9
CAPITOLO
Briony sgranò gli occhi angosciata. Il
corpo di John era lì davanti a lei, immobile. E non respirava.
“John!” Urlò il suo nome
e si precipitò subito da lui.
Erano comparsi anche
Damon e lo sceriffo Forbes a vedere quello
che era successo.
Briony si inginocchiò e gli prese la testa
fra le mani, cercando di vedere se reagiva.
“No no no no”
Continuava a farneticare senza sosta cercando di farlo rinvenire scuotendolo,
ma senza successo.
<< Come è potuto
accadere?? Un minuto prima stava bene! Non avrei dovuto dirgli quelle cose
orribili! >>
Lei non riusciva a
muoversi, continuava a guardare shockata il corpo di John. Non poteva crederci… Non aveva più polso!
Damon all’improvviso gli
prese la mano e con un sorriso disse a tutti: “Sta bene!”
Briony si girò verso di lui sconvolta
“Cosa? Ma non sento più il cuore!”
Damon le fece segno di
starsi zitta e pregò ai presenti di andarsene per lasciare respirare il
moribondo
“Ma Damon, non respira
più. Come è possibile che sia vivo?” gli chiese Carol Lockwood.
“Posso solo dirvi.. che
ha un anello miracoloso”
Briony fece un sospiro di sollievo ed
esclamò: “Dio ti ringrazio!”
“Non è merito di Dio,
fidati.” le disse Damon. Ma lei fece finta di niente. La situazione per fortuna
si era risolta nel migliore dei modi, era questo l’importante.
“Dove lo portiamo ora?”
chiese Carol preoccupata.
“Ci penseremo io e la
sua amica, non preoccupatevi.” disse Damon.
“Briony questa
è una spiacevole
occasione per incontrarsi di nuovo. Stai bene?” Lo sceriffo si avvicinò
lentamente a Briony, mettendole una mano sulla
spalla.
“S-sì.
Sono ancora un po’ traumatizzata dopo quello che è successo.” rispose
titubante.
“Ti capisco. Ma tu non
dovresti stare qui. Sono cose che riguardano solo il consiglio”
“Io rimango con John.”
rispose decisa guardando Damon sospettosa.
“Ti ho detto che..” Lo
sceriffo infatti non voleva coinvolgere dei civili nelle faccende dei vampiri e
robe varie. Doveva rimanere segreta.
“Liz è
inutile continuare a far finta di niente. Anche se non sono un membro del
consiglio, sono comunque figlia di mio padre. So tutto.” Disse Briony velocemente. Non era il momento di discutere di
questioni diplomatiche, non ora.
Liz la fissò sconvolta e preoccupata, ma
non commentò quello che la figliastra le aveva appena confessato: “Ne parliamo
dopo. Confido comunque nella tua discrezione. Damon, ti ringrazio nuovamente.
Lasciamo John nelle vostre mani.”
Dopo aver lanciato
un’ultima occhiata a Briony, Liz andò fuori con la signora Lockwood.
“Giornata movimentata
no?” disse Damon scherzoso.
“Se non aveva l’anello,
sarebbe morto.”
“L’anello gli è sempre
stato utile, anche perché non si è fatto molti amici in città.”
“John non è uno stupido
che si fa cadere dalle scale come se niente fosse. Per me è opera di un..”
“Vampiro sì. E la cosa
non mi piace. In teoria solo io e Stefan siamo
invitati in questa casa”
“E Elijah…” Briony disse
quel nome come se sputasse vetro frantumato. Che fosse opera sua? Per come John
gli si era rivolto? Non poteva essere….
“Esatto. Credo che tu
dovresti chiedere al tuo amico dove fosse qualche minuto fa… potrei chiederglielo io ma ho paura che mi arrivi
un’altra matita nel collo o peggio. Pensaci tu.”
Briony non disse nulla. Il solo pensiero
che Elijah fosse coinvolto la traumatizzò più di quando aveva visto il corpo
morente di John.
Damon mise sulle spalle
il moribondo e cominciò a camminare. La testa di John però era a penzoloni e
andò a sbattere contro una porta. Ovviamente l’aveva fatto apposta.
“Con più delicatezza.
Grazie!” urlò acidamente.
“Questo tipo ha cercato
di farmi alla griglia. Non si merita niente”
“Oh tu invece meriti il
rispetto di tutti noi no?”
Briony stava camminando dietro a Damon, ma
una forza brutale la spinse improvvisamente in un angolo. Non ebbe neanche il
tempo di urlare che Elijah le tappò subito la bocca.
L’Originario si mise un
dito alla bocca, in segno di farla stare zitta.
Briony, avendo recepito il messaggio, disse
a Damon titubante e con voce incerta: “Tu continua e va a cercare Elena. Ti
raggiungo dopo.”
Damon non si era
minimamente accorto della presenza di Elijah, anche perché quando si girò non
c’era più la ragazza. Ma dove fosse andata veramente non gli importò poi granchè.
Elijah intanto l’aveva
presa per un gomito con forza, come aveva fatto prima John, ma ovviamente la
presa di Elijah era molto più potente e questo le fece davvero paura.
Soprattutto perché aveva notato il suo umore ombroso.
“Cosa è successo?”
chiese lui serio, sottolineando ogni parola e fermandosi in un angolo. Lo
sguardo era duro.
“John è caduto e
sembrava morto..” Briony cominciò a
farfugliare sentendo mancare il respiro.
“Non mi interessa di
lui, sto parlando di Isobel che è tornata.”
Briony si bloccò un momento. “Da chi l’hai
saputo?” chiese tesa.
“Ovviamente non da te.”
rispose lui freddo, come risentito.
