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Autore: PULLA68    15/11/2011    5 recensioni
Che cosa ha allontanto Edward da casa? Che cosa gli è successo ? Riuscirà la famiglia Cullen a trovarlo e salvarlo dal destino che lo attende??
In una FF ambientata dopo BD, soltanto leggendo troverete le risposte alle domande e soltanto l'amore sarà la soluzione a questa storia dove il giallo del mistero si mescola al rosa dell'amore e al nero del thriller.
Posso solo aggiungere che il racconto è già finito e completo e che quindi se vorrete ne vedrete la fine.
Vi aspetto emozionatissima di poter condividere con voi la mia storia e aspetto i vostri commenti. Luisa
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Trilogia delle Nuvole'
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Ciao a tutte. Eccomi qua con un nuovo capitolo. E' giunto il momento della verità. Ma soprattutto di scoprire quanto amore ci può essere nel cuore di una mamma.

Vi lascio con un pov Esme, che dedico a tutte voi che siete mamme ma anche figlie perchè non c'è nulla di più grande e potente dell'amore  di una mamma.

Capitolo 40 - Cuore di mamma


Esme


Ovviamente ero nervosa, e mentre ci recavamo a Volterra, il mio tenero compagno mi aveva raccontato ancora una volta la sua vita dai Volturi in modo da chiarirmi il giusto comportamento da tenere. “Ricordati Esme. Aro è furbo e scaltro. Se ci ha chiamati non è certo per farci un favore. Ha sicuramente un doppio fine e dobbiamo stare attenti a come ci muoviamo. Qualsiasi cosa accada o io dica non preoccuparti. Abbi fiducia in me. So come affrontarlo”

Certamente che avevo fiducia in lui. L'avevo sempre avuta sin da quando mi ero risvegliata vampira. Ma quando entrammo nei bui corridoi della Rocca la mia paura iniziò ad aumentare a ritmo vertiginoso. Peccato che con noi non c'era Jasper avrei volentieri approfittato del suo potere.

Quando Carlisle mi presentò ad Aro, un brivido freddo mi scese per la schiena. La sua voce era dolce e suadente ma potevo percepire la cattiveria e l'avidità nascosta nel suo animo.

Mentre ci accompagnava da Edward, la mia impazienza cresceva velocemente e mi accorsi di stringere forte la mano a Carlisle per cercare di calmarmi. Stai tranquilla Esme, mi ripetevo in continuazione, stai tranquilla, andrà tutto bene, presto lo potrai riabbracciare e portarlo fuori da questo gelido posto.

Quando la porta si aprì Aro ci fece accomodare in una bella stanza luminosa ed io subito mi guardai intorno per cercare mio figlio. Un orrendo sospetto mi attraversò quando notai che c'era qualcuno nel letto vicino alla finestra sorvegliato da un vampiro della Guardia. Feci per avvicinarmi ma Carlisle mi strinse più forte la mano trattenendomi. Lo guardai meravigliata, non voleva che andassi da Edward? Lui si voltò e mi sorrise triste poi si rivolse ad Aro “Allora dov'è nostro figlio?”

Aro lo guardò con aria enigmatica e rispose “E' là nel letto. Come ti ho detto non sta bene. Forse tu e la tua compagna potete salvarlo. Non starò a raccontarti tutto, ti basti sapere che mi si è pietrificato sotto i miei occhi. Ho provato in ogni modo a risvegliarlo ma è stato tutto vano. Voi siete l'ultima sua speranza. Ha già iniziato a sgretolarsi.”

Guardai Carlisle e cercai di lasciargli la mano, volevo correre da lui. Non mi importava di altro, in quel letto giaceva morente il mio Edward.

Ma Carlisle rimase calmo e impassibile mentre mi stritolava la mano per riportarmi alla calma.

Mi dai una notizia terribile Aro. Mi aspettavo di tutto, ma non questo. Mi domando cosa lo possa avere spinto a tanto”

Aro ci guardava a disagio, non poteva ricorrere al suo potere perché Carlisle ed io non gli avevamo concesso di toccarci, e sicuramente stava studiando le nostre reazioni.

Non lo so Carlisle. Ma sei l'unico che può tirarlo fuori da questa situazione” mentiva, ne ero sicura.

