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E in un batter d'occhio giunsero le vacanze di
Pasqua, un'altra fiumana di studenti abbandonò la scuola per la settimana
concessa di riposo. Lily anche questa volta si trattenne.
“Lily, mi dispiace tanto... Il mio fratellino Mark
si è preso gli orecchioni, e devo assolutamente tornare a casa! Il mio
piccolino...” Macie aveva le lacrime agli occhi.
“Cosa? Gli orecchioni? Povero piccolo...” intervenne
Sirius che era seduto in sala comune allo stesso tavolo delle ragazze. Passò un
braccio attorno alle spalle di Macie per farle coraggio.
Lily li guardò perplessa “Andiamo, sono solo degli
orecchioni! Anche io e Petunia li abbiamo presi! Io ero in prima elementare, ma
non è mica stato così disastroso... o la vostra era una scusa per
abbracciarvi?” rise.
Ma Macie non sorrise e nemmeno Sirius “Lily, gli
orecchioni dei maghi sono un bel pò differenti da quelli dei Babbani che hai
preso tu...” la informò l'amica tirando su col naso.
Sirius annuì “Già... Gli orecchioni dei maghi
portano febbre altissima, ma questo è il meno. Le orecchie ti crescono e
prendono la forma di quelle di un pachiderma e anche il naso diventa più
grosso. Se non sono curati in tempo c'è il rischio che le orecchie rimangano
grosse e si possa... perdere l'udito.” Macie emise un singhiozzo e due grossi
lacrimoni scesero lungo le sue guance. Lily non aveva mai sentito tutto questo
ma ora poteva comprendere la preoccupazione dell'amica.
“Forza Macie, hai detto che due bravi dottori lo
stanno curando e che il peggio è passato... andrà bene!” gli fece forza il
ragazzo.
Lei annuì e
si sforzò di sorridere.
Lily decise che forse era il caso di levare il
disturbo, di lì a poco Macie sarebbe partita e forse volevano salutarsi...
Così attese fuori dalla sala, all'uscita della torre
per salutare l'amica in partenza subito dopo.
Dopo un quarto d'ora la tenera biondina scese, aveva
le guance arrossate e l'aria completamente beata e assorta. Quando vide Lily si
illuminò e le corse in contro volando, con le borse in mano.
“Lily, Lily! E'... è stato bellissimo!”
“Ma... Cosa? Che è successo?” Lily non riusciva a
capire.
Macie arrossì “Sirius... mi... lui mi... Mi ha dato
un bacio... em, ci siamo b-baciati...” riferì sospirando.
Lily scoppiò in un sorriso radioso “Davvero? E come
è stato? Oh, domanda stupida! La tua espressione non lascia spazio alle
parole... Sono contenta per te! Ma adesso... bè? Ma io non ho ancora capito se
state assieme oppure no...” domandò curiosa accompagnandola in cortile, dove
una delle tante carrozze la stava aspettando.
“Io... non lo so... Ma credo che gli parlerò di
ritorno dalle vacanze! Prometto che lo farò! Devo cercare di non essere così
timida... prima non sono riuscita a dirgli una sola parola... solo un
‘arrivederci’...” ammise un pò abbattuta.
“Oh, ce la farai! Ne sono sicura! Buone
vacanze, Macie! E non pensare troppo a Sirius che ti si cuoce tutto!” la prese
in giro Lily.
L'altra annuì e si staccò. Lily rimase a guardarla
avanzare verso la carrozza vuota. Prima di salirci Macie si voltò ancora e la
salutò sorridente sventolando una mano. Lily la osservò nella sua solita divisa
scura, i lunghi capelli biondi e lisci incorniciavano il viso sorridente e
radioso di quindicenne. Non era mai stata così bella, forse perchè era innamorata
e felice. La rossa avvertì un morso allo stomaco che la paralizzò, una
terribile sensazione agghiacciante si impadronì di lei e non potè trattenere
una lacrima che scese lungo la sua guancia eterea. Poi scosse la testa
scacciando quella sensazione devastante e rispose con un sorriso tirato al
saluto dell'amica che finalmente partì.