“Elijah, te lo stavo
appunto dicendo prima ma..”
“Sei stata interrotta e
sei dovuta correre da John Gilbert. Lo capisco ma queste antiquate giustificazioni
le sento da secoli.” mormorò lui freddamente altezzoso per mascherare chissà
cos’altro.
Briony lo guardò buia: “Oggi è stata davvero una
giornata dura. Non ho tempo per i tuoi commenti ironici.”
“E io non ho la minima
intenzione di essere fregato nuovamente.”
“Elijah non è così. Cosa
vuoi che faccia una come Isobel?” chiese lei cercando di giustificarsi.
“Due teste suonano
meglio di una, soprattutto se l’altra è Katerina Petrova.” Lo sguardo di Elijah era sempre severo, da
apparire scavato nella pietra.
“Katherine? Ma… non era nella cripta?”
“Dopo che sono morto,
l’ordine che ho impartito su di lei si è annullato. Elena mi aveva detto che
era scappata come a suo solito, ma non mi aveva avvertito che
l’ospitavano Stefan e Damon. Questo cambia
tutto, sono secoli che le do la caccia….” Era
chiaramente arrabbiato. E ferito. Il suo astio verso Katherine era rimasto
intatto anche se dava la caccia a Klaus.
“Io non ne sapevo niente…” disse Briony piano.
“Davvero?” domandò
Elijah con un tono strano, come se non le credesse.
“No! Te lo giuro, non
l’ho neanche mai vista questa Katherine!”
Elijah leggeva bene
l’animo delle persone. Intuiva quando mentivano. E Briony gli
sembrava davvero sincera. Lei non sapeva nulla di Katherine ed era innocente
riguardo alla questione di Isobel. Ma era profondamente ferito nell’orgoglio.
Si era promesso che non si sarebbe fatto mai più ingannare da quegli stupidi e
opportunisti esseri umani… La corazza
attorno alla sua anima si rafforzò.
“C’è qualcosa che non mi
convince. Quando sono andato a casa Salvatore non c’era anima viva. Ovviamente
Isobel è qui.”
“Qui? Pensi che sia
stata lei a spingere John?” chiese lei pensierosa.
“Chi altri? Lo ha fatto
per creare un diversivo sicuramente”
La faccia sorpresa
di Briony fece trapelare tutto. Lei aveva
pensato per un attimo che fosse stata opera di Elijah, anche perché non lo
aveva visto nella sala quando Elena faceva il suo discorso. Elijah lo intuì e
anche se non lo fece notare, ne fu ferito. Davvero ferito.
Come se i dubbi della
ragazza distruggessero, anche se in minima parte, la sua corazza di ghiaccio
che aveva plasmato per secoli e secoli.
“Stavi dubitando di me
forse?” chiese in tono pacato, ma facendo intravedere della stizza gelida
raccapricciante.
“No! E’ che John è stato
parecchio arrogante nei tuoi confronti e sappiamo cosa fai tu alle persone che
non ti trattano col dovuto rispetto…”
“Non gli ho tolto
neanche un capello” mormorò lui freddo.
“Sì lo so… ma non puoi biasimarmi se ho avuto dei dubbi…” rispose Briony ridendo.
Però in realtà era parecchio nervosa. Quel suo sguardo come al solito la
inquietava.
“Pensala come vuoi, se
credi questo non sarò io di certo a farti desistere da questo pensiero.” Ribattè lui sviando indifferente lo sguardo. Il tono gelido
e senza vita di Elijah la fece rabbrividire. Come se in apparenza non gli
importasse di nulla, ma lei in fondo sapeva che lo aveva ferito nell'orgoglio
smisurato del suo carattere.
Cercò di dire qualcosa
per giustificarsi ma non le riuscì nulla di sensato, anche perchè
lui la lasciò andare in completo silenzio.
“Dove vai?” gli chiese
impaurita mentre lo vedeva allontanarsi.
“A cercare Elena. E’ in
pericolo.”
“Come?? Vengo con te.”
rispose correndo verso di lui.
“Non pensarci nemmeno.
Tu resti qui.” E non era una richiesta, era un ordine.
“E perché?” gli chiese
questa volta senza paura.
“Sento che Klaus è in
città.” disse l’Originario guardandosi attorno. Come se sentisse il suo odore.
“Oh mio dio...”
“Tieni i tuoi amici al
sicuro.”
“E tu… che farai?” chiese in tono preoccupato.
“Gli darò la caccia”
“Cosa? No! Per riuscire
a sconfiggerlo devi aspettare il momento in cui si trasforma in ibrido, che
sarà più debole. Altrimenti è troppo pericoloso.” Pericoloso per tutti. Persino
per lui. Fu sorpresa della sua enorme preoccupazione verso quel vampiro
millenario.
Elijah stava aprendo la
porta e si fermò, guardandola.
“Cos’è? Ti preoccupi per
me?” chiese con un sorriso sghembo. Ma i suoi occhi rimanevano freddi,
distaccati, facendo trapelare il nulla.
Lei lo guardò. Non
poteva dire di sì, perché non voleva scoprire troppo i suoi sentimenti, e non
poteva neanche dire di no perché sarebbe stata una bugiarda cronica.
“E se anche fosse?”
chiese timidamente.
Lui la fissò immobile.
Non sorrideva più. Sembrava sinceramente colpito. Il nulla nei
suoi occhi scomparve, lasciando intravedere qualcos’altro. Ma Briony non riuscì a scorgerlo con chiarezza.
Elijah lasciò andare la
mano sulla maniglia e la pose sulla guancia destra di Briony.
La sfiorò delicatamente,
come se volesse assaporare il tocco della pelle di lei sotto la sua mano
gelida. Come per imprimere un marchio.
