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Autore: bloodycry    09/07/2006    2 recensioni
Venghino signori, venghino!
Una nuova storia solo per voi!


Ho creato una storia.
Spero vi piaccia, anche se deve cominciare...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Mamma, non voglio andare

“Mamma, non voglio andare!”

 

Capelli biondi, come quelli del grano, a carrè, ribelli.

Occhi color dell’oro fuso, puntati verso la madre, in un moto irato.

Pelle bianca, liscia e lievemente abbronzata, che qua e la era rotta da un graffio.

Sulle spalle due spade a forma di lacrima, incrociate.

Era una spada strana, di colore azzurro, risplendente, con una pietra viola nell’elsa.

 

“Devi, Saul. Anch’io alla tua età ho fatto questo viaggio, e prima di me i miei genitori, e i genitori dei miei genitori. È una tradizione, piccolo mio.”

 

Nessuna gentilezza nel dire una cosa del genere. Solo la semplice verità.

Dire la verità ad un bambino non è sempre un bene.

Non senza protezioni.

 

“Perché?”

 

Una lagna sommessa, nascosta dietro una voce strafottente.

Una voce non propria dei bambini.

 

“Perché devi crescere nella tua forza. Verrai affiancato da una guardia del villaggio. Non corri nessun pericolo.”

 

Non voleva andarsene. Neanche se non correva nessun pericolo.

Ma in fondo, a chi importava?

 

Dimostrati un guerriero. Non lamentarti.

Non guardarti indietro.

 

Il suo villaggio… le case di legno, bianche, splendenti, le finestrelle tonde, i prati verdi, i fiori enormi e delle forme piu strane… le persone gentili e simpatiche…

 

Tutto questo si lasciava alle spalle… per rivederlo anni dopo, da adulto, con la paura di non potersi piu divertire come si divertiva in quel momento.

 

Ma a nessuno importava se il ragazzo si sentiva cosi.

Doveva andare. Basta.

 

“…Allora… vado, mamma.”

 

Le rivolse un semplice sguardo, con gli occhi d’oro liquido, quindi si voltò, incamminandosi su quella strada che l’avrebbe portato alla casa dell’anziano.

Alla casa dell’anziano, per la benedizione… per trovare il guerriero che l’avrebbe accompagnato…

 

“Arrivederci Saul. Torna… intero.”

 

Che fosse il suo bisogno di affetto a fargli sentire una nota di preoccupazione nella voce della madre?

 

Cosa cambiava, in fondo?

Tanto avrebbe dovuto partire lo stesso.

 

Accelerò il passo.

Non sapeva perché… perché non voleva piangere?

Perché non voleva soffrire dicendo “arrivederci” a qualcun’altro?

Ma alla fine, cosa cambiava sapere il perché?

 

Doveva muoversi… arrivare alla casa dell’anziano, ricevere la benedizione…

Incontrare quel guerriero…

 

Andarsene via…

 

“Saul! Ehi Saul!”

 

Rallentò il passo, anche se non si fermò.

Doveva ammetterlo, sperava che chiunque lo avesse chiamato lasciasse perdere…

 

“Saul! Eddai, non vuoi neanche salutarmi prima di andartene?”

 

Un peso gli atterrò sulle spalle, costringendolo a fermarsi…

Un peso cosi lieve che avrebbe potuto comodamente portarlo in braccio…

 

“…Scusa Averis..”

 

I capelli erano strani, di un verde petrolio, quasi nero, che però, alla luce, davano riflessi biondi.

Occhi viola, dietro dei semplici occhiali da vista.

La pelle bianca, corporatura esile e minuta.

 

“Fa niente. Allora, parti ora, no?”

 

Sorrise, privo di una particolare gioia, come se fosse un gesto dovuto.

Un gesto che, incredibilmente, tolse a Saul un po di quella pesantezza che stava premendo il petto.

 

“Si… Non farmi preoccupare Averis…”

 

Il ragazzino ridacchiò, scotendo la testa.

 

“Ehi… io sono un genio, Saul… la mia mente brillante mi manterrà in vita per i secoli dei secoli, finché il mondo rimarrà governato da esseri  tutti muscoli… quale una persona davanti a me…”

 

Schioccò un’occhiata che doveva sembrare severa al biondino, provocando l’istantanea ilarità di quest’ultimo…

Averis… come avrebbe fatto senza quel ragazzino dalle battute sempre pronte?

Quel ragazzino che riusciva a farlo ridere anche nei momenti piu difficili…

 

“Piuttosto, messer “io so usare le spade e tu no”… non farti mangiare dai mostri, hai capito?!”

 

Una seconda risata si unì alla prima, mentre il ragazzino prendeva un’aria imbronciata.

Gia… i mostri… esistevano ancora…

La guerra aveva distrutto tutto… a parte i mostri…

 

“Non preoccuparti, Averis… Ritornerò prima possibile… Non mi piace questa… cosa. È arretrata… Hai visto?! Con le tue idee rivoluzionarie ai preso anche me!”

