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Autore: Lily White Matricide    09/11/2011    11 recensioni
Ancora una volta, Lily Luna Potter provò a scrivere una pergamena, indirizzata proprio a lui, l’autore di quel fascicolo di pergamene, di diari fitti di annotazioni, perlopiù dedicate alle Pozioni, che lei conservava gelosamente in una scatola sotto il letto: Severus Piton.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dancer In The Dark

They say it's the last song. They don't know us, you see. It's the only last song if we let it be.
Dancer In The Dark
*

Perché di noi sopravvivono delle foto, dei ritratti, delle semplici lettere, scritte su pergamena?

Noi diventiamo solo linee nella sabbia. Così fragili e granulose. La prima onda ci porta via, cancellandoci dalla faccia della terra.

Perché di noi rimane solo una pallida traccia, tanti segmenti neri che si susseguono senza sosta, fino a quando non si mette un bel pallino nero – un punto – alla fine della pergamena?

Rimangono le parole, solo le parole.

La tua scrittura, è il tesoro più prezioso che ho, in questo istante. Mi sembra di sapere tutto di te, di sapere con certezza come tenevi tra le mani la tua penna scura, intrisa d’inchiostro; so come tenevi ferma con la mano sinistra la pergamena, per consentirti di scrivere agevolmente. Posso sfiorare con una mano il tuo viso, posso contare le rughe che ti si formavano sulla fronte durante la scrittura. Mi sembra di starti davanti, nella penombra, con il candelabro appena sufficiente ad illuminare la tua scrivania. Tutto il resto è nero, oscurità.

Queste tracce nelle mani sbagliate rischierebbero di svanire – e di te rimarrebbe ben poco.

Ma mi è anche stato insegnato che chi vuole davvero che una vita venga cancellata, alla fine lascia che venga per sempre erosa dal tempo edace.

Loro – i miei genitori, i miei fratelli ed il resto della mia sconfinata famiglia - non sanno quello che sto provando e vivendo nell’immersione quotidiana nella tua scrittura. Non conoscono me e te, quello che siamo diventati, assieme.

Laddove hai lasciato una parola interrotta, io finirò di scriverla.

Dove avrai lasciato una frase in sospeso, lascia che io la completi. E ci metta un punto, fermandola nello spazio e nel tempo.

Le tue parole non sono fatte per rimanere sempre nell'oscurità, nella quale ti sei sempre nascosto, per amore di chi ha dato il sangue per mio padre - mia nonna Lily. Le riporterò alla luce, le assaporerò, permetterò che mi dissetino, perché rimane in me una sete insaziabile di sapere molto più di te. Però, nel caso in cui tu non te la sentissi proprio di uscire alla luce con me, allora farò volare nel vento le tue parole, la tua storia, affinché una melodia pacata possa riecheggiare nelle raffiche di vento. Conoscendoti, scommetto che preferiresti che la tua storia volasse nel vento freddo, quello che fa brontolare tanto mio padre, Harry. E so che faresti in modo che il vento freddo possa fargli battere ancora di più i denti, ne saresti ancora in grado. Perché fondamentalmente, non so dove tu possa essere finito, ma dentro di me, un frammento di anima di me, mi dice che non sei morto.

Quel frammento di me collega il passato – mia nonna Lily – ed il presente, che sarei io, Lily Luna. Talvolta, sento una bella voce parlarmi, proveniente anch’essa dall’oscurità del mio essere ed è una voce familiare, di donna. Mi dice di te, mi suggerisce di andare avanti, di non avere paura, nel caso in cui ti dovessi mai ritrovare per strada, perché quella voce sa non mi faresti mai del male. Al massimo, tireresti fuori il tuo intramontabile sarcasmo, ma non mi feriresti mai.

Ma io so come tenere testa al tuo sarcasmo, me l’ha insegnato mia nonna Lily, tramite la sua voce soave.

* *

Ancora una volta, Lily Luna Potter provò a scrivere una pergamena, indirizzata proprio a lui, l’autore di quel fascicolo di pergamene, di diari fitti di annotazioni, perlopiù dedicate alle Pozioni, che lei conservava gelosamente in una scatola sotto il letto: Severus Piton.

