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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    06/11/2011    7 recensioni
Paring: KakaTsu/SasuSaku/NaruHina/ShikaTema/NejiTen/SaiIno/Itachi/orochimaru
Konoha è fortemente divisa al suo interno, non esistono più chunin, jonin o hokage ma soltanto un gruppo di ninja che ha preso il sopravvento sul Villaggio e lo ha trasformato in una vera e propria dittatura monarchica, retta dal suo capo Orochimaru. E poi ci sono le kunoichi, le donne e le ragazze che non hanno alcuna intenzione di sottostare al volere maschile e per questo vivono rintanate nei sotterranei e negli angoli più bui e segreti di Konoha, nel tentativo di riuscire a prendere il sopravvento: sono le ribelli, le insorgenti, capitanate da Tsunade.
Entrambi gli schieramenti sono disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono, ma cosa accadrà se a spaccare quel muro di battaglie e vendette saranno i sentimenti, le emozioni, l’attrazione che un uomo prova per una donna e viceversa?
Tra rapimenti, violenze e strategie d’attacco i nostri protagonisti saranno coinvolti in un giro di passioni e battaglie che li costringerà, prima o poi, a fare una scelta.
PS. Non è un trattato femminista!! Non tutti i maschi sono “cattivi” diciamo, così come non tutte le femmine sono “buone”… Apparentemente la situazione può sembrare tale ma non sarà assolutamente sempre così!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunade, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- O-Orochimaru…-

Le labbra le tremavano mentre faticava a reggersi sulle proprie gambe: gli occhi spalancati e terrorizzati dinnanzi alla figura minacciosa di quello che era considerato il signore dei serpenti, uno dei ninja più forti e temuti che Konoha avesse mai avuto la sfortuna di dare alla luce.
La fissava con intensità, con una soddisfazione alquanto sadica mentre godeva nel vederla tanto terrorizzata: era molto tempo che non uccideva qualcuno di persona, e l’idea che si trattasse proprio di quella mocciosa lo esaltava più che mai.
 
La ninja medico dinnanzi alla giovane kunoichi non riuscì più a trattenere la sua paura e fece per fuggire, creando un foro nella tenda affianco a lei ma non appena tentò quel gesto disperato, due kunai la colpirono nei punti vitali con una rapidità ed una precisione che Sakura non poté che mettersi una mano sulla bocca, nel tentativo di non gridare per il terrore e l’orrore di quella scena.
Cadde a terra, priva di sensi e forse di vita, ma nonostante conoscesse le arti mediche la ragazza non avrebbe saputo come salvarla da una morte tanto rapida quanto angosciante.
 
Lui era rimasto impassibile nella sua posizione, talmente rapido che non sembrava nemmeno si fosse mosso, mentre con un paio di gesti delle mani creò un forte vento tagliente che squarciò la tenda e distrusse gran parte dell’accampamento, rivelando entrambe le loro figure alla tiepida luce del sole che si stava innalzando in quelle ore.
Sakura ricorreva disperatamente a tutto il suo autocontrollo per non piangere né per fuggire per il terrore, anche se considerata la fine della sua guaritrice non avrebbe avuto molte speranze: inoltre era anche ferita gravemente, non sarebbe stata in grado di sostenere una lotta nemmeno con la più scarsa delle kunoichi.
 
- C-Cosa vuoi da me?- 

Chiese con un fil di voce e a questa affermazione Orochimaru rise di gusto, con un’ironia da far accapponare la pelle e mentre i suoi occhi si assottigliavano per focalizzare meglio la figura della ragazza, questa non poteva che sperare che la sua morte fosse il più rapida possibile.
 
- Ahah, quanto sei patetica, ragazzina… Mi sembra chiaro che io voglia eliminarti, ma la parte divertente sarà farlo davanti agli occhi di chi ti ama di più al mondo.-

Sakura non riusciva a capire a chi si riferisse, ciò di cui era certa era che quell’uomo, anzi no, quell’essere immondo avesse nel suo corpo la più truce delle cattiverie, un odio oscuro e radicato tanto a fondo che forse nemmeno la morte ne avrebbe cancellata la scia.
E mentre lui continuava a parlarle con fare ironico e assolutamente irritante, oltre che minaccioso, Sakura si sforzava di continuare a restare cosciente nonostante le ferite sul suo corpo avessero ricominciato a bruciarle in modo consistente.
 
