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Autore: Roxanne Potter    15/11/2011    0 recensioni
Helena sembrò accorgersi di lui: gli lanciò un fugace sguardo, mentre lei e la sua amica passavano vicine al gruppetto, e si fermò.
Phillip la guardò, mentre si voltava con uno svolazzo del mantello azzurro e iniziava a camminare verso di lui, a testa alta, con quel suo sguardo fiero e brillante, il passo cadenzato.

Un amore espresso con un regalo, un ciondolo a forma di rosa. Una ragazza che vuole troncare ogni legame con il suo passato, e per farlo ha bisogno di liberarsi di quel regalo.
[Helena Corvonero\Barone Sanguinario.] Questa storia si è classificata decima al contest "Un regalo per te" di Sunny_Blue.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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-Helena... Helena, svegliati!
Quella voce petulante si insinuò nella sua coscienza con un'irruenza improvvisa, sbalzando via Helena dal dolce dormiveglia nel quale era caduta.
La ragazza spalancò gli occhi, e al suo sguardo si presentò un miscuglio appannato di colori, quella che sembrava la forma indefinita di un viso, qualcosa di rossiccio che pareva muoversi. Sbatté le palpebre e, finalmente, mise a fuoco un volto pallido e lentigginoso, dai luminosi occhi scuri che la fissavano divertiti, circondato da una criniera di capelli rossicci, le labbra rosee tese in un sorriso.
Catherine.
-Oh, Catherine...- biascicò Helena, rimanendo distesa sul letto, godendo del piacevole tepore che la avvolgeva. Non era semplice trovare il coraggio per distaccarsi da tutto quel calore accogliente.
-Alzati, oggi è la giornata di Natale.- le intimò Catherine in tono allegro, e arretrò di un passo, stringendosi nel mantello verde bottiglia che indossava.
-Sì, è vero...
Helena si tirò su a sedere, lentamente, lasciando che la coperta le scivolasse di dosso e che i riccioli neri le ricadessero davanti al viso. Rivolse a Catherine un sorriso, uno di quei rari sorrisi sinceri che, solitamente, non elargiva mai.
-Buon Natale.- le augurò.
-Anche a te.
Helena si alzò, lasciando scorrere il suo sguardo per la stanza. Il dormitorio delle ragazze di Corvonero era davvero accogliente: c'erano cinque letti, di cui quattro vuoti, addossati alle pareti, con le loro coperte blu e i cuscini imbottiti di piume. Il pavimento era di pietra grigia, così come i muri, ai quali erano affisse delle torce, con le fiamme che scoppiettavano allegre.
C'erano anche delle finestre quadrate, con i vetri cristallini, che si affacciavano sul parco e le montagne che circondavano il castello di Hogwarts.
Helena si sfregò le mani sulle braccia, già coperte dalla vestaglia, cercando di non sbattere i denti per il freddo. Notò la neve che ricopriva ogni cosa, fuori dalla finestra, ma decise che avrebbe aspettato prima di affacciarsi.
-Ci metterò un po' a prepararmi.- disse, guardando Catherine, che era già pronta con il suo buffo cappello verde a punta e la lunga veste dello stesso colore. -Puoi aspettarmi, no?
-Certo!- esclamò la ragazza, sedendosi sul suo letto. -Fai pure.
