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Autore: EdenGuns    17/11/2011    3 recensioni
« Ehi Bailey, perché non vai a farti un giro?»
Giornata piuttosto assolata a Lafayette.
« Tieni la tua ragazza al suo posto, Jeff.»
Isbell arrossì improvvisamente.
« Non è la mia ragazza» bofonchiò, tornando a sfasciarsi il fegato con lo Zio Jack.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver accompagnato Cherise a casa, durante il tragitto di ritorno, non fece che pensare al sorriso della ragazza.

Era così dolce e spontaneo! Sembrava avercelo in servo sempre e comunque, anche se tutto andava male.

Non sapeva quasi nulla di lei, della vita che conduceva quando non lo frequentava, eppure tutto in quella piccola donna lo affascinava.

Anche solo il modo in cui metteva le mani nei capelli scuri per scostarseli dal viso a cuore. Oppure la leggera fosseta che spuntava nella sua guancia destra quando rideva.

Arrivato a casa, si chiuse in bagno; aprì il rubinetto dell'acqua calda della vasca e iniziò a svestersi.

La sua pelle bianca quasi risplendeva alla tenue luce dell'unica candela accesa.

Gli piaceva la penombra, gli conciliava il pensiero.

Si infilò nella vasca, godendo del tepore che gli bruciava la pelle.

Si immerse completamente; e se non ne fosse mai uscito? Se si fosse lasciato affogare in quell'acqua che già gli stava intorpidendo le membra?

Forse a nessuno sarebbe importato.

Eppure, quando sentì di non poter più rimanere in apnea, la sua mente fu invasa dall'immagine del volto di Cherise e dal suono della sua risata.

Trovò la forza di riemergere, sputacchiando acqua e riempendo i polmoni d'aria pulita con foga.

Si accasciò al bordo della vasca, ancora in carenza d'ossigeno. Il suo cuore batteva fortissimo, minacciando di sfondare la gabbia toracica.

Non sarebbe morto prima di dirle che l'amava, e ora lo aveva capito.

 

Cherise aveva chiuso la porta chiave. Non sarebbe entrato, non gli avrebbe permesso di toccarla di nuovo.

Tremava ancora dalla paura, ininterrottamente, da quando aveva risalito le scale fuggendo da quell'essere schifoso.

Ho bisogno di Jeff.

Quel pensiero fu come un fulmine a ciel sereno. Non si aspettava di poter tenere ad una persona così tanto, non più almeno.

Se ne era resa conto così, improvvisamente.

Si era sempre considerata una persona non degna di poter provare amore ed essere ricambiata, dato che quando voleva bene a qualcuno c'era sempre una brutta notizia in agguato, qualcosa che andava storto.

Pensava fosse semplicemente il suo amaro destino, morire sola.

E non voleva fare del male a Jeff con i suoi sentimenti.

E se averlo voleva dire rischiare di perderlo, allora sarebbe rimasta in disparte.

Incredibile come l'angosciante pensiero di Ted potesse scemare davanti all'immagine del viso sorridente di Jeff.

Sorrise a sua volta involontariamente, arrossendo come una bambina alle prese con la prima cotta. Poi prese il vinile dei Pink Floyd.

Meglio smettere di pensare per un po'.

 

All'incrocio della via di Bailey, Jeff aspettava i suoi amici.

Era pronto, voleva dirglielo. Lo stomaco gli si continuava a torcere ed era nervoso come mai prima, con le famose farfalle nello stomaco.

Ma quella mattina si era reso conto di amarla e non l'avrebbe più nascosto.

Che lei lo avrebbe respinto o meno non importava, lui doveva dirglielo, sennò scoppiava.

Si accorse di non aver portato neanche un fiore e si picchiò col palmo della mano sulla fronte.

Stupido!

Era arrivato persino a pensare di portarla con sé a Los Angeles, si sentiva pronto per iniziare qualcosa di serio e duraturo.

Un piccolo appartamento, loro due. Appene avrebbe sfondato come musicista le avrebbe donato una casa grande, dove vivere insieme e magari mettere su famiglia.

