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Autore: Marauders    07/07/2006    14 recensioni
Una madre non abbandona mai il proprio bambino. Neanche la morte li può separare. By Prongs
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bimbo mio

 

Insieme al buio, anche il silenzio è calato sulle stradine di Little Whinging, insinuandosi tra le villette a schiera tutte uguali, in ogni stanza di ogni casa. Solo al numero 4 c’è ancora una voce che strilla e una luce accesa.

“Se non la smette di piangere” bofonchiò Vernon rigirandosi su di un fianco, “Sveglierà Dudley.”

La moglie, Petunia, scostò la coperta e si alzò, “Vado a vedere di farlo smettere” disse riluttante, non voleva certo che il suo adorato bambino si svegliasse per colpa di quella peste di suo cugino!

Gettatasi la vestaglia sulle spalle uscì dalla sua camera da letto per raggiungere quella del bambino che, più che una vera e propria stanza era uno stanzino da lavoro momentaneamente riadattato a cameretta.

Aprì la porta, senza troppo curasi di non fare rumore, dopotutto il bambino era già sveglio per dare tanto fiato ai polmoni.

Harry, di appena due anni, era in piedi nel suo box, tendeva le braccia verso l’unica finestra presente, aprendo e chiudendo le mani ritmicamente come a voler acchiappare qualcosa, non sembrava che stesse piangendo, piuttosto…rideva!

Petunia stava per entrare nella stanza per rimettere il bambino a dormire e poterci tornare finalmente anche lei ma qualcosa la trattenne sulla soglia.

Dalla finestra chiusa, un raggio di luna illuminava l’intera cameretta, sembrava esser quello ciò che Harry desiderava tanto prendere, era talmente sporto in avanti che per poco non rischiava di cadere.

Come con un forte colpo di vento, la finestra si spalancò all’improvviso, facendo gridare il bambino sempre più forte.

Nella luce della luna che ora inondava tutto, Petunia ebbe l’impressione di vedere una figura definirsi sempre più nitida.

Prima un piedino scalzo si posò sul freddo pavimento, seguito da uno svolazzante vestito, le braccia candide e poi il viso sereno, sorridente e i capelli d’argento che le ricadevano morbidi sulle spalle.

Aggrappato al box, Harry cominciò a saltellare allegro, mai visto bambino più felice e, di tanto in tanto lanciava gridolini per attirare l’attenzione della donna fatta di luce.

Lei sorrise di nuovo e si avvicinò, sembrava volare, tanto era leggero il suo passo, anche lei tendeva le braccia, anche lei desiderava tanto quell’abbraccio.

Prese il bambino e, dopo averlo guardato teneramente negli occhi, lo strinse al seno e cominciò a cantare.

Bimbo mio, vieni qui.

Petunia portò una mano alla bocca, per soffocare un grido, sebbene fosse fatta solo di luce di luna, l’aveva riconosciuta, quel profilo…quei gesti…e quella canzone.

No, non pianger così

Lily, sua sorella Lily. Per tanti anni l’aveva disprezzata, odiata ma vederla così le fece sprofondare il cuore.

Non l’aveva detto a Vernon, ma quando era morta aveva pianto.

Quando aveva raccolto Harry sulla porta, aveva pianto nel vedere i suoi occhioni verde smeraldo come quelli di Lily che la guardavano come aveva sempre fatto la sorella. La rimproveravano silenziosamente.

Non l’avrebbe mai ammesso, ma erano anni che le mancava la sorella perduta…tanti anni…

Ti terrò stretto al mio cuor con tanto amor

Harry rideva forte quando la mano della donna gli carezzava i corti capelli neri e le guance rosee e si stringeva sempre di più per non farla andare via.

Era tardi, la luna stava per cedere il suo posto al sole della mattina, allora Lily si mise in piedi e, dopo aver dato un bacio sulla fronte del suo bambino lo rimise nel lettino.

Con tanto amor.

La luce della luna scomparve, la finestra si richiuse e Harry, chiusi i suoi occhi, trovò finalmente il suo meritato sonno.

Verrò ancora due volte e poi non più.

 

“Petunia, non hai dormito bene?” le chiese Vernon, l’indomani mattina a colazione l’intera famiglia Dursley era riunita intorno al tavolo, ma Petunia sembrava assente, “È colpa di quello, vero?” disse facendo cenno al bambino seduto sul seggiolone.

La donna guardò Harry, ora non sembrava più felice come la notte prima, teneva in mano il biberon svogliatamente, come se dovesse mangiare per forza, gli occhioni verdi erano umidi e il capo leggermente chinato, sentiva la mancanza di qualcosa…di qualcuno…

“Diddy tesoro” disse Petunia rivolgendo l’attenzione al suo bambino, “Perché non vuoi mangiare?”

avvicinò il cucchiaino con la pappa, Dudley voltò il capo, sempre a fare capricci, “Fallo per la mamma.”