Helena le sorrise di nuovo e si voltò, per poi avviarsi con passo leggiadro verso la cassa di legno poggiata ai piedi del letto. Si chinò per aprirla e la trovò piena di oggetti in perfetto ordine: la sua bacchetta, le boccette delle pozioni raggruppate, i libri dalle pagine di pergamena, la divisa accuratamente piegata in un angolo.
Prese la bacchetta e la poggiò sul letto, per poi afferrare una ampia veste da strega, di morbida e pesante stoffa blu. Era Natale, non giornata di studio, quindi non era necessario indossare la tunica nera che la scuola imponeva rigorosamente.
Si alzò, pronta a cambiarsi, quando il suo sguardo venne di nuovo attratto verso la finestra. La raggiunse con passi rapidi, stringendosi la veste al petto, per poi poggiare leggermente la fronte sul vetro gelido, decisa ad ammirare il paesaggio.
I suoi occhi si sgranarono, colmandosi di meraviglia e iniziando a brillare, davanti allo spettacolo che le si presentò: c'era una straordinaria coltre di neve bianca e quasi scintillante che, come un manto, ricopriva il parco e il castello.
I prati, le cime degli alberi della foresta proibita, le torri e i muretti... tutto era ricoperto da quel bianco tenue, un colore apparentemente semplice che, al tempo stesso, imponendosi su tutto l'ambiente circostante, appariva splendido e sconfinato.
-Non è bellissimo?- mormorò, senza riuscire a trattenere che una nota entusiasta risuonasse nella sua voce.
-Sì, lo è.- le rispose Catherine.
A malincuore, Helena distolse lo sguardo da quello spettacolo meraviglioso, ma le sue labbra erano ancora aperte in un sorriso raggiante.
Amava la neve, la amava davvero.
Passava l'anno aspettando che l'inverno arrivasse, per il piacere di vedere i fiocchi bianchi danzare nell'aria come petali e posarsi al suolo o su qualsiasi superficie, ricoprendo ogni cosa. Ai suoi occhi, la neve faceva splendere il mondo.
Si riscosse, ricordandosi che doveva ancora prepararsi, o lei e Catherine avrebbero fatto in ritardo a colazione. Guardò l'amica dritta negli occhi, senza smettere di sorridere.
-Vedrai, il banchetto di oggi sarà assolutamente delizioso, soprattutto con le torte preparate da Tosca. Non comprendo affatto quei pochi che decidono di tornare dalle loro famiglie, in questo periodo. A Natale, Hogwarts diventa ancora più bella... loro non sanno cosa si perdono.
Catherine annuì, mentre Helena si sedeva sul letto, lanciando un'occhiata allo specchio appeso in fondo alla stanza. Quello le rimandò il riflesso di una splendida quattordicenne, alta e dal viso delicato, con brillanti occhi scuri e capelli lunghi che le ricadevano sulla schiena.
Come ogni volta che si specchiava, fu colta dalla soddisfazione della propria bellezza, quella bellezza per la quale era sempre stata elogiata, insieme all'intelligenza che aveva ereditato certamente da sua madre, la grande Priscilla Corvonero.
Già, intelligenza, ereditata da sua madre... se solo...
Scosse la testa, decisa ad impedire che quel pensiero le oscurasse la mente, e si affrettò a poggiare la veste blu sul letto per liberarsi della vestaglia.
Quello era il giorno di Natale. Un giorno allegro e spensierato, da passare in compagnia, e che lei voleva godersi fino in fondo, festeggiandolo con la sua amica Catherine.
Non poteva permettere che qualcosa guastasse la sua felicità.

