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Autore: _hurricane    19/11/2011    8 recensioni
Kurt Hummel è un ragazzo molto particolare, di quelli che forse incontri una sola volta nella vita. E’ fiero di sé stesso ma mai spavaldo, pungente ma mai arrogante, e tremendamente impacciato nelle questioni di cuore.
Kurt Hummel è un ragazzo speciale, così speciale che difficilmente potresti trovare un altro come lui… ma quando Blaine, solista dei Warblers della Dalton Academy, incrocia il suo sguardo in un negozio di dischi, non sa che dentro quegli occhi azzurri si nasconde una bugia.
"E intanto Kurt sentiva il suo profumo, e il cuore di Blaine che batteva proprio sotto il suo orecchio, che sembrava chiamarlo e ipnotizzarlo.
Come se battesse per lui.
Cercò di ignorarlo, perché un cuore, un organo fatto di tessuti, carne, vene e sangue, non batte per nessuno se non per il corpo a cui appartiene. Non batte per nessun motivo, se non per assicurare la vita a colui che lo possiede.
Eppure quel battito regolare, più accelerato a tratti – che strano, sembrava più veloce proprio quando Blaine inspirava tra i suoi capelli – alle sue orecchie non appariva meccanico e ripetitivo. A lui sembrava musica."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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26 Beige sweet beige

 

Kurt aveva prenotato in un ristorante in cui non erano mai stati, fondamentalmente perché troppo costoso ed esagerato per una normale cena nel mezzo della settimana.

Si erano messi d’accordo sul fatto che avrebbero diviso il prezzo, come era giusto che fosse: Kurt aveva fatto a meno di partecipare alla sua asta mensile su e-Bay, tenendo da parte la paghetta del mese, e Blaine aveva detto a suo padre di aver bisogno di una tracolla più grande, e quindi più costosa, visto che i libri da portare ogni giorno alla Dalton stavano aumentando. Era più che certo che non si sarebbe accorto del fatto che non l’avesse comprata, d’altronde.

Posteggiò nell’ampio parcheggio rigorosamente custodito del "Candles", si slacciò la cintura e scese dalla macchina per andare ad aprire il cofano. Kurt fece lo stesso e lo vide tirarne fuori un pacchetto blu con una coccarda dorata su un lato.

Sorrise e gli mostrò il suo, tenuto sul palmo della mano: era un cofanetto di forma rettangolare, e il fatto che non riportasse alcuna scritta suggeriva che fosse stato lui a confezionarlo. 

Blaine chiuse il cofano e tornò da lui, prendendolo per mano. Si sentiva di nuovo al sicuro nel farlo, da quando avevano deciso di uscire in posti che fossero al centro di Lima, dove quei ragazzi dagli orizzonti limitati probabilmente non si erano mai spinti.

E di certo non c’era il pericolo di incontrarli al cinema per la proiezione di commedie romantiche, né al Lima Bean. Nessuno di quei posti era a portata di mano per loro. Era stato solo un tragico caso, Blaine lo sapeva.

Certo, a volte lo attanagliava ancora il pensiero di uno di quei ragazzi che metteva le mani su Kurt e rabbrividiva. Sussultava quando vedeva qualcuno che potesse vagamente somigliare ad uno di loro.

Kurt era certo solo di una cosa, e lo era già da prima che i vecchi compagni di scuola di Blaine si facessero vivi. Sapeva per certo, con ogni fibra del suo corpo, di essere al sicuro con lui. Il modo in cui aveva perso le staffe anche solo al pensiero che qualcuno lo toccasse lo aveva colpito nel profondo.

E quella consapevolezza lo rassicurava e lo terrorizzava allo stesso tempo, perché Blaine avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerlo. E quel “qualsiasi cosa” poteva anche significare scagliarsi contro dieci giocatori di football omofobi pronti al secondo round.

Ma si disse che quei ragazzi volevano solo spaventarli, e che non avrebbero rischiato grosso aggredendoli sul serio fuori dalla scuola, rischiando più di una sospensione.

Entrambi tranquilli e felici, entrarono nel ristorante per festeggiare un mese da quando si erano baciati, e silenziosamente messi insieme. Un mese.

