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Autore: _CodA_    09/11/2011    3 recensioni
Sono passati due anni dalla fine del liceo e purtroppo le strade di Santana e Brittany si sono separate, ma non i loro cuori...
Ritrovandosi, riusciranno a mettere da parte il passato e gli errori commessi? Ogni capitolo è accompagnato da una o due canzoni che rispecchiano, con le loro parole, la situazione delle due protagoniste.
Spero vi piaccia! :)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Quando aprì gli occhi ero sola sul divano stretto.
Guardandomi attorno la cercai con gli occhi, allarmata, credendo di aver sognato ogni cosa. Eppure ero lì, in quella casa fredda e apatica, alla ricerca della donna che amavo.
La sua voce non tardò ad arrivare alle mie orecchie attente, ma ancora un po’ ovattate.
“…devi capire quello che sto cercando di dirti…”
“…è più di un’ora Britt che tenti di spiegare ciò che cerchi di dirmi! Ne ho le palle piene!”
La voce scura e alterata di Brandon mi fece stizzire non appena sveglia, facendomi desiderare di farlo sparire.
Posizionai i piedi a terra senza fidarmi di loro e con cautela mi alzai reggendomi a mala pena.
Improvvisamente sentivo la stanchezza e lo stress di quegli ultimi giorni tutti sulle mie spalle, tutti sui miei piedi stanchi di correre e di scappare.
Oggi avevo fatto un grande passo. Oggi avevo sfidato il destino e avevo avuto un po’ più di fiducia in Brittany e nel suo amore per me. Era ora di darle prova del mio di amore, doveva poter contare su di me.
Mi avvicinai alla cucina, luogo dal quale provenivano le voci, e trovai Brittany appoggiata al lavandino, con le mani dietro la schiena, che fissava tristemente il pavimento, mentre Brandon la guardava con fare insistente ed irato, con una mano in aria che gesticolava e accompagnava le sue parole irrequiete.
“Non posso credere a cosa mi stai dicendo! Non puoi lasciarmi così, Brittany! Non dopo quello che abbiamo passato io e te, non dopo due anni insieme! Non per… QUELLA!” urlò l’ultima parola indicando la parete alla sua destra oltre la quale si supponeva ci fossi io.
Gli occhi di Brittany si alzarono feriti e si fissarono nei suoi.
“-Quella-, come la chiami tu, è l’amore della mia vita!”
“Oh ma andiamo!” la schernì lui, con una smorfia del viso che, anche se non potevo vederla, mi disgustò parecchio. “L’amore della tua vita?! Ma per favore! Non vi siete parlate o viste per due anni! Questo lo chiami amore?” continuò a rivolgersi a lei con un tono a limite dal gridare, avvicinandosi a lei quasi per farle paura con la sua stazza sempre più imponente.
A me fece paura.
“Io chiamo amore un sentimento che non si è affievolito nonostante siano passati due anni! Chiamo amore quel senso di sicurezza e fiducia che con te non ho mai provato!”
Non avevo mai sentito Brittany parlare sprezzante con tale sicurezza.
Sgranai gli occhi, ricordandomi di nascondermi dietro la colonna accanto alla porta della cucina, dalla quale stavo sbirciando la scena.
Lui oramai era davanti a lei della quale non potei più vedere il viso.
Vedevo solo le sue lunghe gambe filiformi e chiare e le sue braccia appoggiate al marmo dietro di lei.
“Ascoltami! A lei non gliene frega niente di te! Non vuole altro che una cosa…”
“Adesso basta!” entrai quasi urlando e spaventando entrambi, che non attendevano un mio intervento.
Lui si voltò repentinamente e mi guardò interrogativo.
“Non accetto che mi si tratti così, che si mettano in discussione i miei sentimenti per Brittany! Non ne hai alcun diritto! Tu non mi conosci!” dissi ferma e risoluta guardandolo con una freddezza negli occhi che mai credo di aver posseduto.
Si distaccò rapidamente da lei e sostenne il mio sguardo di ghiaccio con uno altrettanto pietrificante.
Brittany intanto alternava il suo sguardo su di me e su di lui.
Improvvisamente la sua risata proruppe nel nostro silenzio, tra noi, e mi spaventò. Scaraventò a terra le mie certezze, non sapendo nemmeno perché.
Quando si fu ripreso mi guardò ancora, stavolta serio e taciturno e poi diede fiato ai suoi cattivi pensieri.
“Come dici, non ti conosco, ma conosco Brittany e conosco le tue parole, quelle di ieri sera. Le ricordi vero?”