-He... Helena Corvonero, giusto? La figlia di Priscilla?
Helena si bloccò nel bel mezzo della sala comune di Corvonero, insieme a Catherine, e voltò lentamente il capo, incontrando lo sguardo spaurito e timoroso di una bambina, che la fissava con i grandi occhi azzurri sgranati.
A giudicare dal suo aspetto, doveva frequentare il primo anno, al massimo il secondo. Si stava mordendo il labbro, con le rotonde gote imporporate dall'imbarazzo, e stringeva tra le mani un pacchetto avvolto in una scura stoffa ruvida.
-Sì?- disse Helena, schiudendo leggermente le sue labbra rosse, con un cipiglio elegante sul bel volto, parlando con il tono sicuro, freddo e un po' altero che rivolgeva sempre agli altri.
Un lampo di soggezione, mista ad ammirazione, passò sul viso della bambina.
-Io... avrei qualcosa da darle, da parte di una persona.- balbettò. Sembrava che non sapesse come esprimersi, in presenza della figlia della grande Priscilla Corvonero.
Helena decise di rassicurarla un po' e le sorrise gentilmente.
-Sì? Di cosa si tratta?
La bambina si limitò a porgerle il pacchetto, senza dirle una sola parola, e Helena lo afferrò.
-È per me?- domandò, fissandolo con curiosità.
-Sì.- rispose la bambina, con la sua vocetta acuta. Helena le rivolse uno sguardo perplesso e domandò: -Chi te l'ha dato?
-Oh, non lo so, signorina Corvonero. È stato un ragazzo, ieri mi ha fermata per i corridoi affidandomi il pacchetto e dicendomi di darglielo, da parte sua, ma... non so chi fosse, non mi ha detto il suo nome. Se n'è andato subito.
-Capisco. Beh, ti ringrazio per il favore. Sei stata molto efficiente. Ora puoi andare.
Tentò di mettere la bambina a suo agio con un altro sorriso, e infatti il rossore dalle guance di lei stava svanendo. La ragazzina chinò il capo in segno di saluto, torcendo nervosamente i lembi del suo mantello, e si voltò, per poi avviarsi verso le scale che portavano ai dormitori.
Helena la fissò finché non svanì oltre i gradini, e si voltò verso Catherine stringendosi il pacchetto al petto.
-Che ne diresti di aprirlo adesso? Potremmo scendere in Sala Grande un po' più tardi.
-Per me va bene.- annuì Catherine. -Ci sediamo là in fondo?
E le indicò un tavolo di legno nell'angolo, circondato da quattro sedie, tutte vuote.
-Perfetto, andiamo.
Si avviarono al tavolo e, preso posto, Helena vi poggiò sopra il pacchetto, per poi aggiustarsi le pieghe del mantello e della veste.
-Forza, aprilo.- la spronò Catherine. -Sono curiosa di sapere cosa contiene.
Helena strappò, con le dita, la stoffa che avvolgeva il pacco. Quella ricadde, e davanti ai suoi occhi comparve una bellissima scatola, piccola e rettangolare, di un elegante legno scuro. Era piena di decorazioni in oro, il cui brillare sembrava riflettersi sulla gemma incastonata al centro.
-Ma è bellissimo.- mormorò Catherine, meravigliata.
-Sì, hai ragione.- convenne Helena, e aprì la scatola con gesti impazienti. I suoi occhi brillarono e le sue guance si arrossarono, quando vide cosa conteneva. Davanti a quell'espressione decisamente entusiasta, Catherine non poté fare a meno di tamburellare le dita sul tavolo, in un gesto impaziente.
-Allora?
Helena infilò una sottile mano bianca nella scatola e ne estrasse un gioiello.
Alzò la mano, lasciando che quello dondolasse leggermente, e Catherine si sporse per osservarlo: era un ciondolo.
Un ciondolo a forma di una rosa scolpita nell'argento puro: due sottili foglie e petali morbidi e brillanti che sembravano essere avvolti su loro stessi, al centro dei quali vi era un piccolo rubino, il cui colore ben si sposava con il rosso acceso con il quale era stata dipinta la cordicella, intrecciata e sottilissima.
-Helena, è assolutamente stupendo.- affermò Catherine a voce alta, gli occhi quasi sfavillanti nell'osservare il gioiello.
-Assolutamente.- ripeté lei, fissandolo incantata. Lo strinse con entrambe le mani, per poi infilarlo al collo, e lasciò che il ciondolo le ricadesse sul petto. Le dita di Helena scattarono verso la rosa argentata e iniziarono a giocherellare, mentre la ragazza continuava a guardare il gioiello come se non avesse mai visto nulla di più bello al mondo.
-Chi te l'ha mandato, ne hai idea?- disse Catherine.
Helena alzò lo sguardo verso di lei e scosse la testa.
-Non lo so...- disse, e lanciò una fugace occhiata alla scatola ancora aperta. All'interno non c'era nulla, adesso che ne aveva estratto il ciondolo.
-In ogni caso, è un regalo bellissimo.- aggiunse Helena. -E... penso di aver capito di chi potrebbe trattarsi.
-Davvero?- disse Catherine, sgranando gli occhi. -Chi?
Helena le rivolse un sorrisetto ironico.
-Riflettici un po', potrai arrivarci da sola.