- Ma non temere, la tua morte sarà molto più rapida di quello che pensi… Anche se prima patirai le pene nell’inferno nel veder morire le tue compagne, una ad una.- 

Ebbe un sussultò ed ingoiò un groppo che le si era formato all’inizio della gola, come a voler presagire già la sua fine e proprio quando Orochimaru aveva cominciato ad estrarre una possente ed affilata lama dalla propria bocca, alcuni passi rapidissimi si erano uditi a qualche metro da loro.
 
- Fermati Orochimaru!- 

Un grido disperato, un’invocazione tanto determinata quanto angosciate: Sakura si voltò immediatamente in quella direzione nel riconoscere la voce della sua maestra, mentre un sorriso ironico si dipingeva sul volto sadico del signore dei serpenti, il quale aveva quasi completamente estratto al spada dalla propria gola.
 
- Tsunade-sama?-

- Troppo tardi!-

Aveva gridato Orochimaru e con uno scatto rapidissimo si era avventato su Sakura con tutte le intenzioni di ucciderla: la ragazza si voltò di scatto ma non fece assolutamente in tempo a realizzare cosa le stesse per accadere, tanto che si ritrovò quella lama affilatissima a pochi centimetri dal cuore e tutto ciò che poté fare era chiudere disperatamente gli occhi: avrebbe voluto non morire, continuare a lottare per le sue amiche, stare con loro e vivere finalmente una vita serena e felice.
Avrebbe voluto dire alla sua maestra che le voleva bene, così come a Ino, Tenten, Hinata…
Avrebbe voluto dire a Sasuke che sì, lei lo amava davvero.
 
Attese che quella lama le si conficcasse in petto quando, con suo estremo stupore, avvertì soltanto alcune gocce fredde posarsi sul proprio viso all’improvviso, e tutto d’un tratto la paura si trasformò in ansia: si toccò il volto bagnato da quel liquido, ancora con gli occhi chiusi, e constatò che no, quel sangue non era il suo.
Riaprì gli occhi chiari e la sua espressione fu assolutamente sconvolta e disperata dinnanzi a ciò che stava vedendo: Orochimaru era a pochissimi metri da lei, ma quella lama affilata non aveva trafitto il suo petto, bensì quello della sua amata maestra.
 
- Nooo!!!- 

Il signore dei serpenti fece nuovamente un balzo rapido indietro, richiamando la propria spada all’interno del corpo e leccandosi le labbra nell’assaporare quel sangue che sapeva di vittoria, mentre quel sorriso ironico e divertito sembrava essere divenuto parte del suo stesso essere.
Sakura si inginocchiò a terra e sorresse il corpo della sua maestra con le lacrime agli occhi, mentre le accarezzava i capelli biondi e non aveva nemmeno il coraggio di guardare quella profonda e letale ferita nel suo petto che stava sanguinando oltre ogni limite.
 
- S-Sakura…-

- Maestra… Perché…?! Lei non doveva…-

Piangeva, non riusciva a trattenersi, ad essere forte: sentiva quanto fosse debole Tsunade e soprattutto era consapevole che nessuna delle due sarebbe stata in grado di curarla da quella ferita.
La donna le posò un dito sulle labbra, come a volerle dire di tacere, di non sprecare fiato in quel modo: voleva mostrarle che nonostante tutto bisognava avere sempre la forza di rialzarsi, di non arrendersi, di non dare nulla per perso dal principio.
 
Tsunade si girò su un fianco e riuscì a mettersi in ginocchio, lo sguardo ancora determinato ed aggressivo nei confronti di Orochimaru quando la sua forza di volontà venne spezzata da un attacco di tosse: e tossì sangue, sangue e ancora sangue.
Sakura le si avvicinò ancora, incapace di trattenere quel pianto disperato quando la voce malefica del signore dei serpenti si fece ancora avanti in quel clima teso e doloroso, come volesse infliggere altro dolore.
 