 

Questa volta è Averis a ridere.

Una risata strana, bella: allegra, ma educata…

Come colui che l’ha fatta.

 

“Io sono un genio, Saul… e i geni tendono a voler cambiare il mondo.”

 

Un sorriso gentile, mentre ribadiva ancora la sua mente straordinaria.

Non era vanità. Era semplice verità.

 

“I geni tendono anche a essere pazzi…”

 

Un ombra passò sugli splendidi occhi viola di quel ragazzino…

Un sentimento che Saul non riusciva a comprendere.

 

“Ciao Saul… Torna presto. Perfavore…!”

 

Saul annuì, prendendo il respiro…

Averis, il genio.

Averis, il suo migliore amico.

 

 

*    *    *    *    *    *    *    *   *

 

“Benvenuto Saul. Finalmente stai per partire, eh?”

 

L’anziano era un vecchio abbastanza imponente, nella sua veste azzurra.

Una lunga barba con grandi baffi, completamente bianchi, gli davano un aspetto maestoso, da saggio.

 

E cosi lo definivano, in tutto il villaggio.

 

“Si, signore.”

 

Quanta malinconia in sole due parole…

Voleva gia tornare a casa…

Voleva rimanere al villaggio…

 

“Non preoccuparti, sarà, in certi versi, persino divertente…”

 

Quanto era divertente staccarsi da casa propria.

 

La brezza leggera accarezzò le guance di Saul, mentre registrava mentalmente il luogo in cui era…

Davanti alla casa dell’anziano… gli alberi di un verde scuro… il prato, i fiori che emanavano il loro dolce profumo…

Quel vento gentile che accarezzava i suoi capelli dorati…

 

Gli mancava… gli mancava già…

 

“Eccolo… sta arrivando, il guerriero che ti porterà in viaggio per questi sette anni!”

 

Una figura all’orizzonte… ancora troppo lontana perché venisse riconosciuta…

Saul si chinò, prendendo uno di quei fiori dall’odore cosi dolce…

Un piccolo ricordo di quel villaggio che per sette anni non avrebbe piu rivisto…

 

L’anziano non ci fece caso, guardando l’orizzonte…

 

Come si sentiva quel vecchio, vedendo i ragazzi partire ogni anno…

chi malinconico… chi impaziente…

Raccoglierlo dopo sette anni…

Chi piu forte… chi terrorizzato…

 

E Saul?

Cosa sarebbe divenuto?

Uno dei forti?

Oppure sarebbe tornato a casa, distrutto dal dolore e dalle perdite…

 

Saul strinse ancor di piu il gambo del fiore, tremando impercettibilmente…

Sarebbe tornato…?

 

Guardò di nuovo il vecchio, che aveva mutato espressione…

Era… sorpreso?

 

Saul guardò di nuovo l’orizzonte, verso il cavaliere…

Piccolo… mingherlino… i capelli verde petrolio…

 

Ma quello… era…

 

“Anziano! Anziano!! Ci sono le guardie!! Stanno arrivando le guardie!!”

 

Averis gridò, sebbene fosse ad ormai poca distanza dal vecchio…

Un grido disperato…

una disperazione che non aveva mai sentito in lui.

 

“Non c’è nulla da preoccuparsi… probabilmente, è solo una missione da ambasciatore… noi siamo un villaggio pacifico, lo sanno tutti…”

 

Neutrale…

Erano sempre rimasti neutrale, nelle guerre.

Sempre.

E, naturalmente, tutto ciò era sempre stato a loro favore.

 

Ma perché Averis era cosi disperato?

Perché Averis era cosi… spaventato?

 

“HANNO UCCISO LA GUARDIA CHE DOVEVA ACCOMPAGNARE SAUL!!!”

 

Un grido cosi potente…

Era… era solo un’impressione… o il tempo si era fermato…?

 

Alcune lacrime fioccavano dagli occhi di Averis…

Quegli occhi… quegli occhi che di solito erano allegri…

Ora... erano lucidi… coperti di lacrime…

 

“Non… non è possibile. Averis, devi esserti sbagliato…”

 

Saul non l’ascoltava.

Come poteva dire una cosa del genere…?

Stava piangendo.

 

Saul non aveva mai visto Averis piangere.

Neanche quando era caduto, fratturandosi la gamba… Non aveva pianto.

Gridato si. E tanto anche.

Ma neanche una lacrima.

 

Come poteva l’anziano, il cosiddetto “saggio” fidarsi di alcuni stranieri che neanche aveva visto e non delle lacrime di un ragazzino che aveva visto crescere?

 

“Lei è il capo di questo villaggio di eretici?”

 

Quando erano comparsi?

Tre soldati, armati di tutto punto, e un ragazzo, forse di sedici anni.

 

I capelli lunghi, lasciati sciolti lungo la schiena, grigi scuro, come una nuvola carica di pioggia.

