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Autore: telesette    06/11/2011    6 recensioni
Durante un'imboscata dei sopravvissuti al tradimento contro Sua Maestà, Athos viene ferito gravemente alla spalla. Rimasta sola con lui per un po' di tempo, Aramis scopre finalmente i suoi veri sentimenti per il compagno...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Athos & Aramis Forever'
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PREMESSA

Dal momento che il punto chiave della coppia Athos/Aramis ( ovvero che Athos sia a conoscenza della vera identità di Aramis ) spesso è alquanto ripetitivo da trattare nelle fanfiction, seguendo l’ordine cronologico con un’altra mia storia dal titolo: “Amicizia oltre le apparenze”, le vicende qui di seguito sono tutte riferite ad un ipotetico sequel dopo la serie originale. In questo contesto narrativo, parto dunque dal fatto che sia Athos che Porthos sanno che Aramis è una donna; tuttavia, uniti per la vita dal famoso “Uno per tutti e tutti per uno”, i tre moschettieri combattono insieme per dare vita ad una nuova serie di avventure. Le vicende romantiche della Athos/Aramis, che volutamente NON avevo trattato nella storia sopra citata, sono invece presenti in questa e in tutte le altre storie della collana Athos & Aramis Forever.
Buona Lettura!

L’Autore

Amour des Mousquetaires

Immagine di: ~HolyElfGirl su deviantART

Nel momento in cui una frana seguì alla micidiale esplosione, i tre moschettieri realizzarono di essere caduti in trappola. La valle dove erano stati attirati con l’inganno, dai sopravvissuti al complotto contro Sua Maestà, era stata trasformata in una gigantesca barriera naturale. Ogni possibile via d’uscita era ostruita da tonnellate di roccia e, guardandosi attentamente attorno, sia Athos che gli altri poterono scorgere chiaramente decine di assassini armati di spade e pugnali.

- Al diavolo - imprecò Athos, sguainando la spada per resistere agli aggressori. 
- Venderemo cara la pelle - fece eco Porthos, sfidando i nemici ad attaccare. - Fatevi sotto!

In men che non si dica, l’intera zona risuonò del clangore di lame e urla minacciose. Sia Athos che gli altri si difendevano bene e, nonostante lo svantaggio numerico, sembravano perfettamente in grado di tenere testa a quelle vili carogne. Ad un tratto però, Aramis si accorse che qualcuno stava per attaccare Athos alla schiena con un lungo pugnale affilato.

- Athos - urlò. - Attento alle spalle!

Messo in guardia dal suo grido, Athos riuscì a spostarsi appena in tempo per evitare il colpo fatale… Tuttavia la lama si conficcò profondamente nella sua spalla destra, costringendolo a lasciar cadere la spada. L’aggressore intanto ne approfittò per finirlo ma, prima che potesse calare la spada su di lui, Aramis gli fu addosso e lo uccise all’istante con un taglio verticale. L’uomo crollò a terra con gli occhi sbarrati e, senza perdere altro tempo, Athos raccolse la spada con la mano sinistra per rispondere ad un altro attacco. Lottando dunque schiena contro schiena, i due coraggiosi moschettieri combatterono come leoni; davanti al loro impeto e alla determinazione, i nemici continuavano a cadere uno dopo l’altro; solamente l’intervento di Porthos però riuscì a volgere definitivamente le sorti in loro favore.

- Ma cosa diavolo…
- Non è possibile - esclamarono gli aggressori, sgranando tanto d’occhi.
- Quello non è un uomo… E’ un mostro!

Mentre i nemici erano concentrati su Athos e Aramis, il forzuto Porthos ne approfittò per agguantare l’enorme roccia che ostruiva loro l’uscita dalla valle e la sollevò sopra la testa. Vedendolo sollevare quel masso, grande almeno quattro o cinque volte quello che era lui, i nemici rabbrividirono al pensiero di dove quella specie di energumeno avesse intenzione di scagliarlo.

- Vediamo come ve la cavate al vostro stesso gioco - esclamò il moschettiere, rivolgendo loro un ghigno beffardo. - Visto che vi piace tanto “giocare coi sassi”, vi accontento!

