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Autore: Giuggia89    21/03/2004    8 recensioni
Immaginate di stare tranquillamente cenando a casa vostra quando un uomo incappucciato vestito di nero compare improvvisamente nella vostra cucina, schianta i vostri genitori e vi porta via di peso, continuando ad affermare di essere vostro padre, portandovi in un mondo che fino a poco tempo prima credevate fosse solo lo sfondo per un romanzo fantastico. Come vi sentireste?! Questo è quello che succede a Katheleen, la mia protagonista, alle prese con una avventura che la catapulterà in un mondo nuovo, dove dovrà decidere cose conta di più per lei: l’amore per suo padre o l’amicizia dei suoi amici? Il trono di un mondo di buio in guerra o una vita insieme alla gente che ama in un modo di pace? Aspetto miliardi di commenti!!! Legette e fatemi sapere che ne dite! Ps: direi che è anche piuttosto OOC! Anzi...secondo me direi anche molto!Baci
Genere: Avventura, Commedia, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’uomo tiene fra le mani quella che sembra essere una specie di bacchetta

Cedo tutti i diritta alla Rowling, alla quale appartengono i personaggi e anche la storia di base, tranne alcune cose di mia invenzione.

Tengo a precisare che la storia è scritta solo per piacere personale e non a scopi di lucro.

 

1°CAPITOLO: RIVELAZIONI

 

L’uomo tiene fra le mani quella che sembra essere una specie di bacchetta.

Si è materializzato in casa nostra all’improvviso, senza che noi avessimo il tempo di reagire.

Non abbiamo la minima idea del modo in cui quell’uomo sia spuntato così dal nulla invadendo la nostra cucina.

Mio padre si alza di scatto e gli urla contro: è un attimo e dalla bacchetta che l’uomo tiene in mano esce un fascio di luce che colpisce in pieno petto mio padre, che si accascia per terra.

Anche mia madre si alza e corre verso mio padre.

L’uomo si avvicina a me e mi prende per un braccio, strattonandomi violentemente per farmi alzare.

Mia madre allora gli si lancia addosso.

Anche lei viene colpita da un fascio di luce che esce dalla bacchetta e cade per terra, senza peso, con un tonfo sordo.

Nella stanza cade finalmente il silenzio: resto li, in piedi, inebetita a fissare i corpi dei miei genitori stesi per terra, apparentemente senza vita.

Dopo un primo momento di confusione, la rabbia mi pervade: cerco di liberarmi dalla presa dell’uomo per correre verso i corpi stesi sul pavimento.

Lui però non accenna a mollare la presa.

Fisso ancora per qualche minuto le due figure e poi urlo, grido. Comincio a lottare con l’uomo, cerco di liberarmi. Le lacrime cominciano a rigare il mio viso…Non c’è un motivo.

Sento dentro di me la paura che i due corpi distesi sul freddo pavimento non si rialzeranno mai più.

Piango per la rabbia e per la frustrazione, cercando di scappare da quell’uomo alto, magro, vestito di nero, con un cappuccio che gli copre il viso.

Voglio scappare da lui, dalla morte certa: qualcosa mi dice, però, che non mi ucciderà.

 

Dopo pochi minuti mi butto per terra, stremata, singhiozzante.

“Chi sei?! …che vuoi da me?!” Urlo, tra i singulti.

“Questi non mi sembrano argomenti da trattare in tale luogo…Ora per favore alzati da terra e smetti di piagnucolare, Maharet. Ti condurrò a casa.”

Ha una voce fredda, profonda. Nonostante tutto, però, non sembra essere tanto duro e tanto cattivo.

Non voglio alzarmi: non capisco perché mi abbia chiamata Maharet quando il mio nome è Katheleen e non capisco dove vuole portarmi: quella è la mia casa e quelli sono i miei genitori… Non riesco a muovermi, mi sento bloccata dalla paura e continuo a rimanere inginocchiata per terra, a piangere e a urlare contro quell’uomo.

“Povero me! Guardate come quegli idioti di Babbani hanno ridotto mia figlia! Una piagnucolona debole e inetta! Alzati immediatamente! È un ordine. Se entro cinque secondi non ti sei alzata e hai smesso di piagnucolare giuro che ti insegno io come si vive a questo modo!”

