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Autore: Madapple    10/07/2006    16 recensioni
[ EDIT: pubblicata nel 2006 con il nickname Arcadia_Lovegood ]
E se Harry non avesse proposto a Cedric di afferare insieme la Coppa Tremaghi?? A quel punto lui sarebbe ancora vivo ed è qui che prende vita la mia nuova FF. E' da circa un mese che pensavo di scrivere una Cedric/Hermione ed eccola qui. La storia è romantica e nasce da un litigio ascoltato per caso, che porterà i protagonisti a vivere qualcosa di veramente... MAGICO!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric Diggory, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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ATTENZIONE! La cronologia e gli avvenimenti della storia non sono interamente fedeli alla trama originale della saga.
La seguente fanfiction prende spunto esclusivamente dai personaggi. I diritti d'autore appartengono a JK Rowling. Questa FF non è a scopo di lucro.

Buona Lettura! ^^

** PREFAZIONE **

Ero seduta tra gli spalti quando vidi dei fasci di luce rossa salire in alto ed illuminare il cielo scuro della notte, avvertendoci che qualcuno dei Campioni aveva bisogno di aiuto.
Speravo tanto che non si trattasse di Harry. Lui meritava sicuramente la vittoria, nonostante non avesse scelto autonomamente di partecipare al Torneo Tremaghi.
Poco dopo, vidi che a chiedere aiuto era stata Fleur Delacour e il mio cuore poté finalmente tranquillizzarsi dopo essere stato in agitazione per minuti interminabili.
Ora, a contrastare il mio amico, erano solo in due: Viktor Krum, che quanto a resistenza fisica dava non pochi problemi, e Cedric Diggory, furbo e arguto come una volpe.
Se Harry non avesse vinto il Torneo, ammetto che avrei preferito Diggory come vincitore e non Krum... almeno lui era di Hogwarts.
È vero: accettai di andare al Ballo del Ceppo con Viktor, ma solo per far ingelosire Ron, il quale non si accorse nemmeno che quella sera mi ero fatta bella per lui.
Harry lo notò, ma Ronald Weasley era troppo occupato a chiedersi cosa avesse fatto di sbagliato per farmi infuriare così, che nemmeno si accorse di quello che avevo fatto per lui.
Per me, quella sera, svanì ogni tipo di interesse nei suoi confronti e tornai a vedere in Ron solo il buon amico che avevo visto fino a poco tempo fa.
In quanto a Viktor, beh… lui era sicuramente un ragazzo interessante, ma non sono mai stata molto attratta da tipi come lui, anche se ammetto che Krum esercitava un certo fascino anche sulla sottoscritta.
Passò quasi un’ora e tutti ci chiedevamo che fine avessero fatto i Campioni.
Nessuna segnalazione veniva lanciata in cielo e la Coppa Tremaghi non era ancora stata trovata.
Ero abbastanza emozionata da tutta la competizione ed ero stata di grande aiuto ad Harry nelle sue ricerche. Di questo ero contenta.
Mi voltai alla mia destra e vidi Cho Chang preoccupata per il suo Cedric.
Aveva il viso contratto in smorfie di nervosismo e stringeva i pugni accanto alle labbra, picchiettando i pollici sul mento ad intervalli regolari.
Era parecchio tesa. Lo potevo leggere sul suo viso chiaramente.
Mi chiesi come avesse passato il tempo con Diggory durante tutta la durata del Torneo e mi immaginai entrambi seduti sull’erba a parlare delle prove, con lei che gli accarezzava i capelli, all’ombra di un albero.
Era un pensiero piuttosto romantico per la Hermione Granger che conoscono tutti, ma ammetto che non riuscivo ad immaginarmi Cedric in atteggiamenti diversi.
Se pensavo a lui con Cho, me lo immaginavo sempre molto dolce e non so perché. Forse per la sua faccia da bravo ragazzo ed eternamente sorridente.
Ero immersa nei miei pensieri sul sorriso di Diggory, quando una nuova segnalazione di aiuto illuminò la notte.
Stavolta si trattava di Viktor Krum, che stava raccontando a Karkaroff di aver agito sotto effetto di uno strano incantesimo.
Qualcuno cominciò a dubitare della sicurezza di quell’ultima prova del Torneo.
Infatti, non ci volle molto per far spuntare in cielo un’altra luce rossa e speravo con tutto il mio cuore che non fosse stata lanciata da Harry.
In effetti, dopo la fine del Torneo scoprimmo che era stato proprio lui a lanciarla, ma per avvertirci che era Cedric ad aver bisogno di aiuto.
Avevano avvistato entrambi la Coppa Tremaghi e, fortunatamente per Diggory, quest’ultimo venne arpionato dalle piante del labirinto ed Harry preferì proseguire per la sua strada piuttosto che aiutarlo a liberarsi, anche perché sarebbe stato inutile. Ormai l’avevano catturato e, quindi, tanto valeva raggiungere la Coppa il più in fretta possibile e porre fine al Torneo.
Più tardi avremmo scoperto anche che la Coppa non era altro che una Passaporta che conduceva al cimitero dei Riddle e che Harry aveva affrontato Lord Voldemort in uno scontro molto duro, dal quale era riuscito a salvarsi grazie al Prior Incantatio.
Vederlo ritornare dal labirinto così impaurito, ma allo stesso tempo tanto determinato a porre fine a quella storia, mi diede una strana sensazione di dolore alla bocca dello stomaco.
Harry ci confessò che per un momento gli passò per la testa di dividere la vittoria con Cedric, afferrando la Coppa nello stesso momento.
Questo avrebbe comportato la presenza di Diggory al cimitero, insieme a Voldemort, e Dio solo sa cosa sarebbe potuto accadere.
Qualche giorno dopo la fine del Torneo, gli studenti di Beauxbatons e di Durmstrang ritornarono a casa, lasciandosi dietro amicizie appena nate, ma desinate a crescere nel tempo.
Viktor mi diede il suo indirizzo e ci lasciammo con la promessa di scriverci. L’avrei mantenuta, quella promessa, anche perché tutto sommato, qualcosa mi legava a Krum, nonostante scoprii più in avanti che si trattava solo di un sentimento di amicizia.
Ed è più o meno a questo punto del racconto che inizia la mia storia, quella vera e propria, che voglio raccontarvi affinché sappiate che nella vita non si può mai dire di conoscere una persona finché la si conosce veramente. Che a volte capitano cose che non ti aspetti.
E che da un litigio tra innamorati ascoltato per caso, può nascere ed evolversi nel tempo una situazione complicata e indescrivibile, che solo chi l’ha vissuta può dire di aver assaporato fino alla fine.

