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Autore: MissingPieces    07/11/2011    10 recensioni
Il modo in cui mi guardi mi toglie il respiro... nessuno mi ha mai guardato così, tu mi guardi... non so, come se...
"Come se avessi finalmente trovato quello che stavo cercando?
Come se fossi la cosa migliore che mi sia mai capitata?
Come se fossi la cosa più bella del mondo?
Come se fossi l'amore della mia vita?"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Domani sarà il grande giorno, il ragazzo che ho scelto ha accettato ed io non ho disdetto l'appuntamento, anche se ad essere sincero sono stato vicino a farlo un milione di volte.
Sono nervoso, preoccupato, agitato e spaventato, chissà forse non è troppo tardi per mandare tutto all'aria.
Ok, basta la devo smettere, quel che fatto è fatto, non posso più tirarmi indietro.

A questo punto è arrivato il momento di decidere cosa indossare. Dopo aver trascorso più di venti minuti a fissare il mio armadio, decido che forse è il caso di andare a fare shopping, non voglio essere né troppo elegante, né troppo casual.
Chissà poi perché mi sto facendo tutti questi problemi, non devo andare al mio primo appuntamento e non devo piacergli. Lo pago e che io gli piaccia o no sono affari suoi, non miei, è il suo lavoro.

"Lo pago"... che squallore, questa parola mi pesa incredibilmente, non avrei mai creduto di essere costretto ad arrivare a questo punto.

Dopo un'oretta buona di shopping ritorno a casa con lo stesso problema che avevo prima di uscire. Ho acquistato più del dovuto e non ho ancora deciso quale tra questi abiti indosserò, non so perché ma nonostante tutto c'è qualcosa che mi spinge a fare il possibile per essere perfetto.

Dopo svariate sfilate davanti allo specchio opto per un paio di pantaloni neri piuttosto aderenti, un gilet nero e una semplice maglia aderente a maniche lunghe color bianco panna; non voglio essere troppo appariscente quindi penso che questa sia la scelta giusta.


Il grande giorno è arrivato, mancano soltanto poche ore all'appuntamento ed io sono sempre più nervoso e impaurito.
Ho passato giorni a cercare il luogo adatto, subito ho pensato di scegliere un piccolo hotel magari sperduto su una collina o qualcosa del genere, ma poi ho capito che forse avrei attirato di più l'attenzione.
Avrebbero visto un ragazzo solo prendere una camera per essere poi raggiunto da un altro ragazzo, avrebbero sicuramente notato due uomini che passano del tempo nella stessa stanza e che non arrivano nemmeno insieme.
Avrei suscitato sicuramente parecchia curiosità e forse sono paranoico ma eviterei di dare troppo nell'occhio, meglio confondersi tra la folla.

Ho scelto un hotel molto frequentato, per lo più da uomini d'affari, quindi da persone che viaggiano molto e che non si fermano a lungo in nessun posto.
In questo modo non dovrebbe esserci nessuna probabilità di trovare qualcuno che conosco e nessun problema con la reception, è talmente frequentato che non faranno nemmeno caso a me... e a lui.

Mi trovo nella hall dell'albergo, faccio un bel respiro e cerco di muovere le gambe, che sembrano diventate sempre più pesanti, per dirigermi verso la receptionist.
Cavolo, sto per farlo davvero. Con finta tranquillità do i miei dati e aspetto che mi consegnino le chiavi della stanza che afferro con riluttanza.
Ogni piccolo gesto che sto facendo richiede un tale sforzo. E' tutto un passo in avanti verso il grande momento e ho paura perché tutto sta diventando sempre più reale.

M’incammino timorosamente verso l'ascensore per raggiungere il piano dove si trova la mia camera.
Dopo pochi istanti le porte si aprono, rimango lì, fermo, le mie gambe non ne vogliono sapere di varcare quella soglia e sento il desiderio di scappare diventare sempre più impellente.

Mi decido a muovermi solo quando mi accorgo che le porte stanno per richiudersi, così molto lentamente percorro un breve tratto e arrivo davanti alla porta della mia stanza.
 
Ci siamo. Con mano tremante inserisco la tessera, la porta si schiude, prima di entrare la spingo da un lato per vederne l'interno.
Sono fermo sulla soglia, guardo quel letto che significherà molto per me. Cerco di muovermi, ma è come se i miei piedi fossero incollati al pavimento, mi sento incatenato, mi sento soffocare, vorrei solo scappare.

Penso al motivo per cui sono qui, penso a lui e in quell'istante è come se qualcuno mi avesse liberato dalle catene che mi trattenevano.

