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Autore: Elle Douglas    14/11/2011    3 recensioni
A chi non è mai capitato di sognare? A me sì, tante e tante di quelle volte, ma questa volta è diverso, ho immaginato la mia storia con il mio attore preferito, colui che da due anni è entrato nella mia vita con uno dei suoi splendidi sorrisi, di chi sto parlando? Ma di lui: Robert Pattinson!
Ho immaginato un’incontro a Montepulciano e da lì si è sviluppata tutta la storia.
“Cosa succede se una ragazza come tante, un giorno riuscisse a realizzare il suo sogno e a realizzare una vita su quello?" Come sarebbe una vita insieme al suo idolo? Ho provato a immaginare ed ecco cosa ne è uscito... spero vi possa piacere a magari perché no? Anche emozionare!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ed eccolo il nuovo capitolo.
Mi scuso per l'attesa, ma a volte gli impegni non mancano e il tempo per finire un capitolo mi sfugge dalle mani! >.<
I'm sorry.
Comunque il capitolo è ancora POV Rob (ci sto prendendo gusto!) anche perchè è anche bello vedere il suo punto di vista di fronte a questa lontananza. Spero comunque sempre che vi piaccia e che mi diade recensioni a riguardo!
Ora vi lascio immergervi nella lettura del capitolo.

Buona lettura.
Kiss...



A rispondermi dall’altra parte una voce inaspettata, forte e decisa. Una voce che non mi aspettavo di sentire. La sua amica.
“No, sono Giorgia”. Rispose quella in tono acido.
La sua acidità mi spiazzò facendomi traballare pentendomi di quella chiamata.
Avrei voluto staccare, ma dovevo chiedere di lei. Dovevo sapere che era lì per davvero e consolarmi con quella idea.
“Ehm.. sono Robert. Se posso vorrei parlare con Vanessa”., chiesi titubante toccandomi in continuazione i capelli, segno evidente del mio nervosismo.
“Non mi sembra davvero il caso..”, replicò quella probabilmente chiudendo una porta, dato il rumore che sentii in sottofondo.
Era quella della sua camera ad essere stata chiusa? Magari per non far si che mi sentisse, o meglio che non sentisse la sua amica pronunciare il mio nome.
Iniziavo a farmi delle paranoie in testa capaci di sfracellarmi.
“Lo so davvero Giorgia..”, cercai di pronunciare il suo nome in perfetto italiano, ma ne usci una storpiatura dall’accento inglese.
“Senti Robert, sai quanto io simpatizzi per te. Insomma sei uno dei miei attori preferiti e non te l’ho mai nascosto.. ma quello che è successo con Vanessa non mi ha rallegrato più di tanto. Non avrei mai immaginato questo tuo lato… ma qui ovviamente non si tratta di me, ma di lei e di te, di voi due.. e io sinceramente, dopo quello che è successo mi sento in dovere di dirti che non è il momento più adatto per sentirla. Non le gioveresti affatto”, dichiarò interrompendomi.
“Io non voglio che stia male, nemmeno per un secondo l’ho desiderato,.. Non so cosa ti abbia raccontato degli ultimi giorni insieme ma non rinnego niente, tutto ciò che ti ha detto è vero. Verissimo.. sono stato un mostro me ne rendo conto. Ma non posso vivere senza di lei.. sto soffrendo come un cane da quanto se ne andata.. Ho bisogno di sentirla!”.
“Hai bisogno di sentirla per cosa? Per pulirti la coscienza e vivere meglio la tua popolarità facendo stare male lei? dimmi di cosa hai bisogno Rob perché davvero non capisco il tuo accanimento. Tu non sai come sta.. come vive ogni notte e ogni giorno. Tu come ti sentiresti se dalla persona che ami ti saresti sentito dire che, in poche parole, sei un poco di buono, che è una persona priva d’amore e che non ti fidi minimamente di ciò che fa? Come credi che possa andare avanti una storia senza la benché minima fiducia nell’altro? Solo perché ti sei fatto dei film mentali senza fondamento. E allora tu che continui a fingere al mondo che stai con Kristen? Come si sente lei secondo te?! Sorbire ogni vostro finto bacio e ogni vostra finta carezza facendo finta di nulla..”, esclamò infuriata come era giusto che fosse. Abbassai la testa come un bambino piccolo che viene rimproverato dalla propria mamma.
Tutto ciò che stava dicendo era vero, verissimo per quanto mi riguardava.
Io non giovavo alla sua salute, o meglio la mia popolarità non giovava alla sua salute. Io che fingevo giorno per giorno di stare con una persona che in realtà non era altro che un amica e niente più facendo stare male colei che per me era molto di più di tutto il mondo messo insieme, colei che desideravo più di quella insulsa popolarità che ci faceva star male.
Come potevo essere così meschino?
Mi allontanai dalla postazione di quei quattro occhi indiscreti al momento e mi diressi in un posto più tranquillo, senza gente, solo con me stesso e con la persona che dall’altra parte mi stava facendo una vera e propria ramanzina.
Non sapevo che dire e mi limitai ad un lento e stupido “Come sta?”, una domanda della quale conoscevo già la risposta.
“Come vuoi che stia Rob? Dire di merda sarebbe un eufemismo forse.”. Si limitò a dire senza approfondire come aveva fatto Nikki. Mi bastò, sapevo già la verità. Da parte mia il silenzio mi sovrastò con un groppo in gola.
“Non so Rob, giusto per farti un idea del suo stato attuale puoi rivedere New Moon magari.. è terribilmente caduta in uno stato di depressione perenne”, disse dilaniando il tormento nel mio petto.
Le immagini che avevo in mente erano abbastanza chiare, visualizzavo Vanessa e il suo dolore alla perfezione lacerandomi del tutto.
Mi presi la testa tra le mani iniziando a piangere a dirotto ormai distrutto.
“Non so quanto sia corretto nei suoi confronti Rob che io te ne parli, ma è inutile dirti che è delusa, amareggiata da tutto quello che è successo. Non capisce cosa ti sia preso, e il fatto che non ti fidi più di lei, senza avertene dato mai motivo, è la cosa che la tormenta di più”. Confessò tra i denti a cuore aperto come se volesse alleviare il mio inutile dolore.
“Ho avuto paura di perderla”, sbiascicai.
Dall’altra parte silenzio seguito da un “Glielo hai dimostrato in modo sbagliato..”, deduzione a dir poco esatta.
“Ti prego dille che ogni cosa detta in quei giorni non era vera, dire che non mi fidavo più di lei, non è vero, non lo è mai stato!”.
“Dirglielo significherebbe confessarle che ho parlato con te, e la farei stare ancora più male. Ma vedrò cosa posso fare Rob, ci tengo a lei e vedo ogni giorno nei suoi occhi e nel suo dolore che ti ama. Tu non immagini nemmeno quanto..”.
Un rumore di sottofondo simile a un grido acuto mi fece sbarrare gli occhi e alzare la testa prima che la conversazione finii.
“Scusa Rob, ma stanno bussando alla porta e devo andare, ci si sente!”, stavo per replicare per chiedere cosa fosse quel rumore che avevo sentito ma la linea non c’era già più. Aveva chiuso.
 
