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Autore: ScarlettBennett    18/11/2011    1 recensioni
Saphira è una ragazza normale. Crede di esserlo. Ma la sua vita è piuttosto sorprendente. Le verrà strappata la vita che non ama, ma sopporta. Una nonna che sapeva defunta, il giovane e furbo Gilbert, degli antenati più famosi del previsto, una missione da compiere nel nostro tempo, un tempo di menti grette e stupide. Il misterioso Kaleb, un ragazzo senza passato ne futuro, fugace e perpetuo allo stesso modo. Dei poteri sconosciuti e la paura verso se stessi. Sei discendenti sparsi per il mondo e una minaccia invisibile quanto potente. Saphira è una ragazza normale. O almeno...così credeva.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24
Parenti Serpenti

 

 
I topi le facevano schifo. Erano pelosi, rumorosi e non morivano subito, si dibattevano nella gola stretta e facevano vomitare. Ma quando mancavano i soldi, era davvero difficile trovare un pasto caldo.
Strisciò lentamente dietro i cassonetti e osservò con astio la grande casa, schifosamente lussuosa e piena di agi dei suoi cugini.
Si ritrasformò velocemente, sistemò con una leggera pacca i capelli appariscenti e si preparò al turno al ristorante.
-Ehi, scusami...sai dirmi che ore sono?-. Si voltò e trovò l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere. –Ehi..? Ci sei?-.
-Kaleb! Sii educato!-. Lo sgridò una ragazza dai capelli bianchi dandogli una spintarella.
-Le 18 e 30-. Disse sorridendo, cercando di non far uscire la lingua biforcuta dalla mascella. Avrebbe tanto voluto poter dire che era la loro ora ma...era ancora presto.
-Ok! Grazie!-. Esclamò il ragazzo moro: -Aspetta io ti conosco! Eri tu la cameriera del ristorante in cui siamo andati, quella con i capelli fucsia! Vero, Saphira? E’ lei!-.
-Si, è lei-. Sospirò Saphira  tirando via il ragazzo con un sorriso nervoso.
-Grazie dell’informazione, ciao-.
La cameriera alzò la mano e salutò sfoderando la sua espressione più simpatica.
-Scusa, Saphira, è troppo forte poter parlare con le persone!-. Sussurrò l’aquila, senza sapere che la cameriera poteva sentirlo.
-Posso capire, ma devi controllarti, le spaventi le persone!-.
I due sparirono dietro l’angolo borbottando animatamente come una coppietta di “stupidi discendenti carini e coccolosi”.
Phoebe si sistemò gli occhiali da gatta e sorrise: -Sssarà molto divertente darvi la caccia, piccoli topini sssperduti-.
 
Portare in giro Kaleb per farlo riattaccare alla società civile era più difficile di quanto pensasse Saphira. Eppure era divertente. Kaleb era come un bambino, toccava tutti gli oggettini nei negozi, non si rendeva conto delle macchine che arrivavano, e osservava con occhi curiosi tutte le persone che gli passavano accanto. Si spiaccicava sulle vetrine e chiedeva a tutti l’ora solo per poter scambiare due parole. Prendeva le strade più affollate e a volte Saphira doveva tenerlo per la giacca o sarebbe volato via come un palloncino ad elio.
-Com’è non doversi nascondere?-. Gli chiese raggiungendolo. Era corso via come un pazzo e si era steso sulla sabbia, senza paura di attirare l’attenzione di qualche spiaggiante invernale: forse era quello il suo obiettivo.
-E’ fantastico-. Sussurrò osservando il sole, Saphira si sedette accanto a lui e fissò affascinata quegli occhioni grandi e cioccolatosi perdersi nell’infinità dell’orizzonte.
-No...non è questo granché.- Commentò la ragazza mettendolo alla prova.
Kaleb si voltò di scatto e sbottò: -Non è questo...?-. Poi si interruppe, sapeva quale tranello Saphira gli stava tendendo, da quando si erano incontrati non faceva altro che stuzzicare la sua parte umana, umiliante e debole. O dolce, come la chiamava lei. Beh...non aveva intenzione di essere dolce!
-Già, non è questo granché, forse stavo meglio prima di conoscerti!-. Alzò le spalle fissando le onde e Saphira ridacchiò: -Già, vita da scapolo solitario! Niente donne, più silenzio, meno problemi!-. Farfugliò con voce grossolana e Kaleb impegnò tutto se stesso per non ridere.
-Stupida-. Borbottò stringendo le ginocchia al petto.
-Mai quanto te-. Sussurrò la “stupida” fissandolo con un sorriso.
-Già...mai quanto me-. Annuì Kaleb incatenandola al suo volto con uno sguardo diverso, pacifico e sincero.
 
