No, non era Amore.
Ma l’aveva fatto,l’errore più grande della sua vita, e se ne rendeva
perfettamente conto. Aveva baciato, toccato e assaporato quel corpo da ragazzo
e le era piaciuto fin troppo.
Non poteva fare ameno di pensare a
quanto le era mancato il tocco di un uomo.
Ma non era di quell’uomo che aveva
bisogno, ma di un altro che ormai era troppo lontano.
Il cuore le
si strinse in
petto.
Si guardò
intorno nel silenzio, sentì l’aria
ancora impressa dei loro ansimi peccatori. Li sentì risuonare nella sua testa, sentì quel piacere forte, quel corpo caldo,
la pelle liscia e giovane.
Si pentì di averlo mandato via
così e questa la spaventava.
DLIN DLON
Udì il ritorno della realtà ed il
suo campanello suonare. Andò velocemente in camera a recuperare i vestiti che
sarebbero dovuti rimanerle addosso. Erano stropicciati, sudati, impressi del
dannato odore delle sue sigarette.
Aprì un cassetto e ne estrasse qualche altro vestito, che
con l’odore di pulito le avrebbero fatto dimenticare
la puzza del peccato.
DLIN DLON
Sentì ancora il campanello. Decise
a malincuore di dirigersi verso la porta.
L’aprì e lo trovò lì, come l’aveva lasciato:
a petto nudo e con l’espressione stravolta.
“vattene..” aveva detto con aria stanca. I suoi occhi
così maledettamente neri la fissavano rabbiosi, quasi terrificanti “perché?”
aveva chiesto quel ragazzo. Continuando a fissarla aveva fatto un passo in
avanti, dentro casa. Kurenai indietreggiò e deglutì sonorosamente.
“fammi entrare” continuò egli, supplichevolmente.
“No,Shika”
provò a spingerlo indietro, ma lui non si mosse. Il ragazzo si impadronì improvvisamente di un tono
scocciato:“non fare la bambina”
A quelle parole la Yuhi abbassò la guardia abbastanza a lungo
perché Shikamaru potesse spingersi all’interno dell’abitazione, chiudendosi la
porta alle spalle.
Non fare la bambina…
Rabbrividì all’idea di essere
stata rimproverata.
“credevo di essere stata chiara”
commentò fredda ed inusuale, quanto bastava per
ricordargli chi era l’adulto tra i due.
“non lo sei stata”.
Shikamaru si mostrava tranquillo,
ma non lo era. Si sedette sul divano sanguigno guardandola in attesa. Ella però rimase immobile. “perché mi hai
trattato in quel modo?”non era arrabbiato
ma scocciato,
parlava lentamente. Dalla sua voce traspariva in parte la paura di ricevere la
risposta.
Kurenai ancora non parlò. Lo osservava
dallo stipite con diffidenza, studiava il suo corpo scoperto con la paura di
cadere di nuovo nella tentazione. “non mi merito di essere trattato così”
La donna trasalì: era vero.
Shikamaru non meritava nessuna
delle parole che lei gli aveva urlato dietro pochi minuti fa.
“mi dispiace
ma non sapevo cosa
fare” ammise, rassegnata all’idea di dover essere sincera almeno con se stessa.
“non eri tenuta a fare niente,
benché meno a buttarmi fuori di casa.” Il
Nara l’accusò.
Ella sconfitta decise di allontanarsi dalla porta e di
avvicinarsi al ragazzo.
Sprofondò nel divano accanto a
lui, guardandolo senza espressione.
Voleva spiegargli il perché di
quella sua reazione, ma aveva paura di cadere nei ricordi di quell’uomo
che,purtroppo per Shikamaru,
si era preso tutto il suo amore.
Decise che non era più il momento
di pensare e rimuginare.
Da quando aveva cominciato a
riflettere sulla loro strana relazione tutto
le era sfuggito di mano. Probabilmente avrebbe fatto meglio a smettere.
“non devi avere paura” lui le
accarezzò dolcemente i capelli neri, ancora bagnati.
Kurenai sbuffò, poi guardò il
vuoto sussurrando“tu non ti rendi conto di che cosa abbiamo fatto..”
