Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Zaire    07/11/2011    1 recensioni
Zaire è una ragazza di diciotto anni che vive in una piccola cittadina del Montana. La sua vita è iniziata a cambiare quando è entrata in contatto con il mondo dei vampiri. Ora s trova a vivere da sola nella sua casa, con uno spasimante insistente e un nuovo vicino piuttosto intrigante.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


Da qualche giorno avevo adottato un nuovo metodo per tirare avanti: ridurre i consumi. Avendo uno stipendio abbastanza misero, nonostante il recente aumento, non potevo permettermi di vivere nel lusso, quindi ero più o meno costretta a mangiare in quantità minore del normale. Sarei sopravvissuta, anzi, sarei perfino dimagrita!
I miei pensieri vennero bruscamente interrotti da uno schizzo d'acqua bollente che dalla pentola saltò fino ad arrivare alla mia mano. Appena le gocce toccarono la pelle una fitta acuta di dolore mi invase e mi lasciai scappare un breve urlo. Faceva un male indescrivibile e la mano iniziò ad ustionarsi visibilmente, diventando rossa e bruciando pezzi di carne fino a poco prima intatti.
Velocemente avvolsi uno strofinaccio intorno alla mano e salì le scale verso il bagno, in cerca del disinfettante. Quando lo trovai, dopo aver rovistato per tutta la stanza facendo cadere di tutto, lasciai a terra lo straccio, pronta ad intervenire sui danni che la ferita aveva provocato.
"Oh cazzo!"
Girai e rigirai la mano, incredula, ma niente: la pelle era liscia e perfetta come la seta, senza traccia di ustione o anche solo di semplici graffi, niente! Eppure..ero sicura di aver visto la carne bruciata, la ferita aperta. Questa volta non poteva essere la mia immaginazione, non potevo aver sognato il dolore e la pelle ustionata della mia mano. Avevo visto bene quello che mi era successo appena l'acqua bollente era entrata in contatto con il carnato e..era raccapricciante, sul serio!Ma allora..perchè non c'era più niente?Sembrava come se la ferita si fosse rimarginata da sola.
Sobbalzai spaventata al suono prolungato del campanello e dopo qualche secondo scesi di corsa le scale, quasi inciampando sui gradini. Sul pianerottolo sentì il rumore dell'acqua che bolliva in cucina, così corsi a spegnere il fuoco e scolare la pasta; nel frattempo il campanello suonò un altra volta, questa volta il suono fu più acuto e insistente.
"Arrivo" urlai nervosa al limite dell'esaurimento.
Finito in cucina andai ad aprire la porta, con il fiatone, appoggiandomi all'anta bianca di legno. Quando vidi chi mi stava davanti il mio respiro si interruppe e rimase scioccata, ad occhi sbarrati senza proferire parola.
"Posso entrare?" chiese Hades con sguardo ammiccante.
Quando iniziò a parlare, nonostante il tono suadente della sua voce, ritrovai il mio coraggio e lo guardai con fare di sfida.
"Perchè CHIEDI di entrare quando potresti farlo e basta?"
Sapevo bene che qualsiasi persona educata non si sarebbe presentata a casa di qualcun altro entrando senza prima aver chiesto permesso ma quella volta era diverso: lui aveva BISOGNO del mio permesso.
"E' un invito?"
I suoi occhi fiammeggiarono e provò ad avanzare un piede ma qualcosa gli impedì di varcare la linea della porta. Sorrisi compiaciuta alla sua espressione delusa. Con un movimento della testa indicai il suo piede fermo e alzai un sopracciglio, ancora sorridendo velenosa.
"Come vedi no"
"E allora perchè non mi inviti?"
Questa volta il suo tono di voce tradì una nota d'impazienza e..di rabbia, nonostante abbia cercato di mantenere un timbro più educato possibile. Alla sua domanda alzai gli occhi al cielo poichè la risposta mi sembrava alquanto sottointesa.
"Beh..mi pare ovvio"
Ci fu un momento di silenzio durante il quale entrmbi ci guardammo negli occhi in cagnesco, a testa alta, senza mai abbassare lo sguardo. Fui io a interrompere quel silenzio carico d'odio.
