.
-Hai una gara da fare.- aggiunse il misterioso ragazzo. A quella parola non potei fare a meno di sospirare. Lo invidiavo. Non vedevo l’ora della corsa di domani con Cielandine.
-Chi c’è li?- una voce giunse alle mie orecchie. Accidenti! Mi tirai su lentamente e mi spostai accanto ad Aphrodi.
-Lei è una mia amica, si chiama Rui.- disse Afuro, fissando intensamente il ragazzo dalla voce autoritaria. Era alto, poteva avere sui 23 anni, dalla canottiera bianca s’intravedevano i muscoli. Portava i capelli a spazzola blu notte e aveva due occhi verdi brillanti.
Non smetteva di scrutarmi serissimo. Se possibile aveva un’espressione ancor più dura in volto.
-Ciao ragazzi.- salutai, con un lieve cenno della mano intimorita dagli sguardi indagatori di tutti.
-Il piacere è nostro , Rui. Io sono Hiroto.- sorrise un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi acqua marina. Poi prese sotto braccio un altro tipo.
-Lui è Midorikawa.- il ragazzo in questione era leggermente più basso dell’amico, capelli verdi legati in una coda alta e occhi neri dolci.
-Piacere!- commentò solare. Io ricambiai, sorridendo suadente. Stavo facendo moltissime conoscenze e non era nemmeno una settimana che ero tornata a casa.
-Ragazzi ora basta.- tuonò Kan. –Afuro ha una gara tra poco, e non dobbiamo perdere tempo con chiacchiere inutili.- poi si allontanò con passo spedito.
-Grazie, comunque.- risposi sarcastica, con le braccia incrociate. Lui si bloccò, senza voltarsi.
-Prego.- rispose, riprendendo a camminare allontanandosi velocemente. Hiroto, Midorikawa e gli altri lo seguirono mentre Afuro rimase un attimo con me.
-Mi dispiace …- si scusò sinceramente dispiaciuto. –Non so cosa gli sia preso. Probabilmente avrà puntato un sacco di soldi sulla gara.- io rimasi in silenzio.
-Non preoccuparti, sopravvivrò. Ora vai, altrimenti non fai in tempo per la corsa. Vinci anche per me!- gli dissi facendogli l’occhiolino, lui annuì e poi si allontanò salutandomi allegramente.
Ero di nuovo sola. Dei miei amici non avevo più notizie. Andai a prendere qualcosa da bere.
-Un Brown Horny Toad, per favore. Con tanta TANTA cannella.- domandai, gentilmente. Lui lo preparò velocemente, e in meno di cinque minuti stavo gustando la bibita analcolica in tutta tranquillità. Stavo appoggiata al bancone fissando la gente che mi passava a pochissimi centimetri, e la musica che pompava a tutto volume nell’autosilo. “Questa si che è vita.” pensai sorridendo sola. Poi udii un rumore famigliare, e raggiunsi il punto in cui si stava compiendo l’atto. M’intrufolai tra la massa gi gente e finalmente arrivai al centro del cerchio.
Vidi una Kawasaki Ninja che sgommava facendo un circolo preciso. Le persone lì attorno gridavano come forsennati. Io non ero cosi impressionata. Quando andai in Congo, conobbi un ragazzo che sapeva fare quelle cose ad occhi chiusi. Mi aveva anche insegnato ad andare in moto. Percorrere le infinite praterie dell’Africa era stato davvero emozionante!
Ripresi a fissare il ragazzo sulla Kawasaki, intento a percorrere un tratto di 100 metri impennando.
Poi finalmente, finito quello spettacolo scese dalla moto e mi si avvicinò a grandi falcate. Sembrava quasi che mi conoscesse.
Mi guardai attorno, cercando un appiglio, ma la gente che poco fa incitava il giovane si era diradata come fumo al vento. Lo attesi, sinceramente curiosa di sapere chi fosse.
Finalmente vicino udì la sua voce, ma non si tolse il casco dal viso.
-Ciao Rui, ti sono mancato?- persi un battito. Non poteva essere veramente lui. Senza volerlo sorrisi e il misterioso personaggio finalmente tolse il casco. Aveva la pelle scura, i capelli di uno strano colore tra il verde scuro e il blu e gli occhi neri.