Sembrava un’eternità, per tutti e due. Era come se si conoscessero da sempre, ma allo stesso tempo ogni giorno scoprivano qualcosa di nuovo dell’altro e se ne rallegravano.

Si sedettero al tavolo a loro assegnato, con tanto di bigliettino in carta ruvida con scritto sopra “Hummel”, e immediatamente un cameriere versò loro acqua naturale, senza che lo chiedessero. Si scambiarono occhiate impressionate e rimasero in silenzio, finchè quello non se ne andò lasciando i due menù rilegati in pelle sul tavolo.

“Ho come l’impressione che per i prossimi mesiversari dovremo accontentarci del McDonald” disse Blaine a bassa voce, mentre faceva correre lo sguardo sui prezzi esorbitanti dei piatti e si faceva un calcolo mentale.

Per fortuna suo padre gli aveva dato la carta di credito, ma forse si sarebbe domandato quanto potesse costare una tracolla che, in fin dei conti, era vagamente somigliante a quella che aveva detto di dover cambiare.

“Dio, piuttosto digiuno!” rispose Kurt, storcendo il naso nel sentir nominare la nemesi di tutto ciò che c’era di salutare e genuino nel mondo.

Blaine rise e riprese a guardare il menù.

Scelsero ciò che si potevano permettere: Kurt solo un primo – lasagna verde, contrassegnata dal suo amato asterisco dei “cibi freschi” – e Blaine soltanto una bistecca di manzo con contorno di patate. Si concessero di ordinare lo champagne, ovviamente, per festeggiare.

“Prima di brindare, voglio il mio regalo!” disse Kurt battendo le mani e saltando sulla sedia in un modo quasi infantile. Blaine lo guardò, e si innamorò appena un po’ di più.

Prese il pacchetto che aveva lasciato ai piedi della sua sedia e glielo porse, appoggiando il mento al palmo della mano come faceva sempre quando entrava in quella specie di trance adorante provocata da Kurt.

Il suo ragazzo afferrò letteralmente il pacco e lo aprì, per poi sbirciare dentro con la coda dell’occhio come se non l’avesse dovuto aprire da un momento all’altro, ma a distanza di un mese, e non potesse più aspettare.

Blaine vide i suoi occhi brillare più del solito di quella luce inconfondibile, e sospirò mentre Kurt sorrideva ampiamente infilando una mano nel pacco e lanciandogli un’occhiata di gratitudine ancora prima di rivelarne il contenuto.

Era una sciarpa, ed era beige.

 Blaine aveva più volte sentito parlare Kurt della fondamentale importanza della differenza tra le gradazioni di colori nella scelta di un outfit, perché non si può mica considerare il verde militare uguale al verde acido, o l’indaco al blu elettrico, o il porpora al magenta e il beige all’ocra. Proprio no.

Così Kurt aveva una fissazione, – una delle tante, in fatto di moda – una specie di missione che aveva deciso di perseguire: averle tutte. Tutte le sfumature possibili.

Quella era una mancante, e Blaine lo sapeva bene, come sapeva anche che Kurt comprava i vestiti da internet perché non c’erano negozi di abbigliamento tanto forniti a Lima, e perché i prezzi erano molto più convenienti.

Così si era fatto accompagnare da sua madre al centro commerciale più fornito di Westerville, dicendo di doverla regalare alla sorella di uno dei Warbler che faceva il compleanno – inutile dire che sua madre aveva fatto migliaia di domande su questa fantomatica ragazza, sperando che fosse “tornato in sé” – per farsi aiutare nel riconoscere il colore giusto.

“Blaine! Ma è… è beige!

L’affermazione sarebbe sembrata del tutto priva di senso per chiunque altro, ma Blaine sorrise estasiato e rispose: “Sì, lo so!”

Kurt se la strinse al petto come fosse un animale domestico, poi liberò una mano per allungare il braccio e stringere quella di Blaine.

“Adesso il tuo” disse, ritraendola nuovamente per frugare nella tasca dei suoi pantaloni.

Blaine osservò il pacchetto che Kurt gli diede, pensando istintivamente ad un gioiello e rabbrividendo al pensiero di quanto avesse potuto spendere per lui.

