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Autore: _hurricane    06/11/2011    10 recensioni
Kurt Hummel è un ragazzo molto particolare, di quelli che forse incontri una sola volta nella vita. E’ fiero di sé stesso ma mai spavaldo, pungente ma mai arrogante, e tremendamente impacciato nelle questioni di cuore.
Kurt Hummel è un ragazzo speciale, così speciale che difficilmente potresti trovare un altro come lui… ma quando Blaine, solista dei Warblers della Dalton Academy, incrocia il suo sguardo in un negozio di dischi, non sa che dentro quegli occhi azzurri si nasconde una bugia.
"E intanto Kurt sentiva il suo profumo, e il cuore di Blaine che batteva proprio sotto il suo orecchio, che sembrava chiamarlo e ipnotizzarlo.
Come se battesse per lui.
Cercò di ignorarlo, perché un cuore, un organo fatto di tessuti, carne, vene e sangue, non batte per nessuno se non per il corpo a cui appartiene. Non batte per nessun motivo, se non per assicurare la vita a colui che lo possiede.
Eppure quel battito regolare, più accelerato a tratti – che strano, sembrava più veloce proprio quando Blaine inspirava tra i suoi capelli – alle sue orecchie non appariva meccanico e ripetitivo. A lui sembrava musica."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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24 New entry

 

Blaine cercò di ignorare i ragazzi e si avviò verso la porta, ma uno di loro fece un passo avanti e disse in tono di scherno: “Non ci presenti la tua ragazza?”

Kurt sentì i muscoli del braccio di Blaine irrigidirsi all’istante e lo lasciò, quasi spaventato. Non lo aveva mai visto così arrabbiato e terrorizzato allo stesso tempo, e gli si strinse il cuore ricordando quale fosse il motivo.

Blaine si voltò, la mascella serrata ma gli occhi che tradivano la paura, saettando tra i due ragazzi e Kurt in maniera quasi frenetica. Troppo, perché loro non se ne accorgessero.

“Ha paura che prenderemo a calci anche lei” disse il biondo all’altro dandogli una gomitata di complicità, a bassa voce per non farsi sentire dal cassiere, l’unico oltre a loro e il cameriere che serviva ai tavoli all’esterno.

Blaine riflettè in fretta: era pieno giorno, non erano sul retro di una palestra scolastica di notte, in attesa di una macchina che li venisse a prendere. Dovevano solo uscire, raggiungere la sua e andare il più lontano possibile. E c’erano persone ai tavoli fuori. Non era la stessa cosa.

Afferrò la mano di Kurt e lo strattonò verso l’uscita, dirigendosi a grandi passi verso la macchina dall’altro lato della strada.

Si fermò davanti allo sportello, lasciò la presa e iniziò a trafficare dentro la sua tasca per tirar fuori le chiavi, ma per l’agitazione la cosa gli risultò più difficile del previsto e i due li raggiunsero a passo tranquillo, come se niente fosse, probabilmente anche per non dare nell’occhio. Ormai i clienti erano fuori portata d’orecchio.

“Non sei per niente gentile” riprese il biondo, che era evidentemente il leader tra i due, appoggiandosi al cofano della macchina con la schiena e incrociandosi le braccia al petto, con aria fintamente stizzita.

Il moro rimase dietro Kurt e Blaine, come se volesse togliere loro qualsiasi possibilità di fuga. Kurt fece per muoversi e fare il giro dell’auto, ma il ragazzo gli si parò davanti, a pochi centimetri.

“Dove pensi di andare dolcezza?” disse mentre si avvicinava ancora, facendolo lentamente appiattire contro la macchina.

Blaine perse completamente la testa, alla vista di Kurt più pallido del solito e con quello stesso sguardo di paura che aveva quando gli aveva raccontato di Karofsky. Non avrebbe permesso che lo rivivesse a causa sua.

Si girò di scatto e afferrò il ragazzo dal colletto della maglia, per poi sbatterlo contro lo sportello proprio accanto a Kurt.

Blaine stesso non si rese conto della forza che mise in quel gesto, una forza che solitamente non aveva. Era sufficientemente muscoloso, sicuramente più di quando era andato al ballo alla sua vecchia scuola, ma quella forza non gli apparteneva, era come essere nel corpo di un altro.

Non… ti azzardare a toccarlo” disse a denti stretti, quasi sibilando, contro il viso del ragazzo.

“Wow, sei cambiato un sacco dall’ultima volta, Anderson! Sei un po’ meno femminuccia, come mai?” disse il biondo in tono divertito mentre si alzava dal cofano dove si era appoggiato, per niente turbato dal fatto che il suo amico fosse stato sbattuto contro lo sportello. Sembrava quasi un gioco per lui.

“Sarà perché la fai tu la donna, scommetto” continuò rivolgendosi a Kurt, che non potè fare a meno di rivolgergli uno sguardo di disprezzo.

Blaine lasciò la presa dal moro per avvicinarsi a lui, vedendolo in pericolo, ma quello ne approfittò per ricambiare il favore.

Lo afferrò e in un attimo ribaltò le posizioni; Blaine grugnì per il dolore che sentì alla schiena sbattendo contro la carrozzeria. Era evidente che il bullo, a differenza sua, non aveva sentito praticamente nulla.

Fu a quel punto che, finalmente, qualcuno sembrò notare qualcosa.

“Ehi, che succede laggiù?” gridò il cameriere dall’altro lato della strada, provocando la curiosità dei clienti ai tavoli che si voltarono a guardare verso di loro.

Il moro lasciò istantaneamente la presa, e il biondo indietreggiò di un passo e si voltò verso il bar.