E improvvisamente l’ondeggiante sguardo di Brittany si fermò su di me, inquisitorio.
“San… di che sta parlando?”
Rapidamente la guardai e poi sfuggì alla sua domanda e ai suoi occhi che avrebbero letto le mie bugie.
Guardai i miei piedi piegarsi timidamente su se stessi per evitare l’imbarazzo, per evitare il disastro.
“Diglielo! Avanti diglielo cosa pensi di lei!”
Alzai la testa e lo gelai con lo sguardo.
Ma poi la riabbassai sconfitta, sapendo che oramai la fine era vicina ed era io stessa la causa della mia rovina: le mie parole, il mio stupido alcool.
“L’amore della tua vita pensa che tu sia irraggiungibile!” le gridò in faccia schernendomi “E’ fermamente convinta che noi tutti siamo ombre della tua altezzosa figura!” continuò facendo un inchino, ridendo.
Le lacrime iniziarono a formarsi nei suoi occhi azzurri, li sentì fissi su di me, increduli, delusi; ed io amareggiata attendevo che facesse qualcosa, speravo che Brandon la smettesse di gettare fango su di me una volta che ero già affogata nella melma; non ebbi il coraggio di fermarlo, le parole giuste sembravano essere sparite. Avevo solo la testa bassa, un inutile senso di colpa e la voglia di rimangiarmi tutto. Tutto quanto.
“Secondo la signorina qui presente noi comuni mortali non potremo mai vivere con te, ma per te: per servirti e riverirti, esaudire ogni tuo piccolo capriccio, perché sarai sempre egocentrica ed egoista col tuo lavoro, coi tuoi sentimenti…”
“Non è ciò che intendevo!” mugugnai colpevole senza alzare la testa. “Non…”
E le lacrime ebbero la meglio, mentre guardavo di sott’occhio Brittany che sembrava immobilizzata, con gli occhi lucidi e rossi fermi su di me.
Mentre piangevo, mentre Brandon rideva continuando a riempirmi di vergogna, Brittany ignorò ogni successiva parola e mi parlò, mi sussurrò parole di cui Brandon nemmeno si accorse.
“E’ questo ciò che pensi di me?”
Il suo tono tremante ed instabile mi terrorizzò, non l’avevo mai sentita così, sull’orlo di un precipizio, amaramente convinta che non ci fosse una via di ritorno.
“No!” esclamai decisa, incontrando i suoi occhi.
Ci fissammo a lungo, incapaci di dire altro, incapaci di credere di essere arrivate al punto.
Leggevo nei suoi occhi la delusione. Ero stata l’unica di cui potersi fidare, l’unica che le aveva promesso di non abbandonarla, l’unica che poco prima era stata pronta a costruire una famiglia con lei.. e sapevo che alla luce di quelle parole sembrava tutto costruito su una menzogna.
Brandon di scatto, guardandola, interruppe il suo monologo e le si avvicinò, convinto di abbracciarla e cullarla.
Ma Brittany, non appena sentì il suo tocco, si scosse dal mio sguardo e si strinse su se stessa, invogliandolo ad allontanarsi.
“Britt… so che adesso ti senti persa, ma io sono qui..”
“No.”
I suoi occhi scuri si spalancarono e le sue braccia restarono aperte e a mezz’aria sospese.
“Non credere che dicendomi questo tra noi ritorni tutto come prima. Tu non ci sei. Tu non ci sei stato per molto tempo e non ci potrai essere adesso. Non più. Avrei dovuto fare questa scelta tanto tempo fa.”
Una flebile speranza si accese dentro di me, lasciandomi alzare la testa su loro due di fronte a me, sull’orlo della rottura definitiva che avrebbe reso Brittany libera, libera di stare con me.
“E quello che hai fatto qui oggi, il riferire parole che non ti appartenevano solo per provocare una frattura.. non ti fa onore. Ti credevo superiore a certe cose.. Mi hai solo aperto gli occhi su che razza di persona sei! Sei insensibile, egoista, freddo, maniacale ed egocentrico! Devi ottenere tutto ciò che vuoi, tutto il meglio di ciò che vuoi.. e io non sarò il tuo trofeo!”
Sentire Brittany usare quella parola mi fece ripensare al mio discorso avuto con lui il giorno prima e sorrisi. In fondo qualcosa di sensato l’avevo pur detto.
Ma il mio sorriso passò per un altrettanto gesto infantile che non fece che farla infuriare ancora di più.