Le sue parole mi hanno colpito come un pugnale al cuore…Figlia?! Babbani?!

All’improvviso nella mia mente queste parole sembrano collocarsi in un posto ben preciso, cominciando a prendere forma.

Mi torna anche in mente la luce che è scaturita dalla bacchetta dell’uomo…Tutto comincia ad avere un senso per me…Un senso che però non ha senso.

Mi sembra di essere in un sogno, o meglio, in un incubo.

Improvvisamente smetto di piangere. Non me la sento più di piangere inutili lacrime.

La mia mente è occupata in questo momento da un enorme punto interrogativo che non lascia neanche spazio alle emozioni.

Lentamente alzo la testa verso l’uomo: i miei lunghi capelli neri, che fino a poco prima erano raccolti diligentemente con un nastro, cadono sparsi a terra, umidi per le lacrime e mi impediscono di osservare bene l’uomo.

Sembra felice che finalmente io abbia smesso di piangere.

“Finalmente! Non ne potevo più di questo strazio! Ora per favore alzati, dobbiamo andare. Non ho voglia di aspettare tutto il giorno…o meglio, la notte….Maharet, mi senti?!?! Alzati immediatamente da li o giuro che ti farò pentire di avermi disobbedito!” Sbuffa l’uomo con fare autoritario, non perdendo però mai completamente il controllo.

“E perché dovrei?! Io non mi chiamo Maharet, mi chiamo Katheleen. Deve aver sbagliato persona.” Rispondo io freddamente, scrutandolo da dietro la coltre dei miei capelli.

“Uhm…noto che siamo testarde! Bene, bene! Questo dimostra che sei proprio figlia mia: paura del pericolo zero, insolenza accattivante e una buona dose di ambizione! Ma saprò io come domare il tuo carattere. Ora ti chiedo ancora una volta gentilmente di alzarti, MAHARET!, e poi ne riparleremo dopo.”

“Non ho nessuna intenzione di alzarmi! E io non sono sua figlia! Quelli sono i miei genitori, ma lei gli ha uccisi. Ora se non le dispiace le chiedo di andare da un'altra parte a cercare la sua MAHARET, perché io non sono lei…Quindi per favore se ne vada!” Sibilo io, malignamente. Sono fuori mi me dalla rabbia: come si permette quello stupidissimo uomo incappucciato di venire a casa mia, uccidere i miei genitori, rivendicarne il posto e sperare che io lo segua senza neanche dire Bleh!

Uff…è peggio questo che affrontare dieci Auror speciali del Ministro. Purtroppo non posso ucciderla…Questa è la cosa che mi riesce meglio!” Ghigna malignamente. “Purtroppo mi dispiace deluderla ma i suoi genitori non sono affatto morti. Ma se vuole posso rimediare subito. Comunque io non credo proprio, mia cara signorina, che lei abbia capito come stanno le cose: quei pezzenti li non sono i suoi genitori…Non sono neanche lontanamente degni di avere una figlia come lei. Quindi, se si darà la briga di seguirmi, forse le potrò spiegare come stanno le cose…Vuole decidersi ad alzarsi?” Nella sua voce c’è un tono beffardo, di presa in giro.

Per un attimo guardo di nuovo i miei genitori. Non ho nessuna intenzione di abbandonare tutto li e andarmene con quel lurido uomo che mi chiama con un altro nome e che disprezza i miei genitori…

A costo di morire, io non seguirò mai quell’uomo.

“Noto che non hai nessuna intenzione di seguirmi, neh? Bene…Io ci ho provato con le buone. Volevo che iniziassimo con il piede giusto, ma a quanto pare non serve a nulla: alla fine i buoni e vecchi metodi sono sempre i migliori!” Mi punta contro la bacchetta e recita una formula.

Dopo meno di un secondo mi ritrovo fra le sue braccia.

“Bene! Come vedi quello che voglio me lo prendo lo stesso!” Detto questo, all’improvviso si smaterializza nello stesso modo in cui si era materializzato e dopo pochi secondi appariamo in una grande sala buia.

Probabilmente siamo nei sotterranei di qualche castello.

Intorno a noi varie persone siedono ad un tavolo, in attesa di qualcosa.

“Bene, miei cari. Mi sono ripreso quello che mi spettava di diritto. Detto questo mi posa per terra.