"Senti, non voglio fingere: entrambi sappiamo abbastanza dell'altro da avere altrettanti motivi per non fidarci, quindi non facciamo finta di essere tranquilli vicini di casa e di voler instaurare un rapporto perchè sappiamo tutti e due che non è vero e non lo sarà mai"
Il suo sguardò stranamente si addolcì, seppur di poco, e allungò una mano verso il mio viso, frenato soltanto dallo spesso muro invisibile che separava la casa dal giardino. La frustrazione nei suoi occhi era visibile: era come un dolore così profondo che io non potevo capire in tutte le sue complicate sfaccettature; dietro a quella maschera doveva nascondersi qualcosa ma io non avevo tempo di scoprire cosa, prima dovevo pensare a mettermi in salvo.
"Perchè non dovrei fidarmi di te?" 
Alzai il mento con fare d sfida, guardandolo sprezzante e facendo uscire le parole con tono velenoso, in modo da ferire anche i cuori più duri.
"Perchè quelli come te hanno ucciso tutta la mia famiglia, uno ad uno, e questo è un valido motivo per non confidare nella mia lealtà"
"Quindi.." alzò un sopracciglio a metà tra lo stupore e il divertimento "pensi di essere in qualche modo pericolosa per me?"
Sottolineò la parola "pericolosa" facendola emergere dalle restanti e pronunciandola con un guizzo sadicamente divertito negli occhi luminosi.
A quell'immagine allo stesso tempo incantevole e spaventosa rabbrividì, apprendendo che per lui ero soltanto cibo e che di sicuro non sarei riuscita a frenare i suoi piani, qualsiasi essi fossero e ammesse che ne avesse. Incrociai le braccia al petto sospirando a testa bassa, arresa al fatto che se avesse voluto mi avrebbe già potuta uccidere in mille modi diversi, senza esitare neppure per un momento.
"Perchè sei qui?" chiesi continuando a guardare le mie scarpe.
Quando alzai lo sguardo lo vidi sorridere radioso, mostrando i denti bianchi che risplendevano al pallido bagliore della luna, quella sera completamente scoperta dalle nubi.
"Voglio conoscere la mia nuova vicina, no?"
"Intendo dire: perchè sei in questa città e vivi davanti a casa mia?"
Improvvisamente si rabbuiò, messo alle strette dall'esplicità della mia domanda. Tornò a guardarmi in cagnesco e rispose tra i denti, quasi ringhiando:
"Non penso che una piccola e insignificante umana come te possa semplicemente decidere di sapere certe cose"
Ridussi gli occhi a due fessure e inarcai un sopracciglio, elevando di nuovo le difese che poco prima avevo lasciato cadere di poco.
"Tu si che sai come fare in modo che la gente si fidi di te"
"Tu..non sai" ringhiò furioso, fuori di sè.
"Per questo chiedo" ribattei veloce, a testa alta, senza lasciargli il tempo per aggiungere altro.
"Tu..non PUOI chiedere" scandì ancora più rabbioso.
"Ma l'ho fatto, quindi.."
Rimase in silenzio a guardarmi arrabbiato, più di quanto potessi mai immaginare.
"Buona notte, Zaire"
Detto questo mi diede le spalle e se ne andò a passo svelto, deciso. Poi si fermò, girandosi a guardarmi divertito.
"Sei una ragazza furba, sai?"
Gli rivolsi un piccolo sorriso amichevole, forse poco consono alla stranissima situazione in cui mi trovavo per la prima volta.
"E tu hai degli sbalzi d'umore repentini"
"Perchè cambio idea repentinamente"
Mi fece un occhiolino e se ne andò, sparendo nel buio di quella fredda serata di settembre. Con un sospiro mi chiusi la porta alle spalle, tornando in cucina alla mia vita normale. Fino a quel momento mi ero chiesta come avesse potuto, mia sorella, provare tanta attrazione per un essere freddo e parassita come un vampiro; solo ora capivo il potere che Hades era riuscito ad esercitare su di me in quei pochi attimi che avevo trascorso in sua compagnia. Come era possibile che in natura esistesse una creatura così tremendamente splendida e ammaliante ma allo stesso tempo così insensibile e pericolosa?La vita mi stava prendendo in giro oppure c'era una sorta di destino che legava la famiglia Jones a questi esseri sovrannaturali?
