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Autore: Andry_    08/11/2011    2 recensioni
Londra. Due ragazzi, cresciuti insieme, si trasferiscono nella capitale per inseguire i loro sogni e, tra una cosa e l'altra, scoprono che l'amicizia, forse, non è l'unica cosa che li lega. La vita però, si sa, è imprevedibile, e riserverà loro diverse sorprese che cambieranno notevolmente la loro esistenza.
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La storia è frutto della mia fantasia e, anche se ha come protagonisti alcuni personaggi del mondo dello sport, sono presenti incongruenze sulle loro vite, ma lo scopo di questa ff è quello di dilettare e coinvolgere il lettore, e non quello di raccontare nei dettagli la vita di uno di questi personaggi.
Genere: Romantico, Song-fic, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

 

Goal! Intorno a me scoppia la gioia in un tripudio di sciarpe bianche e rosse. I tifosi urlano, saltano, piangono. Guardo il mio bambino che guarda a sua volta il campo felice e ride. -Mamma mamma, ha segnato papà!!!- mi dice quasi urlando e saltando come un pazzo. -Si amore mio, ha segnato papà, ha segnato papà!-. Siamo all' 89' e l'Arsenal è sul tetto d'Europa. Lo vedo in campo quasi incredulo davanti al fantastico goal che ha realizzato. I compagni lo abbracciano, i tifosi cantano il suo nome, e io non posso che commuovermi davanti a questa scena. Prendo in braccio Joshua e lo stringo forte a me. Sono quasi più emozionata io dei ragazzi.  Manca un minuto alla fine della partita e stiamo conducendo per uno a zero. Liberatosi dall'abbraccio dei compagni, viene sotto la tribuna dove siamo seduti noi. Ci vede, e subito, baciandosi la fede, ci dedica il goal, prima di baciare lo stemma sulla maglia. A quel gesto i miei occhi, già umidi, danno libero sfogo alle lacrime che iniziano a rigarmi il volto. E' più forte di me, non riesco a trattenerle, ma non è una novità. Ad ogni partita, sia che vi assista dalla tribuna o dal divano di casa, lascio che le emozioni che provo prendano il sopravvento. Se la squadra vince lascio che la gioia scateni in me un'irrefrenabile voglia di cantare; se invece il risultato è negativo soffro con loro, come se io stessa fossi in campo al loro fianco. Il calcio mi ha sempre fatto questo effetto, fin da quando ero piccola, fin da quando l'ho visto dare i primi calci ad un pallone. Il calcio per me è un'emozione, un amore che non se ne andrà, proprio come lui. E' una passione che ho nel sangue, come l'aveva papà. Quando cresci con un padre che allena la squadra dei pulcini del paese vicino al tuo, non puoi non amare il pallone. E io quel pallone l'ho amato, a mio modo e col mio passo. Ho gioito per quel pallone, ho sofferto per quel pallone, ma non potrò mai fare a meno di ringraziare quel pallone perché è lui che mi ha legato indissolubilmente a mio marito sin dall'infanzia. Quanti anni sono passati da quando quel pallone ci fece incontrare. Ed ora sono qui, a 25 anni, nella tribuna d'onore di uno stadio gremito di gente, con il mio bellissimo bambino di 2 anni accanto, a vedere l'unico uomo che sia stato in grado di rubarmi il cuore, portare la sua squadra, la nostra squadra, alla vittoria di una "Coppa dalle grandi orecchie", la prima della sua gloriosa storia. Una Champions che, non so con che diritto, sento quasi anche mia. Sarà che è mio marito l'uomo che ci sta portando alla vittoria, sarà che è stato papà a lanciarlo nel calcio, sarà che ha dedicato quel goal a me e al nostro bambino, sarà che mi sento una Gooner fino in fondo e quindi questa meritata vittoria che sta per realizzarsi è anche mia. Il gioco riprende: due minuti di recupero. Due minuti in cui saper gestire il vantaggio, mantenere il possesso palla, per poter poi dare inizio alla festa. Centoventi secondi ci separano da quella coppa che ormai porta il nostro nome. I ragazzi sono stanchi, stremati, ma tengono botta; manca poco e quel sogno sarà realtà. 10, 9, 8, 7. Nello stadio cala il silenzio, è un'atmosfera surreale. Si riesce a sentire il suono delle scarpette che impatta col pallone. 6, 5, 4. L'aria è tesa come una corda di violino. Tutti i tifosi, in cuor loro, stanno pregando ognuno il loro Dio affinché questo sogno non svanisca. 3, 2, 1. Eccolo, l'arbitro porta il fischietto alla bocca. E' finita! L'Arsenal è Campione d'Europa, per la prima volta nella sua storia. La curva scoppia in una grande festa. I giocatori piangono increduli all'impresa che hanno appena compiuto, e io con loro. -Mamma abbiamo vinto!!! Perché piangi?- -Piango perché sono felice amore mio, sono troppo felice-. Già, finalmente, nella mia vita tutto va per il meglio e io sono dannatamente felice, siamo dannatamente felici, tutti e tre, ma ne abbiamo passate tante prima di arrivare fin qui. 

  
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