Lui continuava a
fissarla con gli occhi abbassati, ma anche così sembrava riuscisse a sentire il
cuore di Briony che era all’improvviso
accelerato. Lei rimaneva inerme a guardarlo non sapendo cosa dire.
“Resta qui.” disse lui
infine con una voce profonda.
E se ne andò.
L’aria fredda che
proveniva dalla porta aperta la fece rabbrividire. Ma la guancia dove Elijah
aveva messo la mano era calda. Come se ancora la sentisse.
Briony restò un attimo a guardare fuori.
<< Speriamo che
non succeda niente di brutto. Ho un terribile presentimento.
>>
Non riusciva a scordare
quegli occhi neri… magnetici.
Mentre Elijah usciva
intravide nel retro lo sceriffo Forbes e
l’ex ragazzo di Caroline che discutevano animatamente. Non aveva tempo per
quelle sciocchezze ma grazie al suo super udito poteva sentire tutto.
Matt urlava in modo
agitato: “Voglio vedere il fascicolo di Vikie!
Voglio vedere come avete insabbiato il fatto che è stata uccisa da un vampiro!”
Lo sceriffo sembrava
davvero preoccupata, e dopo che lui aveva tentato di metterle le mani addosso
lei aveva reagito, mettendogli le manette ai polsi guardandosi attorno
sospettosa.
Per Elijah quelli non
erano affari suoi, non doveva intervenire ma aveva intuito che c’era qualcosa
che non andava. Se il ragazzo avesse parlato più del dovuto…. Ma non era né il tempo né il luogo per esporsi.
Ci avrebbe pensato
qualcun altro ai loro casini.
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<< Quel bastardo
di Damon è scomparso. Dove avrà portato John? >> Briony continuava
a cercare il vampiro per mezza città, ma non lo trovò.
Andò a casa di Elena, ma
anche lì niente.
Provò a cercare a casa
Salvatore anche se era sicura che la sua presenza non fosse affatto gradita.
E così fu infatti.
Non appena Damon aprì la
porta e vide che davanti a lui c’era Briony, sbuffò.
“Cosa vuoi? Un’altra Forbes tra i piedi, che disgrazia.”
La maggiore delle Forbes fece finta di nulla per il quieto vivere:
“Volevo controllare se
John stesse bene.”
“Non si è ancora
svegliato, mi dispiace.” Stava per chiuderle la porta in faccia ma lei glielo
impedì.
“Dai fai il bravo. Fammi
entrare. Hai notizie di Elena?”
Damon la guardò serio,
rimanendo sull’uscio. “Fai come vuoi ma non toccare niente!” Il solito maniaco
del controllo.
Il cellulare del vampiro
all’improvviso squillò, bloccando quel momento. “Stefan,
come mai sono tornato a casa prima di voi?”
“COSA?!” L’urlò di Damon
la spaventò a morte.
Come una saetta il
vampiro si precipitò in bagno lasciando sola Briony
sull’uscio.
“Ma che succede??” Gli
urlò lei entrando in casa di sua volontà.
“No no no no!”
Le urla di Damon si sentivano fino in salotto e Briony sentì
qualcosa cadere per terra.
<< Che diamine è
successo ancora? >> Si chiese preoccupata Briony.
Dopo qualche minuto
Damon tornò da lei.
“Siamo in un enorme
pasticcio.” disse sconsolato.
<< Ecco. >> “Cioè??”
“Isobel ha rapito Elena
con l’aiuto di Katherine.”
“Com’è possibile??”
Lo sapeva che doveva dare ascolto ai suoi presentimenti, lo sapeva!
“Non c’è tempo
per le spiegazioni, devo andare a cercarla! Da quel che ho capito vogliono fare
uno scambio, la doppelganger e la pietra di
luna in cambio della salvezza di Katherine. Dovevo aspettarmelo!” ringhiò
furioso Damon
“Ma non capisco! Come
hanno fatto a prendere la pietra di luna?”
“L’ha trovata Katherine!
L’avevo nascosta in bagno in mezzo alle saponette. Credevo fosse un buon
nascondiglio”
“Stai scherzando spero?
Hai nascosto un oggetto di tale importanza in bagno??” Briony non
riusciva a credere alle proprie orecchie.
“Ora non ho tempo per
sopportare i tuoi piagnistei. Vado da Stefan.”
Damon prese il giubbotto ma fu fermato da Briony.
“Elijah ha detto che
sarebbe andato lui a cercare Elena…”
“Elijah? Sa che Elena è
stata rapita?”
“Ha sentito la presenza
di Klaus ed è subito corso via..”
“E tu quando hai parlato
con lui?” le chiese interrogativo.
“Uh… prima..”
“Oh ora capisco. Non
dovevi fargli l’interrogatorio riguardo alla misteriosa caduta di John?”
“Non è stato lui.”
rispose decisa.
“Te lo dico subito… non m’importa niente di quello che combini o
con chi. Ma Elena mi ha pregato di fare il bravo con te e tentare un altro
approccio. Quindi ti avverto… non ti
affezionare a lui.”
Briony si scostò nervosa. “Non vedo perché
debba interessarti.”
“Infatti non mi
interessa! Ma il tuo rapporto con Elijah mi sta creando dei problemi,
soprattutto quando mi ha minacciato di morte nel caso in cui dovessi negare
come capo del consiglio il tuo ritorno a Mystic Falls.”
“Davvero l’ha fatto?” I
suoi occhi verdi si illuminarono dalla sorpresa. L’aveva fatto per lei? Il suo
cuore cantò per quella gioia improvvisa.
“Purtroppo sì! Mi ha
preso per la gola e… bèh lasciamo
stare i dettagli cruenti. Ora vado da Stefan.