“E quanto a te!” urlò voltandosi completamente verso di me. “La frattura c’è stata. Hai ferito il mio cuore. Nel profondo. Non mi sono mai sentita così.. presa in giro!” concluse illuminandosi, avendo trovato finalmente la parola adatta. “Capisci che intendo?”
Mi apriva il suo cuore nonostante tutto, nonostante il litigio che stava avvenendo; corrugava la fronte tra le lacrime, guardandomi con sincerità dritto negli occhi.
Annuì lievemente trovando inopportuna qualsiasi risposta.
“Non credevo che tu potessi farmi così male..” ammise, guardando un punto a lato del mio viso.
Mi sentì un verme, sentendo quel –tu- tra le sue labbra come una staffilata. 
Sapevo che intendeva –tu, come tutti gli altri: come Artie, al liceo… come Brandon, adesso.-
Io abbassai la testa non dovendo più sostenere il suo sguardo. E lasciai la bocca, ferita anche essa, parlare.
“Tu me ne hai fatto molto di più..”
Il suo sguardo fu di nuovo su di me, colpito e ferito.
“E’ al gioco della vendetta che stiamo giocando?” mi chiese, profondamente arrabbiata.
“no..” sussurrai sorridendo nervosamente.
Stupidamente stetti in silenzio, a testa bassa, ignorando il suo sguardo, il suo respiro affannato, le lacrime, semplicemente sorridendo.
Sorridevo all’ironia della vita, a come i nostri desideri viaggiassero sempre un istante prima o dopo rispetto a ciò che aveva da offrire la realtà.
Se solo avessi voluto stare così tanto con Brittany quella giornata di due settimane fa..
Se solo avessi ceduto all’orgoglio e alla dignità..
Se solo avessi…
Pensare a questo ancora una volta mi stava facendo lasciare una possibilità alle spalle; la possibilità di spiegarmi, di scusarmi e andare avanti.
Ridevo beffardamente, ridevo di me, ma lei si offese e interpretò male la mia risata e il mio silenzio.
“Io me ne vado” annunciò sorpassandomi velocemente e dirigendosi in salotto.
“Brittany…” accennò Brandon seguendola e lasciandomi sola.
In quell’esatto momento mi resi conto di quello che accadeva attorno a me, strinsi gli occhi forte, e piansi.
Mi disperai silenziosamente, stringendo una mano sui miei occhi stanchi e dolenti, volendo nascondermi dietro i miei capelli neri e lisci.
Quando sentì la porta d’ingresso aprirsi rumorosamente i miei muscoli si mossero e mi fecero capitolare da lei, all’istante.
“Aspetta!” urlai afferrandole il polso prima che potesse richiudere la porta.
Si voltò a guardarmi, e gli occhi bagnati, il viso pallido, la matita nera, messa chissà quanti giorni prima, sciolta attorno agli occhi mi strinsero lo stomaco.
Ero colpevole di quel viso triste e malandato. Ancora una volta.
Dubitai per un istante che fosse una buona idea iniziare una famiglia con lei.
Non per lei, ma per me.
Forse ero io la causa di tutto.
Ma ancora una volta stavo sminuendo i nostri sentimenti, stavo riponendo poca fiducia in lei e nel suo amore, stavo sotterrando il mio amore dietro un senso di colpa. Facevo ancora una volta retromarcia essendo terrorizzata. Ma sapevo che senza lei non avrei resistito.
Una vita con Brittany valeva mille litigi e ancora uno.
“Non voglio che tu vada..” ammisi disperata, non sapendo come rimediare in così poco tempo.
Sorrise amaramente, e capì cosa doveva aver provato nel vedermi sorridere quando lei era in quello stato. Era straziante.
“E’ inutile che io rimanga.. l’hai detto tu: sarai solo la mia ombra!” mi rinfacciò parole mal dette, mal riferite, mal pensate.
Chiusi gli occhi per un attimo come se così quel discorso ubriaco potesse sparire.
Riaprendoli trovai sicurezza in quello che avevo da dire, reggendo ancora il suo polso, guardandola ancora negli occhi.
“Ho sbagliato. Ho sbagliato su tutto. Ma voglio ricominciare. So di appartenere a te”
Lei mi guardò languidamente, ma il dubbio che le avevo instillato non era così facilmente cancellabile.
“Non so più cosa fare. Se non posso fidarmi di te, allora..”