Le persone sedute al tavolo mi fissano con sguardi avidi.

“Maharet ti presento la tua vera famiglia: io, il tuo carissimo padre. Sorride ironico. “Questo invece è Matthew, tu carissimo fratello, non del tutto a dir la verità, ma ci si deve accontentare!” Il suo sorriso beffardo si fa sempre più largo mentre mi indica un bel ragazzo moro che side dalla parte destra del tavolo. Accanto a lui siede una graziosa donna, sulla cinquantina.

Questa invece è la madre di tuo fratello. Possiamo considerarla una madre adottiva visto che la tua vera madre e quella babbana hanno fatto, come si può dire, una brutta fine?” Si chiede da solo ironicamente mentre anche i presenti accennano una risatina.

Questo invece è un mio caro e fedele amico, Lucius Malfoy, e sua moglie, Narcissa Malfoy…Diciamo che puoi considerarli come tuoi zii…E lui invece è il tuo caro cuginetto Draco!”

Si sta sempre di più prendendo gioco di me, ma alla fine non me ne importa più di tanto. Il mio punto interrogativo sta diventando sempre di più un punto esclamativo.

Questa invece è la tua nuova cuginetta Pansy Parkinson, nonché futura sposa del tuo cuginetto Draco!, e questi sono i suoi genitori!”

Sul mio viso il disgusto diventa sempre più grande.

“Ma non ti hanno insegnato le buone maniere quegli stupidi babbani?! Credevo che, per quanto ottusi e inutili fossero, almeno le buone maniere le conoscessero! Come si dice quando ti si presenta qualcuno?”

“Non ne ho idea…Direi che ‘Ma che orribile dispiacere che ho nel conoscervi’ però possa andare più che bene.” Rispondo io, acida, fissando i suoi occhi color cielo, così innocenti per un uomo così crudele.

Mi fissa per qualche istante, compiaciuto.

Questa si che è mia figlia! Bene, ora, se ti vuoi accomodare, possiamo anche cenare, che ne dici?! Non credo che tu abbia mangiato molto…!” Ride.

“Grazie molte, ma sto bene così. Se non le dispiace io mi ritirerei.” Rispondo secca, prendendomi anche io gioco di lui.

“Signorina! Proprio non lo vuole capire, vero?! Qui gli ordini li do io! Quindi, SE NON LE DISPIACE, si vada a sedere in quel posto laggiù e cominci a mangiare.

Anche se di malavoglia, non vedendo altre alternative, mi vado a sedere dove il mio nuovo padre mi ha indicato.

La cena procede senza altri indugi.

Io non tocco cibo, ma questo non sembra preoccupare più di tanto il Signore, che continua imperterrito a gustarsi la sua cena.

Nessuno parla.

Passato anche il dolce finalmente mio “padre” si decide a dire qualcosa.

“Uhm…devo dire che era tutto delizioso! Ora, essendo tutti miei ospiti, potete tranquillamente dormire qui. Sapete, io ormai sono vecchio e nonostante tutto gli anni si fanno sentire. Per questo motivo io mi ritirerò nelle mie stanze. Io e te, Maharet, faremo quattro chiacchiere domani.

Ognuno di voi si può accomodare nella propria stanza. Tu dormirai insieme ai ragazzi. Scusami tanto, figliola, ma ancora non mi fido molto a lasciarti da sola!” Sorride e poi si alza dal tavolo.

“Meakere…” Porge il braccio verso la madre di Matthew e poi con lei esce dalla stanza.

Io rimango li immobile, incerta sul da farsi.

I signori Parkinson e Malfoy si alzano e, salutando i figli, escono anche loro dalla sala.

Sono rimasta da sola con i tre ragazzi.

“Bene! È stato un piacere conoscervi. Ora, se non vi dispiace, io tolgo il disturbo!” Sorrido alzandomi dalla sedia e mi dirigo verso la porta, sperando di riuscire ad uscire viva da quella gabbia di pazzi.

Non riesco neanche a fare due passi che la ragazza mi raggiunge e mi afferra per un braccio, trattenendomi.

Draco e Matthew cominciano allora a ridere.

“Dove credi di andare? A casa forse?! Puff…certo che sei ridicola! Non ho mai visto una persona tanto idiota in vita mia!” ridacchia Draco.