Se ne tornò alla torre dei Grifondoro cercando di
scacciare il ricordo di quell'attimo di angoscia allo stato puro che gli aveva
contorto le viscere poco prima. Stava per girare l'angolo quando la
professoressa Mc Granitt, che arrivava a spron battuto dalle scale, la travolse
facendola quasi finire per terra. Lily rimase stupita del bizzarro
comportamento della donna che era sempre stata controllata e posata
all'inverosimile.
“Oh, mi scusi tanto signorina Evans!” disse solo poi
si allontanò di gran carriera nella direzione opposta a quella dalla quale era
venuta.
Non se ne preoccupò granchè però, pensò che dovesse
avercela con qualche studente indisciplinato che ne aveva combinata una di
troppo, magari aveva appena messo in punizione James o uno dei suoi discoli
amici.
Poi si dimenticò dell'accaduto e non ci pensò più.
Almeno per i tre giorni seguenti. Era il pomeriggio del lunedì quando,
effettuando una ronda in giro per la scuola, si accorse di quanto i professori
fossero in trambusto. E le ricordarono la Mc Granitt di qualche giorno prima.
La sensazione che aveva avvertito alla partenza di Macie e che da quella
mattina era tornata più prepotente che mai e l'aveva svegliata all'alba si fece
quasi insopportabile. Da poco poi era
rientrata in sala comune, sempre con quella spiacevole sensazione. Alcuni dei
pochi studenti se ne stavano seduti attorno ai tavoli, chi giocando agli
Scacchi dei Maghi chi a Spara Schiocco, chi leggendo e altre cose.
All'improvviso la porta della sala si spalancò e ne
fece capolino la Mc Granitt con un'espressione indecifrabile in volto. Era
tesa, molto tesa e... il resto era incomprensibile.
“Signorina Evans! Mi segua!” fece con un tono che
non ammetteva repliche. Tutti in sala tacquero e fu pensiero comune che Lily
dovesse averne combinata una grossa perchè nessuno, dal primo al settimo anno,
aveva mai visto la professoressa così agitata.
Non passarono una ventina di minuti che Lily fece la
sua ricomparsa nella sala. Tutti gli occhi puntati contro a cercare di
decifrare l'espressione sul suo volto: assente, completamente vuoto e assente.
Solo James osò parlare, come al solito con
impertinenza “Evans! Che faccia! Che è successo? La Mc Granitt ti ha ritirato
il distintivo da Prefetto e sei sconvolta perchè adesso non potrai più ficcare
il naso negli affari miei?”
Lily si voltò lentamente verso di lui, due grosse
lacrime trattenute a stento fino ad allora scesero lungo le sue guance e dopo
ne seguirono altre, sempre di più e presto Lily si inginocchiò in mezzo alla
sala scossa dai singhiozzi piangendo disperatamente.
James strabuzzò gli occhi, come era possibile che si
mettesse a piangere a quel modo per una piccola battuta, neppure cattiva per
giunta. Tutti lo fissarono con sguardo truce.
“Hei! Ma... ma io... non ho mica detto nulla...” si
difese col volto in fiamme. Ma Lily piangeva sempre di più e non accennava a
smettere.
Imbarazzato e anche preoccupato avanzò verso di lei
“Hei Evans, ma che c'è? Io... scusami!” le disse disorientato cercando di non
farla piangere e ottenendo invece l'effetto opposto. Allora cercò di farla
alzare da terra, ma nulla. Lily se ne stava inginocchiata per terra, la mani
incollate al pavimento, il capo chino e i capelli che nascondevano il viso, la
sua intera figura era scossa da singhiozzi disperati, era una visione quasi
straziante. E allora fece l'unica cosa saggia e possibile: si chinò, perplesso,
e se la prese in braccio portandola via da tutte quelle occhiate curiose e confuse
fino nella camera sua e degli altri ragazzi.
