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Autore: lullaby_89    08/11/2011    3 recensioni
Ebbene ci sono di nuovo, nuovo nome, nuovo titolo, ma i personaggi sono gli stessi!
Una storia d'amore e d'amicizia senza troppe pretese. Tra lacrime, sorrisi, incomprensioni, errori e scelte sbagliate Edoardo e Giulia cercheranno di capire qual'è il confine tra amore e amicizia!
“Sono libera di scegliere ciò che voglio senza che tu mi faccia da supervisore lo sai?”
Al contrario di Niccolò, con Edo non riuscii a mantenere un contatto visivo. I suoi occhi chiari mi schiacciavano a terra senza via di fuga.
“Io voglio solo vederti felice” accarezzò la mia spalla nuda portandomi più vicina “non raccattare il tuo cuore a pezzi” [...]
“Quando troverai un ragazzo mi lascerai da parte vedrai…” sorrise nervoso e mi posò una mano sulla mia "Un giorno ti dimenticherai di me"

- probabilmente scriverò dei capitoli extra per i missing moment a rating rosso -
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi qua ad aggiornare! Stavolta puntuale dato che è martedì ^^ Non abituatevi a questa puntualità dato che quando finiranno i capitoli pronti sarà più lenta di una lumaca ç_ç 

Mi scuso già da ora per il tempo che vi farò attendere per leggere un capitolo…cmq son cose future, quindi non pensiamoci!

Questo capitolo è interamente dedicato ad Edo e credo che vi piacerà dato che torna (più o meno) quello di prima! Ora godetevi il biondino ^^

ps: grazie dei commenti, quando ho un minuto rispondo! prometto!!! 

 


CAPITOLO UNDICESIMO "Visita inaspettata"

 

Avevo mangiato e mi ero concessa una doccia rinfrescante per togliere quell'odore forte di cloro nei capelli e poi avevo ricevuto la chiamata di mia mamma che mi diceva che sarebbe tornata dopo cena per evitare un po' di traffico. Nessun problema perché ero una persona che non aveva paura di stare sola in casa e avevo Damon con me.

Già, Damon. Non l'avevo considerato per tutti il giorno ed era arrivata l'ora della sua passeggiata.

Legai i capelli in una coda fatta in fretta e indossai la prima cosa che m capitò tra le mani: un paio di pantaloncini di sans e una canottiera blu. 

"Damon!" urlai infilando il cellulare in tasca.

L'avevo fatto entrare in casa per stare un po' al fresco dato che era stato l'intera giornata fuori in giardino. Lo sapevo bene che amava poco il caldo, era come me.

Sentii le sue unghie fregare sul marmo del pavimento e poi me lo trovai di fronte, scodinzolante e felice. Presi il guinzaglio, le chiavi di casa e uscii fuori che già calava il buio. Faceva anche più fresco, non molto a dire il vero, ma la leggera brezza era quasi piacevole paragonata al caldo afoso del pomeriggio. 

Damon tirava come un forsennato e abbaiava anche. solitamente scalpitava per andare al parco, ma non abbaiava quasi mai se non aveva un motivo valido e lì non c'era.

"Stai zitto e fermo un secondo!" esclamai cercando di girare la chiave nella toppa.

Esasperata lo lasciai andare, tanto non sarebbe uscito dal giardino e magari aveva solo visto il gatto della vicina e come al solito aveva pensato bene di rincorrerlo perché aveva invaso il suo territorio.

Mi ero sbagliata alla grande.

"Sta giù bestione!" 

Scattai come una molla al suono di quella voce così familiare e quando vidi la figura che stava accarezzando la testa del mio cane attraverso il cancello quasi sbiancai.

"Che ci fai tu qua?" domandai.

Avrei potuto dirgli altre mille cose, ma quella era uscita da sola, spontaneamente.

Dopo aver finalmente chiuso casa ripresi il guinzaglio di Damon e puntai lo sguardo negli occhi di Edoardo, scuri a causa della poca luce. Non mi piacevano così, erano più belli quando il sole li colpiva. 

"Insomma?" chiesi insistente.

"Ti dovevo parlare" mormorò a testa bassa "Possiamo fare quattro passi?" chiese titubante.

Edoardo era sempre stato un po' timido e soprattutto odiava il confronto diretto con le persone, o almeno con quelle a cui teneva veramente. Vederlo lì di fronte a me era quasi surreale. Avevo immaginato di parlare con lui tra due settimane, forse anche di più o forse mai e se fossi stata più orgogliosa l'avrei mandato a quel paese, invece volevo sapere cosa stava per dirmi.