Guardai il mio compagno e vidi che era fermo e rilassato. Ma come diavolo faceva? Sapevo che aveva un autocontrollo fortissimo ma mai mi sarei immaginata che fosse così grande la sua capacità di soffocare gli istinti.

Non sono sicuro di volerlo fare. In fondo è stata una sua scelta” rispose tranquillo.

Lo guardai sgomenta, poi mi venne in mente “Ricordati Esme abbi fiducia in qualsiasi cosa dica o faccia” presi un gran respiro e guardai in faccia Aro. Sul mio volto una maschera di tranquillità.

Sembrava spiazzato, neanche lui si aspettava un atteggiamento tanto distaccato da noi.

E' tuo figlio Carlisle. La sua vita è nelle tue mani e più aspetti più si assottiglia la vostra possibilità di salvarlo” Aveva ragione, non potevamo aspettare ulteriormente. A che gioco stava giocando mio marito?

Non credo voglia essere salvato per condurre la sua vita qui nelle Guardie. Penso che abbia fatto questa scelta per scappare da te e non me la sento di risvegliarlo illudendolo di poter tornare a casa per poi abbandonarlo. Forse è meglio lasciarlo morire come è suo desiderio”

La sua voce era ferma e decisa ed io che lo conoscevo bene capii quanto gli pesava dover dire quelle parole. Era chiaramente una strategia ed io dovevo stare calma per non rovinarla. 
Come in una partita a scacchi avrebbe vinto chi aveva più sangue freddo.

Abbassai gli occhi e fissai per terra per non rivelare i miei sentimenti. Carlisle lo conosceva assai bene e un sorriso gli spunto sulle labbra quando Aro rispose “ E va bene Carlisle. Per ora hai vinto tu. E' assurdo perdere un talento simile. Se riuscite a svegliarlo e a nutrirlo, appena sta in piedi puoi portartelo via. Lo mando in congedo ma... non dimenticare che è una Guardia che ha regolarmente giurato fedeltà e che quindi resta soggetto ad alcune nostre regole”

Ho la tua parola Aro?” chiese a conferma. Sapevamo infatti che per quanto malvagi e subdoli i Signori di Volterra erano rispettosi delle regole e della loro parola.

Certamente Carlisle. Affrettatevi però perché ho seri dubbi che riusciate nel vostro intento. Noi abbiamo già provato di tutto invano. Temo che potrete solo starlo a vedere morire lentamente. - poi ci sorrise - Ti conviene lasciare andare la tua compagna, amico mio, prima che muoia d'impazienza per raggiungerlo.”

Non credevo che fosse così evidente la mia ansia ma Carlisle mi sorrise e mi lasciò la mano. Non mi voltai, sentivo che continuavano a parlare mentre veloce corsi dal letto su cui giaceva il nostro Edward. Mio figlio.


Non esiste affetto più grande di quello che una madre ha per il proprio figlio ed io lo sapevo benissimo.


Ero giovane quando m'innamorai perdutamente di Peter. Mio padre diceva che era un buono a nulla che non dovevo frequentarlo, ma io da testarda quale sono continuai a vederlo di nascosto ai miei genitori.

Quando rimasi incinta, Peter si tirò indietro lasciandomi da sola ad affrontare la mia famiglia infuriata con me. All'epoca era un disonore enorme avere un figlio fuori da un regolare matrimonio e la mia vita divenne un inferno. Non rimpiansi mai però la vita che sentivo crescere dentro di me. Amavo il mio piccolo bambino e sopportavo con coraggio l'astio dei miei consapevole che presto avrei avuto qualcuno da amare.

Quando nacque fui la persona più felice di questo mondo, ma durò poco. Due giorni dopo, a causa di chissà quale malattia, il mio piccolo gioiello morì tra le mie braccia.

Non potevo lasciarlo da solo, era così fragile e innocente. Dovevo seguirlo! Senza dire nulla a nessuno arrivai in cima alla scogliera e sicura che la morte mi avrebbe presa mi buttai giù.