-Rococo!- gridai abbracciandolo di slancio. Lui accolse il mio gesto d’affetto con altrettanta foga. L’ultima volta che c’eravamo visti era stato circa un anno fa. Da allora non ebbi più sue notizie.
-Che diavolo ci fai qui?- chiesi, tirandogli un pugno sul braccio non troppo gentilmente.
-Sai Tokyo è una grande città e così …- cercò di spiegare lui. Io sorrisi maliziosa.
-Dove si trova?- domandai sicura della sua reazione. Infatti, arrossi leggermente.
-Non è qui al momento … non le piace venire alle corse.- rispose grattandosi nervosamente la nuca.
-Lo so che Natsumi è una ragazza per bene.- commentai pungente. Non mi era mai stata troppo simpatica. Era la ragazza di Rococo, si erano conosciuti in Africa durante uno dei suoi viaggi assieme al padre. Ragazza per bene, snella, dai lunghi capelli mossi castani e gli occhi color nocciola.
-Eddai lasciala stare. Lo so che non ti è mai piaciuta.- commentò lui alzando le mani.
-Hai ragione, mi è sempre stata davvero antipatica. Meglio che non sia qui. Almeno per stasera sarai tutto per me.- dissi sorridente, abbracciandolo di nuovo.
 
-Ma sei da sola? Non l’avrei mai pensato!- commentò sinceramente stupito fissandomi, con una birra in mano.
-Sono venuta con degli amici, che ora non trovo più.- risposi facendo un tiro dalla mia sigaretta. Lui mi fissò male.
-Credevo che avessi smesso.- puntualizzò, indicandola. Io feci spallucce.
-Tanto per domandare e rompere un po’ le balle come hai vecchi tempi … hai qualche nuovo ferro?- chiese scherzoso. Io annui con vigore. Alzai la canottiera attillata e mostrai il piercing all’ombelico.
-Invece, questi gli avevo già.- dissi, girando i capelli dietro le orecchie e mostrando gli orecchini.
-Certo, te gli ha fatti mia mamma.- sorrise sfiorandoli. Restammo per qualche istante in silenzio.
-Domani ho una gara.- dissi in un soffio, fissando la gente che si muoveva velocemente.
-Davvero? Dimmi dove, che vengo a vederti.- chiese lui. –Spero che non sei arrugginita in tutti questi anni.- io sorrisi.
-Domani alla villa Pridenson alle 15 in punto. Davvero, ho una sensazione che non provavo più da molto tempo.- mormorai, mettendo la testa tra le ginocchia.
-Ma è brutta o bella?- chiese. Sentivo il suo sguardo fisso su di me.
-Nessuna delle due. Non so descriverla. Ma mi é mancata.- commentai infine. Lui non aggiunse altro.
Uno squillo di cellulare.
-Scusa un attimo Rui, è Natsumi.- disse Rococo allontanandosi brevemente.
-Certo, è Natsumi.- feci il verso, poi una chioma famigliare attirò la mia attenzione: era Sara.
Stavo per raggiungerla quando il ragazzo mi afferrò per le braccia.
-Rui, devo andare ora. Ti prometto che domani ci sarò alla gara e tiferò per te.- disse, poi mi diede un bacio rapido sulla guancia e sparì sgommando con la sua moto. Lo salutai lievemente con un cenno della mano, ma bastò per farmi perdere di vista la pazza scatenata.
Come un ciclone, una persona m’investì in pieno.
-Rui! Che cazzo di spavento ci hai fatto prendere!- disse la voce di Paolo, seriamente preoccupata.
-Appunto, ci siamo voltati un attimo a chiacchierare e tu sei sparita.- replicò Kru.
-Ragazzi, va bene che sono la più piccola ma non credete che sappia cavarmela anche da sola?- chiesi leggermente dura. -E poi ero stufa di stare lì a fare niente.- aggiunsi, rimediando leggermente alla frase precedente.
-Ho incontrato Rococo.- dissi, troncando quella leggera discussione.
-Il ragazzo africano che ti ha insegnato ad andare in moto?- disse Dylan, fissandomi. Io annui.
-Che ne dici di venire là con noi?- chiese a quel punto Kru.