Che quel grido acuto fosse il suo, che stesse succedendo qualcosa di cui ignoravo il pericolo?
Usci dalla stanza più bianco e cadaverico del vampiro che da tre anni interpretavo, Taylor e Kristen erano fuori nello stesso angolo in cui li avevo lasciati, iniziarono a muoversi per venirmi incontro e sapere cosa avevo saputo di nuovo, erano preoccupati per me, lo sapevo e lo vedevo dai loro volti corrucciati, ma feci un cenno con la mano per indicargli di stare al proprio posto. Li avrei contattati io dopo se avessi voluto.
Sotto i miei RayBan i miei occhi sanguinavano dolore in forma di lacrime.
Stavo piangendo e volevo stare solo rinchiudendomi nel mio dolore prima di rispondere a qualche altra intervista che nella sera si sarebbe presentata.
Volevo restare solo con me stesso e con i miei ricordi, era tutto ciò che chiedevo.
 
Camminavo per il corridoio dell’albergo in modo pesante e passivo in cerca della mia stanza forse, o in cerca di lei, non lo sapevo nemmeno io.
Niente mi avrebbe scalfito in quel momento, i danni al cuore erano già stati fatti e non c’era modo di ripararlo.
“Ha bisogno di aiuto signor Pattinson?”, chiese una cameriera dell’albergo nei paraggi di quell’immenso hotel.
Il suo viso era dolce, bello incorniciato da due gote ora rosse dall’emozione forse, o per le faccende che era tenuta a sostenere ogni giorno in quell’hotel,
sorridendo il suo volto diventava ancor più radioso, era carina per non dire una bellezza rara, ma in me non suscitava il benché minimo interesse.
Rivedevo anche in quella ragazza minuta il volto di colei che era l’altra parte di me. La mia parte umana e non popolare.
Sorrisi a stento patendo un “No grazie” poco convincente e mi riavviai in cerca del mio rifugio dal mondo.
Entrai in camera e privo di qualsiasi voglia gettai le chiavi sul tavolino lì vicino incrociando anche così per un attimo il mio sguardo con lo specchio.
Un ragazzo bianco cadaverico con i primi accenni di una barba in crescita mi fissava stanco e triste, alzai gli occhiali per toglierli e gettarli nello stesso posto delle chiavi, e ritrovai quello stesso riflesso con un punto macabro in più: gli occhi.
Erano rossi e gonfi, lucidi e rossi per il pianto.
Sarei passato di sicuro per un vampiro ora, senza bisogno di trucco e lentine fastidiose, era certo.
Mi buttai sul letto nella mia postazione iniziale e ascoltando la nostra canzone caddi nel sonno più profondo sognandola per l’ennesima volta.
 
