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Autore: Shizuka Grape    19/11/2011    0 recensioni
FANFICTION OHMIYA (pairing).
Reazione personale dopo l'osservazione del rapporto tra Ohno Satoshi e Ninomiya Kazunari.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Matsumoto, Kazunari Ninomiya , Satoshi Ohno, Sho Sakurai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nino nvu ultimo

Fisso il vuoto, intotntito, per un paio di minuti.
Al mio fianco Sho resta seduto, intento a trafficare col computer, e a me sembra che con la sua presenza voglia anche consolarmi, sebbene in un rispettoso silenzio, stavolta.

Rimaniamo così, insieme, finchè non scorgo una figura pararsi in piedi davanti al divano nero.

"Perchè sei seduto lì?"

La domanda proferita con tono basso e profondo da Satoshi mi provoca un batticuore tipico di un dodicenne alle prese col suo primo amore, e non posso evitare di sentirmi patetico.

"Sto rileggendo delle cose sul computer." - risponde Sho, cordiale - "Dicevo a Nino che alcuni passaggi del rap mi sembrano impossibili da incastrare stavolta. Ah, sto impazzendo."
Non accenna comunque ad alzarsi dal divano, nonostante quella che ho dedotto essere una velata richiesta del leader.

"Mi siedo io lì di solito." - riprende Ohno, ignorando inizialmente le false seghe mentali di Sho - "Comunque manca un pò prima che ci chiamino. Stai tranquillo." - conclude gentilmente.

"Si, ma in realtà ho tempo fino alla settimana prossima. Dai Satoshi, prendi quella sedia e mettiti di fronte a noi, così ripetiamo il pezzo da registrare. Nino, ti unisci anche tu?"
Sho volta la testa verso di me e mi guarda con un'espressione serena, ma non posso fare a meno di notare sulle sue labbra lo stesso ghigno di poco fa.

"No. Voglio sedermi sul divano."
La voce di Satoshi mi pare più ferma stavolta.

"Perchè?"

"Perchè il mio posto è sempre lì. Il mio posto è vicino a Nino."

Forse la complessa manovra che Sho ha compiuto sulla mia coscienza ha fatto scattare una molla di auto-confessioni a catena, forse lui mi ha semplicemente aiutato ad ammettere il mio sentimento, fatto sta che la constatazione fulminea del leader mi ha generato un bruciore incredibile allo stomaco.
Le sue parole mi hanno fatto male.
E mi hanno fatto male perchè sono state un modo cristallino per farmi capire una fondamentale, essenziale, meravigliosa ovvietà: in queste settimane in cui pretendevo che per ore Satoshi stesse in silenzio solo per farsi osservare da me, per farsi accarezzare da me, per farsi sussurrare parole sensuali da me, per intrecciare le sue dita con le mie, in una corsa sfrenata per sconfiggere le mie fobie, io ho dato sfogo solo al mio egoismo tralasciando i suoi sentimenti.
I sentimenti di un uomo dalla sensibilità troppo sofisticata per essere adeguatamente compresa, capace di un amore troppo puro per essere palesato, e di premure troppo sottili per riuscire a vincere contro il mio prepotente egocentrismo.
Fino ad ora non avevo capito che Satoshi silenziosamente ha bisogno della mia presenza tanto quanto io ho bisogno della sua, desidera continuare a rinnovare le nostre più piccole abitudini tanto quanto lo voglio io, e a mantenere un filo rosso, un collegamento chiamato 'noi' che vada oltre le banali apparenze.

___Abbracciare ed essere abbracciati. Sentire la mancanza e mancare. Rispettare ed essere rispettati. E ovviamente amare, ed essere amati___

Come se fossi appena riuscito a completare un puzzle grande, luminoso e stupendo come una volta celeste notturna, anche la frase di Jun di qualche settimana fa si armonizza e incastra fra i miei pensieri: per la prima volta la mia solida razionalità si piega al mio cuore e fornisce ad esso ogni spiegazione, finalmente.
L'amore pieno di stima, di rispetto, di passione non auto-distruttiva, pieno di ricordi sempre vivi, l'amore ricambiato, l'amore fedele, l'amore che cantiamo nelle nostre canzoni, era qualcosa che credevo non sarei riuscito mai a provare. Solo a cantare, ma mai a toccare con mano.
Eppure lo toccavo senza accorgermene. Potevo toccarlo ogni giorno.
Posso toccarlo quando voglio, quando ne ho bisogno.
Posso toccarlo tendendo l'indice sulla guancia di Satoshi, infilando il palmo tra i suoi capelli, poggiando il braccio attorno alla sua spalla. Posso toccarlo legando le nostre dita insieme, guardando le sue espressioni buffe, divertite o serie; posso toccarlo ascoltandolo cantare quando lavoriamo e stonare quando vuole farmi ridere; posso toccarlo parlandogli delle mie giornate, chiedendogli delle sue, scherzando insieme a lui.
Posso toccarlo quando mi rendo conto che la nostra tolleranza reciproca è così radicata e intrisa di fiducia che non riusciremo mai a farci del male.