Hogwarts, quando veniva addobbata per la festa di Natale, era semplicemente bellissima.
Le armature venivano incantate in modo da passeggiare per il castello, cantando, dalle pareti pendevano tendaggi ricamati e di tutti i colori e ovunque svolazzavano scintille dorate. Il soffitto invisibile della Sala Grande offriva lo spettacolo di lontane montagne ricoperte di neve, i tavoli erano pieni di succulenti arrosti, i fuochi venivano accesi nel parco al calar della sera.
E lui era stato catapultato in quel mondo di risate e colori, un mondo che a Hogwarts esisteva solo durante la giornata di Natale.
In quel momento, era in piedi nella sala d'ingresso, proprio accanto al grande portone di quercia che si spalancava sulla Sala Grande. Insieme a lui c'erano i suoi amici di Serpeverde, un gruppetto di ragazzi che chiacchierava fitto.
Lui, Phillip Broc, era appoggiato alla parete con aria pigra, le braccia incrociate sul petto, i piccoli occhi scuri che saettavano per la sala. Chissà lei dov'era... sarebbe certamente arrivata, da un momento all'altro.
-Potremmo entrare in Sala Grande? Io ho fame.- disse un Serpeverde del gruppo, lanciando un'occhiata impaziente al portone.
-Per me va bene.- rispose Phillip.
-Anche per...- iniziò un ragazzo biondo. Ma si bloccò improvvisamente, puntando uno sguardo interessato verso le scale che portavano ai piani superiori.
-Oh, guardate chi sta arrivando.- disse, con un sorrisetto. -Phillip, penso che la cosa ti interessi.
-Davvero?- commentò lui, ironico. Gettò uno sguardo svogliato alle scale, e subito il cuore sembrò saltargli in gola. Sgranò gli occhi, osservando le due ragazze che, conversando tra di loro, finivano di scendere i gradini, dirette probabilmente alla Sala Grande.
Erano due Corvonero che lui conosceva: Catherine, il genio di Pozioni del loro anno, e poi lei.
Helena Corvonero. Quella bellissima ragazza che, fin dalla prima volta che si erano incontrati, l'aveva incuriosito. Quella ragazza che avanzava, in quel momento, con passo sciolto e sicuro, stupenda nella sua semplice veste blu.
Non riuscì a trattenere un sorrisetto, quando notò qualcosa che scintillava sul petto di Helena.
La soddisfazione ruggì in lui, nell'accorgersi che lei indossava la sua collana, il ciondolo che ormai da mesi bramava di regalarle.
Helena sembrò accorgersi di lui: gli lanciò un fugace sguardo, mentre lei e la sua amica passavano vicine al gruppetto, e si fermò.
Phillip la guardò, mentre si voltava con uno svolazzo del mantello azzurro e iniziava a camminare verso di lui, a testa alta, con quel suo sguardo fiero e brillante, il passo cadenzato.
-Broc.- lo salutò, un po' freddamente, quando l'ebbe raggiunto. La rosa argentata che le pendeva dal collo sembrava sfavillare, rendendo la sua figura ancora più elegante.
-Helena.- rispose lui, con un cenno del capo. L'aveva chiamata per nome, una confidenza che pochi osavano prendersi.
Lei sostenne il suo sguardo, negli occhi un'espressione determinata, quasi di superiorità.
Nella sala era calato un silenzio totale; sia gli sguardi dei Serpeverde che quello di Catherine erano puntati su Helena e Phillip che si fronteggiavano, entrambi senza spiccicare parola.
A rompere il silenzio fu Helena.
-Ti ringrazio per il dono.- disse e, per un istante, le sue labbra sembrarono quasi piegarsi in un leggerissimo sorriso, il suo volto si addolcì.
-Ma di nulla.- si limitò a rispondere Phillip, in tono tranquillo.
Ci fu un ultimo, breve silenzio, poi Helena afferrò delicatamente i lembi del suo mantello e si voltò, per tornare dalla sua amica.
Phillip fissò la ragazza che raggiungeva Catherine, per poi dirigersi insieme a lei verso il portone della Sala Grande, con quel suo viso splendido e i capelli che ricadevano morbidi oltre le spalle.
Sorrise di nuovo, senza che nessuno lo notasse. Le poche parole della ragazza non avevano fatto altro che confermare qualcosa che lui sapeva già da tempo: era innamorato di Helena Corvonero.