- Deve essere davvero straziante per te, Tsunade, sapere di non essere più in grado di difendere le persone che si amano… Soprattutto se si tratta della propria figlia.- 

La donna alzò di nuovo il capo e lo fulminò con lo sguardo, il più agguerrito che avesse, mentre la giovane kunoichi affianco a lei sgranò gli occhi, fissandola con estremo stupore, senza riuscire a comprendere le parole di quel demone.
 
- Tsunade-Sama… Cosa significa tutto questo?- 

La donna continuava ad ansimare nel tentativo di riuscire a resistere a quel dolore infernale, mentre Orochimaru godeva di quella sua vittoria e Sakura non poteva che sentirsi totalmente disorientata da quelle parole che, tuttavia, non venivano smentite dalla sua maestra.
 
- Significa che tua madre non è morta in missione come ti è stato detto, piccola stupida kunoichi… Diciamo che ha preferito restare nell’ombra per tutta la tua vita, lasciandoti in balia di te stessa ma continuando a proteggerti dall’alto, in un modo che tu non sei mai riuscita a comprendere, Haruno… O dovrei dire, Senju.- 

Sakura aveva ancora gli occhi strabuzzati, lo sguardo sconvolto da ciò che le era stato detto: dunque lei non era orfana ma anzi, aveva sempre avuto accanto la propria madre e non se n’era mai resa conto, non lo aveva mai saputo…
Non riusciva ancora a crederci, così appoggiò delicatamente una mano sulla spalle della sua maestra e parlò con voce flebile, appena percettibile.
 
- Maestra… E’ vero? Lei è… Mia madre?- 

Tsunade prese un poco di fiato e si voltò verso di lei con quanto più dispiacere avesse in corpo: i suoi occhi ambrati si unirono a quelli verde acqua di colei che poteva finalmente chiamare “figlia”, dispiaciuta per quanto era accaduto in tutti quegli anni: avrebbe tanto voluto darle affetto, avrebbe voluto incalzarle le coperte la sera, consigliarle sui suoi amori adolescenziali e starle accanto in qualsiasi momento.
Avrebbe tanto voluto poter fare davvero la mamma, ma non aveva potuto ed ora non sapeva come spiegarlo ad una figlia cresciuta nelle menzogne sul suo passato.
 
- Sì, Sakura… So che ora sei confusa, che vorresti farmi mille domande e magari rimproverarmi per non averti detto la verità sin dall’inizio… Ma credimi, io avrei davvero voluto essere tua madre, per davvero, ma non ho potuto: in quanto capo delle kunoichi, tu saresti stata continuamente in pericolo se si fosse saputo che eri realmente mia figlia, per questo ti ho tenuto un simile segreto… Ma sappi che l’ho fatto solo per proteggerti.- 

La ragazza era ancora stupita da quelle parole mentre Tsunade tornava ad abbassare il capo: dopo tanti anni di bugie e finzione, finalmente aveva potuto dire a sua figlia chi fosse realmente, anche se ciò che le avrebbe voluto dire era molto, molto di più…
E la cosa buffa e tragica era che, probabilmente, non ne avrebbe più avuto l’occasione.
Stava per crollare a terra mentre sentiva i suoi sensi abbandonarla, quando sentì due braccia esili e delicate abbracciarla con un affetto semplice e sincero, di quelli che riscaldano il cuore al sol contatto.
 
- Lei per me è stata molto più di una madre… Mi ha insegnato a sopravvivere, a lottare, a cavarmela nelle situazioni più difficili e in qualsiasi occasione non ha esitato ad esporsi per me… Non è stata soltanto maestra e protettrice per tutte noi, è stata la nostra famiglia ed io non potrei mai rimproverarla per questo perché io… Io le voglio bene.- 

Una lacrima di gioia e commozione delineò il viso delicato della bionda e con le poche forze che le erano rimaste ricambiò quel piccolo abbraccio tanto agognato, mentre le trasmetteva gli ultimi residui di chakra per potersi curare più velocemente da alcune ferite.
 