La lasciò dolcemente sulle ginocchia appena dentro,
ma lei pareva non aver mutato stato.
Si inginocchiò di fronte a lei, giacché non
accennava a rialzarsi “Hei, ma che c'è? Che ti prende? Evans...” domandò sempre
più sconcertato e preoccupato.
Lei alzò lo sguardo verso di lui e fissò i suoi
occhioni verdi in quelli blu dietro le lenti del ragazzo. Per un attimo smise
di singhiozzare, mentre le lacrime continuavano a scendere.
“E' successo qualcosa?” azzardò lui delicatamente,
per poi trovarsi subito pentito dal momento che lei riprese a piangere
convulsamente.
E allora finalmente capì che non doveva fare
domande, istintivamente le passò le braccia attorno alle spalle tremanti e la
stinse forte “Hei, è tutto ok, non mi devi dire nulla... Se hai voglia di
piangere fallo pure, Evans, finchè vuoi.” le mormorò sfregando delicatamente e
premurosamente una mano sulla sua schiena, ancora leggermente imbarazzato.
Lily annuì e strinse fra le mani il maglione della
divisa del ragazzo nascondendovi il fiso bagnato e premendo con forza, come
tentando di fermare quel fiume di lacrime e disperazione.
E rimasero così per molto tempo, fece anche buio
fuori e dentro la stanza da letto e Lily piangeva ancora. E James pazientemente
continuava ad accarezzare i suoi capelli.
Erano sorte in cielo le prime stelle quando Lily
trasse un sospiro “E' stata... u-uccisa... M-macie...” balbettò per poi tornare
a piangere. James si sentì mancare la strinse più forte che potè contro di sè, mentre
gli occhi gli si facevano lucidi e lo stomaco gli si contorceva.
Non disse più nient'altro per ancora diverso tempo.
Poi si staccò asciugandosi quei due smeraldi terribilmente arrossati in un
polsino del maglione “Grazie...” mormorò con un filo di voce.
Lui si rialzò in piedi a fatica e le porse una mano
per aiutarla. Entrambe avevano le ginocchia indolenzite e doloranti, erano
rimasti inginocchiati sul pavimento duro per molto tempo. Lily afferrò quella
mano candida e forte e si rialzò in piedi, sentiva la testa girare e dolere
terribilmente, le sembrava tutto così irreale e fuori dal mondo... dai colori e
dai contorni indefiniti come un sogno che permane nel dormiveglia e non riesci
ad afferrare, ma nemmeno a scacciare.
“Vieni con me...” le sussurrò James tenendola per
mano e conducendola fuori dalla stanza, dopo essersi entrambi nascosti sotto il
mantello dell'invisibilità che già una volta li aveva ospitati assieme, in
situazioni ben più rosee.
Lentamente, senza mai mollare il suo polso, le fece
attraversare la sala comune. La cena nella Sala Grande era terminata da un
pezzo e i ragazzi si intrattenevo ignari seduti ai tavoli nella loro torre.
Sirius, Remus e Peter sembravano pensierosi. James gli passò di fianco e gli
tirò un orecchio, come faceva sempre per manifestargli la sua presenza “A
dopo...” gli sussurrò, ma non si fermò e tirò dritto, fin nella Sala Grande,
nei corridoi bui della scuola e giù di sotto nelle cucine.
Un branco di elfi affaccendati girovagava
trasportando piatti, riassettando, preparando cibarie e cose simili. Lily esitò
un istante prima di entrare.
“Coraggio, sono di casa qui...” la rassicurò lui
spingendola gentilmente all'interno della cucina. Tutti gli elfetti si
voltarono rapidamente verso la nuova arrivata.
