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Autore: cheekbones    11/11/2011    5 recensioni
"Anche tu mi sei mancato" si guardarono complici, per poi abbracciarsi.
"Ehi, ehi, ehi, McGuardone, le mani a posto!" si irritò Tony, facendoli separare.
"Per favore, evita" Ziva incrociò le braccia al petto e lo guardò male. "Ho sempre la mia pisto..."
Tony, divertito, alzò le braccia in segno di resa. "Bene, dobbiamo raccontarti un sacco di cose!" si illuminò McGee, prendendola per mano. Abby le afferrò l'altra: "Oh, si, proprio tante!" la trascinarono lungo il corridoio, mentre l'israeliana guardava implorante Tony.
Quest'ultimo ridacchiò e scosse la testa, mimando con le labbra pistola. Ziva gli mostrò la lingua.
Nonostante fosse accerchiata dai due amici, la ragazza notò subito il professor Gibbs che, caffè in mano, veniva verso di loro. Si fermò di poco, in tempo per poterle tirare un sonoro scappellotto.
"Hai studiato, David?" Bentornata, Ziva.
"Si, prof!" Grazie, Gibbs.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo messaggio che posso lasciare è questo:
pensate al pianto di un bambino che nasce,
ad un fiore che sboccia
al vento tra i capelli.
Ragazzi, non dateli per scontati.
E, capirete, che la Vita è il dono più bello che Dio ci abbia mai fatto.

Roberto







sad girl








"Bene, ragazzi" borbottò Jethro, seduto alla cattedra. "Prima di introdurre la Rivoluzione Francese, vorrei presentarvi la vostra nuova compagna di classe" indicò, con un cenno del capo, la ragazza che stava in piedi, ritta sulla soglia e l'aria scocciata.
"Si chiama Ziva David e..." cercò in quei pochi fogli che aveva davanti. S'innervosì, scoprendo che non c'era scritto il luogo di provenienza della ragazza, nè qualsiasi tipo di informazione. Odiava fare brutte figure davanti agli studenti, soprattutto perchè questi ne approfittavano.
"E... le serve un banco" proferì, guardandosi in giro. Vide che Tony DiNozzo era seduto da solo.
"DiNozzo!"
"Boss?" ciondolò il ragazzo.
"Falla sedere con te"
Ziva alzò gli occhi al cielo, appena ebbe riconosciuto il Ragazzo dell'Armadietto.
"Ehm, mi sa che lei non vuole stare seduta vicino a me" tutti presero a fissarlo sconvolti, Gibbs compreso. Non era da tutti i giorni vedere Tony che rifiutava di avere vicino una ragazza carina, soprattutto appena arrivata in città.
"Mi arrangerò" sussurrò Ziva al professore, andandosi a sedere vicino al suo nuovo compagno di banco. Anche lei era rimasta stupita dalla voce fredda e ferma di Tony. Si era arreso in fretta! Lei, nonostante lo ignorasse bellamente, si era accorta di aver attirato su di sè molti sguardi femminili d'invidia pura. E' vero, il suo compagno di banco era davvero un bel ragazzo, ma tutto quel fervore le sembrava fuori luogo. Poi aveva notato che anche qualche ragazzo lo guardava ammirato: arrivò alla conclusione che doveva essere un pezzo grosso in quell'istituto.
"Perfetto. Dicevo, la Rivolu..."
I professori Leroy Jethro Gibbs, Donald Mallard e la dotteressa Shannon Stevens* sono desiderati in Presidenza
Gracchiò una voce incolore dall'altoparlante della scuola.
Gli studenti videro chiaramente il tic nervoso che era preso a Gibbs esattamente all'occhio destro. Probabilmente nessuno si sarebbe stupito nel sentirlo urlare contro Leon Vance, attuale preside del Woodrow. Lo faceva spesso e soprattutto quando lo disturbava durante le lezioni.
"Ragazzi, io vado. Se sento una mosca fiatare, vi assegno un saggio sulle Colonie Americane. Più esposizione orale. Non sto scherzando" con una penna li indicò minaccioso.
Uscì di volata fuori dalla classe, sperando che quella povera Ziva David non venisse accerchiata come un animale esotico al circo. Conosceva la sua classe e sapeva che nessuno si sarebbe trattenuto dal farle domande scomode.
"Jethro!" trillò una voce cristallina dietro di lui.
Capelli rossi.
Occhi scuri.
Fisico filiforme.
Sorriso a trentadue denti.
Shannon Stevens lo attirava e irritava allo stesso tempo. Non riusciva a capacitarsi di come quella donna fosse sempre felice e contenta.
Dovevano pur capitarle un paio di giornate storte, o no?
"Shannon, ciao" le disse, aspettando che tenesse il suo passo. La donna gli sorrise, apertamente: "Chiamati in presidenza, come sempre!"
"Già" sbadigliò il professore.
"Chissà come mai. Non sarà mica successo qualcosa?"
La presenza di Shannon significava una sola cosa: qualcuno aveva un serio problema. Lei era la psicologa della scuola, lavorava sostanzialmente con i ragazzi, non di certo per loro. Tutti le volevano bene. Ma era pur sempre una psicologa, quindi Gibbs si aspettava il peggio. La presenza di Ducky, poi, non faceva altro che renderlo più sulle spine.
Entrarono di botto nell'ufficio del preside che, con tutta la calma del mondo, stava prendendo il thè con Donald.
"Jethro!" lo salutò Ducky, suo vecchio amico. "Miss Stevens" tolse il cappello, in segno di riverenza.
"Ciao Ducky" lo salutarono entrambi, lui col broncio, lei col sorriso.
Leon Vance fece cenno ad entrambi col capo. "Sedetevi, la storia è lunga!"

