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Autore: _CodA_    10/11/2011    3 recensioni
Sono passati due anni dalla fine del liceo e purtroppo le strade di Santana e Brittany si sono separate, ma non i loro cuori...
Ritrovandosi, riusciranno a mettere da parte il passato e gli errori commessi? Ogni capitolo è accompagnato da una o due canzoni che rispecchiano, con le loro parole, la situazione delle due protagoniste.
Spero vi piaccia! :)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 In my head your voice
 
“Ehi Britt, guarda la luna…”
Sussurrai al suo orecchio, sfiorando con le labbra i capelli biondi e il collo esposto, mentre la cingevo da dietro; io seduta sul muretto e lei tra le mie braccia, abbandonata su di me all’in piedi, ma rilassata, libera di guardare il cielo e le stelle e la luna, con me.
“Ricordi?” chiesi, retoricamente in un sorriso.
“Come potrei non ricordare?!” ammise, quasi tristemente.
I nostri respiri e i nostri pensieri sembrarono fermarsi istantaneamente ad unico ed identico ricordo.

-Siamo scappate! Non posso credere che l’abbiamo fatto davvero! Abbiamo solo tredici anni e così tanto da imparare, un mondo da esplorare, ma già so con chi voglio condividere tutto questo. Lei, solo lei.-
Penso, guardando quella meravigliosa ragazzina bionda dondolare davanti a me.

Ogni volta che la guardo non posso che pensare che sono quasi un anno più grande di lei e siamo alte uguale! Un anno, diamine! Non posso pensare cosa accadrà se mi supererà!
Ma faccio spallucce e non ci penso più, non mi importa più, quando mi guarda con quegli occhi strani: brillanti, lucenti.

Siamo amiche da sempre, il mio primo ricordo è suo. Circa 7 anni fa ci siamo incontrate in quella grande e desolante stanza, piena di bambini urlanti, maestre furiose e genitori fantasma.
Ed in quel frastuono, quello spaventoso luogo dove mamma e papà mi avevano abbandonato, vidi lei, seduta ad un tavolino, tranquilla, che colorava pacificamente;
 e sotto braccio un pupazzo a forma di papera, quasi più grande di lei.

Fu naturale avvicinarsi e, senza nemmeno chiedere, sedersi di fronte a lei, rubarle i colori e ricevere in cambio solo un semplice e disarmante sorriso.
Da quel momento siamo diventate inseparabili: amiche, migliori amiche ed ora…
Ora siamo qui, allo scadere delle scuole medie, attendendo l’infernale liceo, e siamo scappate di casa, la notte prima dell’ultimo di luglio, per scampare alle vacanze estive, che ci avrebbero divise per un mese intero, che avrebbero reso impossibile e devastante il ritorno a casa e l’immediato arrivo ad una nuova scuola.

Non so cosa spero di ottenere, non ho un soldo, non so dove andare, è infondo la mia prima fuga, ma ho Brittany accanto a me, del resto non mi può fregare molto.
Ma so che quella di restare unite così è quasi un’illusione.
Così mi godo questa improvvisa libertà rapita e la guardo, la ammiro sotto la luce della luna, nel bel mezzo della strada, mentre sostiamo su un muretto qualsiasi.
“Stai diventando sempre più bella..” ammetto, nel pieno della mia sincerità infantile, senza pensarci su, senza pensare a cosa si nasconde dietro quella frase, quale significato cela quel pensiero, all’apparenza così innocente e naturale.
Lei sorride e mi guarda di rimando, a lungo, e ancora sorride. Poi arrossisce e abbassa la testa, facendo cadere i capelli tutti sul viso.
E io sorrido.
Solo questo. Siamo io e lei, ancora, e sorridiamo.
Ed è straordinario. Perché io sorrido solo con lei, e lei arrossisce solo con me.
Vedo il mio cellulare illuminarsi e un messaggio compare sul mio schermo in bianco e nero.
“La signora Pillsbury vi ha viste gironzolare per la città. Stiamo venendo a prenderti. Stavolta l’hai combinata grossa, a casa faremo i conti. Dìì a Brittany che stanno arrivando anche i suoi genitori”
Richiudo il messaggio di mia madre alzando gli occhi al cielo e a lei non sfugge.
Rispondo al suo sguardo interrogativo, seppure per niente turbato.
“Ci hanno trovate, stanno arrivando..”
Lo dico con un sorriso, avendo saputo sin dall’inizio che tutto questo non sarebbe servito, che la fuga era un fallimento sin dal principio, che non avevamo speranze; ma per stare con lei, anche solo un’ora in più, stare in punizione per i prossimi 3 giorni ne valeva la pena.
Quando la guardo però noto le lacrime sulle sue guance.
Mi avvicino quindi per confortarla.
“Britt, non piangere! Ci rivedremo tra un mese! Sono solo una trentina di giorni.. poco, se conti quanto tempo poi staremo insieme una volta tornate!”
Tira su col naso, ancora indecisa se essere convinta o meno.
La guardo speranzosa, cercando gli occhi sotto i piangenti capelli dorati.
“Ma tu hai detto che una volta al liceo.. le cose cambieranno..”
“Non necessariamente! Non tutto! Io e te saremo amiche per sempre, Britt. Questo non cambierà mai ,non potrà mai cambiare!”

“Lo prometti?”
“Promessa di mignolo” esclamo, porgendole il mignolo e lei, stringendolo, sa che è la cosa più sacra che avessi potuto dire, la promessa che non avrei mai potuto infrangere.
Con la coda dell’occhio intravedo in fondo alla strada i fari di un paio di macchine avvicinarsi, farsi sempre più accecanti, e capisco che rimane poco tempo prima di doverci salutare.