"Ok, tanto stavo uscendo"

Aprii il cancello e uscii fuori mettendomi al fianco del biondo iniziando a camminare senza guardare se lui mi stesse seguendo.

"Allora parla no? Sono tutta orecchie" 

Questa la sputai senza curarmi di essere gentile. Non mi riconoscevo nemmeno, ma capivo che nascondevo la mia tristezza dietro a quello sguardo ostile pur non volendo farlo. 

I lampioni si accesero mentre Damon si fermava ad annusare una cartaccia a terra. Io fissavo la sua nuca scura perché non volevo guardare il ragazzo al mio fianco. Edoardo mi aveva sempre fatto sentire bene, una serenità strana ed in quel momento se avessi incontrato i suoi occhi avrei vacillato e addio maschera di cattiveria.

Lui però non parlava, se ne stava in silenzio, camminando al mio fianco, passo dopo passo senza mai restare troppo indietro e mai troppo avanti.

"Sono stato insopportabile in questi giorni" iniziò parlando lentamente.

"Non che ti abbia visto o sentito poi molto" sputai acida.

"Sì va bene, lascia che ti spieghi" mi fulminò letteralmente e io avanzai di qualche passo davanti a lui "Ho litigato con i miei per l'università, sono cinque giorni che sto da mia sorella. Ho un diavolo per capello e sinceramente non sarei stato di grande compagnia, anzi come vedi sono fin troppo scontroso e ti chiedo scusa per come mi sono comportato" sospirò e io mi bloccai voltandomi.

Edo si era fermato due metri dietro di me e mi guardava con aria supplichevole.

Tutto quello che avevano ipotizzato le mie amiche, e che mi aveva quasi convinto, si era rivelata una sciocchezza. In fondo l'avevo sempre saputo, ma venire a conoscenza della verità non era stato così piacevole. Mi dispiaceva saperlo in quella situazione, inoltre mi sentivo stupida per aver dubitato di lui. Ero passata in un attimo dalla parte del torto.

"Cos'è successo?" forse sapevo già la risposta, ma lo domandai lo stesso.

"Vuole che segua la sua strada" parlava di suo padre "ma io non voglio studiare legge, io odio stare sui libri ad imparare stupide norme a memoria! Io voglio fare fisioterapia, voglio frequentare corsi che mi interessano e soprattutto rimanere nell'ambito del calcio. Sai che mi hanno offerto un posto in C2?" 

"Non ti può obbligare!" esclamai.

Aspettai che tornasse al mio fianco e ci incamminammo insieme verso il parco. Nonostante la brutta notizia non riuscivo a non essere più sollevata. Il mio amico si stava di nuovo confidando con me e soprattutto non c'era più quella strana sensazione che avevo avuto al mare. 

"Quello no, anche perché con quello che mi pagano in C2 le spese dell'università non sono un problema, ma litigare tutti i giorni non è piacevole" mi spiegò sconsolato.

"Io non immaginavo…mi dispiace Edo, pensavo ce l'avessi con me" dissi sentendomi un'emerita imbecille.

"Come potrei avercela con te? Cosa mi hai fatto?" chiese retoricamente buttandosi a sedere su una panchina.

Lasciai andare Damon fregandomene di chi c'era, non avrebbe mai dato noia a nessuno ed in quel momento non potevo stargli dietro.

"Be'…abbiamo litigato un po' io te negli ultimi tempi per…" diamine non riuscivo a dirlo perché avevo paura che si arrabbiasse di nuovo.

"Niccolò?" domandò senza farmi rispondere "Sono stato un coglione lo ammetto, ma non so perché sono possessivo e troppo apprensivo nei tuoi confronti" scosse le spalle e si sistemò meglio a sedere. Aveva quasi un'aria rilassata.

Lo avrei scoperto ben presto, ma già quel ragazzo mi stava facendo impazzire con i suoi cambiamenti di umore. Un giorno mi urlava contro, poi veniva a scusarsi, poi spariva e tornava.

"Ne sono grata, ma te lo ripeto: non devi preoccuparti, non sono una statua di cristallo, so difendermi"

Non era vero perché in quel momento ero così presa da Niccolò che se fosse successo qualcosa di spiacevole mi sarei spezzata come uno specchio in frantumi e con la coda tra le gambe sarei andata a farmi cullare dalla braccia del mio amico, che a tempo debito mi aveva avvisata.