Fu distolto dai suoi rosei piani da dei frettolosi passi in avvicinamento. Si voltò verso la fonte di quel rumore e vide una massa informe di capelli rossi che svolazzavano nel vento venirgli incontro.

Il viso era rigato dalle lacrime, gli occhi smeraldo appannati dal pianto.

« Che è successo, Bill?» chiese, con un groppo in gola.

Senza dire una parola lo abbracciò, continuando a singhiozzare sulla sua spalla.

Ormai l'angoscia lo lacerava.

« E' in fin di vita, Jeff. Quel porco maledetto l'ha quasi ammazzata di botte.»

Il suo cuore sprofondò e tutto il dolore che provava venne divorato da una rabbia cieca.

Scostò Billy con violenza e prese a correre come un pazzo, verso casa di Cherise.

Non può essere, non può essere!

Le lacrime gli volavano via dal volto, creando sfuggenti gocce scintillanti alla luce del sole.

Era veloce, come non lo era mai stato prima di allora.

Arrivò che due agenti stavano portando via il bastardo.

Come una furia gli si scaraventò addosso, buttandolo per terra e riempendolo di pugni e calci.

Per tutto quello che le aveva fatto, per averle negato una vita serenza, anche solo per averla pensata in quella maniera schifosa.

I due poliziotti lo presero per le ascelle, tirandolo via di peso, mentre continuava a scalciare.

« Bastardo!» urlò, e il suo sputo riuscì a raggiungere la faccia del maledetto, già martoriata dai suoi pugni.

La madre di Cherise guardava la scena piangendo.

Appena i due agenti lo misero giù, raggiunse la donna, per cui provava molto disprezzo, per tutto ciò che aveva lasciato succedere a sua figlia.

« Dove l'hanno portata?» chiese.

« All'ospedale più vicino.»

Lo guardò con un profondo sguardo di rimorso.

« E come sta?»

Lei scosse la testa, stringendosi tra le braccia.

Jeff represse un ennesimo moto di pianto.

« Io non credevo...»

Sentì la rabbia aumentare notevolmente. « Stia zitta, davvero.»

E prima che i due poliziotti riuscissero ad acciuffarlo, scappò di nuovo.

 

« Avrei dovuto tenerla con me.»

Sul sedile posteriore di un taxi, Jeff singhiozzava senza ritegno sulla spalla di Billy.

« Non è colpa tua... vedrai che starà meglio...» continuava a ripetergli.

Isbell si sentiva come dilaniato; non si era sentito minimamente meglio dopo aver pestato quell'essere spregevole.

Cherise stava ancora lottando per la vita, in chissà quale letto di ospedale.

Ma lui la stava raggiungendo, non l'avrebbe lasciata sola.

Intanto Billy sembrava aver perso improvvisamente tutta la sua spavalderia.

Non aveva mai visto l'amico fare così; Jeff era sempre stato quello forte, quello su cui contare sempre e comunque.

Eppure in quel momento era lo stesso Bailey la spalla su cui piangere.

Scesero dall'auto e lui pagò la corsa frettolosamente.

Corsero alla reception chiedendo di lei e un'infermiera li condusse ad una stanza.

C'era un fortissimo odore di disinfettante e tutto era grigio e in plastica.

« Siamo riusciti a stabilizzarla, ora dipende tutto da lei.»

Se ne andò senza dire altro, lasciandoli soli in quelle quattro mura spoglie.

Lo sguardo di Billy corse al viso di Cherise: dormiva. Aveva cerottini a chiuderle i tagli, macchie rosse e viola sulle guance.

Gli si strinse il cuore a vederla in quelle condizioni.

Era piena di flebo e tubi per l'ossigeno.

Jeff le si avvicinò, prendendole la mano: « Sono qui con te, non ti lascio sola.»

Invece Bailey si eclissò dietro la porta, uscendo dalla stanza per lasciarli soli.

Se sarebbe guarita, l'avrebbe fatto solo ed esclusivamente con Jeff al suo fianco, questo l'aveva capito pure lui.

   
 
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