Entro, tiro un lungo sospiro e mi chiudo la porta alle spalle, controllo l'orologio, lui dovrebbe essere qui tra circa un'ora; a quel pensiero un brivido mi percorre la schiena.
Dopo una doccia veloce indosso gli abiti che ho scelto e mi sistemo i capelli lasciandoli abbastanza liberi e scompigliati.

Negli ultimi anni ho smesso di usare chili di lacca, ora li preferisco più morbidi e naturali.
 
Do un altro sguardo all'orologio e mi rendo conto che manca davvero poco, ormai ci siamo.

Tra poco più di un quarto d'ora dovrebbe essere qui, decido di provare a rilassarmi per smorzare la tensione durante questo poco tempo che mi è rimasto a disposizione, così comincio a fare l'unica cosa in grado di calmarmi e di rasserenarmi. Cantare.
Cercando di tenere un tono di voce basso comincio a cantare la prima canzone che mi passa per la mente...

 

I'm in here, can anybody see me? 
Can anybody help?
I'm in here, a prisoner of history…can anybody help?
Can't you hear my call?
Are you coming to get me now?
I've been waiting for,
you to come rescue me,
I need you to hold,
all of the sadness I can not,
living inside of me...
I'm in here, I'm trying to tell you something,
can anybody help?
I'm in here, I'm calling out but you can't hear,
can anybody help?
Can't you hear my call?
Are you coming to get me now?
I've been waiting for,
you to come rescue me,
I need you to hold,
all of the sadness I can not,
living inside of me...
I'm crying out, I'm breaking down,
i am fearing it all,
stuck inside these walls,
tell me there is hope for me...
Is anybody out there listening?
Can't you hear my call?
Are you coming to get me now?
I've been waiting for,
you to come rescue me,
I need you to hold,
all of the sadness I can not,
living inside of me...
Can't you hear my call?
Are you coming to get me now?
I've been waiting for,
you to come rescue me,
I need you to hold...
living inside of me...
I'm in here, can anybody see me?
Can anybody help?


Traggo un lungo respiro, mi sento meglio, ogni volta che canto è come se fossi trasportato in un altro mondo, in quei tre o quattro minuti mi sento così libero e lontano dalla realtà. Peccato che quella sensazione di serenità duri così poco ma mi aiuta comunque a rilassarmi e a tranquillizzarmi.
Questa canzone non sarà molto allegra, anzi, ma la sento così mia che mi aiuta sempre cantarla.

Mi do una controllata allo specchio, manca davvero solo qualche minuto. Respiro, respiro, respiro.
Sento dei rumori provenire dal corridoio, sembrano passi. Li sento sempre più vicini finché non s’interrompono.
Rimango con il fiato sospeso per qualche minuto finché sento bussare alla mia porta.
E' un tocco leggero, delicato, così contrastante con il battito del mio cuore che sembra mi stia per scoppiare nel petto.
Non ho più scampo, non posso più tornare sui miei passi. E' fatta. In un attimo di follia penso che potrei buttarmi dalla finestra, ma non credo sia una buona idea.

Molto lentamente, forse troppo, mi dirigo verso la porta, la fisso per qualche istante, la mia mano sembra non essere intenzionata a muoversi.
Ad un tratto penso a lui, ai suoi occhi, cavolo è così vicino.
Porto la mano sulla maniglia, esito ancora qualche secondo poi finalmente, come se fosse una delle così più difficili al mondo, mi decido a togliere l'unico ostacolo che m’impedisce di vedere quegli occhi che mi tormentano da giorni.

Rimango a fissare quello sconosciuto senza muovere un passo, anche lui rimane immobile mentre molto lentamente fa passare lo sguardo lungo tutto il mio corpo.
Avere quegli occhi su di me in quella maniera, mi sconvolge. Il suo sguardo non mi piace, mi fa sentire nudo, forse mi sta giudicando per essere ricorso ad un gigolò o forse non gli piaccio fisicamente e sta pensando che sarà difficile portare a termine il suo lavoro.
Mi sento un oggetto, anche se forse in questa situazione è lui che dovrebbe sentirsi tale.

I suoi occhi arrivano all'altezza del collo per poi concentrarsi sul viso, indugiare sulla bocca e arrivare infine agli occhi.
Il suo sguardo sicuro e malizioso di poco prima sembra sparire per un attimo per lasciare spazio a qualcosa che non riesco a decifrare, per un attimo mi è sembrato sorpreso.

Di una cosa sono sicuro, quello sguardo nel mio m’innervosisce e non vedo più quella limpidezza e quella luce che vidi nella sua foto.
Mi sto agitando sempre di più, forse lo capisce o forse no, ma grazie al cielo si decide a parlare.