“Sai Britt.. probabilmente mi verrà sequestrato il cellulare per un paio di giorni, per cui non potremo sentirci..” leggo il panico nei suoi occhi e mi affretto ad aggiungere “.. ma sai.. c’è una cosa che non cambia mai.. una cosa che somiglia a noi.. noi che non cambieremo mai.. la luna! Guardala!” dico, alzando lo sguardo per incoraggiarla a seguirmi.
Parlo, col naso all’insù e lei che fa lo stesso, ascoltando attenta.
“La luna è bellissima stasera… e lo sarà sempre. Ci sarà, ovunque tu sarai. E così anche io! Ogni volta che pensi a me, ogni sera che vorresti abbracciarmi e stringerti a me, basterà guardare la luna, e saprai che io sono con te. Saprai che quella luna siamo noi, eterne ed immutabili.”
E’ quello il momento in cui capisco di essermi innamorata di lei, della mia Brittany, della dolce bambina che mi aveva strappato un sorriso, quella prima giornata all’asilo, e me ne strappava altri mille durante ogni giornata.
Capisco che quelle favole che raccontavano non erano vere. Perché a me non serviva un principe. Tutto ciò che volevo era la mia principessa. Volevo Brittany, e mi sarebbe bastato per essere felice.

E lei, che era sempre stata la più intelligente e coraggiosa tra le due, non ebbe timore di dar voce ai suoi sentimenti.
“Ti amo..” sussurra, con il naso ancora all’insù, guardando ancora la luna, con innocenza e sincerità.
La costringo ad abbassare il volto verso di me, standole davanti insistentemente, e porto le mie labbra a toccare le sue.
Il mio primo bacio. Il nostro.
Sfioro leggermente la mia bocca contro la sua, ne bacio il labbro superiore, e poi torno al mio posto, composta, aprendo gli occhi, mentre lei fa lo stesso.
In quell’esatto momento sento delle portiere aprirsi e sbattere rumorosamente. I fari disturbano il buio della notte, i miei occhi e noi, ancora desiderose di scoprire quale affetto ci avrebbe ancora unito, dopo tanto tempo. Non saprò mai se avessero visto il nostro bacio, se avessero capito...
Una mano strattona il mio braccio e vedo al suo accadere lo stesso, mentre ci trascinano in direzione opposte, blaterando rimproveri e minacce, del tutto prive di significato, soprattutto in questo momento.
Io la guardo e basta. Fisso i suoi occhi andando via, sentendo il bisogno di dirle –ti amo- e già non avere il coraggio di farlo.
Lei mi fissa a sua volta e sorride, comprendendo la mia difficoltà, il loro particolare tempismo, e non se la prende.
Non mi scuote la portiera spiaccicatami in faccia, nemmeno il rombo del motore dell’auto accesa.
Accostata al finestrino attendo di superare l’ altra auto per incrociare il suo sguardo un’ultima volta.
Lei ricambia. E io indico la luna, come per ricordarle le mie parole, per ricordarle la mia promessa, e rispondere a quella frase così maledetta.
La vedo voltarsi curiosa e trovare la luna nel cielo, piena e brillante, che pulsava d’un amore appena nato, eppure già potente.
Si volta ancora verso di me prima che potessi sparire, e sorridendo posa una mano sul vetro come per potermi toccare, per potermi dire –ciao-, ancora una volta.
E io faccio lo stesso, prima che la macchina acceleri.
 

Interruppe i nostri pensieri, il nostro breve ritorno al passato, con voce triste e allarmata.
“Cosa facciamo qui, San?”
La tenevo ancora tra le mie braccia.
Avevo il mio viso appoggiato alla sua testa, qualche volta le donavo un piccolo bacio e accarezzavo dolcemente le nostre mani che lei stringeva sul suo petto.
“Aspettiamo che la luna tramonti..”
Curvò la testa per potermi guardare, i suoi occhi cercarono i miei, il suo naso all’insù puntava il cielo.
E io mi calai su di lei, non resistendo alle sue labbra.
Le baciai dolcemente, un tocco appena accennato, come quel primo di tanti anni prima, e poi la lasciai andare.
Ma lei era ancora in cerca di risposte.
“Aspettiamo che faccia giorno! Se superiamo la notte insieme, nulla potrà più dividerci..”
Si riposizionò tranquillamente tra le mie braccia, fissando ora l’orizzonte, mentre la luna calava.
“Se è così.. attenderò anche fino alla prossima luna”
Sorrisi alla sua risposta e non potei non baciare i suoi capelli perfetti, che carezzavo con la guancia e che ogni tanto mi facevano il solletico.
Improvvisamente riconobbi il suo tremore. Faceva freddo in quella notte e io così non riuscivo a tenerla abbastanza calda.
Era cresciuta la mia piccola Britt, mi aveva ampiamente superata in altezza, e anche stando su quel muretto, non potevo avvolgerla tutta.
“Siamo fuori da ore oramai. Che ne dici di tornare a casa?”
La sentì titubare.
“La tua?”
“La nostra”
Vistosamente, sorrise.
 


Piccola nota:
un capitolo necessario per portare un pò di pace ai vostri cuori che hanno sofferto con me. Al prossimo ed ultimo capitolo!
_CodA_


Canzone:  "In my head" di Anna Nalick

  
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