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Autore: m00nlight    07/11/2011    13 recensioni
Il mio tormento, puntuale, torna a farmi visita.
Quel sorriso sprezzante del pericolo, quella sfrontatezza stampata in volto.
Chiudo gli occhi e mi è di fronte.
Gli angoli della bocca curvati verso l'alto.
Si prende gioco di me.
Mi guarda e sorride, perché sa già che riuscirà a sfuggirmi.
"Dimmi chi sei".
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di Lady Oscar non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Riyoko Ikeda.


 
 
Alla luce fiacca di una pallida aurora estiva, i miei occhi incontrano i suoi nei riflessi del piano.
Le mie mani arrestano la loro corsa sui tasti bianchi e neri, non appena la sua voce giunge alle mie orecchie, eludendo la sua richiesta gentile.
-Non fermarti, ti prego-
D'impeto stacco i miei polsi dal legno lucido del piano e mi ritrovo a fissare le mie mani a mezz'aria, le dita continuano a tenere le ultime note nel vuoto. 
E' tutto sospeso, è tutto fermo, in una fissità innaturale.
Percepisco perfettamente il suono del suo respiro, che all'improvviso sembra riempire la stanza e riecheggiare tra le pareti, quasi assordandomi. 
Nel silenzio del mattino ogni suono è più nitido e forte.
E' timida la mano che raggiunge la mia spalla e vi si posa sopra, come impaurita. 
Il mio istinto ha la meglio sulla ragione, così la scrollo via subito, alzandomi dallo sgabello, lui ritrae la mano, come se fossi incandescente e si fosse scottato.
Pochi passi e mi dirigo verso il camino spento. 
Devo difendermi dallo sconosciuto che è alle mie spalle. 
Con movimento veloce, raggiungo la mia spada e la libero dal suo fodero per mirare, infine, alla sua giugulare.
Mi fermo un istante prima dell'irrimediabile e osservo la sua espressione impassibile.
Mi accorgo che il mio gesto non ha causato in lui la minima reazione, anzi continua a fissarmi negli occhi, imperterrito. 
E' calmo, preparato alle mie mosse.
E' come giocare a scacchi allo specchio, può prevedermi.
Mi accorgo solo adesso che indossa i suoi abiti civili. 
Niente seta nera.
Niente di nero. 
Solo i suoi capelli, più neri della notte.
Con un dito allontana di qualche centimetro la lama dal collo, senza staccare i suoi occhi dai miei, così, mi vedo costretta alla fuga, e poso lo sguardo sul pavimento.
-Oscar- la sua voce accarezza gentile il mio nome, suscitando in me un piccolo fremito che risale lungo la schiena.
Lo blocco subito, richiamando a me tutta la forza che riesco a raccogliere negli angoli della mia mente. 
-Sta zitto, Andrè. Non una parola.-
Lo freddo con lo sguardo e mi accorgo che qualcosa si è mosso dentro di lui.
Se sfiorasse la mia pelle, ora di sicuro si scotterebbe, perché la rabbia ha iniziato a bruciare nelle mie vene. 
Ogni tentativo di controllarla presto si rivela vano.
-Per anni ho riposto fiducia in te. Cosa ne hai fatto?- inizio il mio monologo, sussurandolo quasi, mentre scuoto piano la testa, parlando a me stessa, sputando fuori la collera che adesso mi avvelena il cuore.
-Avrei messo la mia vita tra le tue mani, senza esitazione. Come hai potuto?- Improvvisamente non riesco più a reggere il peso del suo sguardo, ora più serio, e prendo a fissare un punto oltre le sue spalle.
-Hai distrutto tutto, Andrè. Hai fatto brandelli della nostra amicizia senza ritegno, non ne è rimasto più nulla. Mai avrei immaginato che dietro quella maschera potesse nascondersi il mio migliore amico. Un criminale, è quello che sei e come tale io ho il dovere di trattarti-.
Affondo di più la lama nella carne. 
Un rivolo di sangue sporca la pelle ambrata del suo collo.
-Non ti sarà riservato nessun trattamento di favore, sarai condannato alla stregua dei tuoi simili e giustizia sarà fatta.-
Il sangue cola lungo la lama, poi una goccia si stacca e precipita al pavimento, allargando una macchia tra le trame orientali del tappeto.
-Io ti ucciderò, Cavaliere Nero. Dì le tue ultime preghiere, è giunta la tua ora-.
Senza rivelare alcuna emozione in volto, vedo la sua mano chiudersi attorno alla lama della mia spada, impossessarsene e lanciarla in un angolo della stanza, lontano da noi. 
Non è difficile costringermi alla resa, poiché sono ancora convalescente dalla sera dello scontro. 
Sembra non curarsi della sua mano ferita, che ora ha preso a sanguinare, invece, muove un paio di passi nella mia direzione.
Arretro, fino a scontrarmi con il piano dello scrittoio.
Allungo una mano alle mie spalle e mi approprio della pistola, a riserva nel cassetto.
Non colgo il mio avversario di sorpresa quando gliela punto contro, credendo di sfoggiare una decisione che al momento sembra latitare nel mio armamentario.
Avanza ancora, fino a far lambire la bocca della canna della pistola al suo petto, infine mi afferra il polso con l'arma e ne altera la traiettoria.
E' perfettamente cosciente di una verità che non conosco neanche io: non gli avrei mai sparato.
Forte di questa convinzione, annulla la distanza tra noi una volta per tutte. 
 