"Allora mi fai entrare?! Non credo che stando fermi qui, potrei eseguire il mio compito" mi dice con sguardo ammiccante.
Arrossisco e mi maledico per essermi cacciato in questa situazione, mi sposto da un lato e con un gesto della mano lo invito ad entrare.
Chiudo la porta e la paura comincia ad impossessarsi di me.
Mi sento un tale idiota, sembro un ragazzino, devo smetterla di comportarmi in questo modo, devo ricorrere alla mia tanto amata ironia e al mio talento che mi salvano nelle situazioni in cui mi sento a disagio, devo mostrare sicurezza, non posso e non voglio fargli capire quanto sia nervoso.
Ma prima che possa dire qualcosa è di nuovo lui a parlare.

"Bene, allora prima di tutto vorrei mettere in chiaro alcune cose, diciamo che ho delle regole che non ho mai trasgredito, mai.”

Annuisco per esortarlo a continuare.
"Non devono esserci presentazioni, meno cose so del mio cliente e viceversa, meglio è.
Non ho mai più di un incontro con la stessa persona, questo vuol dire che oggi è l'unica volta in cui ci vedremo; per altri appuntamenti dovrai scegliere qualcun altro."

Come si permette?! Cosa gli fa credere che vorrò altri appuntamenti?
Chi si crede di essere?! Questo suo comportamento mi da sui nervi e non riesco a controllarmi.

"Cos’è hai paura che i tuoi clienti rimangano così delusi dal primo incontro che non ti vogliano per un secondo, quindi metti le mani avanti?"

Sembra piuttosto sorpreso dal mio commento mentre si avvicina e si ferma a pochi passi da me.

Mi guarda con strafottenza, si sofferma sulle mie labbra, poi con un sorriso sarcastico e con un tono pericolosamente basso dice:
"Vedremo tra qualche ora se crederai ancora che qualcuno possa rimanere deluso da me."

Un brivido mi percorre la schiena, sarà per i suoi occhi così vicini, per il suo respiro che accarezza il mio viso, per la sua voce roca e per il suo profumo.
Dannazione quel profumo. Non so se sia il suo dopobarba, il suo shampoo, il suo bagnoschiuma, la sua acqua di colonia o semplicemente l'odore della sua pelle o se sia un misto tra tutto questo, l'unica cosa che so è che... santo cielo, non ho mai sentito un odore così eccitante.
Comincio a sentire caldo, faccio un passo indietro cercando però di nascondergli quanto mi abbia sconvolto con così poco.

Lui ha una strana espressione in volto, ma dura solo qualche istante, fa un passo indietro a sua volta prima di riprendere la parola:
"Torniamo alle mie regole.

Non bacio sulle labbra. Né con la lingua né senza, precisamente non bacio e basta.
Non coccolo e per l'amor del cielo non voglio essere coccolato e non faccio altre cose di questo genere.
E' solo sesso, semplice e puro sesso, niente di più, niente di meno.
E' tutto chiaro? Domande?"

Che razza di bastardo ho scelto.
Mi sento uno schifo e sono sempre più agitato, comincio muovere nervosamente le mani prima di chiedere.
"Una sola domanda, per quel che riguarda..." mi schiarisco la voce. "... i preliminari? Cioè... come sai... questa è la... pr... prima volta per me."
Mi fermo sperando che capisca dove io voglia arrivare, ma a quanto pare non ci arriva e si limita a guardarmi confuso.
"Voglio dire... andremo subito al sodo? Così senza... nessuna preparazione?"
Quando capisce cosa intendo mi guarda scocciato.
"Io sono un professionista, faccio quello per cui sono pagato, non sono uno stupratore è chiaro che, soprattutto nel tuo caso, ci sarà un'adeguata preparazione.

Sia ben chiaro però che nel mio servizio non sono comprese smancerie o cose del genere, se ti aspettavi qualcosa di diverso, hai sbagliato persona. Anzi hai sbagliato tutto, in questo settore funziona così, se volevi qualcosa di più, avresti dovuto cercarti un fidanzato."

Quelle parole mi arrivano dritte al cuore e mi fanno talmente male che rimango paralizzato. Sento i miei occhi riempirsi di lacrime, faccio di tutto per trattenerle, non posso piangere davanti a questo bastardo.
Ma lui se ne accorge, sembra dispiaciuto, per un attimo mi sembra di scorgere quello sguardo che vidi in quella foto e che mi ha tormentato a lungo.
Ma è solo un istante.

Deglutisco più volte prima di trovare la forza di parlare.
"Per caso sei pagato anche per giudicare o offendere i clienti?"
Tenta di rispondere ma lo interrompo e continuo.