- Grazie, figlia mia.- 

Orochimaru strinse i denti dinnanzi a quella scena che non gli sembrava assolutamente commovente, quanto più irritante: aveva desiderato fino al midollo di eliminare quella rosa e far soffrire Tsunade, invece quelle due sembravano essere unite più che mai nonostante le bugie  le falsità, si volevano bene… E lui non sopportava non riuscire a comprendere tutto questo.
 
- Mi sono stufato di questa pagliacciata…- 

Una voce corrosa dalla rabbia e dall’invidia, tanto che quel suono acre attirò l’attenzione delle due a pochi metri da loro, le quali sciolsero momentaneamente l’abbraccio e si voltarono verso di lui: Sakura ancora un poco confusa, mentre Tsunade sfidava il suo rivale con quanta più decisione le riuscisse.
 
- Te l’ho già detto, Orochimaru: tu non conoscerai mai la forza dell’amore.- 

L’uomo si irritò profondamente dinnanzi a quell’ affermazione e compose rapidamente alcuni sigilli, mentre il suo sguardo omicida era rivolto a quella donna tremendamente coraggiosa che lui aveva bramato per così tanto tempo.
 
- Tecnica dell’Ombra della Serpe.- 

Dalle sue braccia fuoriuscirono una serie di serpenti alquanto minacciosi, i quali erano già pronti per l’attacco ad un comando del loro padrone.
Sakura impallidì ulteriormente, certa che non sarebbero sopravvissute mentre Tsunade manteneva il sangue freddo, decisa a non dargliela vinta.
 
- Mi dispiace, Tsunade, non avrei voluto ucciderti ma mi costringi a farlo. Ma non temere, la tua adorata figlia ti raggiungerà molto presto nell’aldilà!- 

Si preparò all’attacco e Tsunade strinse i denti, pensierosa sul da farsi quando, finalmente, una figura robusta ed agile si parò davanti a loro: i capelli argentei illuminati dal sole mattutino e lo sguardo determinato, mentre si preparava a difendere la persona che più amava al mondo.
 
- Non le permetterò di fare del male a Tsunade, Orochimaru.- 

La donna sorrise debolmente, certa che prima o poi quell’uomo sarebbe riuscito a raggiungerla: una volta che si era fatta indicare il luogo dell’accampamento lo aveva preceduto e attraverso alcune scorciatoie nel bosco piuttosto fitto era riuscita a giungere lì prima di lui, ma finalmente era arrivato in loro soccorso.
Orochimaru fece una smorfia di disgusto: gli sarebbe toccato perdere tempo con Kakashi, ninja non semplice da sconfiggere per quanto lui fosse potente, e la sua vendetta sulla bionda avrebbe dovuto aspettare.
 
- Un altro salvatore improvviso, mi toccherà perdere tempo anche con te e questo non mi piace per niente…- 

Kakashi era già pronto a combattere, a sfidare l’uomo che lo aveva reso cieco per tutta la vita mentre questo sembrava semplicemente scocciato di dover combattere contro di lui, quando un gemito attirò la sua attenzione, seguito da un grido di disperazione e paura.
 
- No! Signorina Tsunade!- 

Il ninja copia si voltò immediatamente indietro e sgranò l’unico occhio visibile dinnanzi alla scena che gli si parava davanti: Tsunade era tra le braccia della figlia, priva di sensi, una ferita quasi mortale al petto che non sembrava poter essere curata.
In quel momento gli parve che il mondo si fermasse, che tutti i suoi sogni e le sue speranze stessero per svanire: quella donna gli aveva cambiato la vita, ed in pochi attimi sembrava dovesse perdere ogni cosa.
 
Strinse i pugni con una rabbia inaudita e tornò a voltarsi verso Orochimaru: odio puro sembrava essere sprigionato dal suo sguardo ed il signore dei serpenti non poté che gioirne, mentre poteva quasi ritenere divertente una tale battaglia.
Kakashi stava letteralmente per avventarsi su di lui con le più potenti tecniche che conoscesse quando due individui si pararono davanti a lui, due figure che conosceva molto bene: capelli neri, corporatura muscolosa, occhi di ghiaccio.
Restò un attimo basito nel vederli arrivare tutti e due, insieme e determinati a sconfiggere quello che era stato il loro maestro ed anche Orochimaru si ritrovò in parte sorpreso di vederli.
 