"Lo so, ma mi preoccupo, anche se forse mi sbaglio perché oggi l'ho visto preso…" ammise. 

Colsi un po' di amarezza nel tono di voce, ma forse mi sbagliai.

"Non siamo qua per parlare di questo, dimmi che hai intenzione di fare con i tuoi" 

Nonostante tutto io non riuscivo a parlare del mio quasi ragazzo con lui. 

"Per ora niente, sto da Alice per qualche tempo e domani forse vado in ritiro quindi…"

"Forse?" 

"Stasera la società vuole una risposta" spiegò voltandosi verso di me "Se accetto mi buttano fuori di casa, ma è la C2! La sogno da anni e da lì ho più possibilità di farmi vedere. Non sogno la serie A, sarei troppo presuntuoso, ma ci voglio provare"

Abbassò lo sguardo sconsolato, combattuto tra il suo sogno ed i suoi genitori. Era ingiusto controllare la vita di un figlio, costringerlo a fare ciò che si vuole. La vita è una e va vissuta come si vuole se il fato che lo permette. Ad Edo la fortuna era girata dalla sua parte e doveva approfittarne o questa sarebbe passata senza forse più tornare.

"Accetta" dissi improvvisamente "Non puoi non farlo!" continuai decisa.

"E io dove vado a vivere?" chiese con sorriso nervoso sul volto.

A volte la vita ti mette alla prova con scelte assurde, da una parte il sogno dall'altra la sicurezza, la strada semplice senza ostacoli. 

"Alice non può aiutarti?" chiesi speranzosa.

"No, vive con il suo ragazzo e la casa non è enorme…io sono lì temporaneamente" 

Si chinò in avanti, mettendosi le mani tra i capelli scuotendo la testa. Istintivamente posai una mano sulla sua spalla avvicinandomi a lui per poi abbracciarlo. Mi era mancato.

In un attimo l'avevo perdonato per quel comportamento assurdo nei mie confronti, ero passata sopra alla mia rabbia perché l'amicizia vera non si spezza facilmente ed Edo per me era come un fratello.

Sentii i suoi muscoli rilassarsi e un braccio passare intorno alla mia vita.

"Ti prego non mi abbandonare…" mormorò stringendomi forte.

"Non lo farò" risposi titubante "Ci sarò sempre per te"

Mi ero persa nel suo odore di menta fresca e avevo ricordato il mio amico, l'avevo ritrovato finalmente e non importava molto se la situazione non era piacevole, insieme ce l'avremmo fatta.

Ci staccammo dopo qualche minuto. Ero rimasta immobile a farmi abbracciare perché sentivo che ne aveva bisogno e non potevo e non volevo farlo sentire solo.

"Troveremo una soluzione, ci sono tanti appartamenti a Firenze per gli studenti…"

"Ci avevo pensato. Sai c'è un mio amico che mi aveva chiesto se cercavo un alloggio, potrei dirgli di sì" ci pensò su un attimo e poi annuii alla sua stessa proposta "ma rimane il problema dei miei genitori Giulia" l'entusiasmo svanì in un attimo.

"Vedrai che capiranno, è il tuo sogno da quando hai tirato il tuo primo calcio ad un pallone! Gli passerà…"

Non ero convinta nemmeno io di quelle parole, ma dovevo fargli credere il contrario così sorrisi.

"Speriamo"

Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, guardandoci ogni tanto negli occhi e distogliendo immediatamente lo sguardo. Ognuno con un pensiero in testa.

Personalmente mi stupivo della mia capacità di perdonare una persona in meno di tre minuti. Ero incorreggibile in quel frangente, se volevo bene a qualcuno ero capace di passare sopra a qualsiasi cosa ed Edo era così importante che non ci avevo pensato nemmeno poi tanto. Stava soffrendo e se io l'avessi trattato male sarebbe stato ancora peggio per lui. E poi era mio amico, nei momenti difficili c'era sempre stato.

"Chiama e dì che accetti" dissi all'improvviso facendolo sussultare.

"Ora?" 

"Sì, sono le dieci mica le due di notte!" 

Alzò un sopracciglio non propriamente convinto sul da farsi, ma con un luccichio negli occhi che faceva intuire benissimo che non avrebbe desiderato altro in quel momento che prendere il cellulare e urlare che voleva seguire il suo sogno.

