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Autore: Niniane_88    14/11/2011    13 recensioni
Che cosa sarebbe successo se Jasper fosse riuscito a mordere Bella durante la festa per il suo diciottesimo compleanno raccontata all'inizio di New Moon? La mia storia parte proprio da questo presupposto. Bella si trasforma in vampiro e la famiglia Cullen è costretta a farla sparire. In Alaska, a Denali, la ragazza si risveglierà: ma riuscirà a essere felice nella sua nuova esistenza? Edward non riesce ad accettare la sua trasformazione e si allontana gradualmente da lei; Jasper invece, in preda ai sensi di colpa, ma anche animato dalla volontà di riscattarsi, si adopera per starle accanto ed educarla alla dieta dei Cullen. Lentamente, gli equilibri della famiglia si spostano e un nuovo, inaspettato sentimento d'amore inizia a fiorire. Intanto Victoria è ancora nell'ombra, intenzionata a vendicare James e i Quileute sospettano la rottura del patto. A far luce sul lontano futuro, solo una confusa visione di Alice...
La voce rotta e disperata taceva. Taceva da ore. Ne sentivo la nostalgia e la cercavo. Ero certa che appartenesse a qualcuno di importante… Edward? Ma non capivo perché Edward avrebbe dovuto sentirsi disperato.
Tre giorni… quanto mancava perché mi trasformassi del tutto? Perché mi stavo trasformando, vero? Saremmo stati insieme per sempre, ne ero certa, insieme come avevo sempre desiderato. Allora perché non mi parlava più? Perché? Edward, dove sei?
L’altra voce, quella tenebrosa e pacata mi parlava spesso.
- Coraggio, Bella, manca poco.
Mi aggrappavo a quel suono senza poter comprendere chi mi parlasse. Non avevo mai udito quella voce.
- Coraggio, cara…
… era una voce così bella…

Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono, sono stati tutti creati da Stepheny Meyer.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
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Questa è la prima fanfiction che scrivo e pubblico, sono molto felice di essere riuscita almeno a cominciarla e ringrazio fin d' ora chi la leggerà e avrà voglia, magari di lasciarmi un commento. Dato che lo spunto iniziale è la festa di compleanno di Bella che avviene in New Moon, il mio primo capitolo riprende quest'episodio e leggendo le prime righe vi potrà sembrare che sia uguale all'originale: ho dovuto partire da lì, per poter sviluppare la trama di questa fic, ma arrivati a metà capitolo vedrete che l'incidente di Bella ha conseguenze... molto diverse. Buona lettura!