“Britt! Britt, apri gli occhi!” le urlai duramente, strattonandole il braccio per il polso, scuotendola da quello stato di indecisione e confusione. “Sono sempre io: San! Non sono cambiata! Saranno passati pure due anni.. sarò diventata un’insegnante, questo è vero.. ma sono sempre la stessa! La stessa vecchia Santana! Quella codarda vipera scontrosa incapace di parlare e fare la scelta giusta, innamorata pazza di te!” le urlai d’un fiato cercando di non farmi offuscare troppo la vista dalle lacrime che mi avevano accompagnata.
Ma né le parole né le lacrime sembrarono convincerla.
“Chi mi dice che non stai mentendo? Come posso fidarmi di nuovo di te?”
Alzai gli occhi al cielo, maledicendomi ancora una volta per essere come ero!
Le lacrime mi rigarono i lati del viso e non ebbi la forza nemmeno di nasconderle o di asciugarle via.
Stringevo ancora forte il suo polso e ne approfittai per avvicinarla a me.
E confidai nel contatto, nei nostri corpi, nel mio che parlando con il suo sarebbe corso ancora una volta in mio aiuto.
“Dimmi..” sussurrai lasciando urtare il mio fiato sul suo viso “.. qualcuno ti hai mai fatto sentire così..?” chiesi, sentendo la mia voce tremare mentre i nostri corpi iniziavano a sfiorarsi e sentivo improvvisamente la sua estrema vicinanza.
La guardai negli occhi sincera. I toni si erano decisamente abbassati.
Nessuno urlava più, nessuno piangeva.
C’eravamo solo io e lei di nuovo vicine, di nuovo fatte l’una per l’altra.
“Hai mai provato tutto questo.. con qualcuno.. con il solo battere dei vostri cuori?”
Conclusi portando la sua mano sul mio seno e spingendola lì dove avrebbe sentito il mio cuore.
Il suo respiro divenne pesante e trattenuto.
Chiuse gli occhi cercando di ritrovare la lucidità che le stavo facendo perdere.
“Io non..” accennò scuotendo la testa.
Mi avvicinai ancora lasciando strusciare le nostre guance, per arrivare al suo orecchio, tra quei profumatissimi capelli biondi.
“Lui potrà averti fatta innamorare, ma io ti ho rapito il cuore! E tu hai rapito il mio! Lo sappiamo entrambe..”
La sentì tremare, e io con lei. Quando riaffiorai dai suoi capelli, quando tornai a guardarla, i suoi occhi mi attendevano, ancora lucidi ma pieni di passione, di desiderio, di forza, di vita.
Mi guardò persa e poi mi baciò con foga, senza dover attendere una mia risposta.
Quando ebbe finito con le mie labbra si staccò lentamente e poco, lasciando i nostri nasi sfiorarsi, le nostre labbra respirare una sull’altra, gli occhi incredibilmente vicini.
I miei scurissimi nei suoi chiari ma profondi.
“Nessuno mai..” mi sussurrò, con un tono così basso che se non avessi saputo a cosa si riferisse, non avrei capito.
Accennai un sorriso, facendo così toccare le mie labbra con le sue.
Un brivido mi percosse e anche lei sorrise, tenendo ben salda la sua mano sul mio fianco, leggermente piegata sulla schiena.
“Ti amo.”
“Lo so”
“Mi ami anche tu?”
Lei annuì sorridendo e chiudendo timidamente gli occhi.
“Per questa volta potrebbe bastare..” biascicò in un sospiro.
Le sorrisi e inspirai il suo dolce profumo ritrovato, facendomi pervadere da lei. Ancora non credevo che fosse tutto finito; che eravamo di nuovo insieme, innamorate come non mai.
Ma gridavo vittoria troppo presto.
Brandon sostava a pochi passi da noi nella sua casa. Si schiarì la voce e spezzò la magia che si era creata, il mondo ultraterreno in cui ci eravamo rifugiate giusto per pochi secondi.
Respirai a fondo e la guardai intensamente, unendo le nostre fronti per infonderle sicurezza, e ricavarne un po’ anche io.
“Ti fidi di me, vero?”
Lei annuì silenziosa, chiudendo gli occhi, ancora un velo di tristezza la stava pervadendo.
Non era così semplice. Sarebbe servito tempo per tornare alla normalità.
“Allora corri!”
 
 
While I'm safe there in your arms
So all I ask is for you
To come away with me in the night
Come away with me




Piccola nota:
Siamo quasi alla fine... il prossimo sarà il penultimo capitolo... si tirano le somme!


ps. avete visto Santana nell'ultimo episodio? Praticamente sto riguardando solo il suo pezzo da ore! ;)

_CodA_

Canzone: "Come away with me" di Norah Jones
  
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