Il
Nara smise di
accarezzarla “e che cosa abbiamo fatto di sbagliato?” alzò leggermente la voce
“abbiamo fatto ciò che ci sentivamo di fare, niente di più” concluse, tornando
ad accarezzarla.
“io non volevo farlo” lei lo guardò con occhi
tristi, pieni di rimorso.
“potevi fermarmi” sussurrò lui,
come per ripulirsi dalle accuse.
Si lei avrebbe potuto, ma non l’aveva fatto.
Tacque, colpita nel segno. Al
Nara scappò un
risolino compiaciuto.
Lo
spavento di pochi minuti prima sembrò superato.
Senza parlare le sfiorò il mento
attirandolo a se e la baciò con dolcezza, a fior di labbra.
Ella chiuse gli occhi.
Sentì quell’odore, le sembrò così familiare.
Sentiva il sapore dolce delle sue
labbra, la loro morbidezza, la loro autenticità.
Quelle labbra erano
vere, non stampate in
qualche foto ormai ingiallita sul comodino.
Erano vere, pulsanti di sangue.
Erano calde.
Kurenai ricambiò il bacio.Appoggiò una mano sulla sua spalla nuda, facendola
scendere sul corpo fino al pettorale allenato.
Sentì sotto i polpastrelli la
delicatezza della cute.
Sentì il suo calore.
Percepì il cuore battere.
Le mani di Shikamaru invece
scesero dietro al collo sottile, accarezzandolo lievemente fino ad infilarle le
dita nei capelli corvini. Si avvicinò sempre di più e i baci continuarono e si
moltiplicarono perdendo via via tutta la loro dolcezza.
Ella poggiò la schiena sui cuscini del divano lasciandosi
sopraffare dal corpo dell’altro.
Il
Nara le si sdraiò
lentamente sopra facendo aderire i due corpi, rendendo ancora più evidente la
sua eccitazione. La mano della donna scivolò dietro la schiena, toccandone i
muscoli e carpendone la forza .
Ad un certo punto, però, spostò le
mani nuovamente sul suo petto e lo allontanò con entrambe le braccia. Spense il
fuoco che si era creato.
“smettila di fare così!” si tornò
alla realtà.
Il ragazzo tornò a sedersi
composto lasciandole modo di tirarsi su.
“mi sembrava ti piacesse”
commentò, con aria furba
La donna lo guardò di storto “no,
A ME sembrava ti piacesse!” alludendo alla strana forma assunta dai suoi
pantaloni.
Il
Nara rise
imbarazzato.
Provò a riavvicinarsi
ma ella lo bloccò
nuovamente. “smettila, basta così”
Shikamaru provò ad obiettare
ma venne fermato.
“sta arrivando Tsunade con la bambina” guardò fuori
dalla finestra “è
già buio”.
Shikamaru si rivestì infilandosi
velocemente la maglietta. “allora io vado da Ino” disse alzandosi.
Al suono di quel nome la Yuhi ebbe un tuffo al cuore.
Ino era la sua ragazza, Shikamaru
aveva una ragazza e
quella ragazza lo amava.
Al pensiero si sentì ancora più
sporca.
Gli occhi sanguigni lo guardarono spaventati
in cerca di un qualche sollievo.
“cosa c’è?” il
Nara non comprese
quello sguardo. “vado a sistemare le cose con lei”
Kurenai trasalì, non comprendeva
“come??” chiese scomponendosi un poco,
“vado a dirle di noi” spiegò con
naturalezza.
La donna si sentì precipitare
“NO!” urlò “tu non le dirai proprio un bel niente!” continuò agitando le
braccia ed tirandosi dritta in piedi di fronte a
lui, sembrava impazzita.
“ma…” il ragazzo come poco prima si trovò confuso.
La Yuhi prese un bel respiro, pensando alle
parole che avrebbe di
lì a poco detto.
Il pensiero che
Era troppo per
lei, non l’avrebbe mai sopportato.
Sudava freddo.
“senti Shikamaru, non so che cosa tu abbia in mente ma..” respirò ancora, sforzandosi di farlo più
lentamente nel tentativo di calmarsi e di trovare il modo migliore per
esprimersi” io non ho intenzione di cominciare una relazione con te”
Ci fu silenzio.