"Non devo darti nessuna spiegazione, non sono affari tuoi i motivi per i quali ho fatto questa scelta.
Hai detto che fai quello per cui sei pagato, sei un professionista, allora non ha nessun diritto di parlarmi in questo modo. Sapevo benissimo a cosa sarei andato in contro, non mi aspettavo certo di fare l'amore, sapevo che sarebbe stato solo sesso, non so perché pensi che mi aspettassi di più.

L'unica cosa che non sapevo è che avrei scelto un bastardo maleducato pieno di sé."

Le mie parole gli fanno male e lo lasciano sorpreso, glielo leggo negli occhi, la sua sicurezza sembra vacillare per un attimo.

"Io non sono così" sussurra con un tono di voce che non gli avevo ancora sentito e con lo sguardo perso nel vuoto.
Ora tocca a me sorprendermi, sembra completamente un'altra persona.
Rimane così per qualche istante finché non sposta lo sguardo nel mio, rimaniamo così per qualche secondo, gli occhi negli occhi.
Eccolo di nuovo quello sguardo, quello che mi ha spinto a sceglierlo.
Sento qualcosa che non ho mai sentito prima d'ora, men che mai con uno conosciuto, qualcosa che non sono nemmeno in grado di spiegare.
I suoi occhi sono di nuovo scrutatori ma questa volta non indagano il mio corpo, sembrano voler andare molto più in fondo, sembrano cercare chissà che cosa nei miei e questo mi rende terribilmente vulnerabile.
Distolgo lo sguardo, non riesco a reggerlo ancora, faccio un passo indietro e cerco di riprendere il controllo.

“Scusami, non ho il diritto di dirti come sei, non ti conosco. Posso solo dirti che in questi minuti mi hai dato quest'impressione. Ma ho esagerato, non dovevo. Tu non hai il diritto di giudicare me e io non ho quello di giudicare te.”
Le mie parole sembrano sorprenderlo ancora una volta, esita un attimo prima di riprendere a parlare.
Sembra indeciso su cosa dire, poi torna velocemente ad essere il ragazzo arrogante di poco prima.

"Va bene, ma possiamo procedere? Non sono venuto qui per parlare, sono pagato per fare qualcosa di preciso, quindi atteniamoci a quello, ok?"
Basta, questo è troppo, non lo sopporto. Ho deciso, lascio perdere.

"Sai cosa ti dico? Lasciamo stare, ti pagherò comunque la cifra stabilità. Scusami per il disturbo ma non posso e non voglio continuare."
Mi guarda con uno sguardo indecifrabile per qualche minuto poi dice:

"Se è questo che vuoi, va bene. Però avresti potuto pensarci bene prima di farmi venire fin qui. Perché mi hai contattato se non eri pronto?"

Cerco di mantenere la calma.

"Il problema non è se io sono pronto o meno, il problema è che non voglio farlo con te. Ti pagherò il doppio della cifra, è abbastanza per il disturbo?"

"Diciamo di sì" risponde con tono incolore.

Vado a prendere il libretto degli assegni nel mio borsone, mentre lo cerco gli do le spalle, quando mi volto a guardarlo mi accorgo che mi stava fissando il sedere.
Mi guarda con sguardo malizioso e si lecca lentamente le labbra mentre io arrossisco in maniera piuttosto evidente.
Compilo l'assegno e glielo porgo, lui lo afferra in silenzio, poi si dirige verso la porta; prima di uscire però si volta verso di me e molto, troppo, lentamente fa passare lo sguardo lungo tutto il mio corpo soffermandosi sulle parti basse.

"Peccato però..." mi dice con sguardo ammiccante guardandomi negli occhi... "mi sarebbe piaciuto farci un giro su quel corpo!"
Sussulto e arrossisco di nuovo ma per non comportarmi come uno stupido ragazzino, cerco di rispondergli a tono.
Con finto tono dispiaciuto esclamo: "avresti potuto averlo, ci sei andato molto vicino, è stata solo colpa tua."
"Touché" mi dice prima di uscire da quella porta e molto probabilmente anche dalla mia vita.


 

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Note: Grazie mille a tutte le persone che hanno letto il primo capitolo, a quelle che l’hanno recensito e a quelle che hanno inserito la storia tra seguite/preferite/ ricordate!

Grazie davvero, spero che la storia vi piaccia almeno un po’! Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
Consigli, opinioni e critiche sono sempre ben accetti! :-)

Per quel che riguarda questo capitolo, la canzone è “I'm In Here” di Sia. L’ho scelta per un motivo che si capirà in seguito.
Alla prossima.

Saluti.


 

   
 
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