Ma il destino aveva predisposto diversamente ed io vidi il volto di un uomo bellissimo sussurrarmi “Non temere, sentirai un po' di male, il tuo corpo brucerà ma quando il tormento finirà sarai salva”

Non volevo salvarmi, volevo andare dal mio bambino, ma non potevo ribellarmi e il fuoco si diffuse in tutto il mio corpo.

Quando aprì gli occhi dopo aver sofferto per tre giorni le pene dell'inferno vidi chino su di me quel bellissimo uomo. “Come ti senti?” mi chiese preoccupato.

Che domanda stupida, mi sentivo bene, ma avevo sete. La gola mi bruciava come il fuoco. Lo guardai pensando che era meraviglioso, poi gli diedi una spinta con una forza che mi lasciò stupita e corsi fuori da quella stanza. Dopo venti minuti ero china a succhiare il sangue di un contadino che per sua sventura si era trovato sulla mia strada. Quando capii quello che avevo fatto e quello che ero diventata mi spaventai a morte, ma due braccia forti mi trattennero dallo scappare terrorizzata.

Non aver paura. Puoi imparare a controllarti, puoi cambiare.” poi l'uomo mi guardò e... mi baciò.

Il mio cuore inaridito dal dolore si colmò di nuovo di amore e iniziai la mia nuova vita a fianco di Carlisle. I primi tempi furono difficili ma presto mi abituai alla mia nuova dieta.

Con lui viveva Edward, che all'epoca si faceva passare per suo fratello.

Non aveva decisamente un carattere facile, e spesso si scontrava con Carlisle. Stentava infatti ad accettare di dover imprigionare il mostro che è dentro ognuno di noi, e spesso si ribellava. Da quando poi mi ero unita a loro, teneva ancora di più le distanze. Non ne abbiamo mai parlato assieme ma credo che fosse geloso del rapporto che avevo con Carlisle e del mio adattamento facile alla dieta vegetariana. Io di certo ero convinta che Carlisle avesse sbagliato a trasformarlo, sembrava odiarsi, non accettare la sua nuova vita e la sua giovane età non era certo di aiuto.

Un giorno, tornò a casa con gli occhi rossi e fiammeggianti. Carlisle lo rimproverò con gentilezza per fargli capire che era sbagliato nutrirsi di uomini, ma Edward, fuori di sé gli urlò di tutto, poi prese qualche cambio e ci comunicò che intendeva andarsene da casa. Carlisle troppo mortificato e intristito non ebbe il coraggio di dirgli nulla, lasciandolo libero di seguire la propria strada. Io, invece, decisi di affrontarlo. Doveva sapere, doveva capire!

Edward, ripensaci ti prego. Ci mancherai tanto, troppo... Mi rendo conto che non posso essere niente per te, ma tu per me sei molto. Sei come il figlio che ho perso. Vorrei tanto che fosse cresciuto e che ti avesse assomigliato. Quando vuoi, quando ti sentirai pronto... ritorna e ti accoglieremo di nuovo felici.”

Mi aveva guardato con quegli occhi rossi brillanti poi mi aveva fatto il sorriso sghembo che tanto mi piaceva e senza dire una parola si era allontanato.

Era tornato.... ci aveva messo quasi dieci anni, ma era tornato e si era presentato con dei meravigliosi occhi color ambra.

Quando era sceso dalla macchina, non aveva nemmeno chiuso la portiera che ero corsa ad abbracciarlo. Mi aveva guardata sorridente e fiero mentre pronunciava quelle parole che mai più avrei scordato “Scusa mamma. Non lo farò più. Mi siete mancati troppo”.

E da allora era cambiata la mia vita. Avevamo deciso io e Carlisle di sposarci e di adottare secondo la legge Edward che era ancora minorenne .

Era nata la famiglia Cullen.