"Da dove vieni?"
"Che scuole hai fatto?"
"Da dove vieni?"
"Cosa ti piace fare?"
"Da dove vieni?"
"Per caso, hai...?"
"Parli bene la nostra lingua?"
"Da dove vieni?"
"Ok, ora basta" urlò Tony DiNozzo alla classe di Storia. Tutti quelli attorno al suo banco, oramai condiviso con Ziva, zittirono.
"La lasciate un pò in pace?! Fate venire il mal di testa pure a me, levatevi dalle palle, forza!"
Nessuno riusciva a disubbidire a Tony, così, pian piano, si dileguarono.
"Grazie" sussurrò Ziva, gli occhi pieni di rispetto, sebbene non lo desse a vedere.
"Figurati. Sono biologicamente predisposto a salvare damigelle in difficoltà" le fece l'occhiolino.
Ziva si voltò verso la finestra e lo ignorò completamente.
Accidenti! Il ragazzo aveva quasi pensato di essere riuscito a far colpo. Un pò gli dispiaceva che tutti la prendessero così palesemente di mira, in fondo era solo una ragazza nuova. E per lo più spaventata. L'aveva capito solo guardandola attentamente, dopo averla vista stringere spasmodicamente il ciondolo con la stella di Davide che portava al collo.
Aveva capito che era ebrea e basta.
Ziva.
Sbuffò, guardando il suo profilo.
Gli avrebbe portato un mucchio di guai, probabilmente.
"Gradioso, Tony, grandioso!" il ragazzo sobbalzò e si voltò verso la ragazza che occupava il banco davanti al suo. Si era girata dietro e i codini dondolavano a destra e a sinistra. Tony le sorrise, con atteggiamento spavaldo.
"Grazie, grazie! Modestamente so sempre dove colpire, Abby!"
Abby alzò il pollice, in segno di vittoria. Poi si voltò a guardare la ragazza, ancora persa a fissare la finestra.
"Ciao" le disse. "Sei israeliana, non è vero?"
Ziva, lentamente, la guardò. Non riuscì a trucidarla con lo sguardo, era troppo carina. La guardava con due occhioni limpidi e il sorriso gioioso. Non voleva risponderle male come con DiNozzo -Ma DiNozzo era un'altra cosa, in fondo. Poteva limitarsi ad essere indifferente.
"Si. Come fai a...?"
"La tua felpa. Tel Aviv sta in Israele!"
Sia Tony che Ziva spostarono inevitabilmente lo sguardo sulla felpa blu della ragazza.
"Effettivamente..." commentò Tony, sbattendo le ciglia. Certe volte, chiacchierando con Abby, si sentiva parecchio ignorante. Non ricordava esattamente quando e come era diventata sua amica, ma sta di fatto che era successo. E poi Abby si faceva amare da tutti, era una di quelle poche persone che potevano affermare di conoscere tutti gli amici di Facebook.
"Ah, già" balbettò Ziva.
"E poi la collana. Sei ebrea praticante?" Abby poggiò il mento sul loro banco, voltandosi completamente.
"Non esattamente" rispose Ziva, sempre calma e controllata.
"Parli bene la nostra lingua" si stupì Abby, indicandola. "A parte quella strana cadenza che hai..."
"Riesco a destreggiarmi in cinque lingue" spiegò.
"Wow! Devi aver fatto le scuole migliori e..."
"Ma scusa, perchè non la mandi a quel paese con qualche gelida frase, come con me? Mi sento discriminato!" s'innervosì Tony. La sua compagna di banco lo guardò disgustata: "Una ragione ci sarà! Prova a porti qualche domanda, mister Pompato!"
Al compagno di banco di Abby, tale Timothy, scappò un risolino.
"Senti, Nerd uscito male, ridi di nuovo e ti infilo sul serio nell'armadietto!"
"Tony!" lo rimproverò Abby, vedendo che Tim era sbiancato.
"Ma quanto..." Ziva gonfiò le guance. "Sei terribile, davvero terribile!" gli rinfacciò. "Non puoi minacciare qualcuno solo perchè ha riso, ok?!"
"Senti, Zee, tu sei nuova e..." provò ad essere conciliante il ragazzo.
"Punto uno: non chiamarmi Zee! E' tremendo e manco ci conosciamo" fece una smorfia disgustata. "Punto secondo, non è questione di essere nuovi, ma di essere Umani. Non ci vuole molto per capirlo. Ops, dimenticavo che probabilmente tu hai il cervello grosso quanto una nocciolina" sghignazzò.
"Ora, se non ti dispiace, levo il disturbo!" si alzò di scatto dal banco e fece per uscire fuori dalla classe.
"Ti prenderai un'ammonizione!" l'avvisò Tim, che aveva aperto bocca per la prima volta.
"Fidati, mi è capitato di peggio" gli rivolse una smorfia strana e se ne andò.
"Complimenti, l'hai fatta arrabbiare!" Abby tirò un leggero pugno a Tony che, dal canto suo, era rimasto basito a guardare la porta.