Come fosse arrivata a possedere dei manoscritti dell’austero professore di Hogwarts, non era una questione molto importante. Banalmente, rischiavano di fare la muffa nella blasonata scuola di Magia e Stregoneria.  Un giorno, Lily Luna onorò la sua discendenza da uno dei quattro Malandrini e s’impossessò di quelle carte e di quei volumetti fitti di scrittura elegante e sottile, rischiando le canoniche punizioni e i soliti punti levati a Grifondoro.

Era curioso però cercare di capire il motivo per cui avesse voluto possedere degli oggetti appartenenti ad una persona che conosceva solo per il consueto sentito dire, unicamente tramite i racconti dei genitori e dei parenti più stretti. Un individuo che sicuramente non possedeva il physique du role per essere un eroe a tutti gli effetti.

Erano racconti di guerra, con la loro dose di eroismo, con la giusta quantità di tragedia e di sollievo. Se tanti nomi le erano sfuggiti, se la trama intricata della seconda guerra magica a Lily Luna era parsa un po’ complicata, non le era sfuggito quel nome – Severus Piton – pronunciato con un certo rispetto, con quell’ammirazione postuma che si riserva a chi probabilmente non sembrava degno di meritarsela in vita.

La ragazzina aveva sentito dentro di sé qualcosa accendersi, esattamente come quando si rinfocola un debole fuoco che arde nel camino. Difatti, non era una sensazione nuova. Aveva quella vaga sensazione di averla provata in un’altra vita. Quell’emozione si era accresciuta, da quando aveva sentito quel nome per la prima volta – aveva suppergiù otto o nove anni – fino ad arrivare a sopraffarla, nell’età mutevole turbolenta dell’adolescenza. In quegli anni era stata presa da un’insaziabile curiosità ed in ogni modo aveva radunato piccole foto magiche, ritratti, manoscritti, articoli che parlavano di lui. Tutto quel materiale era stato amorevolmente riposto in una scatola di cui solo lei – e lei sola – sapeva la collocazione, a casa, sotto il letto, ben nascosta in mezzo ad altre cianfrusaglie. Mentre era ad Hogwarts, si limitava a tenere nascosti i manoscritti del professore, in una borsa in velluto. Di notte, quando tutte le sue compagne di stanza dormivano, ritirava fuori dall’oscurità quelle pergamene fitte di appunti. Le leggeva, le accarezzava come si può accarezzare con affetto il viso di una persona assopita.

Le pareva di conoscerlo, in quel modo, viaggiando lenta nell’oscurità di quell’inchiostro, nel nero dei suoi abiti, dei suoi occhi, dei capelli. In quel vago profumo di legno, garbato e mai invadente. Aveva visto i ritratti e si era memorizzata ogni singolo tratto somatico di quell’uomo. Ed anche i lineamenti del volto non le parvero affatto nuovi, le sembrò che la sua memoria necessitasse unicamente di una rinfrescata. Dapprima, questa situazione le provocava un profondo disagio, poi se ne fece una ragione ed accettò quella bizzarra teoria che voleva che in lei ci fossero tracce di una vita passata, anche più di una vita passata.

In lei riaffiorava la vita di sua nonna, n’era sempre più certa. Lily Luna si era ritrovata il duplice compito di tenere in vita la memoria dell’illustre nonna e di riportare alla luce la vita del professore di Pozioni. Tuttavia, se di sua nonna era nota la triste fine, rimaneva un grosso interrogativo circa il destino di quell’uomo tanto particolare.

Che fine avesse fatto Severus Piton, questo era ignorato da tutti. Suo padre Harry non lo sapeva, sua madre Ginny, neppure. Era sparito nel nulla. Chi sosteneva che fosse morto da qualche parte nell’Europa continentale, chi diceva che fosse morto e basta.

