Queste sono quelle cose malvagie che nascono solo
perché te le chiedono per i compleanni, e tu capisci che non avresti dovuto
dire “elencami che pairing ti piacciono e ti ci
scrivo qualcosa”, non avresti davvero dovuto.
Un grazie a nacchan e acchan,
che si son sorbite il “ma sarà giusto per il regolamento di EFP? E’ solo
accennata? Ma si capisce? Ma--!” senza spararmi a distanza XD
Buon compleanno Damie!
Con gli anni, anni di convivenza in dormitorio dai
quali non puoi fuggire, Remus aveva imparato ad accogliere
con un sorriso i difetti dei suoi amici, più o meno gravi che fossero.
I calzini di James, ad esempio, quelli del “post allenamento di Quidditch” – innegabilmente una categoria a sé stante – che
puzzavano così tanto da minacciare di rendere inefficace qualsiasi incanto si
usasse per cercare di neutralizzarli o renderli innocui. Senza contare che ti
portavano a farti domande esistenziali come “ma sono piedi umani i tuoi o ti
hanno fatto una fattura, James?”.
Il balbettio di Peter, indubbiamente meno letale dei calzini di Potter, ma
potenzialmente snervante e che metteva a dura prova la tua capacità con
presunte lingue straniere, visto che spesso rendeva incomprensibile cosa
dicesse.
Infine c’era Sirius, che era una cataclisma di per
sé, ma di cui c’erano momenti particolarmente… difficili. Come quando inveiva contro la
sua famiglia, o peggio ancora, quando gongolava
ai danni di suo fratello Regulus.
Allora, ingenuamente – errori di gioventù, è sempre così – Remus
una volta gli aveva chiesto perché due fratelli arrivassero ad odiarsi tanto;
insomma, lui era figlio unico e forse non capiva le “dinamiche”, ma quello gli
sembrava proprio odio, non “discussioni”, né “screzio”.
«Succede quando c’è di mezzo l’orgoglio di essere uomo, Moony.»
aveva detto e no, Remus non era stato certo di volere
più una spiegazione a quel punto, ma Black – Sirius Black – era così,
stuzzicavi quel suo miscuglio letale di arroganza, fierezza e animo
pesantemente bastardo e via, partiva,
non lo fermavi più.
«Comunque» aveva aggiunto «sono stato frainteso, e la mia sensibilità è stata
profondamente ferita.» aveva continuato, mentre James sottolineava che Sirius poteva essere sensibile al massimo come una
mandragola appena nata. Remus avrebbe voluto
spalleggiare James e buttarla davvero sul ridere, evitandosi particolari che –
continuava ad esserne certo – non voleva davvero conoscere; tuttavia, la
sequenza “io”, “Regulus”, “insegnare” e
“masturbazione” che uscì dalla bocca di Sirius lo
bloccarono obbligandolo a rivedere le sue priorità, tra cui sventolare un Peter
paonazzo.
Riuscì a riprendere lucidità e quindi a registrare mentalmente cosa accadeva e
si diceva intorno a lui in tempo per sentire la massima di Sirius,
e non “massima” come “perla di saggezza”, ma come abbreviazione di “massima
faccia da culo sottoforma di frase”: «Dopotutto» aveva detto l’amico «doveva
pur toccare a me svezzare il mio
fratellino su certe questioni delicate
per un uomo.» si era detto fiero, sghignazzando.
Con gli anni, anni di convivenza in dormitorio dai quali non puoi fuggire, Remus aveva imparato cose fondamentali: i calzini di James
andavano buttati appena usati, anche se questo comportava comprarne quantità
industriali – ma almeno sapevi cosa regalargli a Natale.
Peter necessitava spesso una traduzione simultanea e a Sirius
Black, quando gongolava, non si facevano mai domande.
…E ripensandoci sì, Regulus
era autorizzato – dopotutto – ad odiare suo fratello, perché non importava
quanta pazienza potessi avere: un maschietto adolescente non muore dalla voglia
di dire agli amici che suo fratello gli ha insegnato certe cose facendogliele.