“Un'anima
che si sa amata, ma che da
parte sua non ama, rivela la
propria feccia -
quel che v'è
d'infimo, in essa, emerge.”
(Friedrich
Nietzsche)
L’insegna
del “Rocky Road to Dublin”
scricchiolava sinistramente al di sopra di un minuscolo portone di
legno, sul
quale trapelava un batacchio a forma di leone.
Vesper
bussò due volte. Afferrò i lembi del nero
mantello invernale e si calò il
cappuccio sul capo. Le sue iridi rossastre vennero nascoste
dall’oscurità.
<<
Parola d’ordine?>> domandò una voce
rauca, minacciosa, al di là
dell’imposta.
<<
Mannaro fantasma.>>
Ci
fu un rumore di fondo, simile a un piccolo tonfo attutito, seguito dal
cigolio
dei carini di ottone. Lentamente, la porta si aprì. Gli
occhi del leone
metallico divennero lucenti, brillanti come tizzoni accesi.
<<
Benvenuto, fratello.>> disse rocamente un ometto calvo,
tarchiato, con
delle mani luride e un grembiule insanguinato legato alla cintola. In
una tasca
dei pantaloni sudici trapelava un taccuino e la piuma di una penna
d’oca.
<< Il tuo nome?>
<<
Portus.>>
L’ometto
estrasse il taccuino con uno sbuffo. Lo sfogliò rapidamente,
tenendolo fra le
mani quasi fosse una reliquia preziosa. Dopo qualche lungo istante, i
suoi
occhietti vitrei s’illuminarono di un bagliore ardito.
<< Portus
Landback, del Clan degli Spiriti Erranti?>>
<<
Uhm… sì.>>
<<
Benvenuto.>> ripeté egli, che
tracciò una croce accanto a un nominativo
iscritto su una pagina consunta. << Accomodati. Puoi
lasciare i tuoi
armamenti nella rastrelliera dell’ingresso. Troverai il
menù vicino al
bancone.>>
Vesper
attraversò il minuscolo ingresso circolare, discese una
rampa di scalini e si
ritrovò in un ampio, buio scantinato dall’aspetto
ammuffito: c’era puzza di
stantio e i lampadari che calavano dal soffitto erano incrostati di
ragnatele.
Un
camino spento di pietra troneggiava in un angolo, accanto al bancone.
Lì il
barista, che aveva l’aspetto di un cadavere, stava ripulendo
un boccale con un
cencio lurido, le iridi bianche perse nel vuoto.
Due
individui seduti a un tavolo stavano discutendo a voce alta davanti a
una
bottiglia di Sidro. Poco più in là, avvolto in un
mantello logoro, un essere
pallido dagli occhi di ghiaccio stava strimpellando un violoncello.
Vesper
afferrò un menù dal bancone e prese posto a un
tavolo vicino al camino,
mantenendosi in disparte. Lesse distrattamente l’elenco delle
pietanze. Un
conato di vomito gli attanagliò lo stomaco.
Primi
Piatti
Occhi
di Elfo Domestico Grigliati
Affettato
di Ragno e Criocorno
Zuppa
di budella in umidi
Secondi
Piatti
Interiora
di Avvincino all’Ortolana
Fegato
d’Alce con asparagi stantii
Tarantole
Salterine Lessate
Dessert
Dolce
della casa
Zuccotti
di Zucca al sangue
Menù
fisso: Un Galeone
<<…
per non parlare di Bode, del Clan londinese dei McBack.>>
stava dicendo
uno dei due loschi figuri, che aveva un naso adunco simile a un becco e
la pelle
diafana, rugosa. << Ha combattuto la Guerra di Scozia
contro i Mannari.
Poi si è ritirato a Londra insieme ai suoi cugini come uno
stupido leccapiedi.