La ragazzina dai fiammanti capelli rossi si era chiesta perché nessuno avesse accarezzato l’ipotesi che potesse essere ancora in vita. Perché tutti piangevano i cari persi in guerra, in quella sporca e lurida guerra, chiamandoli indietro nei momenti di strazio e mestizia? Perché invece lui doveva essere irrimediabilmente morto e basta? Nessuno lo rimpiangeva, nessuno lo rivoleva indietro.

Lei non ci credeva, non riusciva a concepire la scomparsa di Severus. Allora, da quando aveva circa undici anni, aveva iniziato a sfruttare seriamente il dono che possedeva, quello della scrittura: aveva fatto piangere sua madre dalla gioia, con la prima lettera proveniente da Hogwarts. La piccola si era espressa in un linguaggio insolitamente poetico, ricco di dettagli e di descrizioni minuziose. Non era decisamente un modo di scrivere infantile. Allora, aveva iniziato a scrivere decine di lettere indirizzate a Severus. Gli raccontava qualsiasi cosa che fosse degna di nota, gli aveva descritto la sua famiglia, gli aveva parlato sommariamente dei fratelli James ed Albus Severus, gli raccontava come fosse cambiato il mondo magico dalla caduta del Signore Oscuro. Perché dentro di sé era certa che un giorno gli avrebbe potuto dare quelle lettere, anche a costo di passare per matta. Perché lei credeva che fosse ancora vivo, da qualche parte.

Lily era diventato lo sguardo di Severus nel mondo. Filtrava tutto con i suoi occhi grandi e curiosi. Non aveva gli occhi verdi, come quelli di nonna Lily: quegl’occhi che l’uomo aveva tanto amato, perché Lilù – come la chiamavano affettuosamente i genitori – sapeva dell’amore di Severus per Lily Evans. Ma era qualcosa di talmente intimo e riservato, che si era limitata a tenerselo per sé, a non parlarne mai, a contemplarlo come un quadro che toglie il fiato allo spettatore. Avrebbe custodito quel sentimento rimasto imperfetto, come una statua incompleta, con le forme appena accennate, nel profondo del suo cuore.

In quelle lettere non ancora consegnate, la piccola Lily Luna ci metteva tutto l’affetto che poteva, la massima cura possibile. E tanto amore ingenuo, ancora tutto da plasmare, nella speranza ardente di ritrovare Severus e di farlo uscire dall’oscurità.  A volte, però, la speranza diveniva una certezza indiscutibile. E Lily Luna scriveva ancora di più di quanto non scrivesse già di solito, con una strana euforia a guidarle la mano.

We all need that person who can be true to you
I left her when I found her
And now I wish I'd stayed
’Cause I'm lonely and I'm tired
I'm missing you again, oh no
Once again

Some search, never finding a way
Before long, they waste away
I found you, something told me to stay
I gave in, to selfish ways
And how I miss someone to hold
when hope begins to fade...

A lonely road, crossed another cold state line
Miles away from those I love, purpose hard to find…
* * *

Questa sarà una piccola long-fiction, per una coppia che avevo solo nella mia testa, in potenza, ma, che grazie a due persone che non posso far altro che ringraziare, è uscita dall’oscurità, in tutta la sua struggente bellezza. Severus e Lily Luna, chi l’avrebbe mai detto?

Dira Real, e m m e, grazie di cuore. Questa è tutta per voi. Ed è ovviamente per chi apprezzerà il Repayement e questo pairing. Siete avvertiti già da prima, è particolare. Vi urta? Esistono altre migliaia di cose scritte che vi possono piacere di più.

La citazione è stata presa da un film che adoro (anche per l’attrice/cantante protagonista, Björk), Dancer In The Dark. Lily Luna scrive, per potersi rifugiare nel mondo di Sev, dandogli uno sguardo del mondo e di come sia cambiato da quando è finita la guerra. La scrittura è un rifugio, ma è un modo per garantirsi un futuro tra i posteri… Ma è un modo per agganciare passato, presente e futuro.

La canzone conclusiva del primo capitolo è “Dear God” degli Avenged Sevenfold. La trovo molto bella e ben si aggancia al prossimo capitolo.

Spero con tutto il cuore che vi piaccia.

Un abbraccio,

Alessandra

   
 
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