“Desidera, signorina?” domandò una di loro, tutta
felice di poter servire la giovane. Alle spalle della rossa fece capolino James
“Ciao Pipsey!” salutò sforzandosi di sorridere.
Gli occhi dell'elfa si illuminarono, così come una
mezza di dozzina di altri “Signor Potter! Buona sera, signore! Come possiamo
aiutarla, Signor James Potter? Burrobirre? Salatini? Torte? Biscotti? Panini?
Frutta candita? Pudding?”
James scosse la testa “Solamente una camomilla e un
paio di brioches, grazie Pipsey!”
L'elfa parve delusa di non poter servire in grande
stile il ragazzo, ma si mise subito all'opera “La signorina vuole qualche cosa,
signorina?” domandò a Lily. “Vuoi mangiare qualcosa?” le chiese delicatamente
James. Lei scosse debolmente il capo, sempre tenendo lo sguardo chino.
“No, siamo a posto così...” rispose per lei.
In pochi minuti Pipsey portò a James una teiera di
acqua bollente e dei filtri di camomilla assieme a diverse brioches ripiene
dall'aria invitante, il tutto servito su un vassoio d'argento.
“Lasci pure tutto dove mangia, signore! Ci penserà
Pipsey a ritirare! Buon appetito signor Potter! Arrivederci signorina...”
lasciò in sospeso la frase rendendosi conto di non conoscere la graziosa
ragazza.
“Evans,
Lily Evans!” suggerì James.
“...Signorina Evans!” terminò radiosa l'elfetta.
Lily annuì garbatamente. James prese la bacchetta in
una mano, facendo fluttuare il vassoio davanti a sè, e condusse Lily fin nella
prima aula vuota che incrociarono. Si sedettero in silenzio ad un tavolo di
legno e lui le porse una tazza di camomilla fumante.
Lily la strinse tra le mani ma non la bevve, rimase
con lo sguardo perso a fissarla. Gli occhi e le guance erano terribilmente
arrossati dal pianto. James non sapeva bene cosa fare, nemmeno aveva ben capito
che cosa era successo, solo che la piccola Macie era stata... uccisa. Così
aveva farfugliato Lily. E ora che la vedeva così distrutta voleva solo fare
qualcosa per lei.
“Forza, ti farà bene...” suggerì lui. Lei scosse la
testa, non aveva proprio voglia di nulla. Si sentiva la gola arida ma sapeva
che se solo avesse ingoiato qualcosa avrebbe probabilmente rimesso, il suo
stomaco era contratto per il dolore. Era ancora confusa ed estraniata, come il
pomeriggio precedente nell'ufficio di Silente, quando le aveva detto cosa era
successo. Non aveva voluto crederci, non ci riusciva da principio. Le sembrava
così assurdo! Macie, Marcus il suo fratellino, e anche Corrine e Arcibald, i
suoi genitori uccisi, la loro unica colpa era quella di essere una delle tante
famiglie miste e di lavorare all'Ufficio per la Collaborazione con la
Popolazione Babbana, al Ministero della Magia. Non aveva avuto pietà per
nessuno, Voldemort, le aveva detto Silente, non si era fatto scrupoli ad
eliminare un'adolescente ed un bambino innocenti. Non avevano sofferto, aveva
poi aggiunto il canuto preside posandole una mano sulla spalla, li aveva uccisi
ricorrendo alla peggiore delle Maledizioni Senza Perdono. Non era però stato di
grande consolazione a Lily. La sua prima reazione era stata di rabbia. Loro
sapevano che avrebbe colpito! E allora perchè era successo? Perchè Voldemort
sapeva che loro sapevano, e si era voluto prendere gioco di tutti, fornendo le
informazioni sbagliate. Lo avevano sottovalutato: una svista che era costata la
vita a quattro persone innocenti. Che era costata dolore a tanti amici e
parenti.