Bode, proprio lui, che andava fiero d’essere
un’anima libera e non corrotta
dagli Umani. La Guerra deve avergli dato alla testa.>>
L’altro
rise. Una risata fredda, roca, controllata. << Notizie
dal fronte,
Avery?>> domandò, schiarendosi la voce.
<< Ho sentito dire che il
vecchio Azazel, il leone del Ministero, ha fatto una brutta
fine.>>
<<
Caduto.>> fece Avery, cupo. Strinse le labbra in una
smorfia disgustata.
<< Stava tramando un piano per soverchiare il Ministero
della Magia,
senza mai aver interpellato il Consiglio. Perché, mi
domando? Quante speranze
aveva di riuscire nell’impresa, senza l’appoggio di
altri Clan?>>
<<
Honorius è sempre stato un folle visionario.>>
sospirò il suo
interlocutore. Il suo volto era nascosto sotto un cappuccio a punta,
simile a
quello di un Mangiamorte. << Pace alla sua anima
immortale. Un avversario
più potente si è parato sul suo
cammino.>>
Ci
fu una breve pausa di silenzio. << Non sai niente,
Brutus?>>
domandò Avery, che vuotò il bicchiere
d’un sol sorso. Premette le mani sul
tavolo e s’avvicinò al compagno con aria furtiva,
ed il suo naso adunco sfiorò
la bottiglia di Sidro. << Azazel è stato
ucciso da un’Umana.
Un’Auror.>>
Brutus
esitò, immobile e freddo. << Che
cosa?>>
<<
E’ accaduto un mese fa.>> asserì
Avery. << Azazel aveva acquistato
un vecchio Maniero nell’Hertfordshire dove teneva rinchiusi
dei Funzionari del
Ministero. Villa Malfoy, rammenti? E’ stato un rifugio di
Voldemort, durante la
Seconda Guerra Magica…>>
<<
Và avanti.>> lo esortò Brutus. E
s’abbassò stizzito il cappuccio,
mostrando un volto squadrato dalla mascella sporgente, occhi dalle
iridi di
ghiaccio e una folta chioma di capelli grigi raccolti in un nastro di
sera,
dietro la nuca.
<<
Alcuni Auror hanno capito le sue intenzioni, l’hanno
smascherato facendo
irruzione nel Maniero. Non si sa come, ma Azazel è morto.
Tutti gli altri
Vampiri del suo Clan sono riusciti a fuggire. Di loro, nessuna traccia.
Svaniti.>>
<<
Un’Auror ha ucciso un non morto?>>
<<
Hermione Granger.>>
Brutus
scoppiò in una risata tetra. << Il suo nome
non mi è nuovo. E’ la stessa
sporca mezzosangue che ha aiutato Potter a sconfiggere il Signore
Oscuro, non è
forse così?>>
<<
Attualmente è Comandante del Quartier Generale,
credo.>>
Un’altra
risata. << Ai miei tempi, quand’ero Umano, era
inammissibile che un
essere dal sangue sporco intaccasse i ranghi delle
istituzioni.>>
<<
Il suo nome è su tutti i giornali.>> disse
Avery. << E’ considerata
come la nuova Eroina del Mondo Magico.>>
Brutus
evitò con cura di rispondergli. Palesemente divertito, come
se la faccenda lo
interessasse profondamente, stappò un’altra
bottiglia di Sidro e ne versò il
contenuto nei loro bicchieri. << Notizie di
Vesper?>>
All’udire
quel nome – il suo nome
– Harry
raggelò. La sua fama era giunta fin lì, alle
porte di Edimburgo. E
probabilmente si era spinta ben oltre.
