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Autore: mirmominkia    14/11/2011    2 recensioni
Un brutto litigio tra Sam e Dean, Sam alle prese con un bambino misterioso, un demone in grado di saltare dal 1992 al 2008. Queste sono le basi di una nuova avventura per i Winchester, in una storia che li porterà a riflettere sul proprio legame, e su ciò per cui vale la pena lottare.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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E dopo tanto ecco anche il terzo capitolo :D
scusate il ritardo.. in questi giorni sono stato un pò depresso!  Non volevo continuare questa ff ma poi mi sono convinto u.u
TIRATEMI UN Pò SU IL MORALE CON LE RECENSIONI!!!  (si acettano, anzi si pretendono, critiche)                                







                                      Capitolo 3 




 

23 settembre 1992: stanza del motel, Ohio.

Sam era rimasto alto, drizzato in piedi con lo sguardo fisso su quella porta semiaperta. Non si faceva avanti, non voleva farsi avanti.

"Dean, devo dirti una cosa.." esclamò il piccolo Sammy afferrando la giacca del fratello.
Il fratello maggiore si girò di scatto, trovando davanti ai suoi occhi, quel ragazzone alto e robusto. In un primo momento fece una smorfia indifferente con la faccia, ma quando si rese conto di avere un estraneo all' interno della camera zompò sul suo posto.

"Ehm.. eh eh," rise Sam. "Ciao, Dean!"
Dean non rispose al saluto. Non conosceva quell' uomo, non l' aveva mai visto prima, eppure lo aveva appena salutato gentilmente.
Afferrò il fratellino per la spalla, e posò violentemente la sua testa sul collo del più piccolo.
"Questo è un tuo amico?" chiese minacciosamente.

Sam, per quanto sembrasse strano, si divertiva a vedere quei due ragazzini che aveva identificato come il segno della sua infanzia.
"Abbiamo molte cose da spiegarti, Dean!" disse con voce tranquilla.

Dean scosse il capo, e dopo aver ingoiato a vuoto trascinò la mano dietro la tasca dei jeans, come se intenzionato a prendere qualcosa.
"Sei un demone?" chiese minacciosamente.

Sam scoppiò in una risata improvvisa. Lo divertiva vedere quanto Dean fosse preoccupato, o notare il modo in cui aveva trascinato il fratellino dietro la sua schiena in modo protettivo. Ricordò questi piccoli gesti anch' essi come segni della sua infanzia. Dopotutto Dean aveva fatto tanto per lui, e sapeva di volergli un gran bene.
Il piccolo Dean guardava quello da lui ritenuto un demone con aria sconcertata.
"Si può sapere chi cazzo sei?" urlò in maniera particolarmente irritata.

Sam si avvicinò ai due bambini.
"Ciao, Dean." ripetè sorridendo. "Sono.. tuo fratello, sono Sam!"
Il giovane ragazzo dilaniò gli occhi, stupito.
"Cosa?" urlò. "Ma che cazzo stai dicendo, chi cazzo credi di sfottere?"
Lentamente indietreggiava lungo la porta, tenendo Sammy stretto a sè.

"So che sembra strano, Dean. Ma sono io, sono proprio io!"
"Stai zitto!" urlò infuriato. "Lui. è lui mio fratello! Lui è Sam!" disse indicando il fratello.

Il piccolo Sammy si divincolò dalla stretta del fratello, ponendosi al centro tra i due.
"Dean, è vero! Lui è me.." disse rivolto al maggiore.
Suo fratello lo fissava con aria disinvolta, quasi come se non gli stesse dando retta.
"Smettila, Sam. Lui è solo un altro sporco demone, e i demoni mentono. Lo ucciderò con le mie stesse mani."
Il più grande tra i tre si inginocchiò, così da rqaggiungere le altezze dei due ragazzi.
"Non sono un demone! Ascoltate la situazione è strana, e si complica sempre di più. Questo lo so, ma dovete fidarmi di me." disse con aria rassicurante. "Pultroppo ora voi siete nel bel mezzo di questo problema, creato da poteri superiori."
Dean lo fissava sconvolto.
"Di che stai parlando? Di che poteri parli?" disse minacciosamente.
Sam sbuffò. Conosceva suo fratello, e sapeva quanto fosse testardo sotto certi aspetti.
"Devi fidarti di me." disse supplichevole. "Dean, quant' è vero che sono tuo fratello devi darmi la possibilità di avervi al mio fianco per uscire da questa situazione."
Dean strinse il fratellino a sè, tenendogli la testa stretta tra le mani.
"Ti prometto.. vi prometto.. che andrà tutto bene." terminò Sam.

