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Autore: Martaemedea    10/11/2011    3 recensioni
La ff parla di due ragazze, amiche da sempre, che vivono nel nostro stesso paese ed hanno le nostre stesse abitudini.
Vi chiederete cosa c'entra tutto ciò con Dragon Ball,vero? ^^
Beh leggete, scopritelo e fatemi sapere! ^_^
Genere: Romantico, Science-fiction, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goten, Nuovo personaggio, Trunks, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa. Questa storia ho iniziato a scriverla nel 2007, quattro anni fa. Non sono riuscita a continuarla perché nel frattempo ho cambiato vita e computer, ma adesso vorrei concluderla e mettermi in gioco. Cercherò di riprendere il filo della trama, anche se non sarà affatto semplice. Spero di riuscirci! Ovviamente nel frattempo continuerò anche le altre mie fic! PS: Preciso che Roma non è la mia città, se ho deciso di ambientarvi la storia è solo perché è una città che ritengo magica, dove tutto può succedere; quindi, se trovate qualche descrizione imprecisa, vi prego di farmelo notare! Rynoa.

 

 

 

 

 

 

Angela continuava a chiamare a vuoto il cellulare dell’amica. Era passato ormai un giorno da quando era scomparsa, la madre di Monica l’aveva avvisata in lacrime, sperando di poterla trovare da lei.

“Che diavolo starà combinando?” si chiese. Non poteva credere che fosse scappata senza nemmeno avvisarla, senza un messaggio, una chiamata, senza rifugiarsi da lei, che era come una sorella.

Decise di uscire, di affrontare quel temporale pur di cercare qualche traccia. Si diresse verso casa dell’amica, cercando persino tra i vicoli sconosciuti. Niente. Si appoggiò al muro di un palazzo diroccato, riparandosi dalla pioggia sotto il cornicione. Preoccupata, non sapeva cosa pensare. Un lampo attraversò il cielo, ma non vi fece nemmeno caso: continuava a fissare il vuoto, percorrendo con la mente i possibili luoghi in cui poteva trovarsi Monica.

Un tonfo la distolse dai suoi pensieri, improvvisamente. Gli occhi castano chiaro della ragazza si voltarono, notando un ragazzo che cercava di alzarsi a fatica, finito tra i rifiuti di un cassonetto. Completamente bagnato, dai capelli neri, muscoloso, alto e ben piazzato. Somigliava tanto a… No, non poteva essere.

Si avvicinò per aiutarlo.

“Stai bene?” chiese, spostando il suo ombrello su di lui.

“Sì…” fece lui, alzando il volto.

Ma com’era strano: più lo guardava e più era uguale a Goten. “Ma che stupidaggine, forse mi sto fissando troppo con quel fumetto!” pensò.

“Dove mi trovo?” chiese il ragazzo confuso, guardandosi attorno.

“Sei a Roma” rispose Angela, cominciando a temere che si trattasse di uno squilibrato.

“Roma?” chiese incredulo il ragazzo. “E che sarebbe?”

“E’ la città in cui ti trovi adesso, ed è la capitale dell’Italia” fece lei.

“Ok, sono più confuso di prima” rispose il ragazzo, appoggiandosi al muro e reggendosi la fronte con una mano. “Ah, la mia testa…” una smorfia di dolore gli piegò il volto.

“Senti ti sei perso? Forse hai battuto la testa, se vuoi ti chiamo un’ambulanza”

“Che cos’è un’ambulanza?”

Angela sbuffò. Non aveva certo tempo da perdere con uno smemorato.

“Almeno ricordi il tuo nome?” chiese seccata.

GotenGoten Son” rispose il ragazzo.

Angela rise. “Ok, se è una candid camera non è divertente, e non sono in vena di scherzi. Ci vediamo, ti auguro ogni bene”. Fece per andarsene, ma il ragazzo la bloccò afferrandole il braccio.