<<
Nessuna, purtroppo.>> rispose Avery. << Che
il demonio lo accolga
presto fra le braccia. Quell’essere
metà
mago e metà demone è una minaccia
costante.>>
<<
Amico mio, noi siamo Vampiri.>> proferì
Brutus, che bevve due generose
sorsate dal suo bicchiere. << Che paura può
farti uno stupido
umano?>>
<<
Quello non è un Umano qualunque.>>
squittì l’altro vampiro. <<
E’
il padrone della Bacchetta di Sambuco. Si vocifera possieda tutti e tre
i Doni
della Morte.>>
<<
Leggende Metropolitane.>>
<<
Un amico di Scarf, del Clan dei McBack d’Oltralpe, ha detto
di averlo
avvistato, una volta. Viene fuori dall’ombra in una miriade
di pipistrelli. E’
malvagio quanto potente.>>
<<
Vesper si nutre della vostra paura.>>
sghignazzò Brutus. << Sguazza
nella menzogna, nelle leggende, e i suoi giochetti potranno funzionare
sulle
stupide menti dei Babbani. O della tua, Avery. Ma non su di
me.>>
I
due vampiri continuarono a parlare, ma la figura cadaverica
dell’Oste gli
oscurò la visuale. <<
Desidera?>> domandò, lugubre.
<<
Una Burrobirra.>> rispose Vesper, incerto.
<<
Divertente.>> L’oste, con il suo volto smorto e
i capelli lunghi,
annodati e scoloriti, raccolse il menù dal tavolo e
s’avviò zoppicante verso il
bancone. Pochi istanti dopo fece ritorno con un boccale ricolmo di un
liquido
rosso, denso, dall’odore acre e metallico.
Vesper,
senza farsi notare, lo annusò. Trattenne a stento un altro
conato di vomito.
Era sangue.
<<
Bel mantello.>>
La
voce stridula e melliflua di Avery gli trapanò le orecchie.
E il piccolo Harry, nascosto da
qualche parte
dentro di lui, gli suggerì di fuggire. Subito.
<<
Dico a te, straniero.>>
Vesper
esitò. Aveva la bocca arida. <<
Grazie.>> riuscì a mormorare. E,
lottando contro il suo disgusto, si costrinse ad afferrare il boccale.
Bere
sangue fu come sorseggiare del vino denso, dal sapore dolceamaro
mescolato al
gusto della Burrobirra. Fu meno peggio di quel che pensava.
<<
Da dove vieni?>> chiese Avery.
<<
Londra.>>
<<
Dal Centro della
rivolta.>>
commentò Brutus, con una risata roca. << Sei
dei McBack, per
caso?>>
<<
Landback degli Spiriti Erranti.>> rispose meccanicamente
Vesper, che si
costrinse a ricordare le parole di quello strano tizio grassoccio
nell’ingresso.
<<
Non erano di Glasgow?>>
<<
Io sono di Londra.>>
Entrambi
i vampiri lo scrutarono per qualche lungo istante. Furono attimi di
timore, di
disperate urla interiori. Ma non doveva, per nessun motivo, commettere
degli
errori. Morire era una mossa poco intelligente.
Brutus,
che era più massiccio e anziano dei due, emise un suono a
metà tra uno sbuffo e
una risata. Levò il bicchiere nella sua direzione.
<< Che si dice da
quelle parti?>>
<<
La situazione è… delicata.>>
<<
Presumo tu sia stato inviato dal Clan dei Landback per il
Consiglio.>>
Bingo.
Vesper
bevve un altro sorso di sangue. Ne approfittò per delineare
la conversazione e
scegliere i dialoghi che l’avrebbero condotto più
velocemente alle informazioni
giuste. Doveva muoversi, o quei due mostri
l’avrebbero smascherato presto. << Azazel
morto. Londra presa di mira dal
suo Clan, che si è poi dileguato nel nulla. Auror e Maghi
dappertutto. Dio, non
ci stavo capendo più niente. Il mio Clan ha bisogno di
risposte.>>
<<
Le avrete.>> assentì Brutus. <<
Il Consiglio si riunisce a
Edimburgo una volta l’anno. Era dal 1500 che non veniva
indetto un Consiglio
Straordinario. Nemmeno Hitler e Voldemort hanno convinto quei vecchi decrepiti a riunirsi
eccezionalmente in Inverno. La situazione è dunque al
tracollo.>>
<<
Deve esserci sotto qualcosa.>> commentò
Vesper, avido di informazioni.
