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Autore: Ireth_Mezzelfa    10/11/2011    5 recensioni
"Alla fine ho mollato tutto; tutto il resto intendo: ho mollato la scuola, ho mollato la casa, gli amici e il mio paese. Ho seguito lui e per forza di cose, quando ho scelto lui, ho scelto anche la band." Anche quando sei alla deriva, sballottato dalle tue stesse scelte, anche in quel momento, puoi aprire gli occhi e scegliere di decidere ancora tu. Una storia di musica e di domande, una ragazza che si trova immersa fino al collo in una vita che non le appartiene, tra strumenti musicali, notte folli e un amore confuso. Ma in fondo non era tutto ciò che aveva sempre desiderato?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IX






            "Pools of sorrow, waves of joy are drifting to my open mind, possesing and carressing me"






Bip!
Presi gli snack dalla macchinetta dell’ospedale e mi avviai per corridoio bianco e spoglio.
Alexandros stava bene: aveva una lieve commozione cerebrale, niente di grave, ma l’alcool e la bella botta l’avevano messo così k.o. che non si era ancora svegliato.
Entrai nella stanza e lanciai a Jacob che se ne stava seduto sulla sedia, il Mars e a Lefteris, stravaccato su una poltroncina, un pacchetto di patatine.
“Dorme ancora?” Chiesi lanciando un’occhiata ad Alex, che respirava pacifico con la bocca semiaperta.
Yeah, baby.” Assentì Lefteris iniziando a sgranocchiare le schifezze che gli avevo portato.

Mi sedetti sul letto e guardai il viso del ragazzo: aveva un cerotto sulla fronte ma un’aria serena, per fortuna non era successo nulla di grave.
Avevo davvero temuto il peggio quando l’avevo visto privo di sensi, così immobile e bianco con il sangue sull’asfalto della piazza davanti casa mia, ma ora, dopo una cioccolata calda e le rassicurazioni di un medico simpatico, mi sentivo decisamente più tranquilla.
 “Sinceramente non vedo l’ora di vedere la faccia di Lazou quando gli ricorderò come si sia atterrato da solo!” Ridacchiò Jacob dopo qualche minuto.
“Il nostro piccolo trottolino ubriaco! Ah, what a malaka*!”
Scoppiammo tutti a ridere allentando definitivamente la tensione: ero contenta ci fossero anche loro lì, dopotutto volevano davvero bene ad Alexos, nonostante le sue cavolate, e si erano tutti presi una bella paura, anche se non l’avrebbero mai ammesso compromettendo la loro virilità di uomini privi di debolezze e sentimentalismi.
Sorrisi e scoprii di non essere più arrabbiata con Alex. Sì, la rabbia e la delusione non c’erano più, ma rimaneva sempre quella sensazione leggermente amara di cambiamento irreversibile, un senso di non ritorno che mi continuava ad assalire.
Scostai i capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte ferita e l’osservai borbottare nel sonno: gli volevo bene, davvero. Un bene speciale, un bene unico e diverso da quello per tutti gli altri…ma niente di più.
Sospirai stranamente sollevata: doveva andare così.

Mi voltai verso gli altri due e notai che mi stavano osservando in modo strano.
“Non tornerai con noi a Londra, vero?” Disse Jacob con la sua faccia onesta.
Annuii guardandoli entrambi e valutando i loro sguardi che però sorridevano comprensivi.
“Mi piacerebbe, sul serio. Ma credo di non potere. Non è colpa vostra però! Voi siete…come dire?”
“Arrapanti?”
“Sexy?”
Non riuscii a trattenere una risatina.
“…volevo dire che siete degli amici grandiosi, ma sexy e arrapanti è più adatto. Comunque davvero io…”
“Non giustificarti baby. Sappiamo tutti quant’è difficile per te. Insomma…allontanarti da un bocconcino come me? Damn, sarà dura!” Esclamò ovviamente Lefteris alzandosi e facendomi l’occhiolino.
“Comunque Ceci, se vorrai tornare a scattarci qualche foto, per una sveltina con me o…qualsiasi cosa sappi che per noi…Jacob se ci provi I’ll kill you!*
Il chitarrista lasciò cadere le patatine dell’amico sbuffando.
“Bèh comunque…” Continuò poi il tastierista. “…posso capire che tu sia stufa di stare in mezzo a bastardi scrocconi e ladri, ma per noi sarai sempre un valido membro deiJump-in.”
“E una grandiosa amica.” Concluse Jacob appropriandosi nuovamente delle patatine e strappandomi un sorriso.

