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Autore: white_shadows    11/11/2011    5 recensioni
Scene di vita (più o meno quotidiana) delle mie tre coppie di DC preferite, in un futuro in cui tutto è andato per il meglio.
Three-shots, per chi vuole sorridere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ran Mouri si sfiorò il ventre con apprensione

Ran Mouri si sfiorò il ventre con apprensione. Le dolorose fitte che la attanagliavano, le avevano imposto di fermarsi.

Si era agitata tutto il giorno in ufficio, e ora, stesa sul divano del salotto, rimpiangeva di aver corso tra un fax e l’altro nel vano tentativo di far arrivare tutti i vari documenti in orario.

Era passata una settimana dal test che aveva fatto a casa di Kazuha. Shinichi, ovviamente, non sapeva nulla.

L’improvvisa voglia di cioccolatini la costrinse a distendere le sopracciglia finora aggrottate per scrutare attentamente la cartellina che teneva avanti a sé. Si alzò lentamente e si avviò verso un mobile dove riponeva tutte le fantasie gastronomiche regalatele dai clienti per cui lavorava. Si ritrovò a spizzicare i cioccolatini di un’assurda scatola a forma di cuore di un ventenne particolarmente farfallone che si era ritrovata a difendere in tribunale per una patente tolta a causa di guida per alcolismo. Sorrise: Shinichi era stato una giornata irritato per quell’assurdo regalo.

Doveva dirglielo. Doveva.

Eppure, l’averci litigato furiosamente, quella mattina, non l’aiutò granché a cercare una soluzione a quello che, oggettivamente, per ogni donna è un problema.

D’altronde, quello scemo di suo marito non dormiva a casa da due notti ormai e il motivo era sempre ed esclusivamente un caso.

Dopo averle giurato sincerità e disponibilità, si ritrovava nella stessa situazione di sei anni prima: ci mancava solo che tornasse a casa alto poco più di un metro.

Mentre assaporava lentamente un cioccolatino al rhum, sentì la serratura della porta scattare e si affrettò a posare la scatola scarlatta sul tavolino davanti alla TV.

Controllò velocemente i vestiti: a parte gli shorts decisamente troppo corti e la maglietta troppo scollata, non aveva macchie di cioccolata. Un passo avanti.

- Sono a casa!-

La voce suadente di un ventitreenne riecheggiò tra le mura dell’appartamento:- Ran?-

Un viso stanco, affaticato, eppure così terribilmente affascinante si affacciò al salotto.

In giacca e cravatta, Shinichi si era appoggiato al muro con le braccia conserte e un’aria sensuale.

- Ancora arrabbiata?- chiese, tra il dolce e il divertito.

Ran girò di scatto il viso e portò il naso all’insù: era davvero stanca di fargliele passare tutte, e poi la gravidanza la rendeva capricciosa.

- Andiamo! Sai che non avevo scelta…- aggiunse con poca convinzione, ripensando a Megure che gli aveva suggerito di tornarsene a casa, la sera prima.

- Figurati! Dove vai tu, muoiono dozzine di persone…- esclamò irata Ran, continuando a evitare il suo sguardo.

Shinichi le si sedette accanto:- Perché mi hai chiamato?- chiese serio: se c’era una cosa che Ran non faceva era contattarlo per scemenze:- Cosa mi devi dire?-

- Lascia stare, non sono in vena.- lo liquidò offesa.

Shinichi alzò un sopracciglio e la guardò malizioso. La fissò per circa cinque secondi, sorridendo, poi le si mise dietro con un movimento velocissimo e le iniziò a baciare il collo.

- Beh…- continuò, carezzandole contemporaneamente i fianchi:-…sicura?-

Ran lo lasciò fare: in fondo erano due giorni che non lo vedeva.

Shinichi la fece lentamente scendere lunga distesa, cominciando a baciarle il viso:- Mi sei mancata, sai?-

- Ah, si?-. Il sarcasmo si tagliava a fette.

- Da morire…- le sussurrò in un orecchio. E Ran ci ricascò per l’ennesima volta.

 

Si svegliò al leggero movimento del corpo accanto a lei. Era nella sua camera e anche Shinichi doveva essersi appena svegliato.

Lo guardò assonnata, scrutando i suoi pettorali nudi: bello, non c’è che dire.

Shinichi la ispezionava sorridendo, giocando con una lunga ciocca dei suoi capelli corvini.

- Ora hai voglia di parlarne?-

Il volto di Ran si fece di nuovo serio, si mise a sedere sul letto, mantenendo con una mano le lenzuola al petto.

- Aspetto un bambino.- sputò pragmatica.

Basta scappare.

Shinichi sgranò gli occhi e Ran, come se le stessero per dare un pugno, li strizzò: ecco, pensò, non lo voleva.

- MA È GRANDIOSO!- urlò Shinichi, balzando a sedere, sorridendo felice:- Un bambino! Un bambino mio e tuo!-

Stavolta fu il turno di Ran di sgranare gli occhi:- Ti fa… ti fa piacere?- balbettò, titubante e incredula.

- Un bambino!- ripeté:- Tutto nostro! Ma ti rendi conto?- poi si rabbuiò di botto:- Perché è mio, vero?-

Ran non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Poi lo baciò, sbilanciandolo e facendolo ricadere sul letto, lei sopra di lui.

- No, è del dottore Araide!- rise, continuando a baciarlo. 

 

  
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