"Ziva David è figlia di un agente del Mossad, Eli David" annunciò Vance. Gibbs e Ducky spalancarono gli occhi.
Solo Shannon, dubbiosa, chiese cosa diavolo fosse il Mossad.
"Servizi segreti israeliani" Gibbs sospirò preoccupato. "Sono i migliori, a quanto dicono"
"E' vero" confermò Vance. "Ad ogni modo, Eli David mi ha chiesto di avere per sua figlia un occhio di riguardo. Negli ultimi diciassette anni questa ragazza non ha fatto altro che scappare e allenarsi per diventare una killer del Mossad. Poi ha perso madre e sorella. Suo fratello si è volatilizzato nel nulla" intrecciò le dita e guardò attentamente i suoi sottoposti.
"Ho convocato voi per un motivo molto semplice: Shannon, cerca di parlarle. Gibbs, Ducky... siete i miei vice, non perdetela mai d'occhio. Ho preferito non comunicare la cosa a tutti gli insegnanti per problemi di sicurezza, voi siete quelli di cui mi fido maggiormente e so che non farete pesare nulla alla ragazzina"
"Lo sai, vero, che potrebbe portare seri problemi alla scuola?" lo avvisò Gibbs.
"Lo so. Ma Eli David ci paga abbondantemente" confessò Vance.
"Mi fate ribrezzo" se ne uscì improvvisamente Shannon. "Vi rendete conto di ciò che sta passando quella bambina? Perchè si, è una bambina. A diciassette anni non si dovrebbero conoscere questi tipi di dolori!" cominciò a scuotere ripetutamente la testa. "Mi fa stringere il cuore e voi vi preoccupate dei soldi!"
"Miss Stevens ha ragione" soggiunse Ducky. "La nostra preoccupazione maggiore, da insegnanti quali siamo, è quella di riuscire a far aprire Ziva, a regalarle un'adolescenza che finora non ha avuto"
"Non sarà facile" Gibbs si grattò il mento e pensò agli sguardi glaciali che aveva ricevuto DiNozzo solo per averle sorriso. Se non riusciva lui...
"No, ma credo di essermi affidato ai migliori" Leon sorrise. "Tornate alle vostre faccende e fatemi sapere al più presto"