“Vuole cercare di uscire da questo castello e per di più senza bacchetta! …la compagnia dei babbani non deve fare molto bene alla gente!” ironizza Matthew.

E chi vi ha detto che io non ho una bacchetta?” Ribatto io secca, alquanto scocciata dalle risatine beffarde dei due ragazzi che se ne stanno stravaccati sulle sedie a fissarmi.

“Oh, hai la bacchetta?! E dove?” Mi chiede Pansy, mollando la presa e mettendosi le mani sui fianchi e fingendo un’aria interessata.

Mi mordo il labbro: non so che dire ne che fare per uscire da quella situazione. L’unica soluzione sembra quella di lasciar perdere e fare quello che vogliono loro.

Poi però mi viene l’idea di mettermi a correre. Con uno scatto felino mi giro sui tacchi e mi lancio verso l’unica porta presente nella stanza.

Pietrificus totalus!” Urla con tono strascicato Draco.

All’improvviso non riesco più a muovermi: tutti i muscoli del mio corpo sembrano pietrificati.

“Puff, giochetto da ragazzi! Ora possiamo anche andare a dormire.” Sbadiglia Draco.

“Che ne facciamo di lei?! Dobbiamo portarla in camera.” Chiede Matthew.

“La prendiamo e la trasportiamo in camera e aspettiamo che l’incantesimo svanisca.

Pansy mi si avvicina e, con l’aiuto di Matthew mi prendono in braccio e mi portano con loro.

Dopo quelli che a me sembrano secoli trascorsi fra corridoi bui e tutti uguali ai miei occhi, arriviamo finalmente davanti ad una grande porta di legno.

Draco la spinge. Dietro quella porta si nasconde un paradiso: ci sono quattro grandi letti a baldacchino neri, coperti da lenzuola di pura seta nera e bianca. Di fronte c’è un’enorme finestra che da su un balcone. Alla mia destra si torva una grande porta socchiusa che rivela un enorme e confortevole bagno.

Un gigantesco armadio a muro occupa invece tutta la parete alla mia sinistra.

Mentre mi guardo attorno con occhi estasiati, Pansy e Mathew mi posano su uno dei quattro letti.

“Quanto tempo ci vuole perché l’incantesimo svanisca, di solito?” Chiede Pansy, scocciata.

“Non lo so, dipende. Più o meno in una mezz’ora!” Risponde Draco.

Mi mollano li sul letto, in una posizione alquanto scomoda, e se ne vanno in giro per la stanza a farsi i cavoli loro.

Dopo circa venti minuti tornano tutti davanti a me, vestiti per la notte.

Pansy indossa una lunga camicia da notte nera di cotone leggero; Matthew un pigiama di raso grigio e una vestaglia uguale mentre Draco un pigiama sempre grigio, ma di pura seta.

Mi soffermo su quest’ultima figura: me l’ero sempre immaginato un bel ragazzo, ma mai così tanto!

Uff…Quanto dobbiamo aspettare ancora? È già passata un’eternità!” Sbuffa Matthew.

“Non so…Lasciamola li, che ti devo dire! Chiudiamo la porta a chiave in modo che non possa uscire…Non ha una bacchetta e non conosce gli incantesimi. Propone Pansy.

“Io proporrei un’altra cosa…” Sorride Draco malizioso rivolgendo verso Matthew uno sguardo complice.

E smettetela ragazzi! Sempre a fare gli idioti mentre io parlo seriamente!” Sbuffa la ragazza mentre chiude la porta con un incantesimo.

Poi viene verso di me e mi sposta più al centro del letto.

“Bene, così dovrebbe andare! Buona notte ragazzi!” Si congeda lei andandosi a chiudere dietro le tende del suo letto.

Uff…non possiamo mai divertirci un po’!” Sorride Draco rivolto a Matthew.

“Vero…Ma lo sai come sono le ragazze! E poi non vorrai tradire la tua Pansuccia, vero?!” Chiede il ragazzo, beffardo.

“Smettila Mat…Io vado a dormire!” Sbuffa Draco in risposta, chiudendosi anche lui dietro alle sue tende.

“Musone!” Gli risponde il moretto, andando anche lui a dormire.

Ora sono completamente sola su un letto, immobilizzata, con un freddo cane che comincia a penetrarmi nelle ossa.