- Fatti da parte, Hatake. Questa battaglia è nostra.- 

Disse freddamente il maggiore, senza voltarsi verso il ninja copia il quale non aveva assolutamente ancora smorzato la sua rabbia per ciò che era accaduto ed era indeciso sul da farsi.
 
- Non è solo vostra, lui ha ingannato anche me…-

- Questo non significa nulla, hai altro di cui occuparti.-

Un’altra risposta gelida ma in questo caso Kakashi si lasciò tentare: voltò il capo di nuovo all’indietro, rimanendo profondamente segnato nel vedere una Satura piangente e disperata che stringeva fra le braccia il corpo in fin di vita di Tsunade: e fu in quell’istante che comprese la vera importanza dell’amore, del non dover mai far prevalere la propria rabbia perché essa rischiava soltanto di portarti fuori strada, magari a ferire persino ciò a cui tieni di più.
Senza dire nulla si incamminò verso il corpo esanime della bionda e con delicatezza lo prese tra le braccia, osservando il suo viso con espressione malinconica ed un'unica determinazione.
 
Ti salverò, Tsunade, così come tu hai fatto con la mia anima.
 
Poi si voltò verso Satura, la quale sembrava essersi leggermente ripresa grazie al chakra curativo che la madre le aveva trasmesso durante l’abbraccio affinché fosse in grado di correre autonomamente.
 
- Riesci a correre?-

- Sì, certo!-

- Allora andiamo, non le resta molto tempo.-

E dopo uno sguardo d’intesa entrambi cominciarono a correre nel bosco, diretti al palazzo centrale del villaggio: sicuramente le altre kunoichi si trovavano lì, quindi anche Shizune che avrebbe potuto curarla assieme ad altre ninja medico.
Si sforzarono di correre oltre i loro limiti, perché nessuno dei due aveva la minima intenzione di lasciarla morire: li aveva salvati entrambi, più di una volta, e questo non poteva sicuramente essere secondario.
 
Mentre loro si allontanavano, Sasuke aveva lanciato una rapida e quasi fugace occhiata verso la rosa e fu lieto di vedere che si fosse ripresa e non le fosse accaduto nulla, anche se ovviamente questo non apparve dalla sua espressione perennemente impassibile.
Si ritrovavano lì, i due Uchiha, di fronte a colui che li aveva resi potenti, ma schiavi dell’oscurità, e questo non glielo avrebbero mai perdonato.
Orochimaru li osservava, prima il minore e poi il maggiore, un’espressione seriosa sul viso ma non spaventata, anche se un briciolo di timore continuava a provarlo dinnanzi a quegli occhi omicidi: sapeva quanto fossero potenti, soprattutto Itachi, ma essendo stato loro maestro ne conosceva alla perfezione ogni singola mossa o tattica.
 
- E così anche voi siete passati dall’altra parte… Non credevo che anche gli Uchiha fossero così patetici.- 

Sasuke avrebbe voluto saltargli addosso ed ucciderlo su due piedi, ma furono le parole del fratello a precederlo, cosicché non compì la pazzia di sottovalutare il signore dei serpenti.
 
- Tu ci hai usati, Orochimaru e per quanto grazie a te siamo diventati potenti, non abbiamo alcuna intenzione di perdonarti.- 

A quel punto, il signore dei serpenti si mise in posizione combattiva e di fronte a questo gesto entrambi i fratelli attivarono i loro occhi maledetti, pronti allo scontro.
 