Sammy alzò la testa, in prossimità del fratello.
"Stà dicendo la verità, dobbiamo ascoltarlo." disse.
Dean si girò di scatto verso la porta, sospirando più volte. Non era sicuro di niente, e non aveva alcuna certezza. Ma si rendeva conto di iniziare a non capirci più nulla.

"Fidati!" sussurrò nuovamente Sam.
Il ragazzetto si passò le mani tra i capelli.
"Così, tu sei mio fratello?!"
Sam si rimise eretto su stesso.
"Bhè.. è come sarò tra qualche anno!" rispose.
Dean sbuffò scocciato.

"Va bene, va bene! Ti credo.. ma dovrai spiegarmi tutto, raccontarmi ogni cosa, e, se tutta questa storia è una balla, non te la farò passare liscia." ribbattè puntandogli il dito contro.
Detto questo scansò il fratello da davanti a sè, dirigendosi verso il bagno.
Sam tirò un lungo sospirò, incrociando il suo sguardo con quello del suo piccolo sosia, che sembrava divertito dalla situazione.
"Non vedo l' ora.." disse amareggiato.

 


23 settembre 2008: Casa di Bobby.

Dean continuava a girare per tutta la casa, urlando invano il nome di Sam.
Bobby lo aveva appena raggiunto in salotto, e si era fatto raccontare nei dettagli ogni singola cosa. Si stava comodamente rilassandoin cucina, in compagnia di una lattina fumeggiante di birra, quando venne irrimediabilmente disturbato dalle urla di Dean.

"Quel maledetto angelo.. se solo gli metto le mani addosso.." ringhiò inferocito.
"cerca di calmarti, cosa ti ha detto di preciso quel Castiel?" chiese Bobby cercando di far sbollire la testa di Dean.
Il ragazzo continuava a girare intondo per la camera, passandosi più volte le mani tra i capelli.
"Sam è nel 1992, Sam è nel 1992!" continuava a ripetere.

Che cosa doveva fare? Non poteva stare con le mani in mano quando sapeva che suo fratello poteva trovarsi disorientato, o, peggio, nei guai.
"Che cosa posso fare?" sussurrava.
Bobby lo afferrò per le spalle, scuotendolo. I suoi occhi erano lucidi, e il suo volto disperato.
"Adesso tu ti calmi.." ordinò il vecchio cacciatore. "Se quell' angelo ha detto che presto giungerà una visita anche per te, non ci resta che rimanere qui immobili ad adpettare."
Le guance di Dean si rigarono improvvisamente, e di scatto abbassò la testa.
"No, Bobby.. non posso!" Il tono della sua voce era straziante, come se stesse piangendo.
"Qual' è il problema, Dean?" urlò l' altro, continuando a scuotere il corpo dell' amico.
Dean divincolandosi da quella presa spinse violentemente Bobby contro il muro, che accennò un leggero segno di dolore. Alzò lo sguardo affranto. Poi le sue labbra si curvarono, i suoi occhi si infiammarono di rabbia.
"Sono io! Sono io il problema.." urlò. "Quello che ho fatto è il problema, il modo in cui ho lasciato Sam! Tutto è un grande problema!"

Dopo essersi leggermente sogato cadde sul divano, afferrandosi le tempie con le dita.
Bobby non si era mosso, nemmeno di un centimetro.
"Ti prego Dean, dammi retta. Aspettiamo un pò."
Il ragazzo non rispose. Rimase immobile, seduto sul divano, tormentato da tutti i suoi pensieri.

 


23 settembre 1992: stanza del motel, Ohio.

"Bhè l' ha presa meglio di quanto mi aspettassi!" disse Sam sorridendo al più piccolo.
Il piccolo Sammy sembrava perplesso, come se avesse notato un particolare che fino a quel momento era sfuggito.

"Ehi, piccolo.. va tutto bene?"
"Bhè.. no. Come facciamo a scoprire.. tutto ciò che c' è da scoprire?" rispose confuso.
Sam rise. Questa era una bella domanda. Non sapeva nulla su come tornare a casa; tutto dipendeva dalla volontà di Cass, che sicuramente aveva deciso di mettere i due fratelli Winchester alla prova.