“Niente, è tutto ok!” disse con un finto sorriso di tranquillità, sventolando una mano. Il cameriere non sembrò convinto, e rimase ad osservarli per un po’.

“E’ stato un piacere” aggiunse divertito, a voce più bassa, mentre faceva segno al suo amico di seguirlo per andarsene.

“Fateci uno squillo se ripassate da queste parti, così chiamiamo tutta la compagnia” disse il moro, sistemandosi la maglia sgualcita e rivolgendo loro uno sguardo di sufficienza.

Entrambi risero mentre si allontanavano lungo la strada.

Kurt rimase immobile, senza fiato, contro lo sportello. Blaine invece fece un profondo sospiro e scivolò lentamente verso il basso, fino a sedersi sull’asfalto. Alzò le mani per coprirsi il viso.

“Blaine, stai bene vero?” chiese Kurt, precipitandosi su di lui. Si accovacciò al suo fianco e gli poggiò una mano sul ginocchio.

“Scusami” rispose lui, continuando a tenere il viso tra le mani. Non stava piangendo, era solo… affranto.

“Ma che stai dicendo? Scusa di cosa?”

“Avrei dovuto insistere. Non dobbiamo venire da queste parti. Mai più” rispose Blaine, alzando finalmente lo sguardo e portando le braccia lungo i fianchi, con aria rassegnata.

Kurt ritrasse lievemente il viso e riflettè.

“E’ per questo che sei così strano in questi giorni? Che non mi prendi la mano e non mi baci mai?”

“E’ successo per caso. Stavo parlando con te al cellulare un giorno al supermercato, e ti ho chiamato... amore. Soltanto alla fine della chiamata mi sono reso conto che c’era uno di loro e mi stava guardando in modo strano. Credevo che avrebbero fatto qualcosa a me, e invece niente. Non volevo che lo capissero, che ci vedessero… scusami. Scusami tanto, Kurt” disse Blaine, lacrime silenziose che iniziavano a scorrere sulle sue guance.

Kurt non lo aveva mai visto piangere, e non gli piacque per niente scoprire come fosse. Era terribile.

Poteva sentire ogni lacrima come se provenisse dai suoi occhi, e ogni respiro affannato e pesante di Blaine gli faceva male al petto, come se togliesse aria a lui. Era troppo, troppo da sopportare.

Si chinò ancora di più e lo abbracciò forte, seppellendo il viso nell’incavo tra la spalla e il collo di Blaine.

“Non piangere” gli sussurrò mentre gli avvolgeva le braccia intorno al collo. “Non piangere, Blaine.”

“Ti avevo promesso che non ti sarebbe successo niente” disse Blaine, senza ricambiare l’abbraccio ma appoggiando la guancia ai suoi capelli morbidi. Kurt si ritrasse e gli prese il viso tra le mani.

“Infatti è così. Non mi è successo niente. Sei stato così coraggioso” disse prima di baciarlo sulla guancia, assaporando un po’ delle sue lacrime e sperando di farle andar via all’istante.

Blaine si arrese: gli avvolse le braccia intorno al collo e lo attrasse a sé in un bacio appassionato, cercando le sue labbra quasi disperatamente.

Quando si staccò, Kurt sospirò e sorrise.

“Andiamo,” gli disse mentre si rialzava e gli porgeva una mano per aiutarlo a fare lo stesso, “io ho ancora voglia di caffè!”

 

* * *

 

“Non immaginerete mai chi ho incontrato ieri” disse Paul, biondo e massiccio, seduto al solito tavolo della mensa scolastica circondato dai suoi fidati compagni di squadra. Accanto a lui, sempre presente come un’ombra, il ragazzo moro dai capelli ricci e folti.

“Chi?” chiese uno di loro con aria un po’ svogliata, mentre gli altri guardavano Paul in attesa sperando che valesse la pena ascoltare.

“Blaine Anderson” disse sogghignando, catturando immediatamente l’attenzione.

Quel Blaine Anderson? Quello per cui tu, Frank, Nathan e Peter eravate stati sospesi?” chiese lo stesso ragazzo che aveva fatto la domanda.

I diretti interessati si scambiarono sguardi complici, come fossero soddisfatti di poterlo dire in giro.

“Già. Ma stavolta era più agguerrito, e aveva un nuovo amichetto,” – rispose Paul – “o amichetta, a dirla tutta. Sembrava una ragazza, avete presente quelle checche con i maglioni lunghi e i papillon e i capelli pieni di lacca?”

La domanda fu seguita da una serie di versi disgustati e commenti sarcastici.

“Lo ha chiamato… Kurt, se non sbaglio” concluse il bullo.

Un ragazzo seduto a quello stesso tavolo alzò la testa dal suo piatto, sul quale era rimasto pienamente concentrato come per non voler sentire, e poi la riabbassò con aria pensierosa.

“Non l’ho mai visto in giro, dev’essere di quelle parti, forse Lima. Tu che sei di lì, per caso lo conosci?” riprese Paul, notando il silenzio del nuovo arrivato lì alla Welby High School di Westerville, la scuola pubblica di quella zona.

Karofsky alzò lo sguardo, senza dire una parola.

 

 


 


Note di _hurricane:

Lo so che il capitolo è breve e che probabilmente adesso sentite l'impulso di uccidermi, ma il cliffhanger era necessario per lasciarvi un po' a... riflettere. Cosa succederà adesso che Dave è finito proprio nella loro stessa scuola?

Ovviamente il nome è inventato, e non saprei dirvi se "legalmente" questa cosa sarebbe possibile: Dave dovrebbe trasferirsi per forza in un altro liceo di Lima, a meno che non cambi residenza? Boh, comunque, mi sono presa questa libertà ai fini della storia.

Have faith in me guys <3

   
 
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