Furono queste le domande esistenziali che riuscirono definitivamente a rubarmi il sonno quella notte, ma tra tutti questi dubbi e questi quesiti irrisolti ogni tanto si stagliava la figura abbagliante e inumanamente bella di Hades, subito seguita da un sospiro di cui ignoravo completamente la natura. Lo avevo conosciuto solo quel giorno e già mi sentivo ossessionata da lui, come sarebbe andata avanti?Un'altra domanda: sapevo fare solo quello. Le risposte?Ecco un'altra domanda!

------------------------

La mattina dopo mi ritrovai in bagno, non sapendo come vi ero arrivata, a tentare disperatamente di coprire le enormi occhiaie violacee che mi contornavano gli occhi: la giornata iniziava decisamente male.
Tra gli sbadigli riuscì a truccarmi abbastanza bene e a trascinare i piedi verso la camera da letto per decidere cosa mettermi. Optai per qualcosa di semplice: una gonna di jeans, delle calze nere lavorate a fiori, i miei fedelissimi stivali e un semplice top fucsia con una giacca di pelle e un cappellino rosso bordò che stranamente stava bene con tutto. Insomma, ero piuttosto accettabile.
Decisi di saltare la colazione visto che l'incontro dell'altra sera mi aveva decisamente tolto la sensazione di fame dallo stomaco, sicura che se avessi messo in bocca anche solo un toast avrei rivomitato tutto alla vista della casa del mio nuovo vicino. No, non ci tenevo proprio, grazie!
Uscì di casa trascinandomi dietro la borsa a tracolla e stringendomi nel giacchetto di pelle a causa del freddo pungente delle mattine nebbiose di Sweetgrass.
"Che città di merda, che città di merda, che città di merda" ripetei battendo i denti congelata.
Stavo proprio pensando alla possibilità di tornare in casa a prendere un paio di guanti quando sentì qualcuno suonare il clacson dalla stradina davanti al vialetto. Mi girai, convinta che fosse Connor, e con stupore vidi che era Dakota, la mia migliore amica.
Image and video hosting by TinyPic
"Zaire Jones, sei ufficialmente invitata a salire a bordo della mia macchina"
Risi divertita e ancora stretta nella giacca:
"Mi stai per caso offrendo un passaggio?"
Mi rivolse un grande sorriso e mi fece un gesto con la mano, invitandomi ad entrare in macchina.
"Salta su, Zazà!"
Dakota Grassmall era la mia migliore amica circa dai tempi dell'asilo, come Clayton: i tre moschettieri, come ci chiama la gente dall'alba dei tempi. In una piccola cittadina come Sweetgrass è normale che si conoscano tutti da una vita e così era anche per me: ero sempre vissuto lì e non ero mai uscita dal confine del Montana. In poche parole non avevo visto nessun altro a parte i soliti abitanti di Sweetgrass e la cosa mi incuteva una grandissima angoscia.
Ormai di Dakota sapevo tutto, dalle banalità ai segreti più oscuri, e lei sapeva tutto di me..o quasi.
"Allora: dimmi che a Inglese starai di banco con me" disse guardandomi con fare fintamente severo.
Le sorrisi amichevolmente: ora si che mi sentivo felice!Lei, insieme a Clayton, era una delle poche persone che riusciva a farmi sentire nel posto giusto al momento giusto e che trasformava le mie preoccupazioni in sciocchezze a cui non valeva la pena prestare ascolto. Ovviamente era anche un'amica seria, che sapeva starmi vicino nei momenti peggiori ma che sapeva anche quando era meglio lasciarmi sola con me stessa. Insomma: senza di lei non ce l'avrei mai fatta ad andare avanti.
"Allora?Ci stai con me o no?"
Mi sventolò la mano davanti alla faccia, interrompendo i miei pensieri sulla nostra amicizia.
"Ehmm..certo, non dovevi nemmeno chiedermelo. E poi con chi pensavi potessi stare, in caso?"
Mi guardò dubbiosa, ovviamente aveva capito che sotto a quel mio comportamento c'era qualcosa che non volevo dirle ma, come ho già detto, lei è una persona che sa stare al suo posto, quindi non mi chiese niente e si limitò a fare una piccola battuta.
"Bo, magari qualche fustacchione della squadra di football"
"Sai che non mi piacciono quei tipi" dissi distratta guardando fuori dal finestrino il paesaggio monotono che scorreva.