Resti tu con John va bene?”
“Ok, mi raccomando
portate Elena a casa viva!” lo scongiurò, sinceramente.
E la risposta di Damon
fa la medesima: “E’ quello che spero.” Così dicendo chiuse la porta con furia.
Briony invece restò sola in quella grande
casa.
Pregò che andasse tutto
bene, purtroppo lei in quella situazione non poteva fare nulla per aiutarli.
Aveva però avvertito
John di non fidarsi di Isobel maledizione! E quella bastarda aveva pure rapito
la figlia…
John intanto era ancora
per terra tramortito.
<< Che gli serva
di lezione >> Pensò Briony.
Prese il cellulare e
chiamò Caroline per avvisarla del pericolo, ma il suo telefono era spento.
“Merda!”
Si chiese se doveva
chiamare il padre in quel momento d’emergenza.
<< Ma a quale
scopo? Finirebbe ammazzato pure lui oggi… e
poi sono già nel campo Stefan, Damon e
pure Elijah… >>
Quando pensò a lui,
il cuore perse un battito.
Si sentì una stupida. Ma
non poteva farci niente. Non poteva evitare quello che provava quando stava
accanto a lui e la scossa che sentiva ogni volta che lui la sfiorava.
Aveva cercato con tutte
le sue forze di negare e combattere quell’emozione possessiva e violenta, come
se ne avesse paura, perché ammettere ciò sarebbe stato un grave errore.
<< E’ sbagliato
>> continuava a pensare.
Eppure anche se il loro
rapporto non era giusto o fosse pericoloso… quando
stava con lui si sentiva bene… come non lo
era mai stata. Si sentiva sicura, completa, come se per tutta la vita le fosse
mancato quel pezzo di puzzle per essere veramente intera.
Ma dopo qualche minuto,
la Forbes stava già in ansia tremenda. Non ce la
faceva a starsene sugli allori mentre i suoi amici rischiavano la vita.
Ripeteva sempre gli stessi percorsi alle finestre per vedere se arrivava
qualcuno, ma niente. Il nulla più assoluto mentre la sua ansia cresceva come un
fiore maligno che prende vita.
Le avevano ordinato
espressamente di starsene buona lì e ovviamente non poteva dare loro torto
perché una ragazza senza alcun potere poteva essere solo d’intralcio in uno
scontro, ma comunque odiava sentirsi inerme e inutile. Anche lei poteva fare
qualcosa. Doveva fare qualcosa.
Chiamò di nuovo Caroline
al cellulare. Niente. Briony grugnì tra i denti,
sperando che non le fosse accaduto nulla.
Ad un tratto le passò
per la testa un’idea… di andare a scovarla a casa. Ma
non Caroline, Katherine. Quale luogo migliore di una casa per non far entrare
vampiri? Ovviamente era stra-certo che lei e Isobel si fossero alleate, ergo
quella suddetta casa che doveva proteggere Elena, si era scoperta essere
tutt’altro rifugio. Magari era così… tanto valeva
cercare e provare.
Più sicura di se stessa
e piena di adrenalina per cercare di aiutare i suoi amici, Briony
prese subito le chiavi della macchina, dando un’ultima occhiata al corpo
dormente di John. Per fortuna l’amico le aveva informato dove si trovasse la casa,
altrimenti avrebbe passato tutto il pomeriggio a cercare e non voleva fare la
figura della trottola.
Velocemente se ne andò.
L’ansia tuttavia sostituita, questa volta, da un pizzico di timore che si
inoltrò dentro le ossa.
Ovviamente doveva
restare cauta e in disparte, non poteva passare all’attacco come un’amazzone
contro una vampira e pensarla di passarla liscia. Aver lavorato in uno studio
penale aveva i suoi buon riscontri perché ti faceva rendere conto razionalmente
dei pro e contro, limitati ovviamente in quella sfera giudiziaria, poiché
quando ci si mettevano di mezzo i propri sentimenti quelle regole andavano
letteralmente alla deriva come una nave dimenticata. Cercò comunque di rimanere
calma e razionale, mentre da dietro un folto cespuglio guardava dall’altro lato
della strada la villa segreta di Isobel.
Sembrava vuota,
disabitata all’apparenza, ma aveva ormai imparato che l’apparenza conta ben
poco se non osi oltrepassare il recinto.
Pensò di mandare un
messaggio a Stefan per dirgli dove si trovava ma
pensò che questi avrebbe avvertito anche gli altri, compreso lui, e sarebbe successo il finimondo.
Meglio evitare il patibolo finchè non succedeva
niente.
Si alzò un poco dalla
sua posizione, con l’intento di vedere meglio, quando all’improvviso la porta della
villa si aprì in uno schianto tremendo. Briony dalla
paura si affossò di nuovo a terra, respirando a tentoni.
Era un uomo corpulento e
molto alto, sconosciuto a prima vista; non sembrava curarsi che qualcuno
potesse vederlo e fermarlo, come se avesse una missione vitale fra le mani: e
quella missione era Katherine.
La vampira era issata in
spalle, forse svenuta. Prima che Briony potesse anche
solo architettare un piano, l’uomo scomparve insieme alla vampira.
Completamente stordita, Briony lasciò il suo nascondiglio in un balzo e si ritrovò
nel bel mezzo della strada, guardandosi dappertutto con un fiatone agitato. Non
sapeva perché si sentiva preoccupata, in fondo Katherine non era affar suo,
anzi era una nemica, ma si sentiva i nervi a fior di pelle per tutta quella
situazione a Mystic Falls.