Poi mi uccide.
 
Con l'arma più letale di cui dispone.
E non c'è verso di salvarsi.
Una volta che colpisce, l'emorragia di emozioni è inarrestabile, incontrollabile.
 
Così muoio, adagio, senza fretta, costretta a capitolare dalle sue labbra assassine.
E siamo Oscar e Andrè. 
Senza ruolo, senza regole.
La pistola scivola dalle mie dita e arriva al pavimento in un colpo sordo, la mia mano, guidata dalla sua, torna lungo il fianco. 
Quando si allontana dalla mia bocca, i miei occhi sono ancora chiusi. 
-Chi sei tu?- mormoro in un alito di voce.
-Che importanza ha chi io sia? Sono il grido del popolo che ha fame, sono le urla della povera gente oppressa...- riecheggiano parole già sentite, una battuta già detta.
La sua bocca è vicina al mio orecchio e gli parla piano, solleticando la pelle del viso e del collo con il suo respiro.
-Chi sei tu?- ancora una volta cerco la risposta di cui ho bisogno, ma che non ho mai avuto.
-Sono io, Oscar. Andrè- Le sue parole arrivano dritte al cuore, senza passare per la testa e sono violente, brutali, devastanti e dolcissime. 
E comprendo che nulla è cambiato. 
O forse sì.
Perché c'è qualcosa di nuovo in me. 
Una sfumatura nuova del mio essere sta prendendo forma, plasmata dal suo calore.
Sento nascere e crescere in me il germe di una femminilità rinnovata, piano piano si fa strada e viene alla luce.
-Se hai intenzione di uccidermi, Oscar, fallo nel più dolce dei modi- la sua bocca si posa dietro l'orecchio, poi in una scia di baci scende più giù, sfiorando la pelle scoperta.
-E' l'alba delle verità e allora che siano svelate, ma che siano svelate tutte-.
Continua a parlare, a ogni parola una pausa e poi un bacio.
Sotto l'effetto dei suoi gesti perdo il contatto con la realtà e mi è difficile ribattere.
In un attimo di lucidità metto insieme poche parole.
-Conosco già il tuo segreto- in un modo quasi imbarazzante, cerco di nascondere la mia voce ansante.
-Credimi, Oscar. Questo è solo il più piccolo dei segreti- il suo tono si colora per un attimo di quell’impudenza che ho visto molte volte sul viso del Cavaliere Nero.
-Il segreto più grande lo conservo dentro da una vita intera- Cerca il mio sguardo e lo trova. 
I suoi occhi si fanno ancora più seri, se possibile, e sembra possa arrivarmi fino in profondità.
Non avevo mai notato quanto potesse diventare limpido il verde delle sue iridi, uno splendente prato di Arres.
Dentro vi rivedo noi, lontani dall'idea di adesso, immobili in un tempo già troppo passato, quando potevo dire con certezza chi eravamo. 
E adesso chi siamo, Andrè? 
Cosa siamo? 
Basta guardare un po’ più affondo per capire che segreto nascondi. 
Perché qualcosa di così grande, per quanto tu ti sforzi, non puoi celarlo, dentro non esiste uno spazio così profondo per nasconderlo.  
Hai lasciato che fosse uno sconosciuto a svelarmelo, dietro una maschera di seta nera. 
Quando si finge di non essere se stessi, ci si sente più forti e si abbatte qualsiasi tipo d’inibizione.
-Amami, Oscar- torna a sussurrare al mio orecchio e un brivido mi pervade e mi scuote.
Una semplice richiesta, una preghiera.
Quasi una pretesa.
Dallo stesso uomo che ha curato le mie ferite, dallo stesso uomo che mi ha tradita.
Dallo stesso uomo che mi ha fatto tremare il cuore.
Lo sconosciuto dal profumo di casa.
Si offre inerme senza maschera a me.
-Amami adesso, Oscar. Poi uccidimi, condannami-.


 
To be continued...
 
  
  
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