Così dicendo Porthos fece volare il masso sopra le loro teste, costringendoli alla fuga. Nel momento in cui il masso ricadde al suolo, sollevando peraltro una gigantesca nuvola di polvere, quelle dannate canaglie capirono che era decisamente il caso di battere in ritirata.

- Scappiamo - gridarono. - Quello è capace di schiacciarci vivi !!!

Vedendo i nemici darsela a gambe, Athos e Aramis fecero entrambi un sospiro di sollievo. Porthos era a dir poco furibondo, e dire che aveva appena cominciato a “riscaldarsi”…

- Che branco di codardi - esclamò tra i denti. - Non hanno il coraggio di combattere ad armi pari…
- Hm - sorrise Aramis. - E secondo te, “quello” sarebbe combattere ad armi pari ?
- Ehi - protestò l’altro. - Non sono stato mica io a farci franare addosso la montagna, gli ho solo ricambiato il favore!

Anche Athos sorrise tuttavia, con una fitta improvvisa, il dolore della ferita cominciò a farsi sentire. Tenendosi la spalla sanguinante, il bruno moschettiere crollò in ginocchio e solo allora Aramis e Porthos si resero conto della gravità delle sue condizioni.

- Athos - fece Aramis preoccupata. - Come ti senti ?
- Sto… Sto bene, non preoccupatevi… Agh!
- Dannati vigliacchi - commentò Porthos. - Guarda qui, come ti hanno ridotto!
- Vi ho detto che sto bene - ribatté Athos infastidito. - Non perdiamo tempo, dobbiamo…

Purtroppo, a causa dell’emorragia, il povero Athos non riuscì neanche a terminare la frase.

- Athos!

Fortunatamente Aramis riuscì a sostenerlo, prima che crollasse a terra, ma era chiaro che in quelle condizioni non era assolutamente in grado di proseguire. Entrambi gli amici lo guardarono, temendo per lui: la ferita cominciava già ad infettarsi e, senza le cure adeguate, il compagno era ormai prossimo ad una febbre altissima; erano necessarie delle bende e acqua fresca, sperando che fosse in grado di riprendersi; in ogni caso non potevano lasciarlo lì per andare all’inseguimento di quei farabutti.

- Dobbiamo trovare dell’acqua, e alla svelta - esclamò Aramis.
- Non preoccuparti - la tranquillizzò Porthos. - Me ne occupo io, non ci metterò molto, piuttosto cercate di sistemarvi in un luogo più riparato!
- D’accordo!

Aramis aiutò Athos a rialzarsi, sorreggendolo per la spalla sana, e lo trascinò all’ombra di un grosso albero. Qui tirò fuori una coperta dalla sella e la sistemò per terra, in modo da potervi distendere sopra il compagno. Athos era quasi completamente incosciente, il pugnale era affondato in profondità, e la ferita stava continuando a buttare molto sangue. Senza perdere tempo, Aramis cercò in tutti i modi di pulire il grosso squarcio e, dopo averci versato sopra un’abbondante quantità di alcool dalla sua fiasca, si accinse a fermare l’emorragia. Purtroppo non aveva con sé abbastanza stoffa, e non poteva certo aspettare il ritorno di Porthos per terminare di fasciarlo.
Non avendo alternative, voltandosi per non farsi vedere da Athos, la fanciulla si allentò la giubba e sciolse le lunghe bende che usava per contenere il seno sotto la divisa da moschettiere. Queste erano sufficientemente lunghe e, mentre si occupava di avvolgere strettamente la spalla e il petto nudo di Athos, Aramis cercò di non dare troppo a vedere il suo comprensibile imbarazzo. Aldilà del fatto che era suo amico e compagno, Athos era pur sempre un uomo e senza dubbio anche molto attraente; nonostante la sua mente fosse assai lontana da certi tipi di pensieri, preoccupata com’era nel medicarlo seriamente, non riuscì ad evitare di arrossire. Prima d’ora non aveva mai visto Athos sotto quella luce e, nello sfiorare leggermente i suoi pettorali scolpiti da anni di addestramento militare, si sentiva indubbiamente attratta da lui.
Il gemito sommesso del bruno moschettiere la riportò bruscamente alla realtà. Athos aprì leggermente gli occhi, sforzandosi di mettere a fuoco il volto della persona china sopra di lui.

