“Mamma, non voglio andare!”
Capelli biondi, come quelli
del grano, a carrè, ribelli.
Occhi color dell’oro fuso,
puntati verso la madre, in un moto irato.
Pelle bianca, liscia e
lievemente abbronzata, che qua e la era rotta da un graffio.
Sulle spalle due spade a
forma di lacrima, incrociate.
Era una spada strana, di
colore azzurro, risplendente, con una pietra viola nell’elsa.
“Devi,
Saul. Anch’io alla tua età ho fatto questo viaggio, e prima di me i miei
genitori, e i genitori dei miei genitori. È una tradizione, piccolo mio.”
Nessuna gentilezza nel dire
una cosa del genere. Solo la semplice verità.
Dire la verità ad un bambino
non è sempre un bene.
Non senza protezioni.
“Perché?”
Una lagna sommessa, nascosta
dietro una voce strafottente.
Una voce non propria dei
bambini.
“Perché
devi crescere nella tua forza. Verrai affiancato da una guardia del villaggio.
Non corri nessun pericolo.”
Non voleva andarsene.
Neanche se non correva nessun pericolo.
Ma in fondo, a chi
importava?
Dimostrati un guerriero. Non
lamentarti.
Non guardarti indietro.
Il suo villaggio… le case di
legno, bianche, splendenti, le finestrelle tonde, i prati verdi, i fiori enormi
e delle forme piu strane… le persone gentili e simpatiche…
Tutto questo si lasciava
alle spalle… per rivederlo anni dopo, da adulto, con la paura di non potersi
piu divertire come si divertiva in quel momento.
Ma a nessuno importava se il
ragazzo si sentiva cosi.
Doveva andare. Basta.
“…Allora…
vado, mamma.”
Le rivolse un semplice
sguardo, con gli occhi d’oro liquido, quindi si voltò, incamminandosi su quella
strada che l’avrebbe portato alla casa dell’anziano.
Alla casa dell’anziano, per
la benedizione… per trovare il guerriero che l’avrebbe accompagnato…
“Arrivederci
Saul. Torna… intero.”
Che fosse il suo bisogno di
affetto a fargli sentire una nota di preoccupazione nella voce della madre?
Cosa cambiava, in fondo?
Tanto avrebbe dovuto partire
lo stesso.
Accelerò il passo.
Non sapeva perché… perché
non voleva piangere?
Perché non voleva soffrire
dicendo “arrivederci” a qualcun’altro?
Ma alla fine, cosa cambiava
sapere il perché?
Doveva muoversi… arrivare
alla casa dell’anziano, ricevere la benedizione…
Incontrare quel guerriero…
Andarsene via…
“Saul! Ehi Saul!”
Rallentò il passo, anche se
non si fermò.
Doveva ammetterlo, sperava
che chiunque lo avesse chiamato lasciasse perdere…
“Saul! Eddai, non vuoi
neanche salutarmi prima di andartene?”
Un peso gli atterrò sulle
spalle, costringendolo a fermarsi…
Un peso cosi lieve che
avrebbe potuto comodamente portarlo in braccio…
“…Scusa
Averis..”
I capelli erano strani, di
un verde petrolio, quasi nero, che però, alla luce, davano riflessi biondi.
Occhi viola, dietro dei
semplici occhiali da vista.
La pelle bianca, corporatura
esile e minuta.
“Fa niente. Allora, parti
ora, no?”
Sorrise, privo di una
particolare gioia, come se fosse un gesto dovuto.
Un gesto che,
incredibilmente, tolse a Saul un po di quella pesantezza che stava premendo il
petto.
“Si… Non farmi
preoccupare Averis…”
Il ragazzino ridacchiò,
scotendo la testa.
“Ehi…
io sono un genio, Saul… la mia mente brillante mi manterrà in vita per i secoli
dei secoli, finché il mondo rimarrà governato da esseri tutti muscoli… quale una persona davanti a
me…”
Schioccò un’occhiata che
doveva sembrare severa al biondino, provocando l’istantanea ilarità di
quest’ultimo…
Averis… come avrebbe fatto
senza quel ragazzino dalle battute sempre pronte?
Quel ragazzino che riusciva
a farlo ridere anche nei momenti piu difficili…
“Piuttosto, messer
“io so usare le spade e tu no”… non farti mangiare dai mostri, hai capito?!”
Una seconda risata si unì
alla prima, mentre il ragazzino prendeva un’aria imbronciata.
Gia… i mostri… esistevano
ancora…
La guerra aveva distrutto
tutto… a parte i mostri…
“Non
preoccuparti, Averis… Ritornerò prima possibile… Non mi piace questa… cosa. È
arretrata… Hai visto?! Con le tue idee rivoluzionarie ai preso anche me!”
Questa volta è Averis a
ridere.