Lo scartò esitante, tanto che Kurt fu improvvisamente in apprensione, preoccupato dal fatto che potesse trovarlo banale. Forse lo era, ma non era riuscito a pensare a nient’altro.

La sua ansia svanì completamente quando Blaine si aprì in un sorriso a dir poco enorme.

“Un buono per il Lima Music Corner! Cinquanta CD a scelta! Ma è fantastico!”

“Sono contento che ti piaccia. Avevo paura che fosse, beh, banale” disse Kurt sorridendogli di rimando.

“E’ meraviglioso. Tu sei meraviglioso, Kurt. Io-“

“Ecco qui lo champagne, signori” esordì il cameriere poggiando due calici allungati sulla tovaglia bianca, per poi versarvi dentro lo champagne con atteggiamento formale.

Kurt prese il suo, poi disse: “A cosa brindiamo?”

Blaine fece altrettanto e lo guardò negli occhi. Riflettè per qualche secondo, poi disse: “Niente per sempre, niente promesse da mantenere, niente preoccupazioni per il futuro. Brindiamo a me e a te, che siamo diventati noi. Brindiamo al modo in cui ci siamo trovati senza cercarci. Brindiamo a quello che abbiamo, qui e ora.”

Kurt gli sorrise radioso. Era tutto quello che serviva.

“Cin cin!” disse, facendo scontrare i loro bicchieri.

 

* * *

 

Blaine accostò la macchina davanti casa di Kurt. Si guardarono per qualche secondo.

“Allora buonanotte” disse Blaine, lo sguardo perso nei lineamenti di Kurt, nel colore della sua pelle ancora più bianca nel buio della notte.

“Buonanotte” gli fece eco Kurt, avvicinandosi per baciarlo.

Vide Blaine stringere gli occhi in direzione del portico di casa sua, e si voltò.

Colin era seduto sugli scalini di legno, lo sguardo mesto e il mento appoggiato ai palmi delle mani, in una delle tute che usava come pigiami. Sembrava come se li stesse fissando con aria vagamente annoiata.

Kurt abbassò il finestrino e finalmente Colin si accorse di essere osservato allo stesso modo. Senza battere ciglio, disse a voce alta per farsi sentire: “Ragazzi, fate pure, non mi scandalizzo mica.”

Kurt si portò indice e pollice alla base del naso e inspirò.

“Colin, conosci il significato della parola privacy? Quella che io ti lascio quando devi far ‘vedere la stanza’ alla ragazza di turno?”

“Ma papà mi ha chiuso fuori perché ho preso un’altra F,” – iniziò suo fratello in tono lamentoso – “così ti aspettavo perché mi sto annoiando, ma minuto più minuto meno… mi giro dall’altro lato, d’accordo?”

Kurt sentì una risata soffocata dietro di lui. Blaine gli poggiò una mano sulla spalla.

“Grazie per la serata. Ti sognerò di sicuro” gli sussurrò all’orecchio, in modo che Colin non potesse sentire.

Kurt si voltò e gli diede un fugace bacio sulle labbra. “Io ti sogno sempre” rispose.

Gliene diede un altro e poi si slacciò la cintura per scendere dalla macchina.

Blaine lo vide camminare verso il portico e sedersi accanto al suo gemello, sugli scalini, stringendo ancora tra le mani il prezioso pacchetto contenente la sua sciarpa beige.

Sorrise quando lo vide aprirlo nuovamente per mostrarla a Colin, che fece un’espressione di finto apprezzamento e interesse mentre Kurt gli illustrava sicuramente tutti i possibili colori con cui avrebbe potuto abbinarla, e i vantaggi che ciò avrebbe comportato per il suo guardaroba.

“Blaine, col senno di poi, non è che potresti sbaciucchiartelo ancora un altro po’ vero?” gridò Colin per sovrastare il motore della macchina che veniva avviato da Blaine. Kurt tirò un lieve schiaffo alla spalla del fratello e si incrociò le braccia al petto, indignato.

Blaine rise di gusto, e partì.

 



 

 

Note di _hurricane:

Il nome del ristorante vi suona familiare? ;)

   
 
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