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Autore: DeadHorse    15/11/2011    1 recensioni
Non c'è mai stato nulla di reale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Studiò quegli spartiti trattenendo a stento le lacrime. Suonò quelle note una ad una, diventando parte della musica; quella stessa musica che la riportava indietro, riempiendole la mente di ricordi vani, ricordi di attimi mai vissuti, ricordi del futuro. Le doleva il petto come se vi fosse conficcata una lama, mentre le sue dita scorrevano sui tasti del piano. L’atmosfera malinconica di quel brano avvolgeva la taverna. L’essenza di qualcosa di immaginario, qualcosa che non era reale, aleggiava nell’aria. Si sentiva come rapita da quel succedersi di suoni veloci, brillanti, nostalgici, precisi. Le pareva di fluttuare nell’aria insieme a quella melodia, di disperdersi in tante piccole gocce quante erano le lacrime che le inumidivano le guance, precipitando silenziose sulle sue mani. Il brano terminò, e un silenzio opprimente calò nella stanza. Lo sentiva premere sul suo capo, come se volesse schiacciarla. C’erano delle grida, un grido, il suo muto grido di dolore che riempiva l’aria che respirava, e che tornava in lei, facendole scoppiare il petto. Ma rimaneva impassibile, con gli occhi ancora fissi sullo spartito, le mani sulla tastiera, le lacrime che solcavano il suo viso e sembravano interminabili, i capelli castani le ricadevano incorniciandole il volto, la schiena era perfettamente dritta, i piedi sui pedali, i brividi di freddo lungo tutto il corpo, la bocca contratta. Pareva una statua. Poi, lentamente, quel silenzio, nella sua mente, cessò. La melodia riprese, identica a prima, ammaliandola, inducendola ad alzarsi dallo sgabello nero. Rimase in piedi un attimo, indecisa sul da farsi. Cosa c’era da fare? Qualunque cosa sarebbe stata completamente priva di senso, vuota. Le note continuavano a susseguirsi all’interno della sua testa, mettendole addosso una strana voglia di dormire. Dormire sempre, per sempre, e non svegliarsi più. Improvvisamente si rese conto di quanto la sua vita fosse vuota; vuota come ogni cosa che avrebbe potuto fare. Tranne una. Si diresse verso il mobile che stava alla sua destra, aprì il primo cassetto e ne estrasse la pistola di suo padre. La osservò, la accarezzò, la tenne un attimo tra le sue mani. Tornò a sedersi al pianoforte, passò le dita leggere e affusolate sullo spartito, suonò gli ultimi accordi pensando a come era successo tutto quanto, a come era arrivata fino a quel punto. Si odiò per averlo amato, si odiò per aver imparato quella musica, per averla ascoltata fino alla nausea, per essersi ripetuta quella frase centinaia di volte, convinta che nascondesse un fondo di verità. Di vero non c’era mai stato niente. Il brano finì, per l’ultima volta. Si portò la pistola alla tempia, il dito sul grilletto. Sorrise debolmente, e sparò.


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Sans toi, les émotions d'aujourd hui ne seraient que la peau morte des émotions d'autrefois.
  
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