Ogni cosa del suo aspetto diafano e sinistro lasciava presumere che
fosse un
Vampiro. << Un’Umana che uccide un Immortale,
voglio dire. E’ un caso
unico. Terribile.>>
<<
Sconcertante.>> rincarò Avery, scosso da un
fremito.
Brutus
lo squadrò da capo a piedi. Quegli occhi di ghiaccio di
penetrarono a fondo
nell’anima. Poi, con un rauco colpo di tosse,
tuffò una mano in tasca.
Una
Bacchetta? No, stupido idiota, i
Vampiri non possiedono bacchette.
<<
Dì un po’, ragazzo.>> Fra le mani di
Brutus comparve un astuccio di
canapa consunto, dal quale estrasse un sigaro di pregevole fattura.
<<
Indossi delle lenti a contatto?>>
Vesper
esitò. Nonostante fosse pallido, su certo di essere divenuto
bianco come un
cadavere.
<<
I tuoi occhi.>> Brutus rise rocamente.
Schioccò le dita e una fiammella
ardente comparve sul palmo della sua mano, con la quale si accese il
sigaro.
Aspirò avidamente due boccate. << Se non
provenissi dall’antico Clan dei
Landback, giurerei sulla testa su Merlino che tu sia Il Principe
Oscuro.>>
Freddo.
Un freddo pungente gli attanagliò le viscere. Era finito.
Tutto quanto. La sua
missione, il suo futuro, la sua vita… erano finiti.
L’avevano riconosciuto. Era
scontato, aveva tirato troppo la corda e ora ne avrebbe pagate a caro
prezzo le
conseguenze.
Vesper
non riuscì a parlare. Ogni parte del suo corpo
sembrò congelarsi.
<<
Bella questa, Brutus!>> sogghignò Avery, che
ridacchiò levando in alto il
boccale. << Un altro giro!>>
ululò, rivolto all’Oste ammonticchiato
dietro il bancone. << Unisciti a noi, Landback. Brindiamo
al Consiglio,
alla nostra Indipendenza e quella di tutti i nostri Fratelli
d’oltremanica!>>
Vesper
si alzò meccanicamente, scosso e tremante. Lottò
contro sé stesso per
nasconderlo, per apparire sereno e trafelato. Vuotò quel che
ne rimaneva del
suo boccale di sangue, troppo agitato per essere sorpreso da
indesiderati
conati di vomito. E d’istinto, osservò
teatralmente l’orologio. Quella notte
aveva rischiato fin troppo.
<<
Mi dispiace, fratelli miei. Un impegno urgente mi attende prima
dell’alba.
Intrattenermi qui al “Rocky Road”
è
stato un passaggio obbligato per trovare ristoro e ricordare i bei
tempi ormai
passati. Ma ora devo… andare.>>
Parlò
di fretta, nervoso, e fu certo che non sarebbe servito uno
strizzacervelli per
capire che le stava svignando. I Vampiri erano esseri saggi, millenari,
una
conversazione del genere l’avrebbe condotto dritto alla
morte. Ma, con sua
immensa sorpresa, i due risposero alle sue parole con un garbato cenno
del
capo. Avery, addirittura, sorrise.
<<
Ci si vede al Consiglio.>> disse Brutus.
Vesper
annuì, sforzandosi di sorridere a sua volta. Un attimo dopo
aveva attraversato
il sotterraneo ed era fuggito su per la rampa di scale. Durante la
risalita
incrociò un Vampiro avvolto in un pesante parka invernale,
così spesso che
pareva essere stato ricavato dalla pelle di un vecchio Mammuth.
Scendeva
trafelato e non parve accorgersi della sua presenza, e il loro urto fu
brutale.