Da quel giorno avevo iniziato a trattarlo da figlio e lui ci trattava e rispettava come se fossimo davvero i suoi genitori. Alla nostra famiglia si era unita poco dopo anche Rosalie. Carlisle aveva sperato che Edward trovasse così una compagna. Ma si era sbagliato quei due non potevano essere tanto diversi e lontani fra di loro. L'equilibrio che avevamo trovato andò a rotoli ma ne valse la pena. Avevo accolto Rosalie esattamente come se fosse stata la figlia femmina che avrei voluto avere anche se per carattere stava sempre sulle sue non concedeva confidenza a nessuno. Si unirono poi anche Emmett, Alice e Jasper. Erano tutti diversissimi, come caratteri e modi di fare, e non era facile riuscire a tenerli assieme, ma se Carlisle era la loro guida io per loro ero il cuore. Erano tutti giovanissimi e avevano bisogno di qualcuno che facesse loro da riferimento nella nostra strana vita. Avrei tanto voluto avere un bimbo piccolino tra le braccia da cullare ma la mia condizione di vampira me lo rendeva impossibile. Ma avevo cinque meravigliosi figli da accudire e consolare. Edward era decisamente il più problematico, un po' perché era da solo un po' perché il suo strano dono di leggere nel pensiero spesso lo metteva in difficoltà, isolandolo dagli altri. Passava il suo tempo a studiare o a suonare e raramente giocava con i fratelli. Solo Alice , oltre a me, sembrava capirlo appieno. Lo lasciavo fare limitandomi a sorvegliarlo da lontano proprio come una chioccia sorveglia il suo pulcino. Quando finalmente Edward ci presentò Bella capii subito quanta felicità gli avrebbe donato e il mio cuore muto esultò con lui. Il periodo peggiore per me fu quando decise di lasciare Bella. Provai diverse volte a fargli cambiare idea, ma senza risultati. Lo vedevo soffrire e rinchiudersi dentro se stesso e io soffrivo per lui e con lui.

Una mamma sa soffrire ma anche gioire con i propri figli e vive di luce riflessa per loro.

Io ero così, soffrimmo assieme e gioimmo assieme quando finalmente coronò il suo sogno d'amore.

Un'altra figlia si era unita alla mia famiglia. E non venne da sola. Lei mi donò una gioia immensa quando mi fece nonna. Mai più avevo sperato e sognato di poterlo diventare. Le fui vicina durante quel lungo periodo di sofferenza, vedevo il mio Edward soffrire accanto a lei, ma non potevo far nulla.

Discreta come solo le mamme sanno fare, dispensavo aiuti e coccole quando mi permettevano di farlo, stando ben attenta a non invadere la loro intimità. E la mia gioia esplose quando per la prima volta presi in braccio la piccola Renesmee.

Pensavo che ormai la mia vita fosse completa e la mia famiglia grande abbastanza ma mi sbagliavo. Senza rendermene conto appieno altri due figli entrarono nel mio cuore. Due simpaticissimi e allegrissimi licantropi.

Mia nonna mi diceva sempre che l'amore non si divide con i nuovi ingressi ma che si moltiplica. Ed aveva ragione. Avevo amore per ognuno di loro anche se.... Edward era stato il mio primo figliolo.



E adesso a vederlo lì, indifeso e sofferente mi si strinse il cuore. Mi avvicinai di corsa e poi mi fermai a guardarlo. Non l'avevo mai visto dormire, e adesso sembrava che lo facesse. Aveva gli occhi chiusi e un sorriso rilassato sul volto nel quale spiccavano delle profonde occhiaie nere, e una lunga crepa sulla sua guancia destra.

Mi sedetti vicino a lui e facendo attenzione per non fargli male lo abbracciai teneramente, proprio come avevo fatto con il mio bambino morto.

Per un attimo tremai al ricordo di quella sofferenza, ma sapevo che stavolta potevo combattere per evitare di perdere nuovamente mio figlio.


Con dolcezza iniziai a chiamarlo “Edward, apri gli occhi. Ti prego. Sono Esme. Sono la mamma”. Con la mano libera gli facevo le coccole sulla testa proprio come se fosse stato un bambino piccolo mentre non smettevo di chiamarlo “Edward, guardami. Sono qui. Siamo venuti a prenderti per portarti a casa. Ti prego apri gli occhi. Fammi capire che mi senti”.

Continuai così a lungo e stavo già per iniziare a disperarmi quando sentì un sussurro stentato “mamma sei tu?”

Aveva parlato, mi stava sentendo. Ora bisognava solo fargli aprire gli occhi e farlo di nuovo respirare in modo che potesse alimentarsi.

Carlisle, vieni presto” avevo bisogno del suo aiuto.


   
 
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