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Capitolo I: La festa

Bella

   - Ho detto che non volevo nessun regalo di compleanno, Alice!
   - Lo so, lo so, ma credevi veramente che ti avrei ascoltata?
   Sospirai rassegnata. Avrei anche potuto passare l’intera giornata a strillare che non volevo nessun genere di attenzioni particolari per il mio diciottesimo compleanno e non sarebbe servito a niente. Alice aveva deciso di organizzare una festa in mio onore e conoscendola era il minimo che ci si potesse aspettare da lei: quando si metteva in testa di fare una cosa, niente poteva fermarla, soprattutto se si trattava di occasioni speciali.  In quel caso, Alice si buttava a capofitto nell’organizzazione dell’evento e diventava sorda a qualunque genere di protesta da parte dei suoi familiari, quindi figuriamoci se avrebbe dato retta ai miei brontolii scontenti. Una semplice occhiata al salone di casa Cullen era bastata a darmi un’idea precisa del lavoro della mia migliore amica. Avrei potuto giurare che il set di piatti e posate che faceva bella mostra di sé sul tavolo era uno dei più pregiati di Esme e che la torta di compleanno che troneggiava sul pianoforte a coda di Edward, veniva da una qualche famosissima pasticceria, magari di Seattle… Per non parlare dell’assurda quantità di fiori e candele disseminati per tutta la stanza e della pila di regali tutti ricoperti di carta argentata! A molte persone tutto questo probabilmente sarebbe piaciuto tantissimo, ma io, goffa e insicura com’ero, potevo solo augurarmi di non inciampare, (magari rischiando di rovesciare il tavolo con tanto di tovaglia e porcellane di Esme) di non trovarmi troppo vicina a una candela e via dicendo.
   Udendo il mio sospiro e indovinandone il significato, Edward mi strinse a sé e mi sussurrò all’orecchio: - Su, Bella, cerca di resistere, ce ne andremo presto se vuoi, ma fai uno sforzo, da brava, ti ho già detto che ci tengono…
   - Sì lo so… - borbottai scontenta, ma poi, mio malgrado sorrisi vedendo Esme e Carlisle, genitori adottivi di Edward, che mi venivano incontro sorridendo felici. Mi abbracciarono entrambi e come aveva fatto Edward, si scusarono in un sussurro per non essere riusciti a trattenere Alice dal mettere in atto le sue idee pazze.
   Anche l’accoglienza di Emmett, il fratello-orso di Edward mi fece molto piacere. Così grosso e muscoloso, Emmett incuteva negli estranei un più che giustificato timore, ma io che lo conoscevo, lo trovavo simpaticissimo: con me era sempre affettuoso, fraterno e mi veniva spontaneo ridere e scherzare con lui. Mi salutò con un: - Ehi, sorellina! Che guance rosse hai! – Edward gli lanciò un’occhiataccia, ma io non gli badai, per una volta.
   Rosalie, la bionda, deliziosa, bellissima sposina di Emmett, mi osservava da dietro la sua spalla con uno sguardo non ostile, ma neanche amichevole. Cercai di non prendermela: almeno non mi aveva incenerito come al solito ed questo era già qualcosa, visti i precedenti.
   Avanzai nel salotto e solo allora notai Jasper, l’affascinante compagno di quel folletto che era la mia amica Alice. Era in piedi, appoggiato alla ringhiera della scala, il volto sorridente, anche se un po’ distante. Realizzai subito che non era intenzionato a venirmi incontro come avevano fatto gli altri. Lo salutai e gli sorrisi, un po’ intimidita dal suo atteggiamento: alto, biondo e tenebroso, mi guardava in modo indecifrabile, senza muoversi. Pur sentendomi un po’ dispiaciuta, anche in questo caso cercai di non prendermela, soprattutto perché sapevo che Jasper, a differenza di Rosalie, non ce l’aveva affatto con me: il suo atteggiamento era una semplice precauzione.
   Era il 13 settembre, il mio diciottesimo compleanno, maledizione. Avevo appena cominciato l’ultimo anno di liceo e non ne ero per niente entusiasta. Mi sentivo vecchia.
   Dei fratelli Cullen, Rosalie, Emmett e Jasper avevano concluso l’anno precedente; Edward e Alice invece frequentavano il mio stesso anno e io li vedevo regolarmente a scuola. Oltre a loro al liceo avevo altri amici che però, per quanto simpatici e sinceri non erano per me altrettanto importanti. La famiglia Cullen era diventata il centro del mio mondo da quando ero arrivata a Forks. I miei amici di scuola trattavano Edward ed Alice con grande timidezza: del resto, non poteva essere altrimenti. Non per l’estrema riservatezza in cui viveva la famiglia Cullen, né per la loro infinita ricchezza e nemmeno per la loro incredibile bellezza. La vera ragione era un segreto che custodivo gelosamente e che nessun altro avrebbe mai e poi mai dovuto condividere con noi.
   Nemmeno io avrei dovuto sapere la verità. Se ne ero a conoscenza, il torto, o il merito era di Edward. Ogni volta che lo guardavo in viso mi chiedevo come fosse possibile che io, proprio io, un’insignificante, piccola, fragile, umana, avessi avuto in dono il suo amore…  Edward rappresentava per me la perfezione assoluta, tanto che in ogni istante passato insieme a lui mi sembrava di sognare.
   - Apri i regali, Bella! – cinguettò Alice con la sua voce da soprano, strappandomi alle mie riflessioni – E non fare storie, capito? – Poi – Ah, Emmett, non dovevi uscire?
   - Sì, vado subito!
   La guardai interrogativamente e lei rispose: - Non preoccuparti, Bella, arriva subito, doveva sistemare una cosa in giardino. Allora, dai apri prima questo!