Vesper si sentì sbalzare indietro e, d’istinto,
s’appigliò al corrimano di
legno marcio, unico appiglio che gli avrebbe vitato di rompersi
l’osso del
collo. Merda.
Una
leggera fitta di dolore alle dita. Si rimise in piedi, frastornato,
avvertendo
le iridi glaciali del vampiro proiettate su di sé. Il dolore
alle dita aumentò
notevolmente.
Una
minuscola scheggia gli si era conficcata nell’anulare, e
gocce scarlatte di
sangue gli imperlarono la pelle.
Merda.
Merda. Merda. E
adesso?
<<
Umano.>> ringhiò sinistramente il Vampiro. Era
alto un paio di metri. Ed
aveva l’aspetto trasandato e infernale di uno Zombie.
<< Umano.>>
ripeté. Le sue mani forti e glaciali si strinsero attorno al
bavero del suo
mantello come due morse d’acciaio. << Vesper.>>
E
Harry capì che era finita per davvero.
*°*°*°*°*°*
Ron
precedette Ryo e Hermione lungo la ripida scala a chioccola che
conduceva ai
piani superiori della Tana. Fece grattare la serratura della sua stanza
e aprì
la porta con una spallata. Era un luogo ristretto, inondato dai raggi
di sole
che penetravano attraverso la finestra socchiusa. In un angolo era
stipato un
grosso letto a una piazza e mezza, affiancato da una vecchia scrivania
traballante e degli scaffali ricolmi di libri e di accessori dei
Cannoni di
Chudley. Una sciarpa della squadra di Quiddich era stata fissata con
una
spillatrice su una parete.
<<
Dov’è finito Vesper?>>
domandò
Ron, che si lasciò cadere sul letto. Sembrava scocciato e
nervoso. Lanciò a Ryo
uno sguardo spettrale. << Perché tu sai dov’è finito, Sushi, non
è vero?>>
Hermione
fece scorrere il suo sguardo nervoso da Ron a Miyachi, e viceversa, in
trepidante attesa di una risposta positiva.
Ryo,
con un sospiro, annuì. << Nella
merda.>>
<<
Sarebbe a dire?>> ringhiò Ron, che stava
perdendo la pazienza.
Ryo
appoggiò il casco della moto sulla scrivania, fermandosi in
piedi vicino alla
finestra. Aveva un aspetto trasandato, la barba accennata sul suo mento
e due
profonde, sinistre occhiate. << Non so,
dov’è!>> strepitò.
<<
Ma è nella merda. Nella Merda!>>
<<
Abbiamo capito.>> sentenziò aspramente
Hermione. << Ma non è un
luogo… identificabile.>>
<<
Sentite, siete due Auror, e io un Ricercato. Se qualcuno scopre che vi
state
intrattenendo con me, sono finito. Morto, ragazzi. Ci siamo
intesi?>>
<<
Và, avanti, maledizione!>> ululò
Hermione.
Ryo
sobbalzò, colpendo la testa contro una mensola.
<< E va bene. Vesper mi
ha chiamato. Una settimana fa.>> proseguì
difilato, massaggiandosi la
nuca. << E’ vivo. O almeno credo. Mi ha detto
di trovarsi da qualche
parte in Scozia, di avere una fame fottuta e di essere impegnato in una
faccenda di vampiri.>>
<<
Vampiri.>> mugolò Ron.
<<
Vampiri!>> strillò Hermione, preoccupata.
<<
Stai parlando di Colui che Sussurrava ai
Pipistrelli.>> fece Ron, tagliente. Un sorriso
sollevato si aprì sul
suo volto lentigginoso. << I Vampiri sono uno scherzo per
lui, vedrai. Se
la caverà, come sempre, e quando meno ce lo aspettiamo
comparirà nel tuo
ufficio e ci racconterà una buona volta che cosa diavolo ha
in mente.>>
<<
La tua sensibilità è pari a quella di uno
Schiopodo Sparacoda, Ronald,>>
strepitò Hermione, accigliata. << Chi altro
è con lui?>>
Ryo
scrollò inesorabilmente le spalle. << Agisce
da solo, per quanto ne
sappia. Ultimamente si è fumato parecchio il cervello.