- Preparatevi a soccombere, piccole marionette!-

- Sharingan!-
 
*******
 
Il palazzo centrale del Villaggio della Foglia era ormai stato liberato, i pochi ninja ancora sostenitori del regime dittatoriale erano stati sconfitti e in molti si erano convertiti, passando volontariamente dalla parte delle kunoichi dopo che altri loro compagni gli avevano dato l’esempio adeguato.
Ormai anche l’ultimo piano era stato preso e mentre Shizune veniva curata assieme ad altre ninja ferite, le capo squadra si riunivano attorno all’allieva prediletta del loro capo per discutere sul da farsi, e soprattutto sul fatto che non avessero trovato Tsunade-Sama in nessun luogo.
Inoltre, ogni cosa era da riorganizzare e sistemare e tutti i ninja presenti erano stati lasciati liberi di scegliere se abbandonare il villaggio oppure rimanere, per cercare di ricostruire ciò che era rimasto di Konoha: furono in molti a non muoversi dalla loro posizione, con valore e coraggio, sia kunoichi che ex ninja nemici.
Tutti avevano un unico obbiettivo, tutti volevano la pace e la prosperità e quelle coraggiose ninja sembravano, sin dall’inizio, essere giuste ed affidabili.
 
Vennero dati i primi incarichi mentre una squadra di ricerca perlustrava il villaggio alla ricerca dei scomparsi, non ultimi i due capi delle fazioni, e mentre la prima riunione che vedeva uniti i maestri di entrambe le parti stava per iniziare, qualcosa di insolito turbava l’animo del capo clan dei Nara, il quale sentiva come una morsa stringergli il petto ogni qualvolta vedeva la figura di Kurenai: sì, doveva dirle la verità, quel maledetto senso di colpa lo stava uccidendo nonostante cercasse di fare uso di tutta la sua razionalità.
 
Prima che lei potesse varcare la porta della stanza designata per l’assemblea, lui le cinse il polso particolarmente sottile, fermandola ed attirando la sua attenzione: lei lo guardò un attimo stupita, ma non del tutto timorosa.
 
- Cosa c’è?-

- Devo parlarti, Kurenai…-

- Non mi sembra il caso, la riunione sta per iniziare e –

- Potrei non riuscire più a dirti ciò che devo.-

Lei restò leggermente colpita da quel tono particolarmente duro e grave, come se stesse nascondendo qualcosa di negativo e lei lo percepiva benissimo, cominciando leggermente a preoccuparsi: erano stati nemici per così tanti anni che non sapeva nemmeno come facesse a ricordarsi del suo nome, ma ora che la guerra era giunta al termine dovevano mettere da parte i loro rancori…
Anche se Shikaku, probabilmente, non la pensava allo stesso modo.
 
Si allontanarono da quel corridoio di qualche metro, quel tanto che bastava a lasciarli soli ed appartati al fine di non essere sentiti e a quel punto gli occhi grandi ed intensi della donna guardarono con un certo tono enigmatico lo sguardo abbassato del Nara, come se stesse per confidarle la peggiore delle cose.
 
- Cosa volevi dirmi di così importante?- 

Gli disse, cercando di non mostrarsi preoccupata nonostante quella situazione non le piacesse per niente.
Lui estrasse lentamente un kunai e con gesti garbati glielo mise tra le mani, costringendola a stringere quell’arma mortale ancora una volta ed avvicinò il proprio petto alla punta di quella lama affilata, restando con lo sguardo abbassato ed un’espressione tirata, tanto che Kurenai non poté che restarne particolarmente stupita.
 
- Cosa significa questo, Shikaku?!- 

Chiese quasi allarmata, comprendendo che quello fosse un invito ad ucciderlo ma non appena cercò di ritrarsi lui continuò a tenerle imprigionato il polso in quella posizione, con il kunai a pochi centimetri dal suo stesso cuore.
 
- Qualsiasi spiegazione mia non basterebbe a riparare ciò che ho fatto, sarai libera di fare ciò che vuoi…- 

Perché sì, i sensi di colpa erano qualcosa di incredibilmente ossessionante e lui non poteva più convivere con quel terribile dolore, non senza averle detto la verità e averla lasciata libera di fare ciò che volesse.
 
- Kurenai…- 

Trovò il coraggio di alzare lo sguardo e da vero uomo quale era guardò in viso la sua interlocutrice, colei alla quale aveva compiuto il torto più grande del mondo, distruggendole i sogni, le speranze ed il futuro stesso.
E sì, se avesse voluto ucciderlo, non si sarebbe opposto.
 
- Sono stato io ad uccidere Asuma.-  

 

  
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