Se una vampira
spregiudicata come lei si era fatta rapire da quell’uomo, all’apparenza
semplice, allora tutto poteva accadere… qualunque
cosa di orribile…
Una sensazione
bruciante, come uno strappo indelicato sulla pelle viva, si fece largo dentro
di lei, nel profondo. Perché mentre si guardava attorno con occhi agitati, le
venne in mente una visione di sua sorella che veniva portata via nel medesimo
modo, tra le braccia del nemico più terribile.
Quell’allucinazione
scomparve in un secondo, come se fosse stata una semplice immaginazione, ma Briony percepiva ancora la scia bruciante di quella ferita
che non voleva rimarginarsi. Si sentì lo stomaco sottosopra. Si portò le mani
ai capelli madidi di sudore, cercando di pensare lucidamente.
Ovviamente non poteva
essere vero… no. Caroline era al sicuro, non aveva
senso che Klaus se la prendesse con lei, in fondo era solo un’umana qualsiasi;
Katherine era ben altra merce.
Briony inghiottì il groppo che si era formato sgradevolmente
in gola, recise ogni stupida preoccupazione, e ritornò alla sua Alfa Romeo.
La mano tremò a vista
d’occhio mentre cercava di mettere in moto.
Dopo interminabili ore
finalmente Damon, Stefan e Elena tornarono.
Briony fece un enorme sospiro di sollievo ma questo
venne subito estinto da un’orribile consapevolezza.
<< Elijah dov’è?
>> Pensò preoccupata Briony con un brivido
freddo alla spina dorsale, mentre gli altri parlavano tra loro. Notò però che Elena era sconvolta e così andò da lei.
“Elena! Stai bene? Vuoi
sederti?”
La ragazza era parecchio
pallida, come sperduta:
“Sto bene grazie…. Isobel è morta.”
“Oh…”
Briony non riuscì a dire nient’altro. Non era felice
se qualcuno moriva ma d’altra parte quella era la fine che si meritava. E dire
un semplice “mi dispiace” sarebbe risultato ipocrita.
“Per fortuna
l’obbiettivo di Klaus oggi non era Elena, ma Katherine. Era tutta una trappola,
Klaus ha soggiogato Isobel affinché tradisse Katherine e gliela consegnasse.” Affermò
Stefan.
<< Ecco chi era
quel tipo. Uno sgherro di Klaus. >>
“Allora è davvero nelle
sue mani. Come vi ho detto, qualcuno l’ha catturata.”
“Sì infatti abbiamo saputo
come trasgredisci le regole.” Blaterò Damon sarcastico e gesticolando.
Briony alzò gli occhi al cielo. “E Klaus dov’è?”
“Lontano da noi ora.”
Sulla porta era comparso
Elijah.
Briony sentì indistintamente il rimbalzo del
cuore che arrivò fino in gola per la gioia di vederlo vivo. Lì davanti a lei.
Aveva avuto il
presentimento che Klaus l’avesse catturato e invece… lo
fissò allibita, sgranando gli occhi. Il cuore aveva fatto un doppio rimbalzo,
disobbediente alle sue antiche intenzioni.
Damon le diede una pacca
sul braccio. “Yuhu?? Terra chiama Briony!”
Briony si svegliò come se fosse stata in
trance, e si rivolse prontamente a Elena.
“Come è morta Isobel?”
Le labbra della mora
tremavano:
“E’ morta davanti a me.
Klaus gli aveva ordinato di esporsi al sole senza l’anello.” Elena era ovviamente molto turbata, non lo voleva far
notare ma ne soffriva. In fondo era sua madre.
“Anche se la odiavo… ho sofferto per la sua morte… io…”
Briony per confortarla le mise una mano
sulla spalla. “Lo so. Non devi dire niente in questo momento. Ti aiuteremo a
superarlo.” In una situazione del genere si poteva dire soltanto questo, altre
parole erano superflue.
“Ora però bisogna fare
attenzione a Klaus. Non sappiamo cosa abbia in mente né di dove sia.”
disse Stefan.
“Per questo bisogna
essere più prudenti d’ora in poi. E il fatto che Katerina fosse
a piede libero non ci ha minimamente aiutati.” disse freddo Elijah avanzando di
qualche passo.
“La usavamo solo nel
caso dovessimo scambiarci d’identità. Ci ha fatto credere di essere dalla
nostra parte.” rispose Elena.
“La prossima volta
gradirei esserne informato prima.” Il volto dell’Originario era una maschera
severa.
“Mi dispiace Elijah… non ho pensato minimamente che potesse
succedere una cosa così.” Mormorò Elena titubante.
“Sì e poi ormai Klaus
l’ha catturata. Sicuramente le starà facendo un bel servizio coi fiocchi.” disse
Damon avvicinandosi a Elijah con un sorrisetto. Ovviamente stava cercando di
tenerselo buono e calmo, ma Elijah lo zittì dicendo:
“Tu sta zitto e siediti.”
Damon senza fiatare si
allontanò con la coda tra le gambe. Forse avevano discusso prima in merito alla
faccenda di Katherine. Ma Elijah in quel momento sembrava tranquillo, non più
arrabbiato.
<< Meno male.
>> Pensò Briony.
Non appena Elijah fece
un altro passo in avanti, i suoi occhi saettarono improvvisamente e senza
premeditazione verso quelli di Briony. Ella se ne
accorse e rimase incatenata in quel contatto, non osando fiatare o muoversi.
L'espressione di Elijah era ambigua, come se in qualche modo fosse lieto di
rivederla, ma aveva sempre una traccia di misteriosità che non faceva intendere
perfettamente al 100% le sue intenzioni.
Briony poi non si fece illusioni perchè Elijah distolse lo sguardo con formalità: “Per come
conosco Klaus, non ucciderà subito Katherine. La farà soffrire molto di più… Non gli basterà una morte veloce.”