-Ti vogliamo presentare bene al gruppo.- aggiunse Dylan. Accettai. Lo raggiungemmo subito.
Nella veloce presentazione con la ragazza seria e il suo amico non avevo capito i nomi degli altri.
-Loro due sono i nostri amici americani di cui ti abbiamo parlato.- disse Dylan indicandoli.
-Molto piacere, io sono Ichinoise.- disse il primo più basso di statura e più paffuto. Dai capelli castani e gli occhi neri con le ciglia allungate.
-E io Domon.- disse l’altro, alto e magro come uno stuzzicadenti, dagli occhi rotondi e i capelli spettinati di un grigio.
-Lui invece é Endou.- disse Paolo, trascinando un ragazzo dal sorriso a trentadue denti, gli occhioni neri e i capelli castani trattenuti in una fascia arancione. Mi fece tenerezza.
Poi riconobbi un altro amico di Cielandine: Kidou.
-Io sono Ichirota Kazemaru.- disse sorridendo, un ragazzo dai capelli blu legati in una coda e gli occhi nocciola. Ricambiai facendolo arrossire.
-Yo Zia, io sono Tsunami!- esulto allegro, un tipo dalla pelle abbronzata e i capelli rosa. Mi porse la mano e in cambio gli diedi il cinque, che accetto contento. Poi mi si avvicino un ragazzo davvero minuto, con i capelli e gli occhioni grigi.
-Piacere io sono Fubuki.- sorrise dolcemente. Mi senti sciogliere. Ricambia il sorriso con il cuore.
Infine vidi un ragazzo isolato, dalla pelle color biscotto i capelli biondi platinati tirati su e particolari sopraciglia a fulmine.
-Lui e Goenji, non e un tipo troppo socievole.- disse Endou, avvicinandosi e sussurrandomelo nell’orecchio. Io sorrisi guardando il biondino.
Poi qualcuno arrivato da dietro mi spinse a terra, mi voltai pronta a insultare chiunque fosse, ma mi bloccai.
-Indovina chi ha vinto?- chiese Aphrodi sopra di me, sorridente.
-Tu?- risposi ovvia. Lui mi strinse più forte, poi mi aiuto ad alzarmi. Solo allora mi accorsi che tutti gli sguardi erano puntati sul biondo. Ed erano sguardi pieni di rabbia.
Poi notai che Aphrodi si sorprese, mentre il suo gruppo lo raggiunse.
-Bene, bene. Mi sembrava una faccia da Inazuma.- commento Kan, fissandomi sarcastico. Io voltai lo sguardo confuso verso Endou e gli altri. Cercai lo sguardo di Afuro, per capire qualcosa.
-Mi dispiace, se sapevo che stesse con loro l’avrei lasciata in balia di Fudou.- non credevo alle mie orecchie.
-Andiamocene, non abbiamo tempo da perdere con questi perdenti.- disse Kan, sogghignando cattivo. Gli altri ragazzi non fecero una piega, piuttosto abbassarono lo sguardo, umiliati.
Vidi appena gli occhi di Afuro chiedere perdono e poi si dileguarono in fretta.
-Allora, qualcuno mi vuole spiegare cosa sta succedendo qui?- chiesi con le mani appoggiate ai fianchi.
-È una storia lunga …- cercò di evitare Endou, scrollando le mani.
-Ho tutto il tempo che ti serve.- obbiettai fissandolo.
-Ha il diritto di sapere, Endou.- disse, Goenji aprendo finalmente bocca. Il castano sospirò brevemente.
-Allora, tutto è cominciato circa tre anni fa. Come tu sai perfettamente Tokyo è sempre stata una città aperta a tutti. Nessuna gang ne aveva in mano il potere. Ma da quando quel Kan è diventato il capo dei Royal si è appropriato di tutta la città.- commentò Endou, con sguardo rivolto altrove.
-Ma com’è riuscito a guadagnare tanto terreno? Insomma, ci sarà stato qualcuno a combattere.- chiesi guardandolo, seria.
-In effetti, ci sono stati alcuni coraggiosi. Ma non c’è stato niente da fare. Loro sono tanti e fortissimi.- disse Fubuki, avvicinandosi.