(¯`•¸·´¯) Capitolo 1. (¯`•¸·´¯)


Stavo raggiungendo i miei compagni in biblioteca per l’ennesima ricerca di Erbologia. Avevano bisogno del mio aiuto e portando con me una pila di libri
pesantissima, mi recai a passo svelto da Harry, Ron e gli altri, che ormai mi stavano aspettando da più di venti minuti.
Svoltai l’angolo proseguendo lungo il corridoio, quand’ecco che la mia attenzione venne attratta improvvisamente da urla piuttosto forti provenienti da una stanza alla mia destra.
La porta era socchiusa e sentii, in modo molto chiaro, che a litigare erano Cho Chang e Cedric Diggory.

- Sssh! Non urlare – diceva Cedric, tentando di farla stare calma.

- Non mi importa d’essere ascoltata! – ribatteva Cho, gesticolando con le mani – Sono stanca di questa situazione! Dimmi: perché stai con me!?

Cedric rivolse gli occhi al cielo – Ancora con questa storia!

- Tu sei solo bravo a lamentarti, ma non rispondi mai, Cedric! MAI!

- Vuoi abbassare la voce!? – chiese ancora lui, stavolta urlando a sua volta.

Cho si passò una mano sulla fronte, sospirando – Perché sei venuto al Ballo con me!? Perché mi hai invitata?

- Perché volevo andarci con te…

- Non mentire! – lo interruppe lei – Sono stata la seconda scelta! E per colpa tua ho detto di no a tantissimi altri ragazzi che avrebbero meritato molto più di te le mie attenzioni.

- Andiamo, Cho! – rispose Cedric, visibilmente infastidito – Tu non sei dispiaciuta per tutti, ma solo per Harry Potter! Ammettilo, è con lui che volevi andare al Ballo.

Cho strinse i pugni, portandosi le mani all’altezza della testa – Sei così testardo! E anche molto infantile…

- E tu sei patetica! – aggiunse Diggory.

