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Autore: micia95    09/11/2011    1 recensioni
E se Megumi pensasse che Yahiro la sta usando e ingannando? Riuscirò il ragazzo a farle capire quanto forte sia l’amore che lo lega a lei?
Questa fan fiction è la prima che scrivo su questa coppia, e perciò la dedico a tutti coloro che li amano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UN APPUNTAMENTO-MENTIRE

“Eccola” pensò un ragazzo guardando una sua coetanea impaziente che aspettava all’angolo di una strada guardandosi freneticamente intorno in cerca di qualcuno. Il suo ragazzo probabilmente.

Era così carina che Yahiro, prima di avvicinarsi, la osservò. Portava un vestito azzurro con scarpe celesti e un cappello di paglia in testa. Il ragazzo pensò che fosse una specie di miraggio a causa della calura di quei giorni. Sbatté le palpebre più volte per essere certo che quella fosse davvero la sua Megumi.

“Sei bellissima” le sussurrò all’orecchio qualche istante dopo. La ragazza si voltò e i suoi occhi brillarono mentre la sua bocca –di un rosa candido- si spalancavano a forma di “O”.

“Non devi parlare” le ricordò lui appoggiando un dito sulle labbra di lei e avvicinando i loro visi . Con quel gesto le guance della ragazza s’imporporarono ma lei non distolse lo sguardo dagli occhi di Yahiro. Lui sorrise.

“Sei ancora più carina così”

Megumi sorrise e mostrò la scritta “Grazie!”

Yahiro per tutta risposta, prese delicatamente la lavagnetta dalle mani di Megumi e, senza farsi vedere, tracciò alcune linee che poi le mostrò con un dolce sorriso.

Megumi ne fu piacevolmente sorpresa. Yahiro aveva disegnato un cuore e, senza ombra di dubbio, significava “Ti amo”. Megumi cancellò il disegno e lo rifece per poi mostrare il suo di cuore al ragazzo che le sorrise dolcemente prima di prenderla per mano e avviarsi con lei al museo.

Era divertente visitare un museo, la faceva sempre ridacchiare sommessamente. Era divertente guardare le “persone comuni” bisbigliare per non interferire con la visita degli altri turisti, era divertente vedere che spesso faticavano a farsi capire nonostante gesticolassero e uardassero il compagno/a negli occhi.

La prima volta che erano stati in un museo, Megumi e Yahiro, Megumi gli aveva scritto “Benvenuto nel mio mondo”. Già il suo mondo; fatto di sguardi complici, parole impresse sulla carta e bisbigli all’orecchio dell’altro. La calligrafia di Megumi, a furia di tutto quell’esercizio, era diventata chiara ed elegante nonostante avesse imparato a scrivere molto più velocemente delle “persone comuni”.

Megumi e Yahiro si divertirono un mondo al museo, sia perché poterono ammirare oggetti straordinari creati da Maestri con la “M” maiuscola, sia perché loro ormai non avevano più bisogno di parole, bastava uno sguardo; ma soprattutto perché poterono passare un giornata normale insieme e non gettati a forza in una di quelle avventure assurde che spesso e volentieri vedevano coinvolta la Special A e i loro amici.

Verso le sette decisero di fermarsi a riposare in un bar ma, purtroppo, la bella giornata romantica fu interrotta da un uomo vestito in modo sobrio che si avvicinò al loro tavolo e che sussurrò alcune parole all’orecchio di Yahiro che sembrò leggermente infastidito quando annuì seccato.

“C’è qualcosa che non va?” scrisse Megumi. Yahiro le sorrise e si alzò avvicinandosi a lei. Quando le fu dietro le allacciò al collo una collana d’argento con un cuore come ciondolo. Megumi lo guardò in modo interrogativo, come mai quel regalo? Significava qualcosa in particolare? La mente di Megumi galoppò veloce cercando e trovando spiegazioni che, col senno di poi, sarebbero sembrate assurde; non ultima il fatto che Yahiro la stesse lasciando.

Per rassicurarla il ragazzo prese la lavagnetta di Megumi e vi disegnò lo stesso cuore di qualche ora prima e le sorrise sussurrandole “Aspettami qui, torno subito”. Megumi, finalmente rassicurata, aspettò….

 

Sette e trentaquattro, stesso bar, stesso tavolo, stessa ragazza, stesse aspettative e speranze…

 

“Come mai sta tardando tanto?” “Sarà stata una cosa più lunga del previsto” “Ma esattamente… dove è andato?”

Che sta succedendo Yahiro?

Megumi, impaziente, cominciò a guardarsi intorno sempre più agitata, poi si alzò portando con sé borsetta e lavagnetta e uscì dal bar in cerca di Yahiro. Lo aveva appena scorto che parlava con l’uomo di prima, quando si accorse di non aver una scusa per andare a cercarlo. Non poteva certo dirgli che credeva che lui le avesse mentito per tutto quel tempo facendo finta di essere innamorato di lei mentre il suo cuore apparteneva ad un’altra. No, era fuori discussione, e poi Yahiro non l’avrebbe mai fatto, non il suo Yahiro.

Proprio in quel momento squillò il suo cellulare e venne avvista dal fratello che sarebbe dovuta tornare a casa poiché quella sera a cena ci sarebbero stati anche i loro genitori.

“Evento più unico che raro” pensò Megumi sorpresa ma anche intristita perché avrebbe dovuto andarsene e voleva almeno salutare il suo ragazzo. “Perfetto!” si disse, ecco la scusa che cercava!

Si avvicinò di più osservando il ciondolo che le pendeva dal collo senza poter fare a meno di sorridere.

“Non dire sciocchezze” stava dicendo Yahiro piuttosto risentito.

“Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” Megumi si arrestò, immobile.

No, stiamo scherzando, vero?

Non sentiva più niente, non il rumore delle macchine; non quello dei bambini nel parco giochi accanto che si lamentavano perché non volevano tornare a casa. Nessun suono le arrivava alle orecchie se non quelle parole “Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” Le fecero male, malissimo, avrebbe voluto gridare, urlare il suo dolore al mondo ma la voce non le usciva, bloccata nelle corde vocali e la sua stessa voce le impedì per un attimo di respirare. Poi un solo singhiozzo la scosse, a quello si aggiunsero lacrime di dolore, rabbia e amore, un miscuglio pericoloso di sentimenti.

Megumi corse, corse al bar di prima allo stesso tavolo. Si strappò la collana regalatale da Yahiro solo quaranta minuti prima e la appoggiò affianco alla lavagnetta con su scritto “Devo tornare a casa. Non preoccuparti per me”

Poi scappò, e andò nell’unico luogo che l’avrebbe consolata: a casa da suo fratello e Ryuu, tra le loro braccia.

No, era fuori discussione, e poi Yahiro non l’avrebbe mai fatto, non il suo Yahiro.

No? Eppure lo aveva fatto, anzi lo stava facendo.

 


Ok, spero che non mi odierete dopo questo capitolo, specie tu Mistrene_Mistre.

  
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