Senti, Nerd uscito male...
Ziva se ne stava con le ginocchia strette al petto nel bel mezzo del corridoio. Le aveva dato profondamente fastidio la frase di quel tipo e sapeva esattamente il perchè. Ricordava, come se fosse accaduto il giorno prima, quando si nascondeva nell'armadio di camera sua pur di non andare agli allenamenti di Krav Maga*. Poi la sentiva come una frase intrisa di una violenza senza senso.
O forse esagerava lei.
Fatto era che quel DiNozzo non le stava proprio simpatico e sperava che seguissero corsi differenti. Non aveva voglia di vederlo.
Prese il cellulare dalla tasca anteriore dei jeans. Aprì la rubrica e guardò il primo numero: Ari
Pigiò il tasto di chiamata e, portandosi all'orecchio il telefono, sentì lo scatto della segreteria telefonica. Le uscì un gemito.
Se desidera lasciare un messaggio, prego, parlare dopo il bip.
"Ciao fratello" fece, stanca, Ziva. "Come va? Sarà il ventesimo messaggio vocale che lascio, ma non fa niente. Spero che almeno tu li senta" gli occhi pizzicavano. "Volevo dirti che papà mi ha portata..." stava per dire in America, ma poi si bloccò. Non poteva essere sicura di chi poteva sentire quel messaggio. "... via da casa. Sono in un posto nuovo e mi manchi tanto" le lacrime oramai viaggiavano veloci sulle sue guance.
"Non so neanche se sei vivo, se stai bene. La verità è che ho bisogno di te. Ho bisogno di sentirmi a casa" guardò il soffitto, per tenere le lacrime su. "Ora vado. Sai, mi hanno stipata in un liceo di pazzi" ridacchiò. "Come sempre, se senti il messaggio... richiamami. Ti voglio bene"
Chiuse la chiamata e poggiò la fronte sulle ginocchia.
Perchè non sono morta io?
















Note:

*
Ignoro il cognome da nubile di Shannon, così me lo sono INVENTATO :D
* Tecnica di autodifesa e attacco, usata principalmente dall'esercito d'Israele


- Bòn. Allora, che ve ne pare finora? :) Vi ho fatto conoscere Shannon, visto *_*? Sapete, stavo pensando di metterci Kate ma poiii... mi sembrava tanto fuori luogo :) In ogni caso vi ringrazio anticipatamente per le recensioni che avrete il tempo di lasciare... lo so, la scuola e il lavoro impegnano un pò tutti (io ho tipo 4 interrogazioni in 3 giorni!) e non si ha nemmeno il tempo di respirare, perciò apprezzo le vostre recensioni ancora di più :)

P.s.: Vi sarete chieste chi è il tipo che ha detto la frase con cui ho cominciato il capitolo... oggi sono andata in una sinagoga con la scuola e abbiamo incontrato due sopravvissuti all'Olocausto. Sapete quando vi dicono che certe cose cambiano la vita? E' stato come andare a vedere un campo di concentramento: UGUALE. E io, che sono una tipa che scrive di NCIS e si concentra sempre su Ziva perchè mi affascina come personaggio, bè... è stato illuminante, davvero. Voi non potete neanche immaginare cosa queste persone hanno passato e il senso di appartenenza che li lega.
Le sofferenze patite.
Le ingiurie.
Le discriminazioni.
Le morti.
E alla domanda: Dov'era la vostra fede nel Signore? Loro, con un sorriso, hanno risposto: Non se n'è mai andata.
Io non sono religiosa però... però mi sono commossa perfino io.

Quindi, vorrei dedicare questo capitolo a Tullio e Roberto, amici da quasi 80 anni, sopravvissuti all'Olocausto e nostre guide verso un percorso cominciato per un concorso nazionale e che, invece, sta diventando un percorso verso noi stessi.
Grazie, machi man!

Baci,
Maia.
  
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