Mi risvegliai abbastanza intontito svegliato di nuovo dal suono di un telefono, puntualmente il mio.
“Ehm si?”, risposi cercando di riprendermi.
“Intervista per Jay Leno tra dieci minuti.. non dico altro”, fece Nick dall’altra parte.
Mi limitai ad un “Ok” e mi alzai controvoglia dirigendomi in bagno per una doccia.
 
Cercavo di essere il più naturale possibile, sorridere a più non posso e rispondere in modo convenevole alle domande che mi venivano poste, cosa abbastanza difficile dato che due volte confusi il nome di Kristen con quello di Vanessa innescando nel presentatore e nel pubblico una curiosità che non volevo attirare almeno non in quel momento.
“Allora Robert perché non ci racconti il tuo rapporto con Kristen nel film, insomma si dice che tu e lei siate molto affiatati sul set..”, domandò quello.
“Ehm, beh io e Vanessa abbiamo un rapporto speciale..”. Mi bloccai accorgendomi dell’errore e scoppiai in una risata quasi isterica davanti a tutto il mondo, o quasi. Intanto ora il presentatore iniziò a guardarmi con fare perplesso.
“Okay, forse sto sbagliando io. Kristen Stewart ha cambiato nome?”, chiese abilmente il presentatore per storcermi un qualcosa in più dati i miei continui errori riguardo a una certa “Vanessa” non nominata nel cast.
Risi ancora più istericamente agitandomi sulla sedia come una biscia, improvvisamente la giacca che indossavo iniziò ad andarmi stretta.
“No, ehm.. Kristen Stewart è sempre Kristen Stewart!”, cercai di divagare.
“E allora chi è questa Vanessa? Su dai spiegaci un po’, siamo tanto curiosi ora”, lasciò intendere rigirando il coltello nella piaga aggiustandosi alla meglio su quella scrivania di fronte a me.
Non sapevo che fare, in risposta presi a ridere ancora più forte, segno evidente di pazzia che ora vedevano tutti.
“Vanessa è..”, cercai di dire, non trovando una definizione adatta per definirla.
Cos’era lei per me? Cos’era sempre stata per me lei?
“Vanessa è una persona speciale che fa parte della mia vita da sempre”. Risposi serio cercando di non iniziare a piangere come un bambino davanti all’America. Sapevo che però la definizione che avevo appena dato di lei non era la più giusta, almeno non totalmente. Avrei voluto aggiungere dell’altro e dire come stavano le cose in realtà ma non potevo, avevo o meglio dovevo avere la bocca cucita.
Lasciai il “Tonight Show”, un po’ impressionato, salutando il carissimo Leno e cercando di uscire senza farmi sbranare dai paparazzi e dai fans.
Firmai un paio di autografi e distribuii sorrisi, a dir loro, mozzafiato tra fan un po’ matte e richieste del tutto fuori di senno che ogni volta, nonostante le sentissi da tre anni, mi scioccavano fortemente. Più avanti un cartellone al di là delle transenne infierì sul mio povero stato d’animo: “RobEssa the couple of my heart!” con intorno tutte foto di magazine mie e di Vanessa.
Colpito e affondato.
 