   Sapendo che protestare era inutile, scartai il primo regalo e rimasi interdetta nello scoprire il contenuto: una scatola vuota…
   - Ehm, grazie… - mormorai, un po’ confusa
   Jasper scoppiò a ridere e perfino Rosalie riuscì a sorridere. Il fratello si avvicinò finalmente a noi e mi spiegò che la scatola conteneva un’autoradio per il mio pick-up e che Emmett era andato subito a montarla perché non la potessi rifiutare e che era un regalo di loro due e di Rosalie. Mugugnai nel sentire che non avevo alcuna possibilità di rifiutare il dono, ma poi sorrisi contenta. Era una regalo bellissimo, sarei stata una perfetta ingrata a mostrarmi infastidita.
   - Rosalie, Jasper, grazie! Grazie mille, è stupendo! Grazie Emmett! – gridai in direzione del giardino e lo sentii ridere in risposta.
   - Adesso tocca al regalo mio e di Edward! – continuò Alice e mi mise in mano un pacchetto molto sottile.
   - Edward, - cominciai in tono minaccioso e parlando lentamente – ti avevo pregato, anzi, ordinato di non spendere un centesimo per il mio compleanno!
   - Infatti non ho speso nulla, lo vedrai da te quando l’avrai aperto.
   - Mmmm… dici?
   - Te lo assicuro.
   Emmett era rientrato e si era avvicinato per vedere, insieme a Jasper e Rosalie. Con molta attenzione, cercando di non rompere la carta, mi diedi da fare per aprire il pacchetto.
   - Oh no, - sospirai – mi sono tagliata… - e guardandomi il dito vidi sgorgare dalla ferita una piccola goccia di sangue…
   Mezzo secondo dopo Edward gridò: - No!
   Vidi a malapena il suo braccio scattare e prima che potessi emettere alcun suono realizzai che ero stata scagliata in alto, che stavo volando al di sopra del tavolo e che un attimo dopo sarei atterrata portandomi dietro tovaglia, piatti, bicchieri, posate… infatti, un rumore assordante di vetro che si infrange mi accompagnò nella caduta e, superato il tavolo, andai a sbattere violentemente contro il muro. Nello stesso istante udii un suono diverso che mi terrorizzò e che mi impedì, in un primo momento di accorgermi che mi ero fatta male: un ringhio assordante e cavernoso. Percepii, quasi senza vederlo, che Edward si scagliava contro Jasper causando un fragore pari a quello prodotto da una frana in montagna.
   Quello che accadde poi, lo vidi attraverso la nebbia fitta causata dalla confusione, dalla paura e dal dolore.
   Sentivo ringhiare e gridare, potevo intuire che Edward ed Emmett stavano lottando per trattenere Jasper, sentivo la voce di Alice che cercava di calmare il compagno, mentre Carlisle accorreva al mio fianco spaventato. Sentivo il sangue scorrere dalle mie ferite: probabilmente erano stati soprattutto i calici di cristallo a causarle e per questo sentivo di essere piena di schegge di vetro, sulle braccia e sulle gambe. Ma non era solo quello. La testa mi scoppiava. Mi sentivo stordita, confusa, nauseata, avevo voglia di dormire… cos’era successo? Un attimo prima stavo aprendo un regalo…
   Carlisle mi stava chiamando: la sua voce era concitata, quasi imperiosa, ma non riuscivo neanche a seguirla, figuriamoci a rispondergli, la mia mente era sconvolta dagli altri suoni che sentivo, un misto di urla e ringhi.
   - Sì, lo so! – la voce di Emmett era arrochita dallo sforzo di trattenere Jasper nella morsa invincibile delle sue braccia, ma stranamente riuscii a sentire quello che diceva – Non… ci… riesco… Rose, aiutami! Rose?!
   - Edward! – Ancora Carlisle. Sentendo il nome di Edward mi costrinsi ad ascoltare – Vieni ad aiutarmi, Bella sta perdendo molto sangue, in più punti, ha una commozione cerebrale forse…
   No, Edward non doveva preoccuparsi, io sarei stata bene, non era giusto che si dovesse sempre preoccupare per me… io avevo solo aperto un regalo, niente di più semplice…
   - Jasper! Jasper, guardami! Calmati! – potevo riconoscere la voce di Alice, resa ancora più acuta del normale dalla paura – Jasper, tesoro, è Bella! Non puoi farle del male, pensa a Edward! Ragiona Jasper, ti scongiuro! Si tratta di Bella, anche tu le vuoi bene…
   Un altro ringhio e poi la voce atterrita di Esme. Non riuscii a distinguere le sue parole. Perché facevano tutto quel baccano? Avevo bisogno di dormire, ero così stanca…
   - Rose, vieni, dobbiamo, uscire! – sentivo che Esme cercava di trascinare Rosalie fuori dalla porta finestra che dava sul giardino… Allora era stata Rose a ringhiare… Carlisle cercava di fermare il sangue delle mie ferite e intanto continuava a chiamare Edward… dov’era Edward? Perché non veniva in aiuto di Carlisle se gliel’aveva chiesto, cosa stava facendo? E perché Rosalie ringhiava così?
   - Carlisle! – finalmente la sua voce! – porta fuori Bella, devo aiutare Emmett a tenere Jasper! Portala subito fuori! Alice, Esme, tenete Rosalie!
   Sentii che Carlisle mi sollevava, ma neanche un secondo dopo mi ritrovai di nuovo per terra. Un’altra botta in testa. Per una manciata di secondi sentii ancora le voci dei Cullen: sentii che Esme fuggiva via disperata, che Alice continuava a gridare i nomi degli altri, sentivo con terrore che Rosalie ringhiava e che Emmett era in difficoltà, sentivo Carlisle che continuava a dare ordini. Finché…
Mi ritrovai a fissare due occhi neri come la pece e una massa di riccioli biondi così splendenti da sembrare l’aureola di un angelo. Alla base del collo sentii un dolore lancinante.
   Nello stesso istante Edward lanciò un grido terribile e in un guizzo dorato, i riccioli biondi sparirono alla mia vista.