Una risata strana, bella:
allegra, ma educata…
Come colui che l’ha fatta.
“Io
sono un genio, Saul… e i geni tendono a voler cambiare il mondo.”
Un sorriso gentile, mentre
ribadiva ancora la sua mente straordinaria.
Non era vanità. Era semplice
verità.
“I geni tendono
anche a essere pazzi…”
Un ombra passò sugli
splendidi occhi viola di quel ragazzino…
Un sentimento che Saul non
riusciva a comprendere.
“Ciao Saul… Torna
presto. Perfavore…!”
Saul annuì, prendendo il
respiro…
Averis, il genio.
Averis, il suo migliore
amico.
* * * * * * * *
*
“Benvenuto Saul.
Finalmente stai per partire, eh?”
L’anziano era un vecchio
abbastanza imponente, nella sua veste azzurra.
Una lunga barba con grandi
baffi, completamente bianchi, gli davano un aspetto maestoso, da saggio.
E cosi lo definivano, in
tutto il villaggio.
“Si, signore.”
Quanta malinconia in sole
due parole…
Voleva gia tornare a casa…
Voleva rimanere al
villaggio…
“Non preoccuparti,
sarà, in certi versi, persino divertente…”
Quanto
era divertente staccarsi da casa propria.
La
brezza leggera accarezzò le guance di Saul, mentre registrava mentalmente il
luogo in cui era…
Davanti
alla casa dell’anziano… gli alberi di un verde scuro… il prato, i fiori che
emanavano il loro dolce profumo…
Quel
vento gentile che accarezzava i suoi capelli dorati…
Gli mancava… gli mancava
già…
“Eccolo… sta
arrivando, il guerriero che ti porterà in viaggio per questi sette anni!”
Una figura all’orizzonte…
ancora troppo lontana perché venisse riconosciuta…
Saul si chinò, prendendo uno
di quei fiori dall’odore cosi dolce…
Un piccolo ricordo di quel
villaggio che per sette anni non avrebbe piu rivisto…
L’anziano non ci fece caso,
guardando l’orizzonte…
Come si sentiva quel
vecchio, vedendo i ragazzi partire ogni anno…
chi malinconico… chi impaziente…
Raccoglierlo dopo sette
anni…
Chi piu forte… chi
terrorizzato…
E Saul?
Cosa sarebbe divenuto?
Uno dei forti?
Oppure sarebbe tornato a
casa, distrutto dal dolore e dalle perdite…
Saul strinse ancor di piu il
gambo del fiore, tremando impercettibilmente…
Sarebbe tornato…?
Guardò di nuovo il vecchio,
che aveva mutato espressione…
Era… sorpreso?
Saul guardò di nuovo
l’orizzonte, verso il cavaliere…
Piccolo… mingherlino… i
capelli verde petrolio…
Ma quello… era…
“Anziano!
Anziano!! Ci sono le guardie!! Stanno arrivando le guardie!!”
Averis gridò, sebbene fosse
ad ormai poca distanza dal vecchio…
Un grido disperato…
una disperazione che non
aveva mai sentito in lui.
“Non
c’è nulla da preoccuparsi… probabilmente, è solo una missione da ambasciatore…
noi siamo un villaggio pacifico, lo sanno tutti…”
Neutrale…
Erano sempre rimasti
neutrale, nelle guerre.
Sempre.
E, naturalmente, tutto ciò
era sempre stato a loro favore.
Ma perché Averis era cosi
disperato?
Perché Averis era cosi…
spaventato?
“HANNO UCCISO LA
GUARDIA CHE DOVEVA ACCOMPAGNARE SAUL!!!”
Un grido cosi potente…
Era… era solo
un’impressione… o il tempo si era fermato…?
Alcune lacrime fioccavano
dagli occhi di Averis…
Quegli occhi… quegli occhi
che di solito erano allegri…
Ora... erano lucidi… coperti
di lacrime…
“Non… non è
possibile. Averis, devi esserti sbagliato…”
Saul non l’ascoltava.
Come poteva dire una cosa
del genere…?
Stava piangendo.
Saul non aveva mai visto
Averis piangere.
Neanche quando era caduto,
fratturandosi la gamba… Non aveva pianto.
Gridato si. E tanto anche.
Ma neanche una lacrima.
Come poteva l’anziano, il
cosiddetto “saggio” fidarsi di alcuni stranieri che neanche aveva visto e non
delle lacrime di un ragazzino che aveva visto crescere?
“Lei è il capo di
questo villaggio di eretici?”
Quando erano comparsi?
Tre soldati, armati di tutto
punto, e un ragazzo, forse di sedici anni.
I capelli lunghi, lasciati
sciolti lungo la schiena, grigi scuro, come una nuvola carica di pioggia.
La corporatura nascosta
sotto un abito scuro, che gli conferiva un aspetto marziale.