“E’ quello che spero.” Bofonchiò
Damon tra sé e sé.
“Dal modo in cui il suo
sgherro se l’è portata via… non credo vorrà prenderci
soltanto il thè…” mormorò Briony
in sovrappensiero. Ma l’Originario la udì.
“Sì, è davvero una
sublime circostanza che tu sia riuscita a vedere la cattura di Katherine,
restando rinchiusa in casa come pattuito.”
La sua voce era stata
cordiale, magnificamente cordiale da risultare fintissima.
E il sorrisetto rivelava che si era legato al dito quella trasgressione alle
regole.
Briony ebbe allora un tuffo al cuore e a sua
discolpa arrossì. Diamine, ok non aveva fatto ciò che le era stato chiesto –
ordinato – ma mica potevano pensare che lei facesse da delicato soprammobile.
La ragazza non ebbe modo
di incrociare gli occhi neri del vampiro né di racimolare qualche
giustificazione, che ecco che all’improvviso John si risvegliò in un balzo. Respirava
a fatica.
Damon fu subito da lui e
lo prese per il collo con forza.
“Damon lascialo!”
urlò immediatamente Briony spaventata.
“Non sapevo cosa avesse
in mente! Non ne avevo la minima idea! Mi dispiace…”
Disse subito John con un fil di voce. E si rivolse a Elena con gli occhi
supplicanti: “Mi dispiace tantissimo.”
Elena voleva credere
alla sua buona fede e disse così a Damon di lasciarlo andare. Controvoglia il vampiro lo lasciò ma l’uomo era ancora
intontito dopo la caduta.
“Voglio parlare da
sola con lui.” disse Elena ad un tratto.
Stefan acconsentì e la lasciò da sola per
parlare col padre. Damon però rimase nella stanza a far da guardia.
Briony allora si avvicinò a John e gli
sussurrò:
“Posso fidarmi? Stai
bene John?”
“Sì grazie Briony. Ti chiamo dopo. E scusami… per
non averti dato retta.” le mormorò John dispiaciuto.
Lei gli rispose decisa:
“Ne parliamo dopo.”
E lo sguardo saettò di
nuovo verso Elijah, il quale stava fissando Damon di fronte a lui e di
sottecchi anche lei. Non sembrava proprio arrabbiato, tutt’altro. Ma per non
scoprire troppo le sue sensazioni divampanti, Briony
abbassò lo sguardo portando un ciuffo tra le dita e si diresse in un'altra
stanza. Ebbe l'impressione che gli occhi di Elijah fossero piantati sulla sua
schiena.
Illusione? Il cuore
sobbalzante voleva credere il contrario.
Finalmente Elijah
e Briony arrivarono a casa.
Durante il viaggio
avevano scambiato qualche semplice chiacchiera in cui il vampiro le spiegava
quello che era successo con Isobel, ma lei gli rispondeva a monosillabi. Ovviamente
Elijah non si era lasciato scappare anche la paternale:
“Davvero cosa credevi di
risolvere? Hai idea del rischio a cui ti sei sottoposta, oltre ad averci disubbidito
consenzientemente? Non è una partita a chi vince.” Aveva
detto lui facendo girovagare lo sguardo al di là dell’auto.
Lei aveva semplicemente
risposto: “E’ normale che se qualcuno a cui tieni è in pericolo, vuoi far
qualcosa a tutti i costi. Anche la più avventata.” Non intendeva scusarsi per
averci provato, anche perché nessuno si era fatto male a causa sua.
E Elijah aveva dato la
medesima risposta semplice: “Capisco.”
Tuttavia quella
conversazione non era proprio alla cima dei suoi pensieri, sebbene la sensazione
iniziale; c’era una cosa che Briony voleva
assolutamente fare, prima fra tutte, ma non ne aveva avuto il coraggio di farlo
prima davanti agli altri.
Appena giunti a
destinazione, la ragazza fece alcuni passi in avanti, entrando in casa.
Elijah era rimasto per
tutto il resto del tempo inabissato nel silenzio, nell’atrio a fissarla, anche
se lei gli dava le spalle.
Briony all’improvviso si girò, incatenando
così di nuovo i loro sguardi. Sembrava sconvolta ma uno strano sorriso di
sollievo aleggiava sulle labbra. Forse pareva una pazza lunatica ma non le
importava ora.
Prima che potesse
pentirsi, senza tentennamenti, si avvicinò rapidamente a Elijah e lo circondò
in un abbraccio sentito.
D’altra parte, il
vampiro proprio non si aspettò quel gesto caloroso, e rimase immobile e rigido
come una statua di ghiaccio. Sembrava come se i due corpi avessero cozzato nel
contatto.
Lei gli strinse in
maniera più stretta le spalle, osando quindi sorpassare i confini razionali che
si era prefissata. “Dio..” mormorò a lui, o tra sé e sé, ma il sorriso e gli
occhi sollevati erano autentici: “Meno male che sei tutto intero. Non sai
l’ansia che ho avuto in queste ore… Non ce
la facevo più.”
Briony poi appoggiò dolcemente la testa
sulla sua spalla, assaporando quel momento. Si strinse ancora di più a
lui, nonostante il vampiro rimanesse immobile, in un sorpreso e dubbioso
silenzio, e non ricambiasse in alcun modo. La ragazza sentiva l’odore del
vampiro inondarle le narici, facendole venire le vertigini.
Elijah si scosse dalla
sua immobilità e rise piano. “Non dovresti preoccuparti per me Briony.”