Ma non aveva voluto crederci. Aveva comminato come
uno zombie per tutti i corridoi, su fino alla torre, pensando che tutto quanto
fosse solo un terribile, disgustoso incubo, ma solo quello. Però quella morsa alla
bocca dello stomaco, quella incessante voglia di piangere e quella sensazione
di vuoto che sentiva dentro erano reali. Tutto quanto era drammaticamente reale
e se ne accorse solo quando varcò la soglia della casa di Grifondoro, quando
incontrò gli sguardi dei suoi compagni e comprese che Macie non ne avrebbe più
fatto parte. Quando sentì la voce di James Potter che la prendeva in giro come
sempre, ma Macie non sorrideva come al solito, al suo fianco, dei loro scherzi.
E in quel lampo di lucida consapevolezza si era sentita morire, aveva perso per
sempre la sua unica e più grande amica. Ed era crollata come un castello di
carte con un soffio di vento. Le lacrime che aveva trattenuto e che premevano
nei suoi occhi verdi erano straripate sulle sue guance. Dolore e vuoto la
colsero all'improvviso.
Si asciugò un altro paio di lacrime che scesero
lungo le guance irritate e arrossate poi, dopo diverse ore di silenzio e
pianto, parlò, leggera e con la voce roca e spezzata “Tutta la sua famiglia...
-iniziò richiamando l'attenzione di James- Il suo fratellino, i suoi
genitori... Li ha uccisi tutti! Capisci?” gemette disperata, seguitando a
fissare il liquido giallognolo all'interno della tazza candida. James trattenne
il fiato, era davvero terribile quello che stava dicendo. Non osò parlare,
qualsiasi parola sarebbe stata inopportuna e fuori luogo.
“Solo perchè... perchè erano una famiglia mista...
Li ha uccisi ricorrendo ad una Maledizione Senza Perdono...” Lily prese a
lacrimare di nuovo, cercò di trattenere i singhiozzi ma non ci riuscì a nascose
il viso rigato di lacrime sulle proprie ginocchia. “Non sono arrivati in
tempo... lui lo sapeva e li ha depistati! Non sono riusciti a fare nulla... Non
la rivedrò mai più...” la sua voce suonava adesso ovattata e soffocata, il viso
sempre premuto contro le gambe, nascosto nelle pieghe della gonna scura, il
corpo ancora scosso dai singhiozzi.
Anche le guance di James furono rigate dalle
lacrime, conosceva Macie ed era una delle persone migliori che gli fosse mai
capitato di incontrare. Anche dentro di lui si diffuse un senso di vuoto e
impotenza.
Lily strinse i pugni, piantandosi le unghie nella
pelle soffice delle ginocchia e disperandosi.
“No, ti farai del male...” James le tolse le mani e
le tenne leggermente tra le sue. “Me lo merito... io sapevo! Sapevo e non le ho
detto nulla! Forse... i suoi genitori lavoravano al Ministero... se avessero
saputo magari avrebbero fatto qualcosa e
adesso... adesso...”
James scattò in piedi, tirandola su dalla sua
posizione raggomitolata e scotendola sonoramente “Non lo dire! Nemmeno per
scherzo! E non pensare quello che stai pensando! -sembrava quasi furioso- Che
cosa avresti potuto fare? Nulla... Forse nemmeno Macie avrebbe pensato più di
tanto a quello che le avremmo detto, come abbiamo fatto noi... E immagino che i
suoi genitori sapessero di tutta questa storia! Solo non si aspettassero di...
Non avresti potuto fare nulla! Né io nè te... nessuno ci è riuscito, figurati
noi...” Si disse che la cosa migliore era levarle quelle terribili idee
persecutorie dalla testa, per quanto anche lui, per un istante, aveva avuto gli
stessi pensieri. Cercò di convincere entrambi di quello che stava dicendo.
Lily annuì distrattamente, comunque non credeva alle
parole del ragazzo.