Senza neanche accorgermene, dopo pochi minuti, i miei pensieri si spengono e finalmente vago nel mondo dei sogni.

 

“Ehi! Svegliati!” Una voce mi urla nell’orecchio. Cerco di aprire gli occhi ma mi riesce quasi impossibile.

Provo a muovermi: i muscoli sono tutti indolenziti e sono quasi completamente congelata.

Con un immenso sforzo mi giro verso la voce insolente che mi ha svegliato.

“Ma chi sei?! Che cavolo vuoi?” Mugugno strofinandomi gli occhi e sedendomi a gambe incrociate sul letto.

Sono Draco…Ce n’hai messo per svegliarti! Sei congelata. Vestita in questo modo lo credo bene però!” Mi guarda trovo.

“Cos’hai contro i miei vestiti, si può sapere? E poi non è colpa mia se siamo a giugno e in questa casa si congela come fosse gennaio!” Sbuffo io, riconoscendolo.

“Niente, niente. Comunque devi cambiarti. Mat e Pansy sono già giù. Tuo padre ti vuole vedere prima della colazione nel suo studio. Ti ci porto io.” Mi lancia addosso un lungo vestito nero e poi, indicandomi l’armadio, mi dice di prendere tutto il resto la dentro.

“Non chiamare quell’infimo essere ‘mio padre!’. Lui non lo è!” Sbottò io, alzandomi dal letto.

Uff…quanto la fai lunga! Mi avevano detto che fossi una testa dura, però…! Lui è tuo padre, punto e basta, che tu ci voglia credere o no!” Risponde lui sbuffando.

“Si, certo! Scommetto pure che si chiama Tom Riddle!” Borbotto io fra i denti.

“Precisamente. Io però non posso dirti di più. Mi è stato impedito di rivelarti niente: ti spiegherà tutto lui. Ora per favore vestiti che se facciamo tardi va a finire che la colpa la danno a me!” Esclama lui, scocciato.

Il famoso punto interrogativo è ormai diventato un punto esclamativo.

Ma questi sono tutti fuori!’

Apro l’armadio e vi trovo un’immensità di vestiti graziosissimi, infinità di scarpe e una miriade di accessori di qualsiasi tipo.

Mentre mi fermo a osservare il tutto con immenso stupore, sento lo sguardo di Draco che mi fissa.

“Sono tutti miei?! E voi dove tenete i vostri vestiti?!” Chiedo, voltandomi verso di lui.

“Noi non abbiamo i nostri vestiti, sono nelle nostre case. Ci siamo fermati solo per un giorno e oggi pomeriggio torniamo tutti a casa. E comunque si, quei vestiti sono tutti tuoi per quel che ne so io.” Mi risponde lui sedendosi sul letto e sorridendo.

Io rimango li impalata senza sapere che scegliere: il colore che prevale nell’armadio è il nero, ma vi sono anche un’infinità di capi di altri colori.

Noto un favoloso vestito bianco di raso: mi piacerebbe molto indossarlo, ma purtroppo, da quello che ho capito, devo indossare il vestito che mi ha dato Draco.

Improvvisamente la sua voce, vicinissima, interrompe la mia ammirazione dei capi che sono rinchiusi nell’armadio.

“Scusa se te lo ripeto per la centesima volta, ma dovresti muoverti!”

Mi volto verso di lui, palesemente scocciata, guardandolo storto.

Uff…ok, ok! Noto che tu sembri avercela con me! Comunque facciamo una cosa, ricominciamo tutto da capo: Piacere, mi chiamo Draco Malfoy!” Dichiara porgendomi la mano.

Lo fisso per un istante: mi sta per caso prendendo in giro?!

Ignorandolo però gli stringo la mano, cercando di non pensare a quanto quella gente sia pazza.

“Piacere, io sono Katheleen Pois! Molto lieta…” Gli sorrido.

“Katheleen?! Ma non ti chiamavi Maharet?!” Mi fissa con sguardo stupito.

Anche tu con questa storia! Anche quel vecchio scemo che dice di essere mio padre mi chiama così…ammetto che sarà anche un nome carino, ma io mi chiamo Katheleen!” Rispondo scocciata.

E va bene, scusa, KATHELEEN…ora che ci siamo presentati io direi che puoi prendere queste scarpe, questo nastro e correre dritta di filato in bagno a cambiarti!”