Lei allora alzò la
testa. Il volto di Elijah era vicinissimo al suo e Briony subito
perse qualche battito. Lui non accennava minimamente a spostarsi, anzi
continuava a fissarla, in un modo che le metteva agitazione: un’agitazione
diversa rispetto a quella provata nelle ore precedenti.
Il cuore le batteva
impazzito e temette che lui riuscisse a sentirlo e potesse irrigidirsi ancor di
più; ma invece Elijah le sorrise in modo dolce e le mise un ciuffo fuoriposto
dietro l’orecchio.
Briony tremò al suo tocco. Il respiro le si
mozzò in gola. Le ci volle un certo sforzo per stare immobile.
“Nonostante tutto, mi
onora la tua preoccupazione, Briony. Ma sei
davvero troppo altruista. Non pensi che da uno come me bisogna starci solo
lontani?” C’era un sorriso provocatorio sul suo volto ma il tono era quasi
severo, come per avvertirla.
Lei deglutì:
“Me l’hanno detto in
molti. Ma no, non lo penso. Mi sto davvero fidando di te.” rispose, non
spostandosi di un millimetro.
Lui le sorrise ancora,
scuotendo la testa, e le accarezzò una spalla.
“Grazie. Quello che hai
fatto è uno dei pochi contatti umani sinceri che abbia ricevuto nell’ultimo
secolo.”
Lei allora lo guardò
intristita negli occhi. In cuor suo sperava che quell’abbraccio gli desse
conforto e che gli facesse capire che lei era in pena anche per lui, non solo
per gli altri…
Elijah sostenne il suo
sguardo ma la fece allontanare un pò tenendo
entrambe le braccia sulle sue spalle.
Gli rimbalzava in testa
una frase che Klaus gli diceva sempre. << I sentimenti ci rendono deboli
Elijah, soprattutto l’amore. E noi non siamo deboli. Gli umani non contano
nulla per noi, sono solo delle prede. >>
Elijah scosse interiormente
la testa cercando di non pensarci. Non doveva più farsi manipolare dalle
dicerie di quel pazzo di Klaus, anche se un tempo lui le condivideva.
"Bene. Direi che è
stata una serata alquanto movimentata." disse lui adagiando le braccia
lungo i fianchi, indietreggiando anche di un passo per cambiare argomento con
classe.
Briony però non era di tal parere: "Già, e..."
proruppe Briony all'improvviso, osando fare un passo
in avanti nonostante la distanza da lui imposta. "Mi dispiace davvero per
il diverbio che abbiamo avuto. Lo so che ai tuoi occhi posso sembrare strana a
dir poco." fece un risolino. "ma anche se non ti ho difeso
apertamente o non mi sono scusata per aver pensato troppo velocemente, questo
non vuol dire che ci credessi davvero o che peggio volessi farlo." E gli
sfiorò la mano, guardandolo negli occhi per dimostrare la sua sincerità e anche
la complessità del suo carattere in cui razionalità cronica e istintività
emotiva si contrastavano.
Ma Elijah sembrava
occupato a guardare teso e preoccupato la mano di Briony
che gli toccava la sua, piuttosto che le sue parole anche se le trovava di
fondo sincere. Quel tocco non gli dava fastidio, era questo ciò che lo
preoccupava visto che già due approcci emotivi lo avevano reso protagonista con
quella ragazza, e quindi ciò rischiava di abbattere la sua armatura di difesa
contro i sentimenti e di fargli perdere dunque la lucidità in un momento così
critico in cui doveva pensare solo alla vendetta e a nient'altro.
E cosa ancor più
allarmante non era solo preoccupato per l'orgoglio corazzato del suo
carattere...
Si scurì la voce,
riprendendo il freddo controllo: "Ti credo." disse semplicemente
sviando lo sguardo e allontanando la mano, non in modo offensivo ma sempre
elegante, anche se Briony lo guardò di sottecchi e
suo malgrado delusa per quella lontananza voluta.
Elijah mosse in maniera
impercettibile la testa: “Ora devo fare una cosa… ti
dispiace se ti lascio sola un attimo?”
Briony sbattè le
palpebre, presa in contropiede: “No, figurati….
Vado a controllare come sta Elena…ha perso
davvero tanto. Anche se Isobel era ciò che era… non
può dimenticare che fosse sua madre e che è stata lei a metterla al mondo.”
“Hai ragione. Il legame
che ti lega alla famiglia può essere invincibile.” Lo sguardo dell’Originario
si fece scuro.
“E Klaus?” gli chiese
lei titubante. Come nel caso di Isobel, Klaus era sempre il fratello di Elijah.
Elena in cuor suo non aveva mai voluto la morte della madre…
Elijah allora voleva davvero la morte del fratello?
“Questa è un’altra cosa… Lui non è più mio fratello.” mormorò Elijah
serio e fingendosi indifferente.
Briony fece cadere la conversazione lì. Parlare
di Klaus rendeva nervosi sia lui sia lei.
“Va bene... allora
ci vediamo dopo.” disse Briony avanzando,
ma inciampando sbadatamente in avanti. Era stata solo una mancanza di riflessi
ma Elijah invece fu più veloce a raddrizzarla per non farla rischiare di
cadere.
Briony allora si bloccò, col cuore in gola e non
osando guardarlo. Anche lui sembrava sorpreso della sua stessa azione: non
erano intimamente vicini, erano quasi fianco a fianco, con le mani di Elijah
che la sorreggevano fermamente per le spalle. Ma la cosa più importante era
l'elettricità nell'aria che si creava ogni volta.
Fu Elijah come al solito
a scacciare l'imbarazzo e la tensione per riprendere il controllo: "Troppe
emozioni." La giustificò lui per lei con un piccolo sorriso forzato.