-B... Barone Broc... un'ultima cosa.
Gli occhi azzurri della donna erano colmi di una sofferenza disarmante, e lui sapeva che quel dolore non era dovuto solamente alla malattia fisica che stava consumando Priscilla Corvonero.
Il Barone Phillip Broc mosse un piccolo passo verso il letto intorno al quale si affaccendavano alcuni Guaritori, e dove Priscilla era distesa.
-Ditemi, signora.
-La mia Helena...

Le pallide e sottili labbra di Priscilla si muovevano appena, formulando parole quasi bisbigliate.
-Potrà riconoscerla da una collana.- sputò fuori la donna. -Una collana che lei porta sempre al collo. Ha la forma di una rosa d'argento con al centro un rubino. L'ultima volta che l'ho vista, lei indossava questo ciondolo.
Le mani del Barone tremarono leggermente. Divenne bianco in volto e deglutì, mentre il cuore iniziava a battere più forte.
Il ciondolo a forma di rosa. La collana che lui le aveva regalato. Il suo dono. Dopo tutto quel tempo, lei lo conservava ancora, non l'aveva dimenticato.
E forse, rifletté Phillip, mentre accennava un inchino a Priscilla e si voltava per uscire, Helena aveva conservato anche un posto per lui nel suo cuore.

Il ruscello scorreva nella selva, con un fragore leggero e quasi impercettibile.
Helena si mosse ancora di più tra gli alberi e i gonfi cespugli, la luce del sole che picchiava sulle foglie, facendo risplendere il loro colore verde.
La sua mano sinistra stringeva forte un diadema, il diadema di sua madre, mentre quella destra era stretta intorno al ciondolo che portava al petto.
Inciampò su un ramo, ma continuò a camminare, nonostante la sua veste rossa fosse ormai ricoperta di foglioline e rametti.
Finalmente, gli alberi si diradarono e davanti a lei comparve un sottile ruscello: l'acqua era liscia, cristallina e apparentemente freschissima, e scorreva non troppo lentamente.
Helena chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Adesso.” pensò.
Con un gesto lento della mano destra, si sfilò il ciondolo che portava al collo. Aprì gli occhi e lo fissò, mentre penzolava, colpito dai raggi del sole: era una bellissima rosa, scolpita nell'argento. Il suo polpastrello sfiorò il rubino che sfavillava al centro, mentre i ricordi le invadevano la mente.
La neve che ricopriva il parco di Hogwarts, quella mattina di Natale, i sorrisi della sua vecchia amica, Catherine, il pacchetto che la ragazzina le aveva consegnato, la collana che vi aveva trovato all'interno... e Phillip Broc, che la fissava pacato, senza tradire neanche un po' di emozione sul volto.
Ricordò anche la sua sorpresa. Phillip Broc, quel Serpeverde arrogante e collerico, che le donava una collana per Natale.
Perché l'avrebbe fatto, se non fosse stato seriamente interessato a lei? Allora Helena lo disprezzava, i tentativi di Phillip di avvicinarla fallivano sempre.
Avrebbe continuato caparbiamente a rifiutarlo anche negli anni a venire. Perché Phillip Broc si era dimostrato essere sempre un ragazzo impulsivo, brusco, a volte persino violento. E lei non aveva voluto avere a che fare con una persona del genere.
Ora. Lascialo andare.”
Eppure, non trovava il coraggio di gettare via quel ciondolo, recidendo finalmente tutti i fili che ancora la legavano alla sua vita nella Gran Bretagna.
Lei voleva dimenticare tutto. Non avere più a che fare con Hogwarts, con sua madre, con il Barone Phillip Broc, nel modo più assoluto. Lei voleva iniziare una vita nuova e, adesso che era lì, in quella terra tanto lontana da casa sua, non le restava che gettare via la collana.
Coraggio.”
Cosa glielo impediva? Lei non amava il Barone Broc, non l'aveva mai amato...

Adesso, Helena!” si rimproverò.
La rosa d'argento era bellissima, catturava tutto il suo sguardo. Ma doveva lasciarla andare.
La sua mano scattò improvvisamente all'indietro, e Helena agì senza riflettere: gettò il ciondolo in avanti, verso il ruscello. Quello saettò nell'aria e, dopo alcuni istanti, cadde in acqua, con un lieve plump!
Helena rimase immobile, sforzandosi di non tremare, con lo sguardo fisso sulla collana che veniva trascinata via dalle acque: il gioiello si fece sempre più lontano, finché lei non poté distinguere appena il rubino in lontananza.
Poi, anche quel lampo rosso svanì, inghiottito dal corso del torrente.
Helena tirò un respiro profondo, stringendo sempre più forte il diadema nella mano sinistra, ripetendosi che era così che doveva andare, che adesso era libera, libera da ogni vincolo, da ogni collegamento con la sua vecchia vita.
E, per essere libera, era stata disposta a lasciar andare il suo cuore.