Il
Nara la guardò più
confuso di prima “ma…abbiamo fatto…”
“so che cosa abbiamo fatto” lo interruppe subito
“ho giusto una decina d’anni in più di te!”l’ammutolì “e proprio per
questo una relazione è fuori questione” fissò i grandi occhi rossi in quelli si lui, catturandoli
“ma cosa c’entra l’età?” chiese l’altro,scocciato e un po’ ingenuamente.
“c’entra eccome Shika,
un giorno lo capirai”
“non trattarmi come un bambino!”
il ragazzo alzò la voce.
.
Il cielo ormai catturato dalla
notte lasciava che si intravedessero
appena i profili dei loro visi.
Si scorgeva un giovane, piuttosto
alto e snello e una donna di fronte a lui che si stringeva nelle proprie
braccia, come per farsi da sostegno lei stessa per i concetti che avrebbe
dovuto enunciare.
“io non ho bisogno di un fidanzatino,
ho trent’anni”
Era seria come non lo era mai
stata.
Il giovane mantenne la calma;
Voleva dimostrarsi un adulto in
tutto e per tutto per rispondere a quelle provocazioni.
Le avrebbe fatto rimangiare quelle parole.
Inspirò e la guardò fissa negli
occhi con i suoi neri più di quel cielo notturno fuori
dalla finestra.
“non ho intenzione di essere il
tuo fidanzatino” la voce era calma, perfetta “ma il tuo uomo”.
Kurenai, trovandosi nel panico, riuscì a sfuggire a quello sguardo
determinato dirigendosi verso l’interruttore della luce, dato
che cominciava ad essere fin
troppo buio.
“non hai nemmeno vent’anni…” gli
disse, come se lui avesse dovuto accontentarsi di quella spiegazione.
“ma cosa
c’entra…” mugugnò l’altro
Lui era
deciso, lui la voleva.
E lui l’avrebbe messa in un sacco di casini.
“Kurenai..” aveva provato ad avvicinarsi, vedendo
l’espressione pensierosa della donna.
“io voglio stare con te e
con la bambina…”le sorrise, di un sorriso davvero
splendido
“..e so
che tu mi vuoi nella tua vita, non nasconderlo”
Era chiaro: Lui non l’avrebbe mai
lasciata.
Ed era ancora più chiaro che lei non voleva che questo accadesse.
Lui voleva
esserci, e lei aveva bisogno della sua presenza, ormai l’aveva capito.
Aveva bisogno
del suo calore, dei suoi abbracci, dei suoi baci, del
suo corpo nudo sotto le coperte.
Ma ancora di più aveva bisogno di un uomo,
e sua figlia di un padre.
Prese
un bel respiro, l’altro attendeva impaziente.
Poi parlò:
“tu non dirai niente ad Ino..” sbuffò, decisa che la sua parte
più debole fosse stanca di bugie “rimarrà una cosa nostra e di nessun altro..…”
Shikamaru rimase un po’
interdetto: non amava i sotterfugi.
Comprese di lì a breve i motivi di
quella scelta:
Lei aveva trent’anni,
lui a mala pena venti.
Lei era una sensei,
lui l’ex allievo del padre di sua figlia.
Lui era solo un ragazzo, lei una
donna compiuta.
Decise che sarebbe stato meglio
accontentarsi, nella speranza di poter avere qualcosa di più in futuro.
Per ora sarebbe stato un amore
nascosto, celato, profondo.
Si sarebbero
visti ogni tanto a casa della Yuhi, lui sarebbe
stato con la bambina e in mancanza di questa avrebbero potuto fare l’amore, in
silenzio.
Shikamaru avrebbe continuato a
stare con Ino, senza destare sospetti, lasciandole l’amore che solo a lei era
riservato.
Un altro tipo di
amore sarebbe stato protagonista del suo segreto.
Un amore più lascivo, voluttuoso,
fatto di desiderio e di carne.
Sarebbe stato un loro segreto,
poiché nessuno avrebbe mai potuto capire.
Lei aveva trent’anni,
lui a mala pena venti.
Lei era una sensei,
lui l’ex allievo del padre di sua figlia.
Lui era solo un ragazzo, lei una
donna compiuta
No, nessuno avrebbe mai potuto
capirli…