Afferra un paio di stivaletti neri e un bel nastro dello stesso colore e poi mi spinge verso il bagno con una mano.

“Certo che in questa casa siete tutti scortesi!” Gli faccio una linguaccia prima di chiudermi in bagno.

 

Dopo una decina di minuti esco dal bagno.

Draco è li seduto sul letto e mi fissa con la bocca aperta.

Un lieve rossore fa capolinea sulle mie guance.

Mi immagino come mi deve vedere: sono una bella ragazza, nonostante tutto.

Alta, slanciata, dal fisico magrolino ma robusto.

Le forme ci sono nei punti giusti e i miei enormi occhi blu notte farebbero impazzire chiunque.

I lunghi capelli neri scendono lisci e diligenti fin alle ginocchia: io avrei voluto tagliarli, qualche volta, ma mia madre ha sempre insistito perché me li facessi crescere e alla fine mi ci sono affezionata anche io.

Ho messo un lieve tratto di matita nera e ombretto dello stesso colore sugli occhi: i miei hanno sempre odiato quel tipo di trucco che giudicano macabro, ma a me piace.

Le lunghe unghie sono state ricoperte da uno strato si smalto nero il giorno prima, ma sono ancora intatte.

Il vestito che Draco mi ha dato mi sta a pennello: lungo, con le maniche svasate, scende fino a terra, lasciando dietro di se un piccolo strascico.

La scollatura è piuttosto appariscente, ma non volgare.

Mi avvicino a lui e gli dico, con voce squillante: “Sono pronta, sei felice? Ora muoviamoci!”

Si alza dal letto e si dirige verso la porta.

Usciti dalla stanza ci ritroviamo nuovamente fra i bui corridoi che tanto odio.

Dopo una decina di minuti arriviamo davanti alla porta dello studio di mio ‘padre’.

Draco bussa e apre la porta, lasciandomi entrare e chiudendola dietro di me, rimanendo fuori.

“Bene! Finalmente! Ci hai messo un bel po’ ad arrivare. Ora ti prego di sederti, comincerò dal principio.

Mi indica una sedia di fronte a lui e io, senza indugiare più di tanto, mi ci accomodo velocemente.

“Allora, cominciamo dal giorno in cui tu nascesti: io e tua madre eravamo qui, in questo castello.

Io ero al culmine del mio potere. Durate una importante riunione un’Elfa domestica mi venne a chiamare dicendomi che tu stavi per nascere. Subito venni da tua madre: eri bellissima, tanto piccola e indifesa, che quasi mi facevi pena, emozione che non ho quasi mai provato nella mia vita. Decisi che tu saresti stata la mia erede e che ti avrei allevato perché potessi degnamente succedermi al trono del potere. Pochi mesi dopo nacque anche tuo fratello Matthew, da Meakere. Passò quasi un anno. Poi arrivò il fatidico giorno in cui venni sconfitto. Tua madre era venuta con me. Morì anche lei. Tu eri rimasta orfana e gli elfi domestici ti affidarono ad una famiglia di babbani, così come quella stupida di tua madre gli aveva ordinato senza il mio consenso. Nel frattempo, sapendo della mia morte, Meakere si rifugiò in una casetta di campagna, allevando nostro figlio come io avevo sempre voluto. Finalmente l’anno scorso sono riuscito a tornare in vita dallo stato di anima vagante che ero. Dopo la mia rinascita il mio scopo fu quello, oltre che voler uccidere il dannatissimo bambino che aveva quasi rischiato di farmi morire, quello di ritrovare la mia famiglia e i miei più cari amici di un tempo. E ci riuscii…mancavi solo tu all’appello. Purtroppo però io non avevo idea di dove fossi finita. Per fortuna riuscii a rintracciare quegli stupidi elfi che ti avevano affidato alla famiglia e mi dissero dove abitavi. Così ti sono venuto a prendere. Domande?” Chiese, in tono neutro.

Lo fissai sbalordita: la pazzia di quest’uomo mi sorprendeva sempre di più.

“Ma lei è pazzo! Si rende conto che lei sta facendo finta di essere un personaggio di un libro?!” Gli chiesi io, stupefatta.

Mi fissò per qualche attimo con sguardo interrogativo, poi sembrò illuminarsi.