Harry alzò la testolina ricciuta e cominciò a guardarsi intorno con aria curiosa, aveva cominciato a bere il latte più tranquillamente. Era bastata una parola a fargli tornare il buon umore.

La giornata si svolse monotonamente come tutte le altre che l’avevano preceduta, il piccolo e arrogante Dudley non la smetteva un attimo di tormentare il cuginetto e quest’ultimo, essendo non solo più minuto ma anche meno forte e troppo buono, lo lasciava fare, reagendo solo di tanto in tanto.

Quella famiglia non gli piaceva, non si trovava bene con loro, solo di notte gli ritornava il sorriso.

 

Nel cuore della notte, dopo essersi accertata che sia Vernon che Dudley dormissero, Petunia si alzò di nuovo per tornare in camera di Harry, voleva vedere se l’episodio del giorno prima si sarebbe verificato di nuovo.

Il bambino era di nuovo in piedi nel suo lettino, non stava piangendo né ridendo, semplicemente aspettava, tendeva le manine di tanto in tanto, sempre più convulsamente mentre la luce della luna si faceva più intensa.

Poi la finestra si spalancò e la stessa voce melodiosa riprese a cantare, dal punto in cui si era interrotta la sera prima.

E allora si che a Harry tornò il sorriso.

Se si burlan di te       

Lily lo prese in braccio e, invece di cullarlo come aveva fatto, lo reggeva tra le braccia e insieme a lui volteggiava per la stanza.

Non badarci perché il mio amor sol ti darà felicità

Anche Lily stava ridendo, neppure la morte era riuscita a separarla dal suo amato bambino.

Felicità.

Gli diede un bacio sulla fronte, proprio sulla cicatrice e lo rimise nel lettino.

Un ultimo sguardo, un ultimo sorriso e gli rimboccò le coperte, col suo passo leggero volò alla finestra, Verrò ancora una volta e poi non più e sparì.

Petunia era scivolata lentamente per terra, reggendosi allo stipite della porta, lacrime inconsapevoli le stavano bagnando le guance.

La sorella morta…il nipotino abbandonato…e lei che non riusciva a fargli da madre per paura.

 

“Possibile che questo bambino sia allegro solo quando deve andare a dormire?” fece Vernon.

Erano tutti in salotto, pronti per andare a dormire. Naturalmente Dudley cominciò a frignare e a fare il diavolo a quattro, pur di rimanere ancora alzato a giocare con i suoi innumerevoli giocattoli. Harry invece no, era sempre più tranquillo quando il sole cominciava a calare, solo la zia ne sapeva la ragione.

Petunia guardò l’orologio, stando a quanto aveva detto Lily quella era l’ultima volta che sarebbe andata a trovare il suo bambino, anche Harry sembrava averlo capito, quella era l’ultima volta che avrebbe rivisto la sua mamma.

Scoccata la mezzanotte, Petunia era di nuovo in camera con il bambino, sempre seminascosta dall’ombra per non farsi vedere e non rompere l’idillio fra madre e figlio.

Harry non stava in piedi, questa volta, era semplicemente seduto, non staccava gli occhi dalla finestra, ma stava piangendo.

Il raggio di luna tornò ad assumere l’aspetto di Lily Evans Potter, stava sorridendo, ma anche lei sembrava sul punto di piangere.

Quando il bimbo la vide non riuscì più a trattenersi, i singhiozzi e i singulti riempirono la stanza, il viso di Harry era contratto e rosso e le lacrime non avevano intenzione di smettere.

Bimbo mio non temer

Lily lo prese in braccio e lo strinse forte, gli carezzava la testolina e lo cullava, anche le sue guance erano rigate da lacrime d’argento.

La tua mamma è con te

Ma Harry non la smetteva, proprio non ci riusciva. Capiva tutto quello che succedeva intorno a lui, tutto quello che gli veniva detto.

Fa brillar gli occhioni tu

Lo depose nella culla dolcemente e finalmente riuscì a tranquillizzarlo.

Non pianger più

Con una mano cancellò le ultime tracce di lacrime dal visetto del bimbo che al contatto con quella mano calda e tranquilla sorrise di nuovo.

 Non pianger più.

Strettagli la manina per l’ultima volta, la lasciò andare piano, piano mentre si innalzava verso il raggio di luna che la stava portando via, una lacrima candida le scivolò via.

Grazie Petunia, grazie per esserti presa cura del mio bambino.

 

Fine

 

Si, si…lo so che è molto triste…Padfoot ha versato perfino qualche lacrimuccia…ma fatemi sapere!

Muoio dalla voglia di leggere i vostri commenti su questa storia!

Grazie per aver recensito le mie altre storie! Siete fantastici!!!

 

A presto!

 

Prongs

 

P.S. La canzone a cui mi sono ispirata per questa storia è tratta dal cartone di “Dumbo” e si intitola proprio “Bimbo mio”.

 

  
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