L’inverno della cicala.
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È calda l’aria, è estate.
Le nuvole candide danzano nel cielo azzurro, e gli uccellini si rincorrono gioiosi, c’è pace e le cicale cantano armoniose, mentre le formiche laboriose raccolgono il cibo per l’inverno.
Un canto dolce, che sa di speranza e di sogni, di vita e di tempo, di calore e amore, un canto che rincuora i corpi affaticati delle formiche, corpi che non si fermano e sollevano ogni sorta di peso, ma per fortuna, anche se non lo ammetteranno mai, le cicale gentili cantano per loro e li rassicurano sul futuro.
È inverno, l’aria è fredda.
Le nuvole cariche di pioggia coprono il cielo azzurro, gli uccellini cantano di rado adesso e stanno a riposo nei loro nidi, c’è una pace un po’ apatica, solo il vento canta una malinconica melodia.
Un requiem di solitudine e sofferenza, non più un canto dolce e armonioso che riscalda gli animi, le formiche stanno al sicuro nei loro formicai, hanno lavorato per tutta l’estate e hanno racimolato abbastanza cibo per l’inverno, le cicale hanno cantato per loro con gentilezza quando il caldo si faceva più opprimente, aiutandoli a superare le fatiche.
Ma ora, che il freddo ha congelato i loro corpi fragili, che il tempo non ha concesso loro pietà, ora chi canta per le dolci cicale?