*

Note: Vi piace? Beh, no, NON DEVE piacervi. Prima di pubblicarla ho corretto tutti gli errori che avevo commesso, ed erano veramente tanti, credetemi. Tanti errori cretini di cui non mi sarei mai accorta se non fosse stato per il giudizio di Sunny_Blue, che ora riporto qui.
Duuunque... spero comunque che vi sia piaciuta e che qualcuno voglia lasciare una recensione. Il contest parlava di regali, che dovevano essere il tema principale, e io ho scelto il pacchetto contenente il ciondolo incantato. Guardando il pacchetto con il pairing Helena\Barone ho avuto un'idea "geniale" e... voilà! Naturalmente il nome del Barone è inventato, è di mia proprietà esclusiva, sono stata la prima a chiamarlo Phillip. Diffidate dalle imitazioni, gente.u.u
La storia si è classificata decima al contest, ma sono stata comunque contenta del giudizio. Beh, è tutto, non ho altro da scrivere. Au revoir.<3

10° CLASSIFICATA:

Lasciò andare il suo cuore 
di Roxanne Potter

Grammatica e Sintassi: 7,70/10

La grammatica è buona. Ci sono solo un paio di errori di punteggiatura, soprattutto per ciò che riguarda l'uso del discorso diretto:
  • Dopo il trattino del discorso diretto va sempre lo spazio, così come dopo l'ultima parola. Tu non lo hai quasi mai messo. Invece per ciò che riguarda l'aprire e chiudere il trattino ho letto che se dopo la battuta non c'è niente puoi anche non chiuderlo e quindi i tuoi non sono errori. Ti ho tolto 1 punto totale, per non conteggiare tutti i singoli casi.

  • Un paio di volte hai messo i due punti al posto del punto e virgola. -0,20 totale

  • le intimò Catherine, in tono allegro, e arretrò di un passo [In questo caso, toglierei la virgola dopo “Catherine” perché non fa altro che spezzare troppo il ritmo della frase. -0,15]

  • Chissà lei dov'era... sarebbe certamente arrivata, da un momento all'altro. [La virgola dopo “arrivata” io la toglierei. Ma non ti ho tolto punti, perché se è una questione stilistica te la passo...

La sintassi, invece, in certi punti è un po' contorta. Ci sono frasi poco chiare, e altre davvero troppo lunghe. Fai più attenzione al ritmo della storia. Leggi quello che scrivi a voce alta, ti renderai subito conto di quando la lettura diventa faticosa.

  • Si alzò, pronta a cambiarsi, quando il suo sguardo venne di nuovo attratto verso la finestra. Si strinse la veste al petto e la raggiunse con passi rapidi. [Rileggendo ho capito che con quel “la” intendevi “la finestra”, ma da come è strutturata la frase non è chiaro. Di primo impatto pensavo tu parlassi della veste. -0,25]

  • per il piacere di vedere i fiocchi bianchi che danzavano nell'aria come petali e posarsi al suolo [Qui hai sbagliato il tempo verbale. Se nel primo caso usi “danzavano” dopo devi dire “si posavano”. Oppure puoi usare “danzare” e a quel punto “posarsi” ve bene. -0,25]

  • È stato un ragazzo, ieri mi ha fermata per i corridoi affidandomi il pacchetto e dicendomi di darglielo, da parte sua, ma... non so chi fosse, non mi ha detto il suo nome. Se n'è andato subito. [In questo caso sostituirei la virgola dopo “ragazzo” con un punto (in alternativa può andare bene anche un punto e virgola). Così la frase risulta meno pesante e più adatta allo stile della bambina, spezzato per il timore, riverente. -0,15]