- A… Aramis - mormorò. - Dov’è Porthos?
- Non preoccuparti, tornerà presto - lo rassicurò lei. - Cerca solo di riposare, hai perso molto sangue…
- Non c’è tempo - protestò l’altro, cercando invece di rimettersi in piedi. - Dobbiamo raggiungere quelle canaglie, prima che… 
Ah!
- Calmati, non fare lo sciocco - lo rimproverò lei. - Come pensi di inseguirli, in queste condizioni ? E’ già un miracolo che tu sia ancora vivo!
- Non… Non possiamo permettergli di riorganizzarsi… Se gliene diamo il tempo, potrebbero sferrare un nuovo attacco!
- Se non ricordo male, anche Rochefort e i suoi erano sulle loro tracce - ricordò Aramis. - Per una volta, lasciamo che sia lui a fare la cosa giusta!
- Ah… Ah! Ah! Andiamo, non farmi ridere, che mi fa male…

Effettivamente, l’idea che anche quel buono a nulla di Rochefort potesse rendersi utile, alle orecchie di Athos suonava piuttosto comica. Tuttavia, con la ferita che lo faceva sussultare, mettersi a ridere non era proprio il massimo della salute.

- D’accordo, Rochefort non sarà un’aquila, ma non è poi così sprovveduto!
- Ah, senza dubbio - fece Athos ironico. - Come quella volta che gli abbiamo gentilmente mostrato come gira bene la vita tra le pale di un mulino, te lo ricordi ?

Al solo pensiero della faccia di quello sguercione, legato come un salame e sbraitante come pochi, entrambi rammentarono quell’episodio con una punta di nostalgia. Era vero che Rochefort adesso combatteva dalla loro stessa parte, ma prenderlo in giro e sfotterlo sulla sua dabbenaggine era uno dei passatempi preferiti dei moschettieri.

- Ad ogni modo, tu non ti muoverai da qui finché non ti sarai rimesso in forze - tagliò corto Aramis.
- Non mi lasci molta scelta, credo - osservò Athos con un sospiro.
- Già!

Improvvisamente però, dopo quel breve attimo di divertimento, di nuovo il dolore assalì Athos come un’onda. Il moschettiere ferito strinse gli occhi e cacciò un gemito soffocato, ma non occorreva granché per capire che stava soffrendo molto.

- Athos, come stai, ti fa molto male?
- No… Non preoccuparti, tra poco mi passa… Aaah!

L’urlo lancinante di Athos, assieme il sangue che fuoriusciva dalle sue bende ( segno che la ferita era ancora aperta ), per poco non gettarono Aramis nel panico. Non sapeva cosa fare, non lo aveva mai visto soffrire così per una semplice ferita, ma non poteva sopportare di vederlo in quello stato. Anche se la ferita era stata pulita e disinfettata, i tessuti erano troppo dilatati per richiudersi da soli. Per quanto dolorosa fosse, Aramis non vedeva altra soluzione se non quella di cauterizzare la ferita con una lama arroventata. Subito raccolse il coltello che aveva colpito Athos e, dopo averlo pulito con dell’alcool, fece scaldare la punta nel fuoco che aveva acceso in precedenza. Quando la punta diventò rossa e incandescente, Aramis accarezzò la fronte di Athos e gli chiese se fosse pronto.

- Athos, la tua ferita è molto profonda… Devo chiuderla velocemente, non ho scelta, anche se sentirai un dolore d’inferno!

Il respiro affannoso di Athos, insieme al suo sguardo deciso, sembrava suggerirle di non esitare oltre.

- Avanti - rispose. - Fallo!

Aramis accostò dunque la lama che, dopo aver sfrigolato per un istante, chiuse immediatamente la ferita. Athos cacciò un grido terribile e, malgrado i suoi tentativi di trattenersi, fu Aramis che dovette stringerlo forte per calmarlo. Serrando i denti disperatamente, Athos si costrinse a trattenere le grida in gola, ma la cauterizzazione era assai peggio di una qualunque ferita di spada.