“No ci posso credere! Ah, Ah, Ah! Hai letto anche tu i libri di quella svampita della Rowling?!” Mi chiede, con fare beffardo.

“Certo che gli ho letti, e mi piacciono molto! E quanto sembra anche a lei!” Risposi secca.

“Oh beh, quanto a bravura non c’è dubbio! È una brava scrittrice! L’unica pecca sta nella sua stupidissima versione ‘Silentizzata’ della cosa!!” Stava ridendo di gusto.

Silentizzata’? E che cavolo significa?!

“Significa che la sua versione della storia è vista con gli occhi di Silente. Mette quegli stupidi dalla parte del buono e noi dalla parte dei cattivi!”

“Ma si può sapere un po’ di cosa parla?!

E va bene, allora vorrà dire che ricomincerò dal principio. Come saprai, mia madre era una strega e mio padre uno stupido babbano. Dovresti anche sapere che mia madre morì e mio padre mi abbandonò perché aveva paura di me e io crebbi in un orfanotrofio. E fin qui quella stupida streghetta da quattro soldi non ha detto niente di sbagliato. Però ora le cose cambiano: come ben sai si dice che io ero e sono un pazzo omicida dalle manie di vendetta. Questa è una versione un po’ romanzata. Io avevo rabbia verso i babbani e alla loro stupidità e ottusità. Ho ucciso mio padre perché lo odiavo perché mi aveva abbandonato, ma penso che tu avresti fatto lo stesso…”

“Non credo, ma vada avanti!”

“Bene…Da qui in poi la storia è un po’ diversa: io sono l’erede di Salazar Serpeverde, come dovresti sapere, e lui odiava i mezzosangue e i babbani per motivi di razza. Io non sono così: è vero che odio i babbani e i mezzosangue, ma alla fine non me ne importa più di tanto se vivono o no…L’unico motivo per cui ho intrapreso questa guerra e la sete di potere. Ti sembrerà insensato e, ora come ora, lo sembra anche a me ma allora ero un giovane esuberante che aveva voglia di conoscere e scoprire, ambizioso. Cominciai a cercare seguaci ma l’unico modo di trovarli fu di convincerli che la mia causa era quella di uccidere i mezzosangue e i babbani…come sai la maggior parte delle grandi casate di purosangue li odiano e volevano liberarsene. Io in questo modo ho trovato la via per il potere ed ero finalmente ad un passo dal punto di arrivo quando quell’odioso bastardo di Silente e la sua banda decisero di opporsi, fondando il famoso Ordine della Fenice e io dovetti cominciare a lottare contro di loro e contro quegli stolti che pensavano che io fossi un pazzo omicida che voleva dominare il mondo. Non nego che la seconda sia vera, ma non volevo nel modo che pensavano loro: io non avevo voglia di uccidere nessuno. Sono sempre stato un po’ maligno nei confronti delle persone, ma mai avrei pensato di uccidere qualcuno. Così ho cominciato ad allenarmi nelle Arti Oscure, arrivando a livelli sempre più alti, mai raggiunti da nessun mago: cominciai ad usare le Maledizioni senza perdono e ad uccidere quegli idioti che mi si opponevano contro: è solo colpa loro se sono diventato così spietato. Io non avrei mai ucciso ma loro i hanno costretto: dopo che uccidi qualche volta, le volte dopo non te ne frega più niente. Sono loro che mi hanno fatto diventare il pazzo omicida che temevano ma che prima non esisteva. Fa una pausa amara. “I miei più cari amici, quelli che hai conosciuto ieri sera, sono tra i miei più fedeli Mangiamorte, come loro stessi si sono chiamati: si sono uniti a me con l’intento di uccidere Babbani e Mezzosangue, ma alla fine hanno capito il mio vero intento e mi hanno sostenuto verso l’ascesa al potere. Mi fido di loro: sono la famiglia che non ho mai avuto…Comunque alla fine tutto il mio lavoro è andato perso a causa di un innocuo e fragile bambino che mi ha quasi del tutto distrutto. Ora il mio unico e vero obbiettivo è lui. Mi dispiace se tu credi cose che invece non sono affatto vere. Questa è la mia versione dei fatti. Ora mi sto facendo vecchio: sarò anche mezzo morto e poi resuscitato, ma la vecchiaia è pur sempre la peggiore delle malattie. …Non guardarmi con quell’aria disgustata. Nella sua voce c’è un tono di implorazione.