Un mugolio ci fece voltare all’improvviso: Alexandros si stava svegliando.
Scesi dal letto mentre anche gli altri si avvicinavano: il ragazzo aprì gli occhi stiracchiandosi e guardandosi intorno con aria spaesata e interrogativa.
“Hey man! Sei tornato tra noi?” Sorrise allegro Lefteris avvicinandosi.
Lui con una smorfia si porto le mani alla fronte.
“Mpfh…male.” Mugugnò spostando lo sguardo di qua e di là, come per orientarsi. “Come mai sono qui?”
“Giuro che sto fremendo per dirtelo Lazou, ma mi sto preparando per godermi il momento!” Ghignò Jacob e dandogli una leggera pacca sulla spalla.
“Perché? Non ricordo nulla…solo che ero con quella tipa rimorchiata in discoteca…” Accennò una risatina goffa che si trasformò in una nuova smorfia di dolore per aver scosso un po’ troppo la testa ancora intontita.
Jacob tossicchiò indicandomi con la testa e Alexandros riuscì a mettermi a fuoco dopo qualche secondo strizzando i grandi occhi per inquadrarmi.
“Oh Ceci, sei qui!” Esclamò un tantino imbarazzato dalla sua frase da vero play boy ubriaco, ma riprendendosi poco dopo. “Stai bene?”
Accennai un sorrisetto ironico.
“Bene, ma dalla tua posizione sei avvantaggiato: chiunque starebbe meglio di te. Quindi non vale.”
Alex rise un po’ nervosamente, cercando di capire se stessi scherzando, se fosse in corso un armistizio o fossimo ancora in piena guerra.
Ci fu un breve momento di silenzio statico e di attesa poi Jacob lo ruppe.
“Noi usciamo un attimo. Lefteris e io dobbiamo elaborare il modo più efficace per smerdare il nostro Lazou raccontandogli la sua impresa!”
Ridendo loscamente i due uscirono lasciandoci soli nella stanzetta.
Guardai la porta chiudersi e poi con un breve sospiro tornai a voltarmi verso il letto.
Alexandros mi guardava un po’ circospetto, come in esplorazione del mio umore.
“Sono davvero sembrato così deficiente?”
“Oh, non lo sei sembrato Alex. Lo sei stato.”
Si lasciò andare una risatina cauta.
“Eddai, non penso proprio…”
“Te lo assicuro, sei stato un vero grande idiota.” Sentenziai sedendomi sulla sedia accanto a lui, senza mostrare alcuna emozione se non una calma piatta.
Lui mi fissò per un po’ con un mezzo sorriso ebete in sospeso tra la risata e l’incomprensione.
Dentro di me sentii una strana soddisfazione: era proprio sulle spine, stava aspettando che io continuassi a parlare e io lo stavo tenendo in sospeso. Non era del tutto spiacevole come cosa.
“D’accordo…” Disse allora lui quando si rese conto che la mia bocca era cucita. “Sono stato un idiota e mi dispiace. Probabilmente non avrei dovuto fare certe cose e ti chiedo scusa.”
Assunse un’aria più seria e si sedette più dritto sui cuscini, aspettando una mia reazione.
Era arrivato il momento delle spiegazioni: eravamo lì alla pari, faccia a faccia, feriti entrambi in un modo o nell’altro e non c’era più tempo per rancore o false speranze.
Presi fiato e mi cominciai a parlare piano con tutta la sincerità, con tutte le parole che volevo dire.
“Non sono arrabbiata Alexos.”
Il suo viso si rilassò un po’.
“Non sono arrabbiata e accetto le tue scuse. Abbiamo sbagliato tutti e due, forse io non dovevo scappare così e forse tu non dovevi ubriacarti come un cammello. Ma comunque sia andata, credo sia servito, no? Almeno io credo di aver capito qualcosa.”
“Cosa?” Alexandros mi guardava inarcando le sopracciglia.
“Ho capito che non posso più vivere a metà strada tra quello che vorrei io, tra quello che vuoi tu e quello che siamo diventati. Credo di aver capito che così non va più bene…”
“Non capisco.” Mi interruppe lui. “Ne abbiamo passate così tante per stare insieme!”
“No, Alex. Ultimamente io ne ho passate tante per stare con te e…no aspetta, lasciami finire! Non sto dicendo che sia colpa tua, che tu sia cattivo. Credo solo che per te non sia il momento giusto per pensare a qualcun altro più di te stesso. Due anni fa forse lo era. Ma ora lo è? Io ho bisogno di vivere per me stessa, non posso stare qui e vivere come un tuo satellite impazzito: voglio trovare un posto in cui stare, voglio capire cosa voglio.”
“Ma tu volevi me! Tu vuoi me!” Esclamò lui alzando un po’ la voce.
“Alex, piantala. Pensaci bene: lo credi davvero?” Dissi lentamente guardando la sua espressione infervorata che mutava, il suo sguardo farsi pensieroso.
Io mi sentivo sempre più strana, come se mi stessi svuotando di un peso a cui da un lato ero quasi affezionata, dall’altro non riuscivo più a sopportare di tenere dentro.
“Forse…” Iniziò lui altrettanto piano. “…forse è vero. Stare un po’ lontana da me ti aiuterebbe a schiarirti le idee. Una bella pausa.”
Abbassai per un secondo lo sguardo: ancora non capiva.
“Alexandros io non sto parlando di pause. Io non torno in tour con te, io resto qui.”
“Lo so.” Borbottò lui giocherellando con la coperta. “Fai bene ad odiarmi.”
Deglutii dispiaciuta e, sedendomi sul bordo del letto, mi avvicinai al ragazzo che conoscevo e avevo imparato ad apprezzare più di ogni altro, nonostante tutto.
“Io non posso odiarti. Non potrò voler bene a nessuno nel modo in cui te ne voglio.”
Alexandros  alzò lo sguardo e sorrise.
“Lo sai che è così anche per me.”
Ricambiai il sorriso e mi chinai e, ad occhi chiusi, gli baciai la fronte tra i capelli neri che le ricadevano sopra.  Era strano: sentivo una pace incomprensibilmente triste e totalmente giusta andare e venire a ondate lente.
Lui mi trattenne lì un secondo in più stringendomi il braccio con la mano, ma io mi rialzai lentamente trovandomi davanti a due occhi vivaci, con tutto l'ottimismo di questo mondo dentro. Non ci saremmo persi, ma ora che la nostra gabbia di complicazioni e ferite era andata in frantumi, riuscivamo a respirare meglio entrambi.  
Sorridevo anch'io con lui.
“Mi verrai a trovare?”
“Verrò.” Prima o poi, forse.
“Lo so!” Esclamò lui allegro. “Ci vorrà tempo, ma poi tornerai da me.” Concluse guardandomi con aria convinta e rilassata.
Quasi mi sfuggì una risata dall’assurdità della sua sicurezza: lo stavo lasciando e lui faceva lo sbruffone!
“Dio mio Alexos! Sei assurdo!”
“Lo farai Ceci, cambierai idea e tornerai.” Ripetè annuendo come se fosse un dato di fatto e senza lasciarmi possibilità di risposta.
Scesi dal letto senza sapere se ridere o meno, forse era questo che mi era sempre piaciuto di lui: non si lasciava abbattere da niente.