La ragazza di Corvonero, allora, si voltò improvvisamente verso la porta, come a volersene andare ed io, che non volevo essere vista, mi nascosi dietro una rientranza del muro, coprendomi con le enormi foglie finte di una pianta ornamentale.
Ma Cho non stava andando via. Almeno non ancora.
Si voltò nuovamente verso Cedric, dandogli un sonoro schiaffo sulla guancia,
che riecheggiò per il corridoio vuoto nel quale ci trovavamo.
Cedric si toccò la guancia dal dolore e guardò la ragazza stranito, sorpreso da quel gesto.

- Tra noi è finita, Cedric – disse poi Cho Chang, uscendo dalla stanza e lasciando la porta aperta alle sue spalle.

Aspettai che lei fosse lontana, per uscire dal mio momentaneo nascondiglio.
Mi avvicinai lentamente verso la porta e guardai Cedric tenere ancora la mano sul volto dolente per lo schiaffo, ricevuto da quella che, ormai, era la sua ex-ragazza.
Non volevo che mi vedesse. Insomma, sarebbe stato imbarazzante per entrambi, ma dimenticatami completamente dei pesanti volumi che tenevo tra le mani, non mi accorsi che alcuni stavano scivolando via, cadendo pesantemente sul pavimento, poco dopo.
Il tonfo dei libri, ovviamente, lo fece voltare verso di me.

Cedric mi squadrò prima di parlare – Granger? Cosa ci fai qui?

- Ehm… - non sapevo cosa rispondere – Io… stavo andando in biblioteca.

Optai per la verità, ma lui intuì che nascondevo qualcosa.

- Scusa – aggiunsi, tentando di evitare che facesse altre domande che mi avrebbero messa ancora di più in imbarazzo – Raccolgo le mie cose e me ne vado.

- Da quanto tempo sei qui, Granger? – mi chiese lui. Non sembrava arrabbiato.

La cosa mi diede il coraggio di rispondere in modo disinvolto – Non da molto.

- Cosa intendi per molto? – chiese ancora Cedric. Stavolta sembrava anche che sorridesse.

- Molto inteso come… ehm… molto – la mia risposta lo fece ridere.

Non ne compresi il reale motivo. In quel momento mi chiesi se stesse ridendo perché gli sembravo una completa idiota o se perché era la situazione a divertirlo.

Si sedette – Non sei molto brava in queste cose, Granger – disse – Hai ascoltato me e Cho mentre litigavamo, vero?

Arrossì vistosamente per la vergogna di essere stata scoperta – Ti assicuro che non volevo! Stavo andando in biblioteca per aiutare Harry e Ron, quando ho sentito delle urla provenire da qui e credimi, se la porta non fosse stata socchiusa, io…

Cominciai a parlare a raffica. Cosa che mi succede spesso quando sono nervosa o imbarazzata e, in quella circostanza, ero entrambe le cose.

Fu lui a dirmi di fermarmi, poggiandomi le mani sulle spalle – Calmati, non è successo niente di grave. Lo so che non l’hai fatto di proposito.
Respirai lentamente per qualche secondo.

Il rossore doveva essere notevolmente diminuito, poiché non avvertivo più le guance scottare – Grazie per la fiducia – aggiunsi poco dopo, in mancanza di qualcosa di più intelligente e appropriato da dire.

Lui mi sorrise e andò a raccogliere le sue cose, lasciate su una panca di legno poco lontano da dov’eravamo.
Rimasi lì, nonostante avrei potuto girarmi e andarmene.
È come se Cedric, involontariamente, mi avesse chiesto di restare.
Avvertivo quella sensazione e non sapevo cosa mi avesse spinto a starmene immobile davanti a lui, ma non potevo restare lì.
Mi imposi di farmi gli affari miei e decisi che andarmene sarebbe stata la scelta più giusta, anche per permettere a Cedric di starsene un po’ solo, senza avermi tra i piedi.
Presi i miei libri e mi voltai, in direzione dell’uscita, ma Cedric mi chiese di non andarmene.

- Aspetta – disse improvvisamente – Un momento…

Lo guardai – Qualcosa non va? – chiesi.

Cedric spostò il suo sguardo verso il soffitto e poi, di nuovo, su di me – Non dire a nessuno quello che hai sentito, per favore.

Fui sorpresa di quella richiesta e anche leggermente infastidita. Davo l’impressione di essere una spiona pettegola?

- Non sono il tipo – aggiunsi io, fredda – La tua reputazione di bravo ragazzo è al sicuro, puoi stare tranquillo.

Diggory scosse il capo – Ti sei offesa? – mi chiese.

Non risposi.

- Non sto insinuando che sei una spiona pettegola.