Gli occhi grigi, puntati sui
tre, senza emozione alcuna, come se appartenessero ad una bambola.
Era sicuramente lui il capo,
cosa che traspariva da una specie di attrazione che Saul avvertiva verso di lui,
completamente incredulo a quella apparizione.
Averis sobbalzò, avvertendo
la loro presenza dietro di se, quindi corse verso Saul, cercando una protezione
che quel bambino non avrebbe potuto sicuramente dargli.
“Io
sono il capo, si.”
Eretici?
Saul non sapeva esattamente
cosa volesse dire.
Averis lo sapeva
sicuramente, ma non era il momento di chiederglielo.
Sapeva che era un termine
che indicava qualcosa che era cattivo, però.
Ma il suo villaggio.. il suo
villaggio non era cattivo…
“Voi
eretici vi siete macchiati di aver usato il mana per i vostri scopi,
sfruttandolo mentre gli altri paesi erano in difficoltà. Per questo, il
villaggio verrà distrutto.”
Non era vero…
Loro non avevano usato il
mana…
Loro si erano solamente
mantenuti neutrali…
Perché… perché stavano
dicendo questo…?
“Non è vero… noi…”
“Silenzio, eretico!”
Un soldato attacco il
vecchio, costringendolo in ginocchio…
Cosa.. cosa stava
succedendo?!
“Un eretico ci ha
attaccato! Cominciate l’attacco!”
Perché…
perché quell’uomo non faceva niente…?
Perché,
mentre i soldati ne chiamavano altri, lui rimaneva immobile, con lo sguardo
fisso nel vuoto?
“SCAPPATE!!!”
Saul
sobbalzò, sorpreso…
Il
vecchio… diceva di scappare…
* * * *
* * *
Era
ai confini del villaggio…
sentiva
il vento portare il calore delle fiamme, mentre una luce rossa si rifletteva
sugli alberi…
Il
respiro pesante di Averis…
Le
gambe che si piegavano… ma che continuavano a spingerlo in avanti….
“Uccidili!”
Di
nuovo… ancora i soldati…
Un
dolore acuto, penetrante, alla gamba….
Si
accasciò a terra, strillando…
Una
pozza rossa… sangue….
Del
calore che colava sulla sua gamba….
E
quel dolore… quel dolore cosi forte…
“Saul!!”
Averis…
stava correndo verso di lui…
Sentiva
i suoi passi… quelli delle guardie, piu pesanti…
E
poi… vide un ragazzo.
I
capelli neri, a caschetto, lucidi e lisci.
Gli
occhi marroni, chiari, freddi e indifferenti, che guardavano verso la loro
direzione.
Una
camicia bianca, candida, sbottonata, lasciando vedere il torace, magro e ben
formato, con lisce e bianche cicatrici.
I
pantaloni neri, che facevano contrasto con la camicia.
Le
braccia, esili e magre, zavorrate da due pistole, una puntata verso un punto
imprecisato dietro i due ragazzini.
Chi
era?
L’avrebbe
ucciso? Avrebbe ucciso lui e Averis?
Oppure
voleva aiutarli…?
Tre
spari.
Era
stato incredibilmente veloce…
Che
i soldati fossero… morti?
Quel
ragazzo li aveva uccisi davvero con tanta freddezza?
Se
Saul fosse partito per quel viaggio… sarebbe diventato come lui?
Il
ragazzo li guardò…
Forse…
forse avrebbe ucciso anche loro…?
“No!”
Una
sfera nera colpì il ragazzo, riducendolo in ginocchio…
Una
sfera nera partita dalle delicate mani di Averis…
Saul
lo guardò, incredulo…
Averis…
non l’aveva mai visto usare la magia…
Altri
passi… tanti passi…
Passi
pesanti… passi veloci…
Averis
si alzò in piedi, facendo un rapido dietrofront, per avere di fronte i suoi
nemici.
I
suoi nemici. I nemici di Averis.
I
nemici di quel ragazzino che ora era tremava, spaventato, sapendo qual’era il
destino piu probabile…
Saul
lo guardò incredulo…
Lo
guardò aspettare i nemici, disperato..
Vide
lo sguardo del ragazzo appena colpito, mentre si rimetteva in piedi a fatica,
anche lui incredulo a quello spettacolo…
“Saul, promettimi… che non
ti farai mangiare dai mostri.”
Una
sfera di luce si liberò dalle mani di Averis, colpendo Saul, che però venne
circondato da una sfera lucente…
Il
ragazzo li guardava, incredulo…
guardava
Averis, mentre faceva l’incantesimo e tremava, piangendo…
guardava
Saul, che non riusciva a capire cosa stava succedendo…
e
guardava le guardie, che correvano, avvicinandosi sempre di piu…
E
infine guardò la luce che emise la sfera in cui era contenuto Saul, scomparendo…
Scomparso…