   Non appena sentii aprirsi la ferita sul collo, un dolore nuovo, che non aveva niente a che vedere con le altre ferite, mi costrinse a gridare. Finalmente potei comprendere cos’era successo anche se tuttora non riesco a spiegarmi come l’adrenalina combinata al dolore avesse potuto darmi quella sorta di strana lucidità: ero stata morsa da un vampiro. La mia stupida piccola goccia di sangue aveva scatenato qualcosa, non capivo cosa, ma io ero stata scagliata lontano da Edward che cercava di proteggermi, solo che in questo modo mi ero ferita gravemente o almeno così doveva essere. Carlisle aveva cercato di curarmi, ne ero certa. Esme forse era fuggita per non cedere alla tentazione dell’odore del sangue… Rosalie ringhiava, doveva essere arrabbiata con me…  mi aveva sempre odiata dopotutto…
   Ma adesso dov’erano finiti? Dov’era Edward? Sentivo ancora rumori nella casa, ma erano attutiti, lontani e non vedevo niente. L’unica cosa che vedevo era il fuoco che mi stava bruciando, che mi stava trasformando in un vampiro.
   Bene, era quello che volevo. Sarei rimasta per l’eternità con Edward e la sua famiglia, sarei stata immortale, la sua compagna per sempre. Bella Cullen. Suonava bene. Avrei imparato, come tutti loro a convivere con la mia nuova natura. Avrei adottato la loro dieta, quella dieta che li rendeva meritevoli: non mi sarei cibata di sangue umano, ma di sangue animale. Avrei fatto il possibile per imparare ogni cosa, sarei stata attenta a non fare mai e poi mai del male a nessuno. Non avrei più rivisto Charlie… povero papà, mi sarebbe mancato tantissimo… ma non importava, l’avrei sopportato. Non avrei più visto mia madre e i miei compagni di scuola… ma potevo perdere anche loro. Tutto quello che avevo sempre desiderato era stare con Edward.
   Soffrivo terribilmente eppure ero grata a chi mi aveva morso (dovevo essere stata morsa, doveva essere così…), perché sapevo che Edward non avrebbe mai e poi mai esaudito il mio desiderio di diventare come lui. Voleva che restassi umana e non transigeva. Chi era stato a farlo?  Oppure... oppure Edward aveva ceduto alla fine? Edward, Edward, staremo insieme per sempre…



Mi auguro che il primo capitolo vi abbia incuriosito. A presto!
Niniane

 

   
 
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