“Forse è meglio se cerchi di riposare un pochino...
no?” suggerì James. Lily annuì di nuovo e si alzò dalla grossa sedia di legno,
con fare smarrito. Lui la accompagnò fin alla Torre, nella sala comune. Era
deserta a quell'ora, era notte fonda ormai. La rossa avanzò stancamente tra le
mura decorate di quadri e arazzi, tra quelle stanze che non sarebbero più state
le stesse. Sarebbe stato tutto differente ora, differente e terribilmente
doloroso perchè ogni angolo di quel castello le avrebbe ricordato la sua
migliore amica. Che non ci sarebbe più stata... Percorse le scale fin
all'entrata del dormitori delle ragazze, James la seguì fino all'ingresso di
quella che doveva essere la sua stanza. Trasse un lungo respiro, Lily, prima di
abbassare la maniglia sulla quale aveva postato la mano ed entrare in stanza.
“Em... se dovessi aver bisogno di qualunque cosa...
bè, non farti nessun problema... sai dove trovarmi. -iniziò James, grattandosi
una guancia decisamente in imbarazzo- Buonanotte E... Lily.” concluse
sorridendo debolmente.
Lei fece un cenno col capo e mosse il primo passo
all'interno della stanza, poi si voltò verso di lui “Grazie, grazie davvero...
James...” e si sforzò di tirare le labbra in quello che risultò un triste e
malinconico sorriso dolceamaro.
Poi si separarono. Lily si richiuse la porta alle
spalle e fu molto peggio di quanto avesse immaginato: nella stanza c'era ancora
tutta la roba di Macie, e aleggiava vicino al suo letto quel profumo dolce e
vanigliato che l'accompagnava sempre. Si buttò sul suo letto, affondando la
testa nel cuscino dell'amica e le lacrime ripresero a scendere. Di colpo nella
sua mente presero forma le terribili immagini di quelli che dovevano essere
stati i suoi ultimi istanti di vita.
Immaginò la graziosa villa dei Fisher leggermente
rischiarata dalle prime tenere luci dell'alba, luci di morte per loro.
Probabilmente stavano tutti dormendo quando Voldemort, l'oscuro e terribile
signore, era entrato nella loro casa. Lo vide di spalle, ammantato e circondato
da un alone di morte, far scattare la serratura con un incantesimo elementare.
Salire silenziosamente le scale di casa, fino ai piani alti dove stavano le
stanze da letto con passo silenzioso. Tutto taceva attorno, non sentiva nessun
suono e questo rendeva la scena ancora più angosciante.
Silente le aveva riferito che i coniugi Fisher non
si erano nemmeno svegliati, erano stati uccisi nel sonno con quel terribile
anatema.
La visuale poi si spostò e strinse sulla camera da
letto di Macie e Marcus. Vide la sua amica svegliarsi di soprassalto e balzare
giù dal letto a baldacchino mentre anche la sua porta veniva spalancata. Di
nuovo l'oscuro signore mosse le labbra ripiegate in un sorriso soddisfatto “Avada Kedavra”, ne lesse Lily e una
fitta al cuore le prese di colpo, vedendo il più piccolo della famiglia passare
dal riposo notturno al sonno eterno. Le si contorse lo stomaco, Macie giaceva
in ginocchio, disperata e con le lacrime agli occhi, per un interminabile
millesimo di secondo fu investita in pieno dalle sue emozioni forti e dolorose
e vide la sua fine attraverso gli occhi blu dell'amica: la mano che si alzava e
sollevava la bacchetta con un ghigno soddisfatto, occhi che si spensero per
sempre. E poi il buio, nulla più.
Rimase paralizzata un istante mentre questo turbinio
di immagini le colpivano a velocità supersonica scotendola e facendola tremare.
Dolore misto a rabbia per quello che era successo le martellavano nel petto.
