Premessa. Questa storia
ho iniziato a scriverla nel 2007, quattro anni fa. Non sono riuscita a
continuarla perché nel frattempo ho cambiato vita e computer, ma adesso vorrei
concluderla e mettermi in gioco. Cercherò di riprendere il filo della trama,
anche se non sarà affatto semplice. Spero di riuscirci! Ovviamente nel
frattempo continuerò anche le altre mie fic! PS:
Preciso che Roma non è la mia città, se ho deciso di ambientarvi la storia è
solo perché è una città che ritengo magica, dove tutto può succedere; quindi,
se trovate qualche descrizione imprecisa, vi prego di farmelo notare! Rynoa.
Angela
continuava a chiamare a vuoto il cellulare dell’amica. Era passato ormai un
giorno da quando era scomparsa, la madre di Monica l’aveva avvisata in lacrime,
sperando di poterla trovare da lei.
“Che diavolo
starà combinando?” si chiese. Non poteva credere che fosse scappata senza
nemmeno avvisarla, senza un messaggio, una chiamata, senza rifugiarsi da lei,
che era come una sorella.
Decise di
uscire, di affrontare quel temporale pur di cercare qualche traccia. Si diresse
verso casa dell’amica, cercando persino tra i vicoli sconosciuti. Niente. Si
appoggiò al muro di un palazzo diroccato, riparandosi dalla pioggia sotto il
cornicione. Preoccupata, non sapeva cosa pensare. Un lampo attraversò il cielo,
ma non vi fece nemmeno caso: continuava a fissare il vuoto, percorrendo con la
mente i possibili luoghi in cui poteva trovarsi Monica.
Un tonfo la
distolse dai suoi pensieri, improvvisamente. Gli occhi castano chiaro della
ragazza si voltarono, notando un ragazzo che cercava di alzarsi a fatica,
finito tra i rifiuti di un cassonetto. Completamente bagnato, dai capelli neri,
muscoloso, alto e ben piazzato. Somigliava tanto a… No, non poteva essere.
Si avvicinò
per aiutarlo.
“Stai bene?”
chiese, spostando il suo ombrello su di lui.
“Sì…” fece
lui, alzando il volto.
Ma com’era
strano: più lo guardava e più era uguale a Goten. “Ma
che stupidaggine, forse mi sto fissando troppo con quel fumetto!” pensò.
“Dove mi
trovo?” chiese il ragazzo confuso, guardandosi attorno.
“Sei a Roma”
rispose Angela, cominciando a temere che si trattasse di uno squilibrato.
“Roma?”
chiese incredulo il ragazzo. “E che sarebbe?”
“E’ la città
in cui ti trovi adesso, ed è la capitale dell’Italia” fece lei.
“Ok, sono
più confuso di prima” rispose il ragazzo, appoggiandosi al muro e reggendosi la
fronte con una mano. “Ah, la mia testa…” una smorfia di dolore gli piegò il
volto.
“Senti ti
sei perso? Forse hai battuto la testa, se vuoi ti chiamo un’ambulanza”
“Che cos’è
un’ambulanza?”
Angela
sbuffò. Non aveva certo tempo da perdere con uno smemorato.
“Almeno
ricordi il tuo nome?” chiese seccata.
“Goten… Goten Son” rispose il
ragazzo.
Angela rise.
“Ok, se è una candid camera non è divertente, e non
sono in vena di scherzi. Ci vediamo, ti auguro ogni bene”. Fece per andarsene,
ma il ragazzo la bloccò afferrandole il braccio.
“Ti prego,
aiutami! Non so dove mi trovo, questa non è la mia casa. Non ti sto prendendo
in giro, te lo giuro su Kaioh Shin!”.
Il volto del ragazzo era serio e preoccupato. Angela non se la sentì di
lasciarlo solo. “Kaioh Shin”
pensò “Non è possibile…”.
“Va bene”
disse liberandosi dalla presa “ti aiuterò, ‘sta tranquillo. Adesso prima di
tutto troviamo un posto caldo dove poter parlare tranquillamente. Sicuramente
sarai affamato, vero?” si sentiva ridicola, ma cominciava a crederci per
davvero.
“Oh sì, sto
morendo di fame! E di freddo…”.
“D’accordo… Goten. Ora andiamo” e lo aiutò a camminare. “A proposito,
io sono Angela” disse sorridendo.
Attraversano
i vicoli della città, ritrovandosi nei pressi del lungotevere. “Trattoria
Checco er Carrettiere” lesse Angela. “Perfetto” pensò
“Spero che questo ragazzo non sia davvero un Saiyan
come dice, se no sarei costretta a pagare il pranzo per un reggimento e ho solo
50 euro nel portafoglio…”. Entrarono e si sedettero. “Forse sono pazza” pensava
Angela, mentre osservava il ragazzo, sporco e confuso. Le faceva quasi pena.
“Volete ordinà?” chiese la
cameriera avvicinandosi al loro tavolo.
“Sì” rispose
Angela prontamente. “Spaghetti alla puttanesca” disse pronunciando quelle
parole d’un fiato. Non aveva neppure guardato il menù.
“Ahah!” rise il ragazzo “Puttanesca!”.
“Ah te fa
ride?” chiesa divertita la cameriera. “E te di dove sei?”. Era una ragazza
piuttosto attraente, probabilmente voleva attaccare bottone, visto che Goten non passava inosservato.
“Vengo dalla
Città dell’Ovest, precisamente dai monti Paoz.
Conosci?”.
“Che?”
chiese la ragazza.
“Ehm, per
favore porti anche una bottiglia d’acqua minerale da un litro!” sbottò Angela,
cercando d’interrompere quell’imbarazzante quadretto.
La cameriera
annuì, guardando Goten con aria strana.
“Ok, forse è
meglio che eviti di dire certe cose in pubblico” disse a bassa voce la ragazza.
“E perché?”
chiese ingenuamente Goten “Cosa c’è di male? Non
conoscono la Città dell’Ovest in questo posto?”
“No, e non
so come sia possibile che tu ti trovi qui perché la Città dell’Ovest non esiste
proprio in questo pianeta!” Angela cominciava a perdere la pazienza.
“Cosa?”
esclamò Goten.
Tutti i
presenti in sala si voltarono a guardarlo.
“Per favore
non urlare!” fece lei. “Nemmeno io ci capisco niente, sono confusa quanto te e
sinceramente non credo ancora che tu sia quel
Goten… E’ impossibile, queste cose non capitano, non
possono succedere”. Goten la fissava dubbioso e
spaventato.
“Senti,
cerca solo di mangiare e di recuperare le forze per il momento. Fortuna che i
miei hanno una casa in costruzione quasi fuori città, per il momento puoi
sistemarti lì. Ci andremo non appena avrai finito. Però, per favore, evita
certi discorsi”. Goten annuì.
Angela non
sapeva spiegarsi nulla di tutto quello che stava capitando: la scomparsa dell’amica,
l’arrivo di quel ragazzo, che affermava di chiamarsi Goten
Son, la sua straordinaria somiglianza con il Goten
del fumetto. Ma com’era possibile? Come poteva essere lui e trovarsi lì, di
fronte a lei, in quel preciso istante? Come poteva capire la sua lingua, anche
fosse? Come era arrivato fino a lì? E soprattutto, dove si trovava Monica?
Angela non
seppe darsi risposta, ma decise di mettere da parte la sua incredulità e
aiutare quel ragazzo. Monica, sicuramente, le avrebbe detto di fare così.