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Autore: _BlueLady_    08/11/2011    4 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9 ~
 
- Rubato?- domandò Rein incredula alla sorella.
- Rubato - annuì l’altra, turbata quanto lei.
- Non è possibile! Chi mai avrebbe potuto rubare il gioiello al collo di una dama senza farsi scoprire da nessuno?-
- Una mente piuttosto abile, direi…-
Rein valutò con una nota di scetticismo le parole che Fine le aveva appena riferito.
- Una donna, amica intima della marchesa, è stata derubata durante la festa in maschera di un gioiello senza che nessuno dei presenti si accorgesse di nulla…- ripeté con fare pensoso, muovendosi a passi veloci per la stanza.
- Riesce difficile pure a me crederlo, eppure è così - rispose la rossa, alzando le spalle - Deve trattarsi di un ladro molto abile, se nessuno ha notato le sue manovre -
- Un ladro alquanto abile, direi… e non si sa nemmeno in che preciso istante abbia commesso il furto. La donna se n’è accorta solamente a fine serata della mancanza della collana, ma chissà da quanto tempo le era stata sottratta…- continuò la turchina, concentrandosi sui fatti accaduti la sera precedente a villa Windsworth.
- Certo che è strano - ridacchiò la sorella sedendosi e facendo oscillare le sue lunghe trecce - l’unica volta in cui i marchesi decidono di rendersi più socievoli nei confronti dei loro vicini, viene commesso un furto in casa loro. Sono piuttosto sfortunati - dichiarò con noncuranza.
La turchina si affacciò alla finestra, mentre le sue iridi cristalline riflettevano la luce del sole con una nota di perplessità nello sguardo – Già…- mormorò sottovoce.
 

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- Cos’è quell’enorme sorriso che aleggia sul tuo volto stamane, sorellina?- le domandò il duca osservandola con il mento appoggiato sul palmo di una delle due mani.
Lo sguardo del visconte si posò per un istante sull’esile figura che gli passava dinnanzi con noncuranza.
- Sorriso?- domandò la duchessa ambiguamente – Quale sorriso?-
Il duca le sorrise, mentre i suoi occhi attenti seguivano i lenti movimenti della donna che si aggirava piuttosto pensierosa per la sala.
Un curioso rossore le velava leggermente le gote, gli occhi verde smeraldo si perdevano ogni tanto nel vuoto, volti ad osservare una figura immaginaria di fronte a lei che le dipingeva in volto una serena tranquillità.
Pareva fosse dispersa in un perenne sogno ad occhi aperti.
Le dita delle mani, intrecciate a un candido fazzoletto dai verdi ricami, stringevano con delicatezza il prezioso oggetto come per evitare che si sgualcisse troppo; ogni tanto lo avvicinava al viso per poterne inspirare l’odore acre e pungente che suscitava in lei un vortice di emozioni mai provate prima.
Il duca continuava imperterrito ad osservare quei gesti alquanto bizzarri che la sorella compiva quasi per inerzia, senza accorgersene.
- Sei piuttosto di buonumore oggi - constatò a un tratto, costringendo la sorella a voltarsi verso di lui.
- Sono meno annoiata del solito - rispose quella, rimanendo sul vago.
- Esiste un motivo particolare per cui oggi ti ritrovi in questo stato d’animo?- le domandò il fratello, senza distogliere gli occhi dai suoi.
- E’ una bella giornata.- rispose secca, riprendendo la sua lenta camminata.
Il duca ridacchiò tra sé e sé, mentre il visconte seduto alla sua destra emetteva un flebile sospiro di esasperazione.
- E’ vero, oggi il sole sembra splendere più del solito - constatò il biondo, osservando il paesaggio di fuori.