Senza dire niente si alzò e compose il numero che probabilmente aveva imparato a memoria.

Io ne approfittai per richiamare Damon e lasciargli quindi un po' di privacy. Il cane corse nella mia direzione apparendo chissà da dove e quando mi giunse al fianco vidi che nel pelo aveva annodate mille pagliuzze e foglie. Chissà dove si era rotolato quel disgraziato. Accarezzai la sua testa nera ed in cambio ricevetti una leccata alla mano con tanto di bava gocciolante. Feci una smorfia di disgusto e mi pulii sui pantaloni, che dopo sarebbero finiti dritti in lavatrice.

"A domani, arrivederci" sentii dire da un Edoardo finalmente sorridente.

Si sistemò al mio fianco e senza preavviso mi schioccò un bacio sonoro sulla guancia.

"Grazie, credo proprio che senza di te avrei mandato tutto a puttana…sono stato un'idiota ad isolarti questa settimana" scosse la testa come a volersi dare dello sciocco e poi tornò a parlare "Ero anche frenato dal litigio al mare, poi volevo lasciarti in pace senza caricarti dei mie problemi dato che finalmente sembri aver trovato quello giusto almeno tu…Io non so più nemmeno se la troverò…"

"Perché scusa?"

"Non lo so, mi sembra di aver perso un'occasione e non so se ne avrò un'altra. È una sensazione, magari mi sbaglio, ma lasciamo perdere…"

Non so perché, ma dietro a quel discorso mi parve di scorgere ben altro, anche se non capii bene cosa. Edo era sempre stato un tipo poco diretto nelle cose e quindi per capire un suo pensiero bisognava ragionarci su parecchio prima di arrivare ad una conclusione. In quel caso non ci provai minimamente perché mi sembrò quasi ovvio che parlasse di Gemma. Quanto mi sbagliavo.

"Come vuoi"

Spremetti le meningi per cercare un argomento meno impegnativo e che soprattutto non contenesse il nome Niccolò o quello di Gemma. Era pur sempre la mia migliore amica, ma quando l'associavo ad Edoardo le mie funzioni celebrali venivano meno per i troppi discorsi affrontati su quella pazza coppia.

"Sai che a Vale piace Giacomo?" domandai cercando di essere spontanea. 

"Me ne sono accorto" annuì "Non starebbero troppo male insieme dopotutto" rifletté giocando con l'orecchia destra di Damon che si era accucciato sulla panchina al suo fianco.

"Anche secondo me" concordai.

"Ho fatto cupido in questi giorni, ora presento un altro amico a Vittoria e siamo a posto, rimango fuori solo io!" sorrise, ma fu un sorriso amaro.

"Sai quanto di metterai tu a trovare una ragazza…ma ti sei visto?" dissi alzando un sopracciglio "Se metti in giro la voce che sei single si formerà la fila"

Edo era bello non c'era niente da fare. Una bellezza diversa da quella di Niccolò perché Edo non aveva quel suo sguardo profondo e da ragazzo bastardo, il biondo era dolce, aveva un non so che di angelico negli occhi e nei tratti e  a tutto questo andava aggiunto ad un fisico da far invidia e una statura di 1,80. 

"Non voglio una gallina Giuli, voglio una…a dire il vero bisognerebbe clonarti"

Strabuzzai gli occhi incredula.

"Sì, magari il mio cervello e carattere nel corpo di Megan Fox eh?" ironizzai.

"Perché? Hai tutto al punto giusto, non ti manca niente…e Niccolò se ne è reso conto" 

Sarà stata una mia impressione ma quelle parole mi sembrarono dure come una pietra, anzi come una frana che si imbatte sopra di me, schiacciandomi. 

"Se…"

"Hai poca considerazione di te, l'ho sempre detto" 

Sospirò e si alzò.

Non volevo continuare. In due anni mai una volta Edoardo aveva fatto apprezzamenti su di me, mai un complimento, nemmeno prima di stare con Gemma e in due settimane me ne aveva fatti non so quanti. Cosa dovevo pensare? Appena riuscivo a convincermi che tutto era come prima lui se ne usciva fuori con quelle strane frasi ambigue.

"Andiamo a casa?" chiesi speranzosa.

"Sì, ma sei sola? Non ho visto la macchina dei tuoi" 

"Tornano tra un po credo…" risposi distrattamente facendo scattare il moschettone a collare.