Restammo in silenzio fino all'arrivo a scuola, perciò non per molto tempo: Sweetgrass è molto piccola e sebbene Dakota guidi piano non ci mettemmo troppo per arrivare al parcheggio dell'edeficio, già gremito di studenti.
Scesi dalla macchina chiudendo piano la portiera, quindi non come ero abituata a fare con la mia macchina, ormai reduce di grandi traumi a causa degli sportelli spesso richiusi con violenza.
"Allora Zazà: cos'hai alla prima ora?Anzi, dammi qua il tuo orario"
Dalla borsa estrassi un foglio di carta mezzo stropicciato e glielo porsi guardandomi intorno, esaminando possibili assenti tra gli studenti. Ovviamente non mi fidavo di Hades e temevo che durante la notte avesse cenato con qualche mio compagno, sperando vivamente che non avesse scelto Glenn, il mio compagno di banco all'ora di matematica, senza il quale avrei potuto tranquillamente dire addio alla sufficienza.
"Za, sto parlando con te!"
Mi riscossi dalla mia ricerca, voltandomi verso Dakota che probabilmente mi aveva fatto una domanda che io non avevo sentito.
"Eh?"
In risposta lei sbuffò, mettendomisi davanti con le mani sui fianchi.
"Senti: mi devi dire chi è!"
Con gli occhi che ancora sfuggivano tra la folla in cerca di qualche possibile vittima risposi vaga:
"Chi?"
Mi prese per il mento costringendomi, questa volta, a guardarla finalmente neglio occhi, dolci e preoccupati allo stesso tempo.
"Il motivo per cui sei mentalmente assente"
"Oh.." arrossì un pò "beh..nessuno. Solo..ora è iniziata la scuola e mia sorella non c'è, quindi..è strano"
Mi lasciò andare il mento per abbracciarmi fortissimo, senza lasciarmi nemmeno respirare l'aria necessaria per parlare.
"Zazà, mi dispiace così tanto. Scusa se..oh lascia stare" si distaccò e mi prese a braccetto "su, quest'anno ti farò conoscere qualche bel ragazzo, ok?"
Risi forte: per lei era semplice. Era una di quelle ragazze che ti fanno sentire fisicamente uno schifo: capelli rossi, occhi chiari e un carattere che più dolce non si può. Ovviamente non si rendeva conto dell'impressione che faceva alla gente ma era proprio questa sua spensierata inconsapevolezza a renderla unica e, in un certo verso, affascinante.
"Kot, non c'è bisogno, in questo periodo sono decisamente disinteressata. Non voglio avere nessun ragazzo e in caso contrario mi sarei già rivolta a Connor Smith"
Entrambe scoppiammo in una risata fragorosa, arrivando quasi alle lacrime.
"Povero Connor: con tutto quello che ha fatto per te come fai a respingerlo ancora?Ha il cuore a pezzi"
"Non sono innamorata" sospirai guardandomi le punte dei piedi.
"Strano l'amore, vero?Pensi di sapere tutto della vita e poi arriva una persona e..BAM!Non sai più cosa è giusto e cosa è sbagliato, non distingui più niente"
Le diedi di gomito rivolgendole un piccolo sorriso malizioso.
"Da come parli sembra quasi che tu l'abbia provato"
"Tanti libri, cara, tanti libri...E FILM!" disse con fare sapiente, poi, dopo qualche secondo, aggiunse:
"E tu, Zazà, l'hai mai provato?"
Non feci in tempo ad aprire bocca che Clayton ci investì con tutto il suo entusiasmo, venendoci incontro quasi correndo.
"Ed ecco le perfide streghe: la tenebrosa Zazà e Kota, la rossa del demonio"
Kot gli fece una piccola linguaccia, sporgendosi per abbracciarlo e dargli un bacio sulla guancia.
"Ciao anche a te, Clay" disse ridendo.
"Allora, ragazzi: solito banco da tre all'ora di Storia?" chiesi ricordandomi degli anni passati.
Per un momento ci guardammo sorridendo: la risposta a quella domanda era abbastanza ovvia poi, cuonata la campanella dell'entrata, ci dirigemmo chiacchierando allegramente verso il portone della scuola.
Quella giornata non poteva andare storta, era pressocchè impossibile, ma...mai dire mai.


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Zaire