Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Levineisabitch_    07/11/2011    5 recensioni
A ognuna di voi verrà assegnato un nuovo nome,una nuova casa,nulla sarà come prima.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Monique.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO SEDICI
Poi le cose cominciarono a complicarsi. Dovevo lasciare Thomas, ma Davide non voleva, d’altronde erano migliori amici, non voleva perdere la loro amicizia. Lo capivo ma volevo stare con lui, poterlo baciare quando mi pareva e dove volevo.
Così di punto in bianco mollai Thomas. Lui mi chiese spiegazioni e io gli risposi: -Non ci amiamo, entrambi. Tu mi usi e io uso te.  Il puttaniere e la puttanella, lo sanno tutti che è così. Amo un altro.- e me ne ero andata per la mia strada.
Ora toccava a Davide far qualcosa.
Era una mattinata grigia, si vedeva che doveva piovere e mi rendeva parecchio triste.
Mi rinchiusi nella stanza di Mike e insieme guardammo un po’ di televisione: trasmettevano un film carino.
Durante la pubblicità mandarono in onda anche uno stralcio di telegiornale.
“Arianna De Bon sparita e ritrovata morta. Le sue amiche anch’esse sparite. Si parla di serial killer? Si saprà presto!”  e poi fecero vedere le foto delle amiche tra cui la mia.
-Sei tu, quella?- mi chiese Michael. Tanto valeva dirgli la verità.
-Sì. Sono qui nel Programma Protezione Testimoni.- non volevo guardarlo in faccia, si sarebbe arrabbiato.
-Ora ti porteranno via? Non voglio.- non c’era ombra di ira nelle sue parole, ma solo di tenerezza.
-Non lo so, è probabile. Ma io non posso mollare anche questa vita. Come faccio?- gli chiesi.
-Vieni con me.- in mezzo minuto eravamo pronti, diretti verso il supermercato locale.
-Ma se magari mi spieghi!- gli urlai mentre correva tenendomi la mano nella pioggia martellante.
-Dopo.- mi urlò di rimando.
Arrivammo al supermercato infradiciati e Michael finalmente mi spiegò.
-Prendiamo dei cellulare di quelli che non sono rintracciabili, con la carta prepagata, ci teniamo in contatto a SMS se ti portano via. Ho bisogno di te come tu hai bisogno di me, ti voglio bene e non ti perderò.- mi strinse la mano che era ancora tra le sue.
Quanto gli volevo bene, era davvero un fratello per me.
-Grazie.- gli dissi, incapace di dire altro, anche perché sarebbe stato riduttivo.
Comprammo due cellulare così e ci salvammo i numeri, solo i nostri. Volevo anche quello di Davide ma era rischioso già in due, in tre poi.. era inutile dannarsi.
Ah, e comprammo pure un ombrello così al ritorno non ci bagnammo più di quanto lo fossimo già.
Davanti a casa trovai una macchina nera. Non potevano essere già lì, che velocità.
Eppure erano proprio poliziotti che mi riportavano a L.A.. Avrei dovuto essere felice, almeno un pochino e invece no.
Ci infilammo in casa e Michael mi disse qualcosa come “Devi nascondere il cellulare.” Mentre mi mollava in mano una felpa con le tasche interne. Era sua. Che cosa tenera.
Però mi dovevo muovere a metterlo via. Lo nascosi e nel giro di una mezz’oretta era già su un jet, verso la mia famiglia, le mie amiche, la cosiddetta normalità, come se quel mese fosse stato solo un sogno o forse un incubo.
La prima cosa che vidi di Los Angeles fu l’oceano. Mi mancava l’oceano a Milano, ma nulla in confronto a quanto già mi mancavo quei due fratelli idioti.
Appena poggiato piede sul suolo californiano mi portarono in un edificio dove rincontrai le amiche di sempre: Emily, Dorothy, Camilla e Lola. Ci abbracciamo e scoppiammo a piangere. Mi erano mancate anche loro.
Ci lasciarono un’ora per parlare tra di noi. Loro si erano trovate bene nelle loro famigli nuove, come me. Ma non gli mancavano, a me invece dannatamente sì.
-Ragazze, venite qui.- disse un signore con la barba sull’arancione, dall’aspetto paterno.
Ci portò in un ufficio e ci spiegò come stavano le cose.
Dopo quel servizio al telegiornale, che non sarebbe più stato ritrasmesso, le nostre vite erano ancora più in pericolo. Saremmo andate a vivere dove stavamo poche ore prima con le famiglie adottive, tranne eccezioni.
Le eccezioni eravamo io e Emily, perché qualcuno della famiglia aveva visto il servizio. Come facevano a saperlo, lo ignoravo.
-Potrete tornarci tra un anno, quando avranno dimenticato tutto, per adesso andrete a Londra e vivrete lì, insieme.- ci comunicò l’uomo.
Londra? Piove sempre a Londra e non mi piace la pioggia. A me piace l’Italia, la pizza, la musica napoletana, Davide.
Mandai un messaggio a Mike: “Vado a vivere a Londra. Devi trovare il modo di andarci pure tu e Dave, pensi di farcela?” sarà stato egoista, ma li volevo con me indipendentemente dai loro impegni o quant’altro.
Mi rispose dopo pochissimo: “Ce la faccio.”  Sorrisi.

Note autrice.
Non ho molto da dire, solo che io amo il personaggio di Michael u.u
Poi...che manca poco alla fine di questa ff.
E che la prossima ff sarà su Kesha probabilmentss.
Basta così u.u
Recensito o fatemi sapere via twitter che ne pensate,eh ;D
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Levineisabitch_