Dean tornò dal bagno dopo essersi andato a dare una sciaccquata. E indifferente si mise a sedere sulla poltrona, proprio di fronte a Sam.
"Allora?" chiese quaso con aria scocciata.
"Allora.. cosa?"
Dean Sbuffò.
"Il minimo sarebbe avere qualche spiegazione non credi.."
"Ancora non mi credi, vero?"
Dean non rispose. Probabilmente non si fidava ancora di quello strano ragazzo comparso improvvisamente in camera sua.
"Te lo assicuro, sono io.."
"Ah si.." continuò il ragazzetto con un tono di superiorità. "Sammy mi conosce meglio di chiunque altro, se è vero che sei lui.. dimmi qualcosa che ho rivelato solo a lui."
Sam sorrise di gusto. Una simile affermazione da suo fratello se l' aspettava.
"E va bene. La notte hai il vizio di dormire scoperto, e sempre in pancia in giù; lo fai perchè dici che.. aiuta l' orgasmo." affermò Sam, incrociando le braccia.
Al suono di quelle parole la faccia di Dean divenne completamente rossa. Non aveva mai raccontato queste cose a nessuno, nemmeno a suo padre. Lo aveva detto una volta, tanto tempo prima, a suo fratello.. e pensava che lo avesse già dimenticato. Ma l' evidente afermò il contrario.
Il fratellino scoppiò in una risata improvvisa, provocando l' ira del maggiore che gli tirò uno scappellotto sulla testa.
"Ho ragione, Dean?" chiese ironicamente Sam.
Dean inrociò le braccia, appoggiandosi allo schienale. Non poteva negare l' evidenza.
"E va bene, è possibile che tu abbia ragione."

Sam cercò ancora di convincere quel testardello, raccontadogli quello che gli era successo un' oretta prima e di come era uscito dallo specchio del bagno.
Per quanto potesse sembrare incredibile, Dean si accorse di come i fatti coincidevano perfettamente. Quello era suo fratello, quello era il suo adorato Sammy.
"Bhè.. è strano, questo non posso negarlo." disse.
"E non sai quanto è strano per me, che mi sono ritrovato qui a rivivere tutto ciò che ritenevo solo un ricordo."
Dean rise.
"Non credo. Tu dovresti essere il mio fratellino, eppure ora tra di noi ci sono dieci anni di differenza."
Sam non rispose. Effettivamente non era l' unica vittima dell' evento che stava subendo. Quei due bambini si erano ritrovati partecipi a tutto questo senza aver atto niente, e il Dean del 2008 probabilmente era preoccupato per lui. Ripensando a suo fratello gli si gelò il sangue. Chissà cosa stava facendo ora, e chissà se era ancora arrabbiato per quello che era successo tempo prima. Sam non poteva nasconderlo: Dean gli mancava, specialmente in questa situazione. Non era orgoglioso, non lo era mai stato, e ammettè di odiare questa situazione in mancanza di suo fratello.

Improvvisamente il telefono accanto al piccolo Sammy squillò, facendo sobbalzare il piccolo.
"Sammy, è il mio cellulare. Passamelo, mi stanno chiamando." disse Dean.
"Ecco!" Sammy allungò il braccio verso il fratello, passandogli il cellulare che aveva appena richiesto.
Quando guardò il nome sullo schermo dilaniò gli occhi.
"Va tutto bene?" chiese il più piccolo.
Dean non rispose, era rimasto bloccato davanti al cellulare.
"Dean?!" urlò nuovamente il fratellino.
Mosse leggermente le labbra.
"Papà.. è papà!" disse poi.

Sam si alzò dal divano, iniziandosi ad agitare.
"Non dirgli che sono qua, non dirgli nulla di nulla di ciò che è accaduto.." supplicò.
"Ma lui può aiutarci!"
"Dean, no! Ti prego.. è una cosa tra di noi!" continuò gesticolando. "C'è di mezzo già troppa gente."
In un primo momento Dean rimase immobile, fissando Sam. Lui avrebbe voluto dire tutto al padre, sicuro che sarebbe stato in grado di aggiustare la questione. Poi decise di fidarsi del presunto fratello, facendo con la testa un cenno di accordo.
"Pronto.." sussurrò con un filo di voce attaccando il volto allo schermo.
"Dean sei tu?"
Alla voce del padre Sam si pietrificò, stava sentendo di nuovo la voce di suo padre. Ammetteva che dopo tutto quel tempo la cosa gli mancava. Avrebbe voluto afferrare quel cellullare, parlare con suo padre, ancora una volta. Poteva farlo; poteva dirgli tutto ciò che volrva: che lo odiava, che gli mancava, che gli dispiaceva. Eppure rimase lì, immobile, curioso solo di sentire cosa avesse da dire al maggiore dei Winchester.
Non capiva il perchè, ma sentiva un brutto presentimento. Alle porte c' era un nuovo imminente pericolo.
Non aveva mai desiderato suo fratello come in questo momento. Se Dean fosse stato qui avrebbe avuto qualche idea, forse, anche se stupida. O forse ciò che a Sam bastava era semplicemente averlo vicino e sentirsi rassicurato.
Si, gli mancava suo fratello. 

  
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