Sarebbero stati contenti di vederlo. Soprattutto mia nonna si era lamentata della sua assenza e ogni qual volta mi chiedevano dove fosse finito io alzavo le spalle dicendo che era occupato. Non ero stupida e avevo capito benissimo che mia madre aveva già la sua idea e probabilmente ci aveva indovinato, come sapeva bene chi fosse Niccolò.

"Se vuoi restare mi fai compagnia" 

Era l'abitudine. Averlo in giro per casa era normale.

"Ok"

Prese il pacchetto di Marlboro dalla tasca posteriore dei pantaloni e si accese una sigaretta fermandosi per ripararsi dal vento che spegneva la fiamma dell'accendino e poi mi raggiunse.

Casa mia era dietro l'angolo e non ci volle molto per arrivare. Non parlammo molto, anzi quasi per niente perché entrambi non avevamo niente da dire, o meglio niente che volevamo l'altro sapesse.

Entrati nella via di casa vidi mia mamma che insieme a mio padre che toglievano delle borse dalla macchina. Fu la mia condanna a morte.

"Siete tornati!" esclamai dando un bacio ad entrambi insieme a Damon che cercava di saltare in braccio a mio padre.

"Alla fine non c'era poi molto traffico" spiegò mia mamma. Perché non ci credevo?

Sarebbero dovuti ritornare come minimo alle 11 ed invece alle 10,15 erano già a casa.

"Nonna?" chiesi.

"In casa"

"Oh Edoardo, caro, finalmente ti si rivede" esclamò mamma.

Ebbene sì, mia mamma era veramente affezionata a lui, e stranamente pure mio padre non era troppo ostile nei suoi confronti e si vedeva bene che gli stava simpatico. Era l'unico uomo che sopportava al mio fianco, l'unico che probabilmente avrebbe mai chiamato per nome e non con un appellativo come "coso".

"Eh sì, mi dispiace ho avuto un po' da fare" 

Meno male aveva usato la mia stessa scusa pensai tra me e me.

"Sei già in ritiro?" domandò mio padre.

Quando quei due iniziavano a parlare di calcio non la finivano più e non era raro vederli qualche volta a guardare la partita insieme sul divano. Magari il sabato sera, quando io non ero ancora pronta e lui arrivava troppo presto.

"No, a dire il vero ho cambiato squadra. Proprio pochi minuti fa ho accettato una proposta per la C2!"

Dopo quella notizia ovviamente iniziarono i soliti discorsi sul calcio e chi li avrebbe più fermati. Entrarono fianco a fianco in casa e addio braccia forti per scaricare la macchina.

"Dammi una mano dai, che li abbiamo persi" ridacchiò mamma.

Era una bella donna, piccola, ma molto giovanile nonostante avesse più di quarant'anni. Tutti dicevano che ci somigliavamo molto, io in realtà non ci vedevo tutta questa somiglianza.

"Ok, dammi qua che pesa" le dissi prendendo il borsone con i panni sporchi.

Entrammo in casa e salii le scale con mamma, che non appena lasciai andare il borsone davanti alla lavanderia iniziò con le domande.

"Avete fatto pace?" domandò entrando dentro.

"Che?" domandai seguendola.

"Oh andiamo Giulia, secondo te non l'avevo capito? Quel ragazzo è sempre qua e da quando tu vedi Niccolò lui non si è fatto più vedere"

Va bene, mia madre in passato doveva aver fatto parte della CIA.

"Non avevamo litigato mamma, aveva semplicemente delle cose da fare per via del passaggio di squadra" la informai "E  mi spieghi come fai tu a sapere il nome di Niccolò?" chiesi un po' infastidita.

In quella casa non potevi fare niente di losco senza venir beccato in meno di 24 ore.

"Tesoro evita di lasciare il cellulare in giro" ridacchiò separando i colori nelle due ceste.

"Ma mamma!" sbuffai indignata. 

Se probabilmente mi avesse confessato di aver sbirciato nelle mie faccende un giorno prima avrei imprecato in duemila lingue diverse, ma in quel caso non mi scaldai più di tanto perché la mia vita era tornata quella di sempre con l'aggiunta di un particolare in più molto piacevole.

"Poi l'ho anche visto fuori casa, non passa giorno che non vi vediate" mi disse come se fosse ovvio ridacchiando divertita "Stasera pensavo di trovarti con lui…non con Edo"

Sgranai gli occhi scioccata. Mia mamma mi aveva teso un agguato bello e buono. Era tornata prima perché sperava di trovarmi con Niccolò ed in quel momento avrei dovuto presentarglielo.