“Ti prego, aiutami! Non so dove mi trovo, questa non è la mia casa. Non ti sto prendendo in giro, te lo giuro su Kaioh Shin!”. Il volto del ragazzo era serio e preoccupato. Angela non se la sentì di lasciarlo solo. “Kaioh Shin” pensò “Non è possibile…”.

“Va bene” disse liberandosi dalla presa “ti aiuterò, ‘sta tranquillo. Adesso prima di tutto troviamo un posto caldo dove poter parlare tranquillamente. Sicuramente sarai affamato, vero?” si sentiva ridicola, ma cominciava a crederci per davvero.

“Oh sì, sto morendo di fame! E di freddo…”.

“D’accordo… Goten. Ora andiamo” e lo aiutò a camminare. “A proposito, io sono Angela” disse sorridendo.

Attraversano i vicoli della città, ritrovandosi nei pressi del lungotevere. “Trattoria Checco er Carrettiere” lesse Angela. “Perfetto” pensò “Spero che questo ragazzo non sia davvero un Saiyan come dice, se no sarei costretta a pagare il pranzo per un reggimento e ho solo 50 euro nel portafoglio…”. Entrarono e si sedettero. “Forse sono pazza” pensava Angela, mentre osservava il ragazzo, sporco e confuso. Le faceva quasi pena.

“Volete ordinà?” chiese la  cameriera avvicinandosi al loro tavolo.

“Sì” rispose Angela prontamente. “Spaghetti alla puttanesca” disse pronunciando quelle parole d’un fiato. Non aveva neppure guardato il menù.

Ahah!” rise il ragazzo “Puttanesca!”.

“Ah te fa ride?” chiesa divertita la cameriera. “E te di dove sei?”. Era una ragazza piuttosto attraente, probabilmente voleva attaccare bottone, visto che Goten non passava inosservato.

“Vengo dalla Città dell’Ovest, precisamente dai monti Paoz. Conosci?”.

“Che?” chiese la ragazza.

“Ehm, per favore porti anche una bottiglia d’acqua minerale da un litro!” sbottò Angela, cercando d’interrompere quell’imbarazzante quadretto.

La cameriera annuì, guardando Goten con aria strana.

“Ok, forse è meglio che eviti di dire certe cose in pubblico” disse a bassa voce la ragazza.

“E perché?” chiese ingenuamente Goten “Cosa c’è di male? Non conoscono la Città dell’Ovest in questo posto?”

“No, e non so come sia possibile che tu ti trovi qui perché la Città dell’Ovest non esiste proprio in questo pianeta!” Angela cominciava a perdere la pazienza.

“Cosa?” esclamò Goten.

Tutti i presenti in sala si voltarono a guardarlo.

“Per favore non urlare!” fece lei. “Nemmeno io ci capisco niente, sono confusa quanto te e sinceramente non credo ancora che tu sia quel Goten… E’ impossibile, queste cose non capitano, non possono succedere”. Goten la fissava dubbioso e spaventato.

“Senti, cerca solo di mangiare e di recuperare le forze per il momento. Fortuna che i miei hanno una casa in costruzione quasi fuori città, per il momento puoi sistemarti lì. Ci andremo non appena avrai finito. Però, per favore, evita certi discorsi”. Goten annuì.

Angela non sapeva spiegarsi nulla di tutto quello che stava capitando: la scomparsa dell’amica, l’arrivo di quel ragazzo, che affermava di chiamarsi Goten Son, la sua straordinaria somiglianza con il Goten del fumetto. Ma com’era possibile? Come poteva essere lui e trovarsi lì, di fronte a lei, in quel preciso istante? Come poteva capire la sua lingua, anche fosse? Come era arrivato fino a lì? E soprattutto, dove si trovava Monica?

Angela non seppe darsi risposta, ma decise di mettere da parte la sua incredulità e aiutare quel ragazzo. Monica, sicuramente, le avrebbe detto di fare così.

 

 

 

   
 
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