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Autore: xenascully    10/11/2011    2 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Tony sedeva tranquillamente al tavolo in un angolo della caffetteria con, Ducky, Tim e Abby. Uno di loro gli aveva portato un bicchiere di caffè, ma lui non l’aveva nemmeno sollevato, preferendo tamburellarci contro con la punta delle dita.

Fissò il bicchiere e il suo contenuto, contemplando ciò che era successo quel mattino. Gibbs stava tenendo un bicchiere di quello stesso caffè in mano; gli era caduto prima di collassare a terra. Era stato terrorizzante, guardarlo in preda alle convulsioni, e non c’era stato nulla che lui avesse potuto fare.

Poi, ovviamente, c’era stato il viaggio in ambulanza…

“Stava andando verso la cucina per prendersi dell’altro caffè.” Spiegò Tony al paramedico.

“Quanti bicchieri ha bevuto, Agente Gibbs?” Gli chiese il medico.

“Due.” Replicò Gibbs.

“Il che significa che ne vorrà ancora una volta arrivati a Bethesda.” Disse Tony, cercando di alleggerire la tensione.

“Temo che non sia una buona idea, a questo punto.” Replicò il medico.

“Beh, la cosa non va affatto bene col capo.” Disse Tony, incontrando gli occhi di Gibbs.

Aveva un sorrisetto divertito sulle labbra. “Dovrò parlare con l’infermiera.”

“Che, sono certo, Ducky avvertirà immediatamente.” Replicò Tony.

“Tu…” Cominciò Gibbs, ma poi all’improvviso il suo volto si fece impassibile.

Tony pensò che magari era seccato dal fatto che lo avesse chiamato. “Capo, è il tuo dottore. Lo sai che si sarebbe arrabbiato se non lo avessi chiamato.” Attese la risposta di Gibbs. Ma il suo volto rimase impassibile. “Capo?”

“Agente Gibbs?” Il medico cercò di ricevere una risposta dall’Agente più anziano. Tirò fuori una pennetta puntando la luce negli occhi di Gibbs. “Dobbiamo portarlo in ospedale, ora!” Gridò al guidatore.

“Che sta succedendo?” Chiese Tony. “Cos’ha che non va…?”

Paura. Ecco cos’aveva provato. Quella, e panico. Quindi, perché non aveva avuto un attacco, come gli era sempre successo dopo l’avvelenamento? Anche quando Ducky gli aveva detto dell’emorragia nel cervello di Gibbs, non gli era successo niente. Cosa voleva dire?

Tony non era sicuro. Avrebbe dovuto esserne felice, almeno. Significava, magari, che stava migliorando, o che riusciva a tenere sotto controllo le sue emozioni…o magari che le medicine erano ancora presenti nel suo organismo. Chi lo sapeva? Quindi, perché si sentiva dannatamente in colpa?

Ebbe l’improvviso bisogno di vomitare. Alzandosi, bruscamente, dal tavolo, si diresse verso il bagno, ignorando gli sguardi confusi dei suoi amici.

I tre rimasti al tavolo si scambiarono sguardi preoccupati. Ducky fece per alzarsi, ma McGee gli mise una mano sulla spalla, facendo sì che l’altro si voltasse verso di lui. “Ci penso io, Ducky.” Gli disse, poi si alzò dal tavolo e seguì Tony.

Quando arrivò alla porta dietro la quale era scomparso l’Agente Anziano, attese. Sentì i conati di vomito, anche attraverso la barriera che li separava. Tim decise di appoggiarsi al muro dietro di lui accanto alla porta per dargli un po’ di privacy; almeno fino a che i conati non si fossero fermati e lo sciacquone fosse stato tirato.

Quando sentì l’acqua del lavandino, McGee fece la sua mossa, entrando in silenzio. Tony si stava sciacquando il viso, chinato sul lavandino, per evitare di bagnarsi i vestiti. Tim prese un paio di asciugamani di carta e li porse a Tony quando questi alzò la testa.

“Stai bene?” Chiese Tim.

“Da quant’è che sei qui?”

“Vuoi dire qui dentro?” Chiese. Tony lo fissò ferocemente dal riflesso dello specchio. “Ero fuori dalla porta.” Rispose, rassegnato. “Che sta succedendo?”

“Niente.” Tony si asciugò il viso e appallottolò la carta prima di gettarla via.

“Allora stai male?”

Tony sospirò, chinandosi sul lavandino. “Cosa vuoi, McGee?” Chiese a voce bassa.

“Che mi parli.” Tony lo guardò scettico dal riflesso. “Qualcosa ti sta ovviamente turbando.”

“Gibbs è in sala operatoria, McGee. Lo stanno operando al cervello che apparentemente stava sanguinando. Cosa pensi che mi stia turbando?” Il suo sguardo tornò al lavandino. Tim rimase in silenzio, sapendo che doveva esserci qualcos’altro, ma non volendo rovinare tutto. “Solo…Perché non…”

“Perché cosa?” Chiese McGee, sperando che l’altro si sarebbe aperto.

“Quando sono stato gettato in quel seminterrato con te.” Continuò lui. “Dopo aver visto Ziva a terra, e saputo i loro piani, sono andato nel panico. Ho avuto un attacco…che non ho avuto quando Gibbs è caduto. Perché?”

McGee non era certo che la domanda fosse stata posta a lui. Ma ci rifletté, comunque. “Magari manca un elemento importante.” Decise.

Tony lentamente si voltò verso di lui. “Di che stai parlando?”

“Beh,” all’improvviso si sentì nervoso “nel seminterrato, sembravi piuttosto convinto che Ziva fosse morta. E che loro ci avrebbero uccisi tutti e che non potessimo fare niente per fermarli. C’era un elemento di impotenza. Ma con Gibbs, c’era un modo per aiutarlo; o per procurargli aiuto. C’era qualcosa che potevi fare, e il tuo istinto è stato di lottare…invece di andare nel panico. Hai preso il telefono e hai chiamato aiuto, ed eri lì per lui. Ora, lo stanno aiutando. Non è una situazione senza speranza. Forse…forse è questa la differenza.”

Gli occhi di Tony saettarono fra loro mentre pensava. Durante gli altri attacchi, c’erano stati sogni di completa disperazione…senza speranza. Magari McGee non aveva tutti i torti.

“O magari stai migliorando.” Suggerì McGee.

Tony sorrise un po’. “Sempre McSperanzoso.” Gli diede una pacca sulla spalla. “Credo fosse giusta la tua prima ipotesi.” Il sorriso svanì e i suoi occhi si spostarono a terra.

“Starà bene, Tony.” Gli assicurò Tim.

“Come puoi esserne così sicuro?” Chiese senza alzare lo sguardo.

“Perché è Gibbs.” Replicò, semplicemente, come se quella fosse stata la domando più stupida possibile.

Tony rilasciò una breve risata, poi lo guardò. Voleva dire qualcosa come ‘Oh, saggio Padawan’, ma aveva paura di non riuscirci, a causa del nodo che gli si era formato in gola…

                                                                                                                               11 00 11 00 11

Grande Pivello!!!! Tony finalmente si decide a sbottonarsi almeno con lui!

  
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