“Quando una storia finisce .. il dolore è proporzionale alla bellezza dell'amore che si è vissuto. E quando è così il mondo sembra divertirsi alle tue spalle”, ecco ciò che avevo letto una volta e che ora si riproponeva davanti ai miei occhi in modo perfido.
Il tragitto fino in albergo fu abbastanza tranquillo, la telefonata con mia madre ricoprì la maggior parte del tempo per pensare.
Sapeva dov’ero, motivo per la quale credevo che la sua chiamata fosse inutile.
Mi chiese quando sarei tornato a Londra, gliel’avevo promesso era vero, ma non mi andava di andarci nel fine settimana, come aveva programmato lei, soprattutto non in questo periodo, e soprattutto non dopo il suo “Douglas, è inutile che ti dica che Vanessa è sempre la benvenuta!”.
Inutile quella sera il mondo ce l’aveva con me ed io ero succube dei suoi raggiri.
Un “Okay mom!” andò più che bene, era pressoché inutile e insensato informarla di quanto fosse successo.
Chiusi il telefono e tra le solite urla e pazzie varie e autografi vari venni scortato in albergo.
Il mal di testa mi stava intontendo del tutto quel giorno, sembrava che dovesse scoppiare da un momento all’altro.
“Mi scusi signor Pattinson?”, chiamò qualcuno dal lato destro della sala. Era il receptionist che mi pregò gentilmente di avvicinarmi al bancone.
Mi allontanai per un attimo da Dean e mi avviai verso di lui.
“Mi scusi per il disturbo signor Pattinson, immagino la sua stanchezza, ma la signorina Greene mi ha pregato di darle questo”, disse porgendomi un busta bianca in mano. Ed ha anche aggiunto di riferirmi la risposta per dargli o meno la seconda lettera.
Mi rigirai quel biglietto tra le mani, non capendo il significato di tutto quel mistero. Perché non mi aveva chiamato? E poi cos’era questo secondo biglietto di cui quel signore blaterava?
Strappai la carta senza aprirla delicatamente e mi riparai dagli occhi indiscreti di quell’uomo spostandomi nell’angolo.
 
Prima di tutto, non pensare male.. ce l’ho ancora con te sappilo.
Ma nonostante questo non posso farti soffrire così a lungo dopotutto, resti sempre il mio migliore amico tanto quanto Van.
So tutti i tentavi che hai fatto e stai facendo per sentirla, questi giorni sono stati duri sia per lei che per te, è ovvio e non posso negarlo.
So che la ami, lo capisco dai tuoi occhi anche se ti vedo di striscio, e so che ci stai male per quello che hai fatto, anche per lei è così, sappilo.
Le manchi, ti ama sempre incondizionatamente e questo ciò che mi rivela sempre quando ci sentiamo ultimamente, non riesce a non pensarti anche se è delusa certo, ma sei sempre al centro del suo cuore.
Mi ha fatto promettere di non dirti nulla di tutto quello che ho scritto, ma come vostra amica e sostenitrice, da sempre, non voglio che stiate lontani, perché non ce cosa più bella di vedervi insieme, innamorati e splendidi quali siete.. perciò ho pensato bene di andare a trovarla, e con la scusa della festa di Armani a cui sono stata invitata, di portarla con me per farla distrarre e per riappacificarvi.
I biglietti per l’invito ce li ha il receptionist, devi dargli conferma altrimenti non se ne fa niente, anche se sono sicura che li prenderai al volo.
Io sto già partendo ci vediamo lì.
E poi non dire che non ti sono amica!
 
Kiss Ashley.
 
Lei mi amava, l’avevo delusa ma mi amava era questo che più del resto della lettera mi ballonzolava davanti agli occhi come un barlume di speranza e di gioia. Non l’avevo persa, le avrei spiegato tutto una volta lì e avrei visto di nuovo i suoi occhi castani dentro i miei.
Alzai la testa dal biglietto, ponendomelo in tasca e andai di nuovo dal signore, che da lontano scrutava ogni mio movimento.
Presi il secondo biglietto tra le mani e mi avvicinai a Dan.
“Prenotami il primo aereo per l’Italia, devo partire subito!”. Dissi dirigendomi in camera per prendere le mie cose.
In ascensore chiamai Nick riferendogli quello che stavo per fare.
“Cosa?! Rob non puoi farlo! Siamo nella più fitta programmazione per la prossima uscita di Eclipse, non puoi sparire così”, iniziò a sbraitare.
“Inventati qualcosa, saprai cosa fare..”
“Che mi invento Rob? Sei impazzito forse?! Sei il protagonista principale della saga, non puoi!”
“Posso, ok? Chi ti dice che non posso?! Sono malato, ho l’influenza, non posso partecipare, punto”. Sbottai irritandomi senza dargli il tempo di replicare. “Torno presto Nick, ci sentiamo!”, e chiusi la conversazione chiudendo definitivamente il telefono principale.
Non mi importava nulla della saga e di tutto il resto in quel momento, dovevo recuperare la mia felicità, solo quello contava e la mia felicità si trovava dall’altra parte del mondo pronta ad aspettarmi forse.

   
 
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