- Mi dispiace - sussurrò Aramis, abbracciandolo. - Ho dovuto farlo, ho dovuto!

Athos non rispose, probabilmente svenuto a causa del dolore, tuttavia lei non riuscì a trattenersi dal piangere. Nel mentre che le braccia della fanciulla cingevano il suo corpo immobile, calde lacrime bagnarono il volto di Athos privo di sensi. Dentro di sé, Aramis si rimproverò per non essere intervenuta prima; se fosse riuscita ad eliminare subito il suo aggressore, il povero Athos non avrebbe dovuto patire tutto questo; malgrado non fosse assolutamente colpa sua, si sentiva comunque responsabile dell’accaduto. 
Athos non era solo un compagno per lei, era molto di più: era l’unico che aveva accettato il suo segreto, senza chiederle alcuna spiegazione (*), ed era anche l’unico uomo verso il quale si sentiva incredibilmente attratta. Dopo la morte di Françoise, era convinta che il suo cuore non avrebbe mai più conosciuto altro amore all’infuori di quello che aveva perso. Ma con Athos era diverso, lui non la “giudicava” allo stesso modo degli altri, per lui Aramis era donna e moschettiere allo stesso tempo. Stando assieme a lui, Aramis aveva riscoperto a poco a poco delle sensazioni che credeva ormai morte e sepolte, assieme all’uomo che si era portato via il suo ultimo bacio. La tenerezza e l’affetto, con cui Athos l’aveva abbracciata la prima volta, le avevano acceso un piacevole calore in fondo al cuore. Dopo tanto tempo, era finalmente in grado di comprendere tante cose: che non era più sola, che lui le sarebbe rimasto accanto, che non avrebbe perso anche lui… Fu in quel momento che Aramis capì di essere innamorata di Athos!

- Athos…

Le labbra di Aramis sfiorarono leggermente quelle del compagno, mentre i suoi occhi si accingevano a riscoprire ogni suo lineamento, come se lo stesse guardando per la prima volta. Con il fitto velo di lacrime che le scottava le palpebre, mentre due fili luccicanti le scivolavano lungo le guance, la fanciulla si chinò a baciarlo con passione. 
Sentendo il calore di quelle morbide labbra contro le sue, Athos recuperò in fretta i sensi. Aramis se ne accorse non appena questi rispose chiaramente al suo bacio tuttavia, anziché scostarsi da lui, strinse forte le braccia dietro la sua schiena.

- Hmm - gemette Athos, nel sentire l’ennesima fitta alla spalla.
- Scusami - mormorò lei. - Ti ho fatto male?
- No - rispose lui con un sorriso. - Niente può farmi male, adesso!
- Oh, Athos…

Entrambi stavano quasi per baciarsi ancora una volta quando, con incredibile quanto inopportuno tempismo, l’inconfondibile vocione di Porthos spezzò di colpo tutta l’atmosfera.

- Ehiiiiiiiiiiiiiii - gridò il corpulento moschettiere, avvicinandosi al galoppo. - Athos, Aramis, dove siete? Ho portato l’acqua!

Ambedue rossi in volto come peperoni, Athos e Aramis si sciolsero dal loro abbraccio. Riconoscendo i due cavalli legati nelle vicinanze, Porthos riuscì a scorgere i suoi due compagni e si avvicinò a loro, ancora affannato per l’evidente corsa che aveva fatto.

- Accidenti a Rochefort - esclamò. - Ci credereste ? Non appena mi sono imbattuto in lui, gli ho indicato la direzione presa da quelle canaglie… e lui, pensando che gli volessi giocare qualche tiro, ha tirato dritto nella direzione opposta!
- Ah-ehm - tossicchiò Athos, all’indirizzo di Aramis. - Cosa dicevi a proposito di Rochefort ?
- Ah beh, ecco io… Ve… veramente non ricordo!

FINE

(*) = Vedi Amicizia oltre le apparenze

   
 
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