Lo fisso per qualche minuto, rimanendo zitta.

Come è possibile?! Io? Figlia del mago più potente di tutti i tempi?! Diretta erede del leggendario Salazar Serpeverde?! E il mio nome sarebbe Maharet…Nonostante tutto l’uomo davanti a me mi comincia a fare un po’ pena: vedo in lui un uomo stanco e vecchio che vuole vendicare la sua mezza morte e il fallimento del suo piano.

Ma scusi, perché chiama Silente ‘maghetto da quattro soldi’? Non era lei quello che non ha mai attaccato Hogwarts per paura di affrontarlo?!

“Io non temo Silente, semplicemente lo metto sul mio stesso piano, anche se non di idee. Una volta, a scuola, eravamo amici. Magari non nel senso che intende lei, però ognuno di noi due rispettava l’altro trattandolo da suo pari. Io rispetto Silente come mago e come persona, ma non condivido le sue idee e le sue scelte. Questo ci porta da parti diverse e ci ha portato a vari scontri. Risponde pacatamente Tom.

Lo guardo sconcertata: quello che fino a pochi giorni prima mi sembrava solo una favola ora mi viene presentata davanti come una realtà bella e buona.

“Dovrai andare a Hogwarts come tuo fratello, Draco e Pansy. Andrai a vivere dai Malfoy insieme a Matthew…Silente non deve sospettare che tu sia mia figlia o sarai nei guai: sembra un bravo e mite uomo, ma quando si tratta di guerra è disposto a tutto, anche se ovviamente non ti ucciderebbe mai, ma è sempre meglio non rischiare. Verrò da te ogni giorno per insegnarti tutto quello che ti serve mentre Draco e Matthew ti insegneranno le materie che dovrai sapere per entrare a Hogwarts.”

Lo fisso incredula. Non posso ancora credere a tutto quello che mi è stato detto fin ora.

Non riesco neanche a replicare.

“Si rende conto che mi sta rivoltando le parti del Bene e del Male in testa?!” Gli chiedo, ancora sconvolta.

“Il Bene e il Male non esistono, è solo questione di punti di vista!” Mi sorride lui.

Vedere sorridere quello che fino a dieci minuti fa consideravo come la serpe più viscida del modo intero, il mago più malvagio che conosca, anche se non ne conosco molti, mi fa un certo effetto e mi fa credere alle sue parole.

“Niente da dire?”

“No, niente. Sono ancora un po’ sconvolta, ma non ho niente da dire. Sorrido in risposta.

Nonostante tutto, mi sento felice.

Lui si alza, mi viene incontro e mi abbraccia.

Rimango sconvolta da questo atto di affetto non richiesto e il mio cuore quasi si ferma sia per lo spavento, sia per la felicità.

“Bene, ora alzati. Spero ti sia goduta quest’abbraccio, perché sarà io primo e l’ultimo. Devo pur tenere alto il mio nome! Sono o non sono il mago più cattivo di tutti i tempi?!” Mi chiede sorridendo mentre insieme usciamo dalla porta per andare a fare colazione.

 

******************

 

…Ok…lo so che è un po’ inverosimile, però a me è sempre piaciuto vedere Voldemort più che come un cattivane sanguinario un semplice vecchietto che si vuole vendicare contro colui che gli ha impedito di realizzare i suoi sogni di grandezza…perché poi alla fine la verità è questa…Non credete?!

Lo so che non ho ancora finito di pubblicare l’ultimo capitolo di Janette Potter, ma lo posterò prestissimo, giuro! Ora però volevo provare con questa nuova storia perché…beh…a me piace moltissimo e quindi…spero piaccia anche a voi!!!

Commentate, mi raccomando! Se no io non scrivo più! Prrrrr! (E meno male!! NdTutti) (Che cattivvi!! Ueeeeee…ç___ç NdGiuggia!)

Bacioni

 

Giuggia!!

 

Ps: Volevo precisare che io non ho niente contro la Rowling e anzi, la trovo una bravissima scrittrice, ma per lo svolgimento della storia mi serviva renderla in questo modo! Spero non vi offendiate! Bacioni!

 

Giuggia!!

 

 

  
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