Era come se mi avesse letto nella testa, o più semplicemente il mio sguardo aveva lasciato trasparire nitidamente i miei pensieri.
Cercai di non mostrargli quanto fossi infastidita dalla situazione e feci in mondo di trasmettergli l’impressione opposta.

- Non è quello che stavo pensando – dissi.

- Te l’ho già detto, Granger – ribatté lui – Non sei brava in queste cose… non sai mentire – continuò, stavolta senza sorridermi – Siete tutte uguali.

- Cosa!? – chiesi confusa. Stava iniziando a generalizzare e la cosa mi infastidì non poco.

Cedric mi diede le spalle – Certo, tutte uguali. Se non ottenete quello che volete ve la prendete sempre con gli altri e quando qualcuno vi sbatte in faccia la realtà la mettete sulla difensiva, interpretando il ruolo delle piccole vittime incomprese!

Feci qualche passo nella sua direzione – Come ti permetti?! – chiesi lentamente e cercando di mantenere la calma – Te la prendi con me perché la tua ragazza ti ha lasciato!?

Mi accorsi immediatamente di aver esagerato.

Ero stata un po’ troppo dura. In fin dei conti non parlava sul serio, ma si stava solo sfogando dopo essere stato lasciato.

Mi sentii una bambina per quello che gli avevo detto, troppo infantile per capire come ci si sente in questi momenti.

Lui, però, sembrava essersela presa – Cosa ne sai tu di queste cose!? Eri tu quella che piangeva la sera del Ballo, da sola, sui gradini delle scale, non io!

Mi ferì con quelle parole, ma incassai il colpo perché in fondo me l’ero meritato. Eravamo pari adesso, ma l’istinto mi fece comunque reagire.

- E’ vero – risposi senza alzare la voce – ma almeno io non ho invitato un’altra persona come seconda scelta, solo perché un’altra mi aveva dato buca…

Cedric cambiò espressione – Almeno non sono stato IO la seconda scelta.

- Cosa stai cercando di dire…? – chiesi non troppo sicura del significato di quella frase.

Diggory rise tra sé e sé – Andiamo, Granger! Una ragazza sveglia come te non può non aver capito. Parlo di Ronald Weasley, che tu volevi tanto che ti invitasse al Ballo, ma che non si è deciso a farlo finché non si è visto costretto! – disse, in un modo talmente veloce che mi fu impossibile replicare o difendermi – E cosa hai fatto, tu?! Ci sei andata con Viktor Krum!

- Viktor ed io siamo amici, ci sono andata volentieri in sua compagnia! – ribattei non appena mi fu possibile.

- Certo, non lo metto in dubbio…

Ci fu qualche attimo di silenzio nel quale mi resi conto che stavamo discutendo per niente.
Non ricordavo nemmeno perché avessimo iniziato a litigare.
E tutte quelle parole urlate a caso… non avevano alcun senso. Eravamo impazziti o cosa?? Non ci conoscevamo, non avevamo nessun tipo di rapporto d’amicizia, eppure ci stavamo urlando delle cose orribili. Cose che non avrei avuto il coraggio di rinfacciare nemmeno ad amici come Harry, ad esempio. Mi aveva colpito su un tasto ancora dolente, quando si riferì alla storia di Viktor e Ron, e nonostante avessi chiuso ogni tipo di relazione non di amicizia con quest’ultimo, continuavo a starci male se ci pensavo.
Eravamo arrivati ad un livello di sopportazione molto basso, io e Cedric, e una volta urlati i nostri pensieri l’uno all’altra, ci sentimmo più liberi, ma comunque feriti.
La verità fa male e noi eravamo stati molto bravi a rinfacciarci la realtà.

Decisi di prendere parola e di calmare gli animi – Come siamo arrivati a questo? Insomma, noi non ci conosciamo e non sappiamo niente l’uno dell’altra. Quindi credo che sia meglio per entrambi chiudere qui la conversazione e metterci una pietra sopra. Faremo come se nulla fosse successo.

Cedric mi guardò negli occhi e avvertii un velato senso di colpa nel suo sguardo – Va bene – aggiunse – Io… io credo che sia meglio così.

Abbozzai un sorriso, né troppo vistoso né troppo entusiasta e tentai di avvicinarmi per vedere quale sarebbe stata la sua reazione.
Mi fermò con il solo uso della parola.

- Credimi, non volevo intendere niente di offensivo nei tuoi confronti e poi non te l’ho chiesto per difendere il mio “buon nome” – disse, indicando le virgolette con entrambe le mani – Lo faccio per Cho… non voglio che subisca gli sguardi maliziosi delle pettegole che circolano in questa scuola.