"Mamma sei tremenda" la rimproverai "Al babbo che hai detto?" chiesi un po' preoccupata.

Mi sedetti sull'armadietto dei detersivi dondolando le gambe un po' agitata. Se solo avesse detto qualcosa anche a lui potevo scordarmi di uscire di casa per i prossimi giorni come minimo a meno che non avessi portato prove sulle persone con sui sarei uscita. 

"Niente, teniamo il segreto per noi adesso" mi fece l'occhiolino e mi invitò a spostare le gambe per prendere l'ammorbidente.

"Bene, anche perché mamma io non sto insieme a lui…usciamo, poi vediamo come va" le dissi in imbarazzo.

Io non avevo mai avuto problemi a confidarmi con lei, ma quell'argomento non era mai stato affrontato, io di ragazzi non ne avevo mai avuti. Nessuno che mi chiedesse di uscire per più di due volte.

"Oh sì, per questo aspetto a dirlo anche alla nonna"

"Ti prego la nonna no! Mi tormenterebbe a vita perché vorrebbe conoscerlo…lo sai com'è fatta!" la supplicai scendendo  dal mobiletto abbracciandola mentre dava l'avvio alla lavatrice.

"Va bene, va bene, per ora"

Mi accarezzò la testa e mi posò un bacio sui capelli per poi uscire dalla lavanderia. Io scesi giù scontrandomi sulle scale con Edo, che ovviamente mi voleva raggiungere.

"Andiamo su e accendi l'aria condizionata? Sto per squagliarmi!" 

Non mi diede il tempo di rispondere che mi aveva già voltata e presa per i fianchi mi spingeva su verso la mia camera, che data la mia assenza era pressoché un forno a microonde.

Il biondo si gettò sul mio letto come aveva fatto tante volte, oramai era come se fosse a casa sua. Io trafficai nei cassetti alla ricerca del pulsante senza trovarlo, per poi accorgermi che era sulla sedia.

L'aria fresca fu un sollievo.

"Quando sto con te i problemi passano in secondo piano sai? Sei meglio di un angelo custode" 

Ne fui lusingata, ma rimasi perplessa comunque. Edo era sdraiato sulla mia coperta bianca con le mani intrecciate dietro la nuca, gli occhi chiusi e l'espressione beata di chi finalmente ha trovato un momento di pace.

"Mi trasmetti serenità, non so spiegartelo…" 

Apri gli occhi e si alzò poggiando i gomiti sul materasso.

"Tra amici è così in fondo, servono a starti vicino nei momenti difficili esattamente come in quelli felici" dissi mettendomi a sedere al suo fianco dandogli le spalle.

"Sì, ma secondo me tu mi sei stata mandata proprio per farmi da angelo custode"

Mai in vita mia avevo fatto discorsi del genere con lui e non capivo a cosa fosse dovuto quel cambiamento. Era tutto così strano, piacevolmente inconsueto. Però mi imbarazzavo perché tra me e lui non c'era mai stato niente di così intimo. Anche quella mano, che in quel momento sfiorava la mia pelle mi metteva i brividi. E no, non era l'aria condizionata.

Mi sdraiai buttando le braccia indietro e stando ben attenta a non sfiorare qualsiasi parte del corpo di Edo.

"Stasera come mai non sei con lui?" 

Ma perché voleva parlarne a tutti i costi?

"Aveva una cena con i colleghi di lavoro…" dissi sbrigativa.

"Ah…meglio per me allora o sarei ancora a pensare all'offerta e a tutto il resto. Invece è bastata una tua parola e ho deciso…" 

Si voltò su un fianco verso di me e mi fissò.

Quante volte ero stata con lui su quel letto a ridere, scherzare e parlare di stupidaggini o semplicemente ad ascoltare musica in silenzio? Tantissime, ma mai mi ero sentita così a disagio come in quel momento.

"Giulia sei innamorata?"

Ma cos'era quella, la giornata delle domande inopportune?

"No, non ci si innamora in una settimana. Ci si deve conoscere" spiegai la mia teoria.

"Hai ragione…ci vuole tempo per capire le cose e spesso si capiscono troppo tardi"

"Che intendi?"

"Lascia stare…"

Annuii mandando a fare un giro la mia curiosità e forse quella volta fu veramente la scelta giusta. 