Rabbia verso chi sapeva e non era riuscito ad impedirlo, rabbia e odio verso
l'autore di tale meschina azione e soprattutto rabbia e odio verso sè stessa,
perchè quello che sapeva... se glielo avesse detto... e quella sensazione che
la dovevano mettere in guardia. Aveva sbagliato ogni cosa.
Rimase su letto, sospesa con la testa nei suoi
dolorosi pensieri per diverso tempo, senza riuscire a prendere sonno.Era l'alba
ormai... una luce fioca aleggiava all'interno della stanza, tutto sembrava così
surreale... A richiamare la sua attenzione furono passi pesanti e affettati al
di là della porta. Qualcuno correva nel corridoio del dormitorio delle ragazze.
La grossa porta si spalancò con un tonfo e ne fece capolino un ragazzo. Lily ci
mise qualche istante per metterlo a fuoco e riconoscerlo con indosso il pigiama
invece della solita divisa: in piedi sulla porta stava Sirius, aveva i capelli
neri scompigliati e l'aria persa con gli occhi lucidi, respirava affannosamente
ed era trafelato. Mollò la maniglia della porta che si richiuse dietro di lui
con un tonfo sordo e avanzò barcollando all'interno della stanza. Si avvicinò
al letto di Macie, su cui ora Lily stava in ginocchio. Incrociò lo sguardo di
lei, poi lanciò un'occhiata rapida tutt'intorno. Due grossi lacrimoni presero a
scendere dai suoi spenti occhi scuri “Io... James mi ha... detto...” iniziò. Ma
ogni parola era inutile: anche lui si era sentito morire alla terribile
notizia. Fece scorrere una mano sulle coperte del letto della ragazza di cui
era innamorato, e che non avrebbe mai più rincontrato, fino a incontrare Lily.
Condividevano lo stesso dolore, gli stessi sentimenti, piansero accucciati su
quel letto a lungo, abbracciandosi e sfogandosi.
Continua…
Eccolo qui il quinto capitolo! Scusate se ci ho
messo una vita ma… ESAME! (andato a buon fine…) Bene bene… em, questa volta
sono stata un po’ più cupa… ma è naturale! Con Voi-sapete-chi in circolazione
c’è poco di cui stare allegri… Adesso voglio sapere assolutamente cosa ne
pensate: RECENSITE!! Vi obbligo, supplico e scongiuro!! Soprattutto per sapere
come vi sembra sia riuscita a trattare l’argomento e i sentimenti (Soprattutto
quelli di Lily, mi son scavata un bel po’ dentro per riuscirci, ho fatto
centro? Ho reso l’idea?) e voglio un parere sulla situazione e l’evoluzione
della fic… se no sto in ansia!! @__@
Come sempre un grazie infinito a tutti i miei fedeli
commentatori (fa molto setta tutto ciò…) IO VI ADORO tutti quanti! La mia Aya
(Finalmente vedo la tua fic in questa sezione…^^), Anja che è troppo gentile,
Strekon (Sono sempre più innamorata della tua fic! ** DIVINO! E’ stupendissimo
che la mia storia ti piaccia! Me onorata…), Mikan che è troppo buona e mi
vizia!^^, Gius (…era un invito implicito a non continuare?? -Ly che si fa un
sacco di seghette mentali…-) io non
sono stanca… ADORO SCRIVERE! E poi ancora Angi (Uah uah uah!! Ma che dici!
^///^ Troppo cara! E… SI! Anche io trovo che Sirius sia uno dei personaggi
migliori! Personalmente lo ADORO!^^) e anche Giuggy! Un bacione a voi e tutti
quelli che leggono la mia fic!
A presto con il prossimo capitolo, un bacione
enorme… Ly
PS:Erroraccio nello scorso capitolo!! Ho scritto che
Peter stava aggrappato alle corna di Sirius… Scusate, doveva essermi
momentaneamente partito un embolo… ^^’’’