"Sho, fallo sedere qui per favore."
Quell'invito risuona leggermente maleducato, ma in quel momento mi è sembrato un mio diritto, un diritto mio e di Satoshi, far uscire quelle parole dalla mia bocca.

Sbuffando ma con un sorriso sulle labbra, Sho cede, si alza, e vedo Ohno catapultarsi sul divano.

"Questo è il mio posto, no?" - mi sussurra il mio leader, sedendosi accanto a me.

"Certo. Questo è il tuo posto." - gli rispondo sorridendo, come se avesse pronunciato la frase più ovvia che la nostra lingua riesca a partorire.

Il rapporto con Satoshi è in realtà un amore che io ho scelto inconsapevolmente di conquistare ad ogni costo, un amore che va oltre le donne o le mogli che avremo, un amore che lui mi ha permesso di conquistare e poi di coltivare insieme, innamorandosi di me a sua volta.

"Leader?"

"Mh?"

"Mi dispiace che in queste settimane ho dubitato che mi ami."
Lo dico con un'espressione pseudo-indifferente che a lui imbarazza, è chiaro.
In realtà ormai ho acquisito una consapevolezza tale da apparirmi tutto naturale.

"Adesso invece è tutto a posto?" - anche lui cerca di apparire tranquillo, ma le sue guance e le orecchie infuocate lo tradiscono.

"Si. Adesso è tutto a posto."

"Ah si?" - fiorisce sulle sue labbra un sorriso sincero, luminoso - "E perchè proprio adesso?"

"Perchè Sho mi ha spiegato che tu sei le canzoni che compongo mentre la donna è il cibo. No aspetta, la donna è il cibo eccezion fatta per gli onigiri di Jun. Gli onigiri di Jun sono..una donna speciale diciamo. Però tu col cibo non c'entri niente. Tu sei come la Musica. Faresti schifo come cibo."

Mi volto leggermente a guardarlo e provo un incredibile divertimento nell'osservare l'espressione intontita di Ohno che evidentemente non ha capito nulla di ciò che ho appena detto.

"Oh, capito."

Scoppio in una sonora, felice, risata.

|E' IL TURNO DI OHNO SATOSHI. IN SALA, PER FAVORE!|

Satoshi reagisce al richiamo dei tecnici dandosi una spinta per alzarsi dal divano, ma io lo prendo bruscamente per un braccio e lo faccio tornare nella posizione di qualche istante prima.
Ho bisogno che lui sia il primo davanti al quale dò voce ai miei sentimenti ormai completamente rivelati, e voglio farlo prima che cominci per noi questa dura giornata di lavoro.

A causa del gesto repentino, lui prende a fissarmi con aria interrogativa.

"Leader, anche senza incontrarci di sera noi ci osserviamo lo stesso, vero? Ti accarezzerò comunque e ti prenderò comunque la mano, ti spettinerò i capelli e ti dirò ugualmente di tacere se non mi lasci fare le coccole come si deve. Perchè ti amo. Hai capito, si?"

Senza controbattere nulla davanti alla mia dichiarazione pura come un cristallo e intrisa di significati, Satoshi arrosisce violentemente e spalanca gli occhi.
Dopo pochi secondi, tuttavia, sembra ristabilire la calma: poggia bene i piedi per ridarsi lo slancio, si alza e mi si para in piedi davanti per qualche istante.

Interdetto, alzo la testa per guardarlo lì, davanti a me, mentre ha un'espressione vacua.

"Ti hanno chiamato." - lo esorto ad andare.

"Si."
Mantenendo quell'espressione assente, Satoshi inizia ad allontanarsi dal divano camminando all'indietro, come un granchio, dando le spalle alla porticina nella quale deve entrare e non potendo quindi guardarla.
Con testa alta, Ohno sta camminando al contrario, senza apparente ragione, e per di più in un modo che lascia intendere che sia tutto perfettamente normale.