Una folata di vento spalancò la finestra del mio terrazzo facendomi sobbalzare per lo spavento. Mi alzai controvoglia per andare a chiuderla, ma rimasi immobile per qualche secondo guardando gran parte del cielo stellato coperto da una coltre di nubi che presto avrebbero scaricato a terra la loro furia.

I temporali estivi avevano qualcosa si speciale a mio parere, erano romantici. Probabilmente ero l'unica persona che lo pensava.

C'era aria di pioggia già nell'aria, quel profumo fresco che ti accarezza la pelle.

"Sta per piovere" 

Sentii una voce alle mie spalle e annuii continuando ad osservare l'orizzonte di fronte a me. Non mi andava di chiudere. Quella stanza sembrava troppo stretta per me ed Edo. Uscii fuori e mi poggiai allo stipite della persiana.

"Hai ancora quella canzone?" domandò aprendo il portatile sulla mia scrivania.

"Quale?" chiesi voltandomi.

"L'ho trovata…" mormorò "questa, te la ricordi? me l'hai fatta ascoltare tu per settimane, ti eri fissata" 

Mi venne istintivamente da sorridere riconoscendo le note di Kiss the Rain. E nello stesso momento in cui il cantante intonava il ritornello una goccia cadde sulla mia guancia scivolando giù. Stava piovendo eppure non mi muovevo, non rientravo in camera. Edo si alzò dalla mia sedia di pelle bianca e mi raggiunse senza dire niente, semplicemente mettendosi dall'altro lato del piccolo terrazzo, lasciando che le prime gocce colpissero la sua pelle.

Chiusi gli occhi buttando la testa indietro ed immaginai che anche lui avesse fatto lo stesso.

"Piove" mormorò.

Aprii gli occhi e ciò che avevo ipotizzato si era rivelato vero, Edoardo aveva le palpebre abbassate e rivolgeva il volto al cielo nero, come a godersi l'acqua.

"Ogni volta che ci siamo visti io e te in queste settimane ha sempre piovuto" constatò.

Non risposi perché non avevo niente da dire. Mossi qualche passo verso di lui e lo afferrai per una manica della maglia per riportarlo dentro. Improvvisamente anche tutto il mondo non sarebbe stato abbastanza grande per contenerci entrambi. Edo non mi sembrava più lo stesso e non capivo se ero io il problema o lui.

Intanto la pioggia si era fatta più intensa e ormai avevo il viso e metà maglia completamente zuppi.

Quella canzone sentita miliardi di volte non aveva più lo stesso significato. Ne aveva acquistato uno pericoloso, scottante.

"Non voglio avere sulla coscienza la salute di un calciatore importante" sdrammatizzai rompendo quel silenzio imbarazzante. Per me.

"Stupida" scosse la testa e qualche gocciolina mi schizzò il viso.

"Chiudi dai, vado a prendere un asciugamano e ci asciughiamo" 

Mi diressi svelta in bagno e presi i primi asciugamani che mi capitarono a tiro e poi tornai svelta di là. Quando aprii la porta mi ritrovai un ragazzo a torso nudo, seduto sul bordo del letto con il mio cellulare in mano.

"Che fai scusa?" domandai gettandogli l'asciugamano al fianco e strappandogli il cellulare di mano.

"Ti è arrivato un messaggio" disse duro prendendo l'asciugamano e passandoselo sulla testa "è Niccolò" 

Ringhiai letteralmente e sbloccai il cellulare per leggere.

Niente di importante, voleva sapere cosa stavo facendo e mi diceva che si stava annoiando a morte e che avrebbe fatto le ore piccole. Risposi in un attimo ed evitai di dirgli che ero con Edoardo.

Un Edoardo che mezzo nudo si passava l'asciugamano color panna intorno al collo con una faccia poco allegra.

"Dormi da Alice stasera vero?" domandai girovagando per la stanza.

Avrei voluto dirgli di non farsi i fatti miei sbirciando nelle mie cose, ma la mia indole troppo buona mi costrinse a non litigare nuovamente con lui.

"Sì…a casa non ci metto piede per ora" rispose con aria scocciata.

Se non voleva parlarne lui figuriamoci io.

Strinsi i pugni per calmarmi. Veramente non capivo perché non ci fosse più modo di stare qualche ora insieme senza lanciarci sguardi infuocati o indecifrabili. Stavamo qualche minuto a ridere e poi calava l'imbarazzo, oppure mi arrabbiavo. 

Una settimana era riuscita ad incrinare un rapporto d'amicizia di anni? Evidentemente sì.