  • Le armature venivano incantate in modo da passeggiare per il castello, cantando, dalle pareti pendevano tendaggi ricamati e di tutti i colori, ovunque svolazzavano scintille dorate, il soffitto invisibile della Sala Grande offriva lo spettacolo di lontane montagne ricoperte di neve, i tavoli erano pieni di succulenti arrosti, i fuochi venivano accesi nel parco al calar della sera. [Questa frase è troppo lunga, tanto da risultare macchinosa e pesante. Gli elenchi separati solo da virgole vanno bene quando gli oggetti sono singoli (mele, pere, pesche, ecc,), ma in una caso come questo servono delle pause più lunghe per fare respirare le immagini che evochi. -0,15]

  • Helena lo disprezzava, allora, i tentativi di Phillip di avvicinarla fallivano sempre. [La frase formulata così è poco chiara. Puoi mettere un punto e virgola dopo “allora” per spezzare le due frasi, se il senso è che Helena “a quel tempo” lo disprezzava. -0,15]


 

Lessico e Stile: 7/10

Qui il discorso è un pochino più lungo. Mi è piaciuto il fatto che hai provato ad adattare il lessico alla situazione “medievale” in cui la storia si sviluppa, ma in alcuni casi le espressioni che hai usato sono sbagliate, e non sempre si capisce bene quello che volevi dire:
  • Helena le sorrise di nuovo e si voltò, per poi avviarsi con passo leggiadro verso la cassa di legno rovesciata ai piedi del letto. [In questo caso penso tu abbia sbagliato parola e volessi dire “situata”. “Rovesciata” infatti fa intendere che la cassa sia sotto-sopra, come se qualcuno avesse cercato qualcosa dentro e avesse messo tutto in disordine, ma poi subito dopo dici che tutto dentro è ordinato. -0,50]

  • Foresta Proibita si scrive con la maiuscola -0,10

  • Si riscosse, ricordandosi che doveva ancora prepararsi, o lei e Catherine avrebbero fatto in ritardo alla colazione. [Qui la frase è sbagliata. Puoi dire “sarebbero state in ritardo per la colazione” o “avrebbero fatto tardi per la colazione”. -0,20]

  • Lunghi capelli che le ricadevano fino alla schiena [La frase non è molto sensata messa così. Avresti dovuto dire “fino a metà della schiena, fino al fondo della schiena, ecc.” per dare senso a quello che hai scritto. -0,10]

  • Come ogni volta che si specchiava, la colse la piacevole soddisfazione della propria bellezza [Anche in questo caso l'espressione è forzata. O dici “fu colta dalla soddisfazione per la propria bellezza” o semplicemente (e meglio!) “fu soddisfatta della propria bellezza”. -0,20]

  • Un giorno allegro e libero [Il giorno “libero” fa pensare al giorno di riposo dei lavoratori. Dopo “allegro” suona male; avresti potuto usare un altro aggettivo come per esempio “spensierato, sereno, lieto, privo di preoccupazioni, ecc.” -0,10]

  • Con le rotonde gote imporporate [Io avrei invertito, mettendo gote rotonde. -0,10]

  • La bambina si limitò a porle il pacchetto [Il verbo è sbagliato. Avresti dovuto usare “porgerle”, perché intendi che la bambina passa fisicamente qualcosa ad Helena, non le fa semplicemente una domanda (in qual caso “porle” poteva andare). -0,20]

  • E le indicò un tavolo di legno all'angolo [La frase non è molto corretta. Il tavolo si trova “nell'angolo”, non “all'angolo”. Questa espressione si usa per il pugilato, ma per situare un oggetto è meglio usare “nel”. -0,10]

  • Helena strappò, con le dita, la stoffa che avvolgeva il pacco. Quella ricadde [Anche in questo caso non hai scelto con cura le parole. Se Helena strappa, il pacchetto deve essere avvolto nella carta. Perché strappare la stoffa... sembra un po' strano, no?! Però da come hai detto dopo sembra effettivamente stoffa. La frase non è chiara. -0,10]

  • Helena infilò una sottile mano bianca verso la scatola e ne estrasse un gioiello. [L'espressione è sbagliata. Puoi dire “stese la mano verso la scatola” o “infilò la mano nella scatola”. -0,20]

  • Un ciondolo dalla forma di una rosa scolpita nell'argento puro [In questo caso puoi dire “a forma di rosa” o “dalla forma di rosa” -0,10]

