Oh
ti prego no!
Terminate le poche scartoffie che
si era prefissata di sistemare quel giorno si abbandona sulla sedia. Controlla
qualche comunicato inter ufficio.
Lentamente posa lo sguardo verso
la finestra magicamente modificata e ne scorge il tempo burrascoso che
imperversa su tutta la città. Alcuni rumori di sottofondo si sentono dalle
scrivanie dei colleghi. Percorre quei pochi passi che s può permettere di fare
nel suo ufficio e si appoggia al contrafforte della piccola arcata. Guarda il
cielo e si accoccola nel maglione pesante color porpora.
Gli manca terribilmente. Sente sempre
una ferita aperta allo stomaco quando ci pensa. Sente lentamente un senso d’impotenza
e di tristezza ma si scuote con forza. Passa le mani per scostare le lacrime e
torna alla piccola tavola di legno.
Dalla porta si fa avanti la
figura slanciata e possente di Neville. Rimane educatamente sulla porta e con l’indice
picchietta contro la porta di legno che la stessa Hermione aveva lasciato
aperta.
-È permesso?-
La mora allora si sporge per
accogliere l’amico e si appoggia sull’angolo del legno scuro.
-Oh! Accomodati pure, Neville. Come
stai?-
Il ragazzo asseconda le richieste
di Hermione, siede su una piccola poltrona di legno e incrocia le gambe.
-Devo proprio dirlo. Non ho nulla
da lamentarmi. Da quando è ricominciata la ricostruzione non mancano di certo
le possibilità. Ho ricevuto più proposte ma sto ancora valutando. A dire il
vero preferirei lavorare a contatto con le piante ma a riguardo non c’è poi
tanta richiesta.-
Hermione si ravviva i capelli e
si accomoda sull’altra sedia a fianco di Neville. Il quale si blocca per
qualche istante, passa le mani sulla stoffa dei pantaloni scuri e fissa per un
po’ Hermione. Pare abbia omesso qualcosa, ma sono pochi secondi. Subito dopo
distoglie lo sguardo e porta alla ragazza i saluti della nonna.
-Grazie mille. Sei passato per
farmi i saluti o c’è di più?-
Neville alle parole di Hermione
alza lentamente il capo e la fissa con fare serio dritto negli occhi. D’istinto
gli occhi corrono alla porta ancora aperta della stanza.
Cogliendo le intenzioni dell’uomo,
Hermione si alza immediatamente e scatta a socchiudere la porta.
Neville allora si alza da dove
stava accomodato e si avvicina ad Hermione, lo sguardo è quasi severo. Prende le
mani della donna e le stringere. Vedendo tanta premura nei suoi confronti la
donna pensa irrazionalmente a Ron. Oh no,
oh ti prego no! Non è vero, non sta accadendo davvero.. Lui, Ronald..
Neville porta verso di sé e poi
la spinge verso la sedia. La ragazza non resiste nemmeno a quello spostarsi. Sprofonda,
pacatamente, sulla sedia e non distoglie lo sguardo dal moro.
-L’altro giorno, quando sono
passato qui per delle pratiche per la nonna volevo passare a salutare Harry. Mi
ero scordato che doveva ancora essere a quel convegno a Boston o New York che
fosse.-
Si schiarisce la voce e inizia a
passeggiare per il piccolo spazio dello studio.
-Ero, ero sovrappensiero e mi
sono ritrovato all’ufficio Auror senza nemmeno accorgermene, quasi facevo
cadere delle pratiche ad una ragazza quando l’ho riconosciuta non ci volevo
credere. Mi ero appena scontrato con Hannah Abbot. Ti ricordi di lei?-
Seppur confusa Hermione, bianca
in viso, accenna ad un piccolo assenso. Hannah era una ragazza molto timida ma
anche tanto simpatica che era andata con loro ad Hogwarts.
-Beh ci siamo scambiati i soliti
convenevoli. Ad un certo punto, non so nemmeno io come mai simo arrivati a
parlare di quello Hannah mi ha spiegato che l’ufficio era sovraccarico di
lavoro e nuove leve avrebbero fatto comodo. Io ho scherzato facendole notare
che tanto oramai Voldemort era sconfitto, quindi il mio contributo l’avevo
fatto. Ed è allora che Hannah mi ha detto: “Indubbiamente
hai fatto molto per tutta la comunità, tutti voi. Anzi ogni tanto mi chiedo
come trovino la forza di andare avanti a lavorare così tanto Harry, Ron e
Semaus.”-
Hermione fissa allora stranita
Neville e inclina il capo, gli occhi fissano un punto indeterminato sul
pavimento ed inizia a meditare attentamente. L’amico allora le si siede accanto
e guarda con fermezza la donna.
-Solo quando mi ha detto quello
mi sono ricordato che Harry doveva aver una conferenza. Hanna pure deve essersi
accorta di avermi detto qualcosa che non andava e si è dileguata piuttosto in
fretta.-
In quell’istante Hermione si
porta una mano alla bocca e salta in aria, in sussulto.
-Hai sentito ultimamente Semaus?-
-No, a dire il vero ma Ginny deve
avermene parlato. Doveva lavorare in un negozio babbano, poco lontano da qui.-
-Per la barba di merlino! Cosa avranno
combinato quei tre?-
Neville fa spallucce. Si volta
nuovamente verso la porta chiusa.
-Ho pensato che tu saresti la più
affidabile e soprattutto, diciamolo “giochi in casa”-
I due ridacchiano e allora
Hermione si va accomodare alla scrivania. Punta i gomiti sulla struttura in
legno e incrocia le dita con fare pensieroso.
Nel silenzio più totale si sente solo più il vociare di sottofondo fuori da
quelle quattro mura.
-Dobbiamo parlare con Fiona.-
Allora Neville torna triste e
sbuffa.
-No, l’ho già incontrata. È una
strega e poi magari, magari non è nulla, forse mi sono sbagliato io.-
-No, lo sappiamo entrambi che non
è così.-
Torna a calare il silenzio. Hermione
cerca di smettere d’immaginarsi i suoi amici e Ronald nelle peggiori
situazioni. Dannazione! Ronald, e mi
scrivevi di Quiddich, magari.. Ma!
Improvvisamente Hermione s’illumina.
Fissa con enormi occhioni marroni Neville e poi si alza in piedi e cerca alcuni
fogli nel cassetto.
-Ma certamente. So cosa fare.-
-Davvero? Splendido! Che cosa?-
Hermione però non sta più
pensando ad altro. Porge i fogli all’amico ed infila il giaccone invernale.
-Ora devi fare un favore. Questi fogli
li consegni a Demetra, scrivania terza partendo dalla porta di servizio. Le dici
che sono corsa via per qualche motivo, non so.. Inventa!-
Il ragazzo pare interdetto, poco
prima di dileguarsi la ragazza ritorna sui suoi passi e punta l’amico con l’indice
minaccioso.
-Tu, tu fatti trovare alla “Testa
di Porco” questa sera. Non più tardi delle sette.-