L’ultima volta che l’ho
visto è stato un mese fa, più o meno, quando il
Profeta non faceva altro che
parlare della tua nomina a Comandante e della morte di Azazel. Ci siamo
scolati
una bottiglia di Whisky Incendiario ai Tre Manici di
Scopa.>>
<<
Hogsmeade?>> farfugliò Ron, incredulo.
<< Vesper era a
Hogsmeade?>>
<<
Sì.>> rispose il giapponese, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
<< Mi ha raccontato che le Fenici stanno andando forte.
Sta accumulando
una vera fortuna, quel bastardo. Mi ha anche detto, ora che mi fate
pensare,
che ha trascorso un paio di giorni a Hogwarts, in gran segreto, per
ficcare il
naso in Biblioteca.>> Ryo rise malignamente.
<< La Sezione Proibita
è il suo habitat naturale. Impossibile che nessuno si sia
accorto di niente.
Cento Galeoni, o non scherzo, che la Preside lo sta aiutando. Voglio
dire,
quella donna lo ama.>>
<<
La McGranitt non aiuterebbe mai un ricercato
pluriomicida.>> disse
bruscamente Ron. << Ipotesi scartata. Probabilmente si
è addentrato nel
castello in incognito e ha derubato
qualche volume dalla Biblioteca.>>
<<
Ne parli come se fosse un criminale.>>
<<
Hermione, lui è un pazzo assassino!>>
strepitò Ron, furibondo. <<
Cerca di ficcartelo in testa, una buona volta! Ci avrà pur
aiutato, e questo
non lo metto assolutamente in
dubbio,
ma le sue rotelle sono fuori posto da cinque anni! >>
<<
Mi dispiace ammetterlo, ma Weasley ha ragione.>> disse
Ryo, con un
sorrisetto. E strizzò l’occhio a Hermione in una
smorfia fin troppo eloquente.
<< Dobbiamo trovarlo, in qualsiasi modo. La sua pazzia lo
condurrà alla
morte. Si sta immischiando fra i Vampiri per riuscire a comprendere i
loro
movimenti. Sostiene che si stiano organizzando per compiere
un’altra
Insurrezione dopo le scorribande di Londra, ma questa volta in scala
molto più estesa. Vi
risulta, Auror? >>
<<
Le indagini sulla morte di Azazel sono state archiviate e gli
avvistamenti di
Vampiri sono pressoché nulli, nell’ultimo
periodo.>> rispose Hermione. Fu
scossa da un brivido all’idea che quelle creature tornassero
all’attacco. Di
nuovo. << Non c’è alcun motivo per
presumere che i Vampiri progettino un
attacco imminente. Il loro Capo è stato ucciso. Avranno
senz’altro bisogno di
tempo per riorganizzarsi.>>
<<
E se Azazel non fosse il loro Capo?>> la
incalzò Ryo. << E se quel fottuto
genio di Vesper l’avesse capito
fin dal principio?>>
<<
In ogni caso, noi abbiamo le mani legate.>>
asserì Hermione. << Non
esistono prove. E senza prove, né uno stralcio di inizio,
non possiamo
materialmente avviare un’Indagine. Strada chiusa,
ragazzi.>>
<<
Aiutatemi a trovarlo, vi prego.>> li supplicò
il giapponese. << In qualsiasi
modo. Quel folle si è
cacciato nei guai. Guai seri. Con
quelle creature non si scherza. Non che abbia problemi a mimetizzarsi
con loro,
certo, ma farsi scoprire da un Vampiro equivale a una condanna a
morte.>>
Ron
e Hermione si scambiarono uno sguardo intenso.
<<
Sei in grado di rintracciare il telefono con cui Vesper ti ha
chiamato?>>
domandò Hermione a bruciapelo, con l’aria
sbrigativa di chi voleva scrollarsi
di dosso un grosso peso.