Briony si costrinse a sorridere per far finta di
nulla e si drizzò da sola con la schiena, continuando a tenere lo sguardo
sviato. Elijah infine tolse delicatamente le mani dalle spalle della ragazza e
un fuoco dirompente sembrò bruciare in esse, anche se le mani del vampiro erano
sempre fredde. Il motivo di quelle emozioni contrastanti lo intuiva, ma Briony rimase immobile in preda a una forte
inquietudine.
Elijah la salutò con un
sorriso accennato e uscì, anche se ebbe l'impulso di voltarsi indietro
Anche
quell’Originario doveva fare una cosa importante.
Qualche ora prima aveva
pensato che fosse una sciocchezza ma credeva che dovesse farlo. Per il bene di
lei...
Non riuscì a non pensare
a Briony. La sua compassione e la sua generosità
lo riempivano di ammirazione. Lì nella solitudine della città Elijah ammise
quanto si era sentito tentato quando lei l’aveva abbracciato.
Non dal suo sangue, ma
dal suo amore per la vita, dalla sua intelligenza e dal suo coraggio. Possedeva
saggezza, intelligenza e una bellezza radiosa che proveniva dall’interno.
Elijah sorrise tra sé e
sé.
Sebbene Briony somigliasse alla sorella, non la considerava di
certo una sorella minore. Aveva subito notato che lei era una ragazza di
indubbio bell’aspetto, ma non ci aveva dato molta importanza.
Aveva visto per secoli e
secoli bellissime donne, ma le caratteristiche che più lo attraevano verso una
donna non era la bellezza fisica. Era il coraggio e la lealtà che possedevano.
E Briony ne aveva in abbondanza.
Ma soltanto la notte
buia e silenziosa fu depositaria di quei suoi pensieri che lui teneva
nascosti all’interno della sua armatura. Come sempre, Elijah celava
le sue vere emozioni fingendo che non esistessero in lui. Per 1000 anni era
stato il suo modo di vivere.
Senza neanche
accorgersene, si trovò proprio davanti a casa di Caroline Forbes. Era lì che era diretto. Notò che la madre non era
in casa, quindi non c’erano ostacoli.
Quando Caroline aprì fu
molto sorpresa. Non aveva mai parlato direttamente con Elijah, perché non ce ne
era mai stata occasione e perché in un certo senso le incuteva una gran paura.
“Buonasera, spero di non
averti disturbata. Ti ruberò solo un minuto.”
“E’ successo qualcosa?”
Chiese tesa.
“Devo solo
avvertirti che… ho visto il tuo ex ragazzo
e tua madre discutere animatamente oggi. Lui ha scoperto tutto.”
“Ah… lo
so già. E’ venuto a dirmelo. Per fortuna mi ha garantito che non ha detto
niente a mia madre di noi altrimenti sarebbe accaduto un macello. Ma l’ho
ammaliato quindi… non dirà nulla.”
“Bene. Ma non era questo
che mi preoccupava. E se lui fosse andato da tua sorella e non da tua madre? Ti
rendi conto delle conseguenze che avrebbe portato?” chiese lui serio, affilando
lo sguardo.
“Sì… mia
sorella non deve sapere che io sono un vampiro. Ho paura di come reagirebbe…”
“Prima o poi lo scoprirà. Briony è una persona molto intelligente, non ci vorrà
molto prima che capisca la tua vera natura. Voglio solo evitare che lo scopra
in un modo traumatico come è accaduto a Jenna con Isobel. Mi capisci vero?”
Caroline assentì con la
testa.
“Mi auguro che tu glielo
dica al più presto, fallo nella maniera che preferisci: con delicatezza e
calma, oppure mostrale semplicemente i denti. Ma ti avviso che se non avrai il
coraggio di farlo tu… lo farò io.” Proruppe
lui con decisione.
Caroline deglutì spaventata.
Non aveva messo in conto che Elijah si interessasse così tanto al bene di Briony. Sapeva che doveva dirglielo….
Ma le mancava sempre il coraggio.
Senza neanche
accorgersene, Elijah sparì sotto i suoi occhi.
Il vampiro aveva fatto
quello che doveva.
Una ragazza come Briony non meritava di essere ingannata dalle persone
che amava nè tanto meno ferita ingiustamente, per
questo aveva cercato di mantenere le distanze. Lui era pur sempre un vampiro e
gli episodi del passato dimostravano che era proibita la felicità a lui e a
quelli che gli stavano vicino. Si era preoccupato quindi non solo per se
stesso, per il suo amor proprio, ma anche per lei e per ciò che poteva
accadere.
Lo testimoniava anche
come si era bloccato, quasi colto in fallo, quando i Salvatore gli avevano
detto che Briony era andata chissà dove. Si era
domandato, con un’inaspettata preoccupazione, dubbio atroce e umana collera: “Dove è andata?”
Aveva cercato di
riprendere poi il controllo gelido, come in quella notte, ma in quel momento
tuttavia si accorse con sua somma sorpresa che qualche pezzo della sua corazza
di ghiaccio si stava sgretolando… come se
un fuoco improvviso l’avesse travolto.
Elijah cercò di
riprendere il controllo di se stesso, di ricordare chi era e cosa c’era in
ballo. Non doveva permettersi di mostrare sentimenti, di permettere a qualcuno
di far parte della sua vita, o di far pulsare vecchie ferite che non dovevano
venire alla luce per nulla al mondo.
Cercò allora di chiudere
lo spiraglio di umanità che minacciava di aprirsi dopo migliaia di anni. Ma
invano, non appena si ricordò dell’abbraccio che quella ragazza gli aveva concesso…
FINE CAPITOLO.
Spero che vi sia piaciuto J Ringrazio
come sempre chi legge la storia e chi recensisce!