Mi pietrificò con lo sguardo. Mi resi conto di aver inteso male le sue parole.
Riflettendoci, mi aveva solo chiesto di non farne parola con Harry e Ron, visto che era consapevole del fatto che tra noi non c’erano segreti.
Cedric uscì dalla stanza senza neanche salutarmi, sfiorandomi la spalla con il braccio e facendomi capire che in quel momento era come se si fosse completamente dimenticato della mia presenza.
Un po’ me lo meritavo. Ero stata affrettata nel mio giudizio, ma anche lui non era stato assai delicato nei miei confronti.
Abbastanza dispiaciuta per ciò che era appena successo, raggiunsi Harry e Ron in biblioteca, dove mi stavano aspettando insieme ad altri nostri amici.

- Era ora – disse Ron, appena mi vide – Cosa hai fatto tutto questo tempo?

Mi sedetti acanto ad Harry, pensando a quale scusa sarebbe risultata più veritiera – Io… ho… ho riportato un libro alla Professoressa McGranitt che mi aveva prestato per una ricerca.

Ron sembrò crederci, ma Harry mi conosceva troppo bene per cascarci.
Si accorse che stavo mentendo, ma non lo disse davanti a Ron e si rimise a studiare, come se nulla fosse.
Nonostante avessi la mente occupata dalla ricerca di Erbologia, non riuscivo a togliermi dalla testa il mondo in cui Diggory mi aveva evitato poco prima di andarsene e, a dire il vero, un po’ tutta la discussione ritornava con brevi flashback attimo dopo attimo.
Forse me l’ero meritato, ma la cosa andava chiarita assolutamente.
La verità è che non ero per niente abituata ad essere in astio con qualcuno e non essendomi mai trovata in quella situazione, prima d’ora, non riuscivo a trovare un modo per mettere le cose a posto.
Tornata in Sala Comune con gli altri e ritrovatami sola, rimuginai parecchio sul da farsi e più mi sforzavo di cercare una soluzione, più mi sembrava irreparabile mettere pace tra me e Diggory.
Qualche giorno dopo, vidi Cedric camminare lungo lo stesso corridoio che stavo percorrendo e istintivamente cambiai strada, per non incontrarlo.
La Hermione che conoscevo non si sarebbe mai comportata in modo così stupido, evitando qualcuno per uno sciocco e “animato” scambio di vedute.
Insomma, non era mio amico.
Bastavano due parole dette così, magari anche non del tutto sentite, per mettere le cose a posto, ma la cosa sembrava piuttosto difficile.
Doveva essere la mia poca esperienza in questo campo a farmi fare di un minuscolo sassolino, una montagna altissima.
Inconsciamente, però, desideravo davvero mettere le cose a posto e così, un pomeriggio, mi feci coraggio e cercai Cedric Diggory, per potergli parlare.
Non mi andava che lui, ormai abbastanza in confidenza con Harry, potesse trovarsi in imbarazzo stando in mia presenza e viceversa, soprattutto.
Quante volte avevo rinunciato a passare del tempo con Harry e Ron, solo perché li avevo visti in compagnia di Diggory…
Non era assolutamente una situazione sostenibile ancora per molto.
Cercai Cedric ovunque, ma sembrava essersi dileguato, finché non lo raggiunsi nell’unico posto dove avrebbe potuto essere un Cercatore in attesa di una partita: nel campo di Quidditch, appunto.
Si stava allenando da solo e per un breve momento provai pena per lui.
Di solito era Cho ad aiutarlo durante gli allenamenti, a meno ché non si trattasse di giocare contro Corvonero (in quei casi non le era concesso), e vederlo lì, tutto solo, mi diede un senso di vuoto allo stomaco.
Mi avvicinai lentamente, nervosa e timorosa di quella che sarebbe stata la sua reazione vedendomi lì.

Mi feci coraggio e lo chiamai – Cedric? – dissi.

Lui si voltò e guardandomi, sorrise. Fu a quel punto che iniziai anche a tremare.

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Fine Primo Capitolo - Se la storia vi ha suscitato un qualsiasi tipo di emozione (positiva o negativa) mi raccomando recensite ^^ Ci tengo molto al vostro parere... A presto con il Secondo Capitolo... Grazie a chi ha letto e a chi ha recensito ^^ Arcadia_Lovegood

  
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