Ryo
annuì. Tuffò una mano in tasca e ne estrasse un
I-phone fasciato in una cover
color viola elettrico, sulla quale erano iscritti alcuni ideogrammi
giapponesi.
<< Sono il fondatore del Miyiachi
Software Group, tesoro. Ho inventato i Social Network.
Credete che non
sappia come rintracciare una telefonata?>>
<<
Perché non ci hai pensato prima?>> Hermione
s’accese di un bagliore
rabbioso. Odiava quel suo comportamento infantile e sfrontato. Odiava
aver
appreso che Harry si trovava in pericolo, ma di non poter fare nulla
aiutarlo.
Un opprimente senso di impotenza le avvolse lo stomaco.
<< Fallo subito,
dannazione!>>
Ron
li osservò in silenzio, le braccia protese parallele al
tronco come se fossero
un inutile prolungamento del suo corpo. Oscillò da un piede
all’altro, lo
sguardo vacuo, chiedendosi con tutta probabilità che cosa
fossero quegli aggeggi
babbani.
<<
Ci siamo.>> proruppe Ryo, dieci minuti più
tardi. Fece scorrere le dita
sullo schermo, agili come le zampe di un ragno. << La
chiamata è stata
effettuata dal suo cellulare. Da Edimburgo.>>
<<
Edimburgo?>> fece Ron.
<<
Già.>>
Il
matrimonio di Ginny e il suo distintivo avrebbero potuto aspettare un
paio
d’ore. Hermione comprese che era giunto il momento di
prendere una decisione
drastica. Immediata.
<< Ron,
devi tornare in cortile.>> disse, sbrigativa. E la
creatura nel suo petto
emise un ruggito. << Dì a tutti gli invitati
che il Comandante Granger è
stato richiamato urgentemente al Quartier Generale in merito ai nuovi
sviluppi
sulle importazioni illegali di Calderoni Esplosivi. Kingsley
è troppo ubriaco
per sospettare qualcosa.>>
<<
E Neville?>>
<<
Digli che sono andata a recuperare Vesper.
Capirà.>>
Ron
tacque per un lungo, interminabile istante. Le sue orecchie divennero
paonazze.
La sua smorfia, simile a quella che aveva mostrato alla presenza di Zia
Muriel,
lo fecero sembrare una rabbiosa statua di pietra. <<
Potrebbe essere
pericoloso, Hermione.>>
<<
Ho un distintivo, da qualche parte. Aspetta… deve esserci
scritto Comandante.>>
Il
gelo negli occhi castani di Ron si rispecchiò nei suoi, e
Hermione fu costretta
a voltargli le spalle per evitare di essere accecata dal bruciante
senso di
colpa. Lui la voleva aiutare. Stava morendo dentro all’idea
che si allontanasse
di nuovo per gettarsi a capofitto chissà dove, affrontando l’ignoto per salvare un criminale.
Ron
aveva ragione, in fondo.
Era
un bravo ragazzo. Il suo migliore amico. Un fratello che aveva lottato
sempre
al suo fianco, pronto a proteggerla in ogni situazione.
Ma
Ron non poteva capire. Nessuno poteva farlo.
Lei
amava Harry Potter. E amava Vesper. O forse entrambi.
*°*°*°*°*
`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•
Ragazzi, che giornata. Con il mio splendido risultato dell'esame e la promozione in tasca posso annunciare che Anima Bianca porta bene. Senza dubbio ^_^Grazie a Viki, alla mia Sister Stizy, a Josephine, Aly Black, Kia, Kla, Sabri89, Irene, e Kiki per le belle recensioni.
Grazie inoltre alla Special One Argentlam, e alla mitica Roxy.
Il prossimo capitolo verrà postato Venerdì 25 Novembre. Un abbraccio immenso a tutti i lettori.
AUROR POWER!