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Autore: Aout    12/11/2011    0 recensioni
Una ragazza, una trama intricata e un narratore irritante.
Spero recensirete.
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La verifica di storia era andata complessivamente bene, diciamo discretamente, un tantino deludente forse, magari non un capolavoro, probabilmente se l’era cavata per un pelo, o almeno sperava; d’accordo, un vero e proprio disastro.
-A cosa hai risposto alla terza domanda? Io ho messo…No aspetta ed il terzo sovrano chi era? Secondo me…però non so ecco, potrebbe, anche se sul libro…- ecco Sarah con la sua solita sfilza di domande sulla verifica appena fatta. (Avete presente no? Sicuramente avete un compagno di questo tipo, qualcuno che, inspiegabilmente, è convinto che voi abbiate dato le risposte giuste e, anzi, moriate dalla voglia di discuterne alla fine di una giornata asfissiante…)
-Non so, non mi ricordo…Dai andiamo che la campanella è suonata- risponse Roberta, cercando di trovare un qualunque pretesto per cambiare argomento.
-Brutto tempo oggi, è?- (quando dicevo ‘’qualunque‘’ non scherzavo affatto)
-Come? Oh sì certo, sai ieri avevano detto che era previsto bel tempo, però…- bene, aveva trovato qualcosa di leggero di cui discutere, un pretesto per allontanare l’amica da domande più scottanti che, appena se ne sarebbe ricordata, non avrebbe visto l’ora di porre.
-Ma aspetta un attimo, non cercare di distrarmi! Adesso devi assolutamente dirmi cosa è successo tra te e Giada! Oggi vi guardavate così in cagnesco che sembrava voleste azzannarvi a vicenda!- cavolo, se ne era ricordata. E adesso? Era costretta a raccontarle tutto, ovvio, la conosceva troppo bene ormai per ricascare una seconda volta nella stessa trappola.
-Praticamente…- ma non riuscì a finire la frase, perché un rumore strano l’aveva colpita dalla sua destra. Era qualcosa di stridulo, vagamente metallico, come di un gesso sulla lavagna, insomma, l’ideale per fare accapponare la pelle.
-Sì può sapere perché ti sei fermata? Che ti succede? Insomma, non vorrai evitare il racconto con un’altra scusa…- Sarah era di qualche passo avanti e la fissava sbigottita.
- Cos’è stato?- chiese Roberta mentre cercava di ritrovare quel suono che, poco prima, aveva avvertito.
- Cos’è stato cosa?- Sarah era ancora lì, sul ciglio della strada, con un’espressione interrogativa.
-Come cosa? Quel suono, veniva da qua…- si era girata e aveva cominciato a camminare. Ora vi chiederete: quale insano gesto è seguire la fonte di qualcosa che sicuramente rappresenta un potenziale pericolo? O forse, interpreto al meglio che posso il linguaggio dei giovani d’oggi, ma quella è scema? Beh, dovete capirla. Quel suono era sì terrificante, qualcosa di lontano e gelido, qualcosa di assolutamente poco rassicurante, ma era familiare. Un angolino del suo cervello le diceva che già aveva udito qualcosa di simile; chissà quando e chissà dove, ma lei doveva già averlo sentito. Quindi non biasimatela se, presa dalla curiosità, dalla stupidità adolescenziale e magari anche da qualcos’altro gira l’angolo e si dirige a passo spedito verso il punto dal quale quel suono si era generato.
Sarah dal canto suo era rimasta lì dov’era, immobile. Passò qualche secondo prima che si rendesse conto che l’amica aveva effettivamente cambiato strada e non sembrava voler tornare indietro. Al che, si mise a correre.
-Fermati Roby, ma dove… Eccoti! Si può sapere che ti è preso? Sei andata completamente fuori di testa? Scappare così, senza un motivo? Insomma…- sbraitava seguendola nel suo insensato percorso.
-Fermati!- l’aveva presa per una manica- dove diamine vai?-
Roberta improvvisamente si risvegliò, il termine è appropriato, perché, fino a quell’istante era rimasta come imbambolata, in una sorta di trance, tanto che per un momento si chiese perfino chi fosse quella che aveva davanti.
-Io…mi spiace…avevo sentito un rumore e…credo di aver tentato di capire da dove venisse…- sì, questo era sicuramente successo, ma quanta strada aveva fatto? Il suo senso dell’orientamento era senz’altro pessimo, ma non le sembrava di aver mai visto la piccola piazza che si estendeva davanti ai suoi occhi. - Dove siamo?-
-Come dove siamo? E io che ne so? Mi hai trascinata tu qui, mi sembra, forse siamo arrivate da quella parte…cavolo, non ne sono tanto sicura però…-
Vi immaginate bene la scena? Due ragazzine, sole, in un posto sconosciuto senza nessuno, non basta? E se vi dicessi che improvvisamente una figura, un uomo con un giubbotto di jeans, stava uscendo da una porta laterale e, colto di sorpresa, si stava dirigendo proprio verso le due malcapitate? C’è abbastanza suspance?
Io credo di sì…





Ok, ok, adesso vi racconto il resto, vi ho già fatto soffrire abbastanza.
Dov’ero rimasto? Giusto…
Più l’uomo si avvicinava più cresceva il terrore, l’ansia, puro e semplice panico. Ormai, come è solito fare nei primi pomeriggi di dicembre, il sole stava tramontando rendendo il volto dello sconosciuto scuro e, se possibile, ancora più terrificante. Ancora qualche passo, e parlò:
-Ciao ragazza della biblioteca! Ma che ci fai qui?- l’accento era inconfondibile, ma appena fu più vicino Roberta non ebbe più dubbi.
-Ciao, è un piacere vederti!- che altro poteva dire? Lo era davvero, dal più profondo del suo cuore era contentissima di rivedere una faccia per così dire amica, almeno qualcuno che aveva visto nel mondo reale, diverso da quella scolorita piazzetta che sembrava rientrare perfettamente nei canoni di un film di paura.
-Vi siete smarrite? Se volete vi accompagno sulla strada principale. Piacere, il mio nome è Gabriel. –

Cosa succederà? Alla prossima (per inteso, io amo la suspance…)…
  
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