D’un tratto entrarono nella stanza Jacob e Lefteris seguiti da un giovane dottore dai capelli castani e gli occhi azzurri con un’aria simpatica.*
“Allora signor Lazou, stiamo meglio vedo!” Esclamò controllando la cartella del paziente.
“Manderò un’infermiera a controllarle la ferita e poi la lasceremo andare. D’accordo?”
Alexandros assentì e il dottore sorrise allegro.
“D’ora in poi eviti di prendersela con i muri: alla fine vincono sempre! Sono malvagi!” Assentì per poi tornare in corridoio camminando all’indietro e con lo stesso sorriso smagliante.
Ci trovammo di nuovo in quattro e, dopo mezzora di prese in giro verso "quel pirla di Lazou che pensava di essere un martello pneumatico" giunse il momento che io me ne tornassi a casa.
Abbracciai i ragazzi stringendoli forte, cercando di incollarmi addosso l’odore di sigarette e profumo dozzinale di Lefteris, di caffè e vestiti puliti di Jacob e di passato e dopobarba di Alexandros.
Sarebbero ripartiti la sera stessa.
Lanciai loro un’ultima occhiata sapendo perfettamente quanto e mi sarebbero mancati tutti quanti. La mia seconda famiglia squinternata. 
Poi chiusi la porta e tornai a casa pensando che ora la vita era mia, ma dovevo ancora capire se fosse bello o terribile.
Per il momento non c'era posto nè per il panico nè per la consapevolezza, solo un vuoto piacevole.
In cucina era avanzato del caffè.
Senza pensarci troppo lo scaldai, come in uno stato di trans, mi sedetti al tavolo e restai lì, senza berlo.
Guardavo nella tazzina in silenzio, nel vuoto della mia casa e della mia testa: ero sola e il caffè si era già raffreddato.



What a malaka!= Mix di inglese e greco = "Che idiota!"
*I'll kill you!= Ti uccido! (Non si sa mai che qualcuno non sappia l'inglese :) )
* Avete presente Scrubs? Bèh, pensate a J.D. per inquadrare il dottore in questione!:)





Ho cercato di pubblicare prima possibile :) Ma devo dire che questo capitolo non mi piace un granchè...non so come mai, non mi convince!
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e vi assicuro che la storia si farà più più interessante e dinamica più avanti (:
..Intanto un GRAZIE ENORME a tutte le pazientissime e lealissime lettrici!
Grazie mille!
Un bacio, alla prossima,


Ireth



L'immagine all'inizio non mi appartiene, tutti i copyright sono di   http://weheartit.com :)
  
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