  • Le sue dita scattarono verso la rosa argentata e iniziarono a giocherellare, mentre Helena continuava a guardare il gioiello come se non avesse mai visto nulla di più bello al mondo. [Anche questa frase non è molto chiara. Se è Helena che gioca con il ciondolo, chi è che guarda il gioiello? Sempre lei o l'amica? Non si capisce bene. -0,20]

  • Ma si bloccò improvvisamente, puntando lo sguardo verso le scale che portavano ai piani superiori, lo sguardo interessato. [Ripetizione. Puoi risolvere il problema mettendo semplicemente “interessato” dopo la virgola. -0,15]

  • Helena e Phillip che si fronteggiavano, entrambi senza spiccare una parola. [In questo caso il termine è sbagliato. “Spiccare” significa “eccellere, distinguersi”. Quello che intendevi tu potrebbe essere tradotto con “spiccicare, articolare (meglio!). -0,20]

  • Il ruscello scorreva tra la selva , con un fragore leggero e quasi impercettibile. [O “scorreva nella selva” o “scorreva tra gli alberi”. Selva infatti è un nome collettivo. Non si può immaginarlo come una cosa divisa. -0,10]


Per quello che riguarda lo stile, l'ho trovato un po' altalenante. Ci sono dei passaggi piacevoli da leggere, mentre altri sono pesanti (anche per quegli errori sintattici e di punteggiatura che ti ho segnalato sopra). Il finale poi l'ho trovato un po' buttato lì. Non hai evidenziato bene il passaggio dalla prima situazione (con Helena al castello, 14edicenne, il Natale e tutto il resto) alla seconda in cui sono entrambi cresciuti.

 

Al capezzale di Priscilla non si capisce bene quanto tempo sia passato e quindi ci si chiede cosa ci faccia il barone lì, poi quando ritroviamo Helena cresciuta che passeggia per il bosco si capisce che devono essere passati gli anni, ma il tutto spiazza leggermente.


Caratterizzazione personaggi e IC: 8/10

Su questo punto penso che tu sia stata brava. Helena è ben caratterizzata; si capisce da subito che è una giovane fine, di classe, posata, ma anche leggermente arrogante. Nel finale si avverte anche il cambiamento, il fatto che voglia scappare dal passato, e la sofferenza che prova. Anche il barone ragazzo mi è arrivato. Strafottente, con il gruppo Serpeverde a fargli da spalla, che cerca di nascondere l'interesse per quella giovane Corvonero.

I 2 punti che ti ho tolto sono principalmente dovuti al fatto che i personaggi cresciuti non hanno lo stesso spessore e la stessa forza di quelli giovani. Il barone che piange sul letto di Priscilla sembra un po' lì per caso. Non ha la forza del ragazzo che era, non spicca.


Originalità: 9/10

Ho trovato la tua storia molto originale. Il fatto di averla ambientata nel passato “medievale” dei due, quando entrambi erano ancora vivi, mi ha stupita. Vedendo il pair che hai scelto, mi aspettavo una storia malinconica di fantasmi, invece ho trovato due giovani allegri, combattivi, in carne ed ossa.


Uso pair: 4/5

 

Il pair è usato bene. Di fatto, però, la figura del barone è un po' schiacciata da quella di Helena, per questo non ti ho dato il massimo.


Uso regalo: 5/5

 

L'uso del regalo mi è sembrato molto bello. La collana si ripropone dall'inizio alla fine, un po' il filo conduttore di questo rapporto tra i due che non si è mai esplicitato a parole e che alla fine Helena decide di troncare.


Gusto personale: 3/5

 

Quando ho letto l'introduzione ero molto curiosa di leggerla perchè non capitano spesso storie con "questi due" come protagonisti. Alla fine, la tua storia mi è piaciuta, però non l'ho adorata. È come se le mancasse qualcosa... Mentre si legge non si viene del tutto trasportati all'interno del testo, si resta sempre un po' sospesi.

 

Sinceramente, penso che la tua storia abbia tutte le potenzialità per essere davvero bella. L'idea c'è, il pair pure, puoi sbizzarrirti con la fantasia... Devi solo lavorarci un po' su!
   
 
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