Erano due mostri.
Il mostro puro.
E il mostro sporco.
Ma si sa...gli opposti si attraggono.
 
-Oh! Kaleb, cercavo proprio te!-. Esclamò Gilbert correndo verso la porta.
-Io invece farei volentieri a meno di vederti-. Rispose Kaleb, appena rientrato in casa. Saphira scosse la testa divertita, assistendo al trentordicesimillesimo litigio dei due in meno di una settimana.
-Ho bisogno di parlare con te-. Disse Gib poggiando una mano sulla spalla dell’aquila. Kaleb guardò il mitra nell’altra mano: -Sicuro?-. Il lupo alzò gli occhi al cielo e lo tirò in sala come se fossero due vecchi amici. Saphira fece per seguirli ma Gilbert si voltò prontamente: -Ah! Roba da uomini, spiacente micetta!-.
-Micetta?!-. Esclamò Saphira stupita e shoccata.
-Sputi palle di pelo e cacci gli artigli, mi sembra ovvio che tu sia nella famiglia felina-. Spiegò paziente Gib, Kaleb fissò un punto nel pavimento in modo ambiguo, chiedendosi come mai lui non ci avesse pensato nonostante fosse tanto ovvio!
-Oh beh...io immagino...-.
-Fantastico! Mentre tu pensi al tuo animale, io e Kaleb scambiamo due parole-.     
 
Gilbert chiuse la porta, incrociò le braccia e fissò l’aquila con la sua stessa sufficienza: -Cosa ne sai tu di Saphira?-.
-Oh...era questa la roba da uomini! Sei geloso, Zanna Bianca?-. Kaleb si stravaccò sul divano fissando il soffitto. Ma Gilbert spuntò nella sua visuale facendolo sobbalzare.
-Qual è il suo colore preferito? Che libri ama leggere? Le sue paure? Il suo compleanno? Ciò che odia?-. Kaleb si mise sulla difensiva di fronte quella lunga serie di domande, era lui il più forte: -Che cos’è il Tribunale dell’Inquisizione?-. Chiese spavaldo.
-Lei adora il bianco, le piacciono i romanzi d’avventura e d’amore, ha paura dell’acqua, odia sentirsi in colpa e il suo compleanno è questo Sabato! Peccato che tu non sappia cosa regalarle!-. Attaccò Gilbert, somigliando a un capobranco.
-Qual è il tuo problema, Gilbert?-.
-Ho visto come la guardi.-. Gib era astuto, lo era sempre stato o non sarebbe mai sopravvissuto al suo passato. –Non merita nessun tipo di dolore, lei è diversa da noi! Lei ha dei genitori che la amano, una casa e una vita. E ci sta rinunciando solo per noi. Parliamoci chiaro, pennuto: sappiamo entrambi che saremmo scappati se avessimo avuto la sua scelta. Noi ci salviamo. Lei si sacrifica. Usala e sei morto-.
-Semplice e conciso! Inizi a piacermi, Balto!-.
-Oh, per Dio! Perché non capisci la serietà della situazione?!-.
-E’ qui che ti sbagli, se conosci abbastanza Saphira, sapresti che lei avrebbe capito che ti ho appena fatto un vero complimento-.
-E’ una sfida?!-.
-Chiamala come vuoi-.
-Chi le fa il regalo migliore per Sabato-. Gilbert tese la mano con un sorrisino sulla faccia.
-Chi vince avrà diritto a non avere l’altro tra le palle mentre è con Saphira-. Kaleb strinse saldamente la mano.
-Astuto-.
-Spunti sempre nei momenti meno opportuni!-.  
La porta si aprì e spuntò una testa bianca: -Giuro che non ho origliato, ma se avete finito con i vostri discorsi pluriormonali potreste venire a cena?! Giangi inizia a urlare!-.

Nota dell'idiota: Questa nota proverà per una volta ad essere seria e non fuori di testa come al solito. Perciò scriverò semplicemente: 
Cosa ne pensate di
Phoebe?! (Si, è la cattiva: WOW) Cosa ne pensate di Sweety-Kaleb? E di Gib, modalità protezione ON

LUNGA VITA A SDHANKUT!!!
  
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