Con tutta la mia buona volontà scacciai quel fastidio scrollandomelo letteralmente di dosso rabbrividendo. Avevo ancora i capelli molli e la maglietta umida. Presi l'altro asciugamano e cercai di asciugarmi alla meglio.

"Non ci vedremo per quasi un mese…" sospirò sconsolato.

Ok, stavo veramente per sbattere la testa contro un muro di cemento armato. Mi stava facendo diventare pazza. Prima scontroso ora l'amico dolce.

"Un mese preciso, io fino a settembre non torno in qua" precisai.

"Ancora peggio" 

Edoardo si lasciò cadere svogliatamente con la schiena sul letto e iniziò a fissarmi. Andai accanto a lui e mi sedetti sul bordo afferrando un cuscino e stringendolo al ventre.

"Esistono i cellulari" cercai di consolarlo.

Ero un caso perso. Non riuscivo a tenere il muso per più di due secondi con lui.

Si voltò a pancia in giù, alzando quel poco che bastava la testa per guardarmi in faccia, mentre io cercavo di non distruggere il cuscino facendo uscire milioni di piume bianche. Mi ero sbagliata molte volte, ma quella volta avevo pregato in tutte le lingue che non fosse così, invece dovetti ricredermi perché qualcosa era cambiato anche se non riuscivo a capirne il perché. Non era l'arrivo di Niccolò nella mia vita, perché se ci pensavo bene tutto mi sembrava diverso da quella sera con il temporale al mare. La pioggia c'era sempre quando si trattava di me e di Edo. Aveva ragione.

"Non è lo stesso, però vedrò di accontentarmi…" allungò una mano e mi sfiorò il ginocchio.

"Guarda che torniamo entrambi, mica partiamo per la guerra!" esclamai un po' sconcertata.

A sentire quelle parole sembrava che non ci saremmo visti per secoli e che l'unico mezzo di comunicazione fosse stato il telefono.

"Sì, ma quando torneremo quanto tempo avrai per me?"

Lì per lì non capii dove volesse andare a parare. Lasciai andare il cuscino e mi sdraiai poggiando la testa sulla testiera del letto. Edo teneva ancora la mano vicino alla mia gamba, sfiorando ogni tanto con l'indice la mia pelle.

"Tra le altre e Niccolò…"

Sempre Niccolò.

"Non fare lo stupido, secondo te sono il tipo che abbandona gli amici io?" chiesi alzando un sopracciglio.

"No…ma sai, l'amore rende ciechi e un po' allocchi"

"Mi stai dando della stupida?" scattai guardandolo male.

"Parlo per esperienza! Quando uno crede di essere innamorato oppure lo è veramente non si accorge di niente, nemmeno delle cose evidenti…" 

Sospirò ignorando il mio sguardo omicida. Evidentemente il suo non era un insulto rivolto a me, ma qualcosa che riguarda lui perché era come se si stesse rimproverando di qualcosa. Io non capivo più niente.

"Bè, anche se mi innamorerò non sarò così imbecille da escludere i miei vecchi amici" dissi sicura di me.

Gli amici sono sacri. L'amore dopotutto non è che la conseguenza dell'amicizia, un livello superiore di questa. Io ed Edoardo saremmo potuti essere due perfetti innamorati perché la nostra amicizia era splendida. Tra l'amicizia e l'amore però, c'è la differenza di un bacio e io e lui non avremmo mai oltrepassato quello stadio. Un semplice sfiorarsi di labbra avrebbe potuto distruggere tutto.

"L'amore rende stupido anche il più intelligente degli uomini, ricordalo"

"Appunto…uomo, non donna" ironizzai.

"Sono arrivato tardi!" scherzò lui.

Mi sbilanciai in avanti e gli diedi un ceffone in testa ridendo.

Iniziò a ridere anche lui, eppure nonostante le nostre risate si fondessero come sempre in un unico rumore piacevole, tutto mi sembrava diverso. Forse erano i suoi occhi puntati nei miei, forse il fatto che le note di Kiss the Rain riempivano l'aria con le sue dolci parole, forse perché  semplicemente la mia vita stava entrando in una nuova strada.

Piacevolmente o meno, il fato aveva deciso di giocare con noi.

Edo si alzò e venne al mio fianco abbracciandomi ed io stufa di quella situazione mi lasciai andare poggiando la testa sulla sua spalla.

Chissà cosa aveva in serbo per me il destino.

  
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