-Quindi se qualcuno riesce a battere tutti quei ragazzi e Kan, loro ridaranno la libertà a Tokyo?- domandai speranzosa.
-Non saprei dirti. Ma potrebbe essere una possibilità.- rispose pensieroso.
-Non vorrei disturbare questa importante discussione sulla libertà di questa magnifica città ma Rui, è mattino!- disse Dylan, gridandomi nell’orecchio. Io lo fissai omicida.
-E con ciò?- chiesi acida.
-Dovresti recuperare almeno qualche ora di sonno per la gara delle 15.- rispose Kru, fissandomi intensamente. Mi convinsero.
-Ragazzi, dovremmo parlarne ancora. Che ne dite di raggiungermi alla corsa? Cosi quando sarà finita troveremo una soluzione.- dissi fissandoli uno ad uno.
-Ma sei pazza? Pensi che riusciremo a togliere di mano il potere a Kan?- domandò Ichirota. Lo guardai, sorridendo.
-Ne sono sicura.- affermai convinta. –Ora se volete scusarmi dovrei riposare se non voglio schiantarmi contro un muro.- sghignazzai divertita.
-Allora a fra poco.- commentò Tsunami sorridente, facendomi il segno della pace.
-Perché che ore sono?- domandai sorpresa, agguantando il cellulare.
-Le 11.- rispose Ichinoise, divertito. Mi tirai i capelli, accidenti!
-Bene a dopo allora.- terminai, salutandoli e correndo verso la mia auto. Mentre stavo aprendo la portiera udì le voci dei miei nuovi coinquilini.
-Stiamo qui ancora un po’, non aspettarci. Arriveremo in orario.- disse Mark, accennando un saluto. Io annui e poi spinsi l’acceleratore partendo velocemente.
Fuori dall’autosilo il sole picchiava prepotente sulla città. Arrivai in appartamento come un fulmine e senza nemmeno cambiarmi mi gettai sulle coperte, addormentandomi immediatamente.
Quando apri gli occhi, mi capitò d’inquadrare l’orario: le due in punto. Avevo esattamente un’ora per prepararmi.
Volai letteralmente sotto la doccia levandomi le vesti con abilità. L’acqua scorreva veloce sulla mia pelle diafana. Fini in meno di 5 minuti, cosa rarissima per me. Guardai di nuovo l’ora sul telefonino, erano passati appena 20 minuti. “Ok, calma. C’è tempo per tutto.” Mi trovai a pensare, mentre infilavo l’intimo rischiando di cadere, sbilanciata. Poi filai in camera, raggiungendo l’armadio. Ne pescai dei jeans chiari attillati, e una tshirt leopardata a maniche lunga, leggera con scollo a V. Tornai di fronte allo specchio e misi una leggera passata di matita nera, intrecciai i capelli in una treccia morbida una spruzzata di profumo alla vaniglia, giusto per lasciare la scia e finalmente ero pronta per andare.
Guardai l’ultima volta l’orario e costatai che erano le 14.45.
Gli ultimi 10 minuti li percorsi in auto, per trovare quella villa borghese.
La vidi, potente immensa. Arrivai davanti ad un cancello gigantesco, che si apri magicamente. Ripari, percorrendo il cortile lentamente. Poi vidi parecchia gente radunata attorno a qualcuno: la mia avversaria. La parcheggiai accanto alla Porsche di Cielandine e abbassai il finestrino.
-Sei pronta alla sconfitta, Cielandine?- chiesi fissandola di scherno. Lei salì in macchina sorridendo sarcastica.
-Cerca di arrivare puntuale, piuttosto che fare dell’ironia.- rispose lei, sbattendo la portiera. In mezzo alle nostre auto si pose Edgar con un fazzoletto bianco in mano.
-Pronti … partenza … via.- disse lasciandosi scivolare il fazzoletto che cadde lieve sul terreno. Ma non ci rimise molto, perché la partenza delle nostre auto creò un potentissimo getto d’aria che lo levò di nuovo in aria.
La gara era iniziata.

 
 
Finito, il prossimo giuriamo (tu, io no u.u nd3lo)(Dai Elooo >.< nd2ofi) arriverà più presto, ciao e grazie a tutti :D 

  
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