La corporatura nascosta sotto un abito scuro, che gli conferiva un aspetto marziale.

Gli occhi grigi, puntati sui tre, senza emozione alcuna, come se appartenessero ad una bambola.

Era sicuramente lui il capo, cosa che traspariva da una specie di attrazione che Saul avvertiva verso di lui, completamente incredulo a quella apparizione.

 

Averis sobbalzò, avvertendo la loro presenza dietro di se, quindi corse verso Saul, cercando una protezione che quel bambino non avrebbe potuto sicuramente dargli.

 

“Io sono il capo, si.”

 

Eretici?

Saul non sapeva esattamente cosa volesse dire.

Averis lo sapeva sicuramente, ma non era il momento di chiederglielo.

 

Sapeva che era un termine che indicava qualcosa che era cattivo, però.

Ma il suo villaggio.. il suo villaggio non era cattivo…

 

“Voi eretici vi siete macchiati di aver usato il mana per i vostri scopi, sfruttandolo mentre gli altri paesi erano in difficoltà. Per questo, il villaggio verrà distrutto.”

 

Non era vero…

Loro non avevano usato il mana…

Loro si erano solamente mantenuti neutrali…

Perché… perché stavano dicendo questo…?

 

“Non è vero… noi…”

“Silenzio, eretico!”

 

Un soldato attacco il vecchio, costringendolo in ginocchio…

Cosa.. cosa stava succedendo?!

 

“Un eretico ci ha attaccato! Cominciate l’attacco!”

 

Perché… perché quell’uomo non faceva niente…?

Perché, mentre i soldati ne chiamavano altri, lui rimaneva immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto?

 

SCAPPATE!!!”

 

Saul sobbalzò, sorpreso…

Il vecchio… diceva di scappare…

 

*    *    *    *    *    *    *

 

Era ai confini del villaggio…

sentiva il vento portare il calore delle fiamme, mentre una luce rossa si rifletteva sugli alberi…

Il respiro pesante di Averis…

Le gambe che si piegavano… ma che continuavano a spingerlo in avanti….

 

“Uccidili!”

 

Di nuovo… ancora i soldati…

Un dolore acuto, penetrante, alla gamba….

 

Si accasciò a terra, strillando…

Una pozza rossa… sangue….

Del calore che colava sulla sua gamba….

E quel dolore… quel dolore cosi forte…

 

“Saul!!”

 

Averis… stava correndo verso di lui…

Sentiva i suoi passi… quelli delle guardie, piu pesanti…

 

E poi… vide un ragazzo.

 

I capelli neri, a caschetto, lucidi e lisci.

Gli occhi marroni, chiari, freddi e indifferenti, che guardavano verso la loro direzione.

Una camicia bianca, candida, sbottonata, lasciando vedere il torace, magro e ben formato, con lisce e bianche cicatrici.

I pantaloni neri, che facevano contrasto con la camicia.

Le braccia, esili e magre, zavorrate da due pistole, una puntata verso un punto imprecisato dietro i due ragazzini.

 

Chi era?

L’avrebbe ucciso? Avrebbe ucciso lui e Averis?

Oppure voleva aiutarli…?

 

Tre spari.

Era stato incredibilmente veloce…

Che i soldati fossero… morti?

Quel ragazzo li aveva uccisi davvero con tanta freddezza?

 

Se Saul fosse partito per quel viaggio… sarebbe diventato come lui?

 

Il ragazzo li guardò…

Forse… forse avrebbe ucciso anche loro…?

 

“No!”

 

Una sfera nera colpì il ragazzo, riducendolo in ginocchio…

Una sfera nera partita dalle delicate mani di Averis…

 

Saul lo guardò, incredulo…

Averis… non l’aveva mai visto usare la magia…

 

Altri passi… tanti passi…

Passi pesanti… passi veloci…

 

Averis si alzò in piedi, facendo un rapido dietrofront, per avere di fronte i suoi nemici.

I suoi nemici. I nemici di Averis.

 

I nemici di quel ragazzino che ora era tremava, spaventato, sapendo qual’era il destino piu probabile…

 

Saul lo guardò incredulo…

Lo guardò aspettare i nemici, disperato..

Vide lo sguardo del ragazzo appena colpito, mentre si rimetteva in piedi a fatica, anche lui incredulo a quello spettacolo…

 

“Saul, promettimi… che non ti farai mangiare dai mostri.”

 

Una sfera di luce si liberò dalle mani di Averis, colpendo Saul, che però venne circondato da una sfera lucente…

 

Il ragazzo li guardava, incredulo…

guardava Averis, mentre faceva l’incantesimo e tremava, piangendo…

guardava Saul, che non riusciva a capire cosa stava succedendo…

e guardava le guardie, che correvano, avvicinandosi sempre di piu…

 

E infine guardò la luce che emise la sfera in cui era contenuto Saul, scomparendo…

Scomparso…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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