Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
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Autore: Domi_Carr    14/11/2011    1 recensioni
La mia prima fan fiction sul mondo musicale. Nata da un'idea: un chitarrista famoso e apprezzato incontra una collega altrettanto talentuosa ma all'alba del successo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dj Ashba
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 34
 
Prima di tutto, l’avrei detto alle ragazze della mia band.
Successivamente avrei parlato con il nostro manager, lasciando che lui chiamasse la casa discografica, per evitare di parlare con David direttamente.
Infine avrei dato la notizia alla mia famiglia.
L’ordine poteva sembrare assurdo, ma era questo quello che mi sentivo di fare. Per i miei era una questione personale, nonostante il rapporto di lavoro con mia madre, mentre per le mie compagne di gruppo era un disastro, un bel sogno che si infrangeva…
 
Arrivai alla porta di ingresso di Katia.
Entrai, mi misi a sedere e le raccontai tutto. Tranne che il figlio fosse di quel chitarrista.
Lei restò shockata, con la sua tazza di cioccolata calda ferma tra le mani, come se il tempo si fosse fermato.
“E cosa ti aspetti che ti dica? Lo sai anche tu che hai fatto un bel casino!” era infuriata, ma intuivo dal suo sguardo che provava comprensione per me.
“Lo so, lo so. Solo che non cosa dire, il tour lo devo annullare, vedremo se sarà possibile rimandarlo all’anno prossimo. Davvero, non so cosa dire” sentivo la malinconia salirmi alla gola, prendermi come in una morsa.
“Ti sarai già urlata abbastanza parolacce da sola, non ti serve che aggiunga nulla io” fu la frase che riassunse quell’incontro.
Quel dolore e quella delusione erano solamente l’inizio.
E non fecero che ripetersi, se possibile con maggiore rabbia, quando andai da Jo, la mia chitarrista, che imprecò contro di me, per raggiungere il culmine quando Marta, la batterista, sentita la famosa frase “Aspetto un figlio” si alzò e se ne andò sbattendo la porta del bar dove l’avevo raggiunta, senza dirmi una parola…
Ora mancava solamente il momento in cui avrei affrontato il management…
E successivamente mia madre e mio padre…
Mi sentivo come sul patibolo, esposta ai giudizi senza un briciolo di comprensione.
 
 
  
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