Allargo le pupille alla vista di una scena tra il comico e il pazzoide, e dopo un pò anche Sho e Aiba - seduti al tavolo - si accorgono della scena e assistono ugualmente allibiti.

Durante la ventina di passi che lo separano dalla sala registrazione, lo osservo impotente mentre si fa male un paio di volte a causa degli spigoli dei due tavolini presenti, spigoli che per ovvi motivi non è riuscito a notare. Nonostante questo, tuttavia, si ostina a camminare all'indietro, ma col viso sempre rivolto dalla mia parte.

"Leader, che cavolo..." - la voce di Masaki è un misto tra il divertito e lo spaventato.

"E' bello camminare così. Lo farò più spesso da ora in poi." - risponde Ohno senza staccarsi quella maschera da tonto dalla faccia.

Ecco che improvvisamente però mi sovviene il motivo di questa sua scenetta comica.
Mi sta lanciando un messaggio.
Un eccentrico, imbecille, assurdo ma romanticissimo messaggio d'amore.
Satoshi sta inscenando questa pantomima perchè, senza che io me ne rendessi conto, lui aveva già compreso le mie fobie.
Ha capito che ho il terrore di perderlo, e che questa paura si traduce fisicamente nel guardarlo mentre mi volta le spalle.
Per questo, a costo di farsi deridere e rimproverare da Sho e Aiba, lui mi sta urlando a modo suo di non preoccuparmi, di non avere timore, di avere fiducia in lui; mi sta dimostrando nel modo più eclatante possibile che non sarà mai capace di abbandonarmi, che è disposto a qualsiasi cosa pur di illuminare quel profondo baratro nero con la sua presenza e di mostrarmi che esiste il fondo. Di mostrarmi che se c'è lui io non posso farmi male anche cadendo, semmai, un giorno.

Con il cuore pieno di gratitudine e di tenerezza per quel gesto, prendo a fissarlo e lui fa lo stesso con me. Proviamo degli attimi che a noi sembrano interminabili, attimi di silenziosa, assoluta, intesa.
Poi, non staccandogli gli occhi di dosso, mi metto in piedi e mi avvicino celermente a lui ancora di spalle alla porta della saletta.

"Ho capito adesso. Va bene così. Ho capito Satoshi.."
Senza che potessi controllarla, la mia voce esce fuori in un tono fra il sensuale e il dolce, e il momento diventa più intimo quando sento che lui mi prende l'indice col suo, quasi a mo' di uncino.

"Davvero? Allora.. entro."
Nonostante questa frase di congedo, sento l'indice di Satoshi stringersi ancora più forte attorno al mio, e provo un piacevole tonfo al cuore per quella romantica insistenza.

"Entra."
Anche io non accenno a lasciargli la mano, che adesso è completamente intrecciata nella sua.

"Ci vediamo dopo." - dice ancora. Poi sbuffa sonoramente - "Togliete quel tavolino infernale, mi sono fatto malissimo poco fa."
Stavolta il tono è percettibilmente più alto. Forse sta cercando un modo per smorzare questo nostro momento privato e poter entrare tranquillamente nella sala a lavorare.
E infatti, mentre sorride e abbassa la testa, mi lascia la mano,  sempre di spalle apre la porta e - ancora di spalle - entra goffamente all'interno, provocando un'ultima risata a me e un ultimo sguardo interrogativo negli altri ragazzi.


Non so se un uomo come me, che fa dell'uso della ragione, della protezione dell'abitudine, della vittoria della carne sullo spirito le sue armi per sopravvivere, possa meritare davvero di essere guardato da un uomo come Satoshi.
So però che volendo sadicamente portar dentro le mie delusioni e le esperienze negative come monito per non cedere in futuro, ho progressivamente incanalato la mia razionalità nel cinismo e nel materialismo, lasciando tuttavia delle eccezioni: la Musica, la fedele e immutabile amicizia per Jun, Sho e Masaki, e l'amore per Satoshi.
Non so se uno come me possa meritare davvero di essere guardato da un uomo come lui: so però che non devo avere più terrore delle sue spalle perchè, qualsiasi cosa succeda, Satoshi si rivolgerà a me sempre e solo con il suo splendido volto gentile, quello che mi permette di fronteggiare ogni pericolo.


  
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