La duchessa rispose con un cenno del capo, voltandogli le spalle.
- Eppure, non credo sia un fatto legato al tempo quel sorriso che ti vela le labbra. Tu cosa ne pensi, Shade?-
- Penso che, se non cessi in questo istante di infastidire me e tua sorella con queste assurde supposizioni, sarò costretto ad andarmene in un’altra stanza- fu la risposta fredda e distaccata del visconte che teneva gli occhi fissi su uno dei suoi diletti libri.
Il duca sbuffò contrariato:- Un fratello non può nemmeno preoccuparsi per lo stato di salute di una sorella adesso?- mugugnò insoddisfatto.
La duchessa si voltò verso di lui osservandolo con acidità, come per ordinargli di smetterla di voler indagare a tutti i costi sul suo conto.
A quel gesto così impulsivo, il fratello non poté che rivolgerle un tenero sorriso.
- Non è che il tuo buonumore è dovuto al ballo con il bel cavaliere mascherato di ieri sera alla festa?- azzardò.(*)
Lo sguardo del visconte si posò severo sulla fanciulla, mentre il volto della Dea si coloriva di una tenue sfumatura rosea.
Il Cavaliere sorrise vittorioso - Ti ha trattata da bravo gentiluomo?-
- Bright, smettila di intrometterti nella mia vita privata. Sono una donna adulta ormai, non ho bisogno che tu mi stia col fiato sul collo ogni singolo istante della giornata.- fu la risposta stizzita della sorella.
La fanciulla tentò in tutti i modi di sviare lo sguardo del visconte che non cessava di osservarla con un’estrema serietà dipinta in volto.
- Ti ha almeno rivelato il suo nome a fine serata?- continuò invece il fratello.
Il silenzio aleggiò per un istante nella sala, interrotto dal fruscio degli alberi di fuori che danzavano al ritmo del vento.
- Dunque, non sai chi sia…- continuò Bright, per nulla toccato dalla risposta mancata.
- Si è trattato solo di un ballo, nulla di eccessivamente rilevante - gli rispose la sorella, fingendo disinteresse.
- Però vorresti avere nuovamente l’opportunità di trascorrere del tempo con lui - affermò Bright deciso.
La duchessa non rispose, limitandosi ad abbassare lo sguardo.
Il visconte spostò le sue iridi buie dalla duchessa al duca.
- Che ne pensi, Shade?- gli domandò l’amico scrutandolo coi suoi occhi nocciola.
Lo sguardo del giovane rimase impassibile contro quello speranzoso dei due fratelli – Se Altezza si dovesse innamorare di questo misterioso cavaliere e la notizia venisse resa pubblica, la nostra copertura salterebbe…- si limitò a dire, atono.
Il cuore della duchessa mancò di un battito.
- Shade ha ragione, Altezza: non puoi innamorarti di una persona inesistente- constatò Bright, distogliendola dal suo malessere.
- Il fatto che non ne conosca l’identità non significa che sia inesistente.- rispose lei acida.
- Il fatto che non ti abbia rivelato la sua identità significa che vuole tenerti nascosto il suo vero essere. Ti ha fatto innamorare di una persona che, con ogni probabilità, ha soppresso definitivamente nel momento in cui ha cessato di indossare la sua maschera.-
Lo sguardo della Dea vacillò per un istante sotto la crudele verità di quelle parole, parole che non passarono inosservate nemmeno al visconte.
Anzi, il cuore del giovane sussultò impercettibilmente per un istante nell’udire l’amico pronunciare quella fatidica frase, ma non ne conobbe il motivo o forse, più semplicemente, non voleva ammetterlo a sé stesso.
- Io… non mi sono innamorata di lui…- sussurrò debolmente Altezza distogliendolo dai suoi pensieri, nel tentativo di convincere sé stessa e i due giovani della verità di quelle parole.
 

 

¤¤¤¤¤¤
 

 

Rein camminava inquieta per la stanza con uno sguardo pensoso in volto.
Troppe cose erano capitate la sera precedente perché lei potesse ignorarle e far finta di nulla.
I pensieri la assalivano vorticosamente senza darle la possibilità di ragionare lucidamente sui fatti accaduti.
La sua attenzione si rivolgeva ogni tanto anche a quel giovane misterioso che aveva scoperto all’istante la sua identità, e di cui non conosceva assolutamente nulla se non il nome.
… Ma chi era in realtà il misterioso Cavaliere Nero, e cosa cercava da lei?
Ciò per il quale l’aveva intrattenuta… l’aveva ottenuto?
Si portò automaticamente le mani al petto, nel tentativo di stringere il prezioso gioiello che le era stato donato dal quel misterioso individuo.
Non aveva il coraggio di toglierlo, forse per non eliminare quell’ultimo filo che la legava a lui.
Nel ripensare a quegli occhi profondi e bui che l’avevano come ipnotizzata, non poté fare a meno di notarne nuovamente la somiglianza con un altro paio di occhi.
…Possibile che fossero la stessa persona?
Scosse la testa, sorridendo della sua ingenua supposizione.
Lui non le avrebbe mai chiesto un ballo, l’aveva definita una distrazioneuna fanciulla non abbastanza bella da poterlo tentare. 
Poteva aver cancellato la sua indole superba e orgogliosa sotto l’effetto di una maschera?
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo tempestivo della sorella che aveva notizie importanti da riferirle.
- So il nome del ladro che pare abbia fatto il suo ingresso alla festa la notte scorsa! - annunciò eccitata afferrandole una mano e costringendola a sedersi.
La turchina sospirò e sorrise dell’entusiasmo della sorella. Alzò il volto, nel tentativo di guardarla negli occhi – Sono tutt’orecchi – disse.
Ma prima che la rossa potesse pronunciare una parola, il suo sguardo cadde inavvertitamente sul ciondolo che la turchina portava appeso al collo.
- Rein - mormorò con perplessità - da quanto tempo possiedi quel ciondolo?- domandò.
La turchina si osservò intorno spaesata – Oh, questo?- esclamò poi, accarezzando con la punta delle dita il prezioso monile – E’ un regalo che mi ha fatto… Lione, di recente - pronunciò il primo nome che le venne in mente – Si… un prezioso cimelio di famiglia che ha voluto che conservassi per lei…- aggiunse poi, nel tentativo di far credere anche a sé stessa della verità di quella bugia.
Il velo di un sorriso le si dipinse in volto non appena gli ritornò alla mente l’episodio della sera precedente.
- Ah, ecco perché mi sembrava di non avertelo mai visto al collo! - rispose la rossa sollevata.
Rein sospirò amareggiata per la bugia che aveva appena detto alla sorella.
Preferiva non parlarne ancora con nessuno dell’incontro col misterioso cavaliere: cosa avrebbe potuto dire di lui, in fondo?
- Allora…- esclamò a un tratto, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato tra loro - Stavi dicendo?-
Fine parve improvvisamente riprendersi dalle sue meditazioni.
- Giusto!- esclamò, riscuotendosi dai suoi pensieri – Ti dicevo che ho scoperto da Lione il nome del famigerato ladro che ha commesso il furto la scorsa notte alla festa -
- Dunque, si tratta davvero di un ladro?- domandò Rein osservando divertita la sorella.
Fine annuì – Pare che non sia la prima volta che commette un furto: in città è molto conosciuto e temuto, i gendarmi stanno cercando da mesi il luogo in cui si nasconde…-
Rein ridacchiò nell’udire il racconto della sorella – Un criminale di prima categoria, insomma - ironizzò.
Fine proseguì incurante il suo racconto – Questa sembra che sia la prima volta che fa la sua comparsa in un luogo così lontano dalla città. Nessuno sa cosa sia venuto a cercare, l’unica cosa che si sa è che indossa un mantello nero e una maschera del medesimo colore dalle orlature in oro, per questo è riuscito ad introdursi facilmente al ballo…-
Nell’udire quella descrizione altamente familiare, il cuore della turchina mancò di un battito.
Bloccò la sorella all’istante:- Come hai detto che si chiama il ladro?- domandò, un velo di agitazione nella voce mentre il battito cardiaco accelerava tempestivamente.
- Il suo nome è Eclipse, ed è uno tra i più famigerati ladri di tutta la contea…- le rispose la sorella con timore, notando il suo improvviso cambio di umore.
Alla turchina parve mancare il respiro per diversi istanti.
Boccheggiò nel tentativo di riprendere l’aria che continuava a mancarle nei polmoni.
Dovette posarsi più volte una mano sul cuore nel tentativo di ristabilizzare il battito cardiaco notevolmente accelerato.
Lo sguardo si perse nel vuoto, mentre la pronuncia di quel nome riecheggiava più volte nella sua mente.
- R-Rein? Cos’hai?- le domandò la sorella, notevolmente preoccupata.
- Eclipse…- fu l’unica parola che la turchina riuscì a pronunciare in mezzo a quello stato confusionale in cui si trovava.  



Angolo Autrice:

(*)
 L'uomo di cui parla Bright è quello citato nel capitolo precedente, nell'unico trafiletto in cui non sono coinvolti Rein ed Eclipse.


Buonasera a tutti!
Rieccomi qui, dopo una settimana e passa di silenzio... dovete scusarmi ma ho avuto parecchio da studiare per alcuni esami, quindi ho archiviato per un attimo la fic, dando la precedenza allos tudio (ahimè, questa purtroppo è una regola che deve valere sempre!)
Ciononostante, come vedete, sono riuscita lo stesso ad aggiornare, e devo dire che non mi lamento di questo capitolo, soprattutto della parte riguardante Altezza, Shade e Bright...
Credo che, leggendo quel trafiletto lì, si inizino a capire un paio di cose, a cominciare dall'identità segreta del cavaliere misterioso che è stato citato nello scorso capitolo.
Si, forse è tutto un pò noioso, ma la trama comincia a prendere una forma ben precisa, e di questo sono soddisfatta.
Spero lo siate anche voi.
Il mio soliloquio oggi termina qui, non ho troppo tempo da dedicare alle chiacchiere, recupererò in futuro.
Ovviamente ringrazio tutti coloro che seguono la storia, recensori e/o lettori silenziosi.